- Scrivi commento -- Leggi commenti ce ne sono (0)
Visite totali: (290) - Visite oggi : (1)
Questo giornale non ha scopo di lucro, si basa sul lavoro volontario e si sostiene con i contributi dei lettori Sostienici!
ISSN 2420-997X

Canali social "il dialogo"
Youtube
- WhatsAppTelegram
- Facebook - Sociale network - Twitter
Mappa Sito

www.ildialogo.org 17 giugno 2012,di Padre Aldo Bergamschi

Le omelie
17 giugno 2012

Pronunciata il 20 giugno 1982


di Padre Aldo Bergamschi

Marco 4,35-40

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: “Passiamo all’altra riva”. E lasciata la folla, lo presero con se, così com’era, nella barca. C’erano anche altre barche con lui. Nel frattempo si sollevò una gran tempesta di vento e gettava le onde nella barca, tanto che ormai era piena. Egli se ne stava a poppa, sul cuscini e dormiva. Allora lo svegliarono e gli dissero: “Maestro non ti importa che moriamo?”. Destatosi sgridò il vento e disse al mare: “Taci, calmati!”. Il vento cessò e vi fu gran bonaccia. Poi disse loro: “Perché siete così paurosi? Non avete ancora fede?”. E furono presi da gran timore e si dicevano l’un l’altro: “Chi è dunque costui, al quale anche il vento e il mare obbediscono?”.

In questo episodio evangelico Gesù ha voluto provare la fede dei suoi discepoli? Ha voluto insegnare loro che prima di chiedere il miracolo dobbiamo impegnarci a farlo noi? Un cristiano non deve mai abbandonarsi alla pigrizia, pensando di adagiarsi, sia pure in nome di principi, di fini e di valori di cui si riempie la bocca e l’anima: questo ne fermerebbe il progresso, infatti, poiché Gesù si pone come guida, è chiesta la creatività assoluta. In equazione perfetta, noi dobbiamo diventare perfetti come il Padre che sta nei cieli, ma il Padre è infinito, dunque, via da noi l’idea di avere raggiunto qualche perfezione se il viaggio è verso l’infinito.

Leggendo questo passo, si tende a spostare l’attenzione sul miracolo, mentre qui l’intenzione di Gesù è un’altra. C’è chi ritiene il miracolo una delle prove più forti per dimostrare che il cristianesimo è Verità, dimenticando purtroppo che tutte le religioni sono miracolistiche. Se Gesù Cristo si fosse messo in quella linea di continuità, francamente avrebbe tagliato l’erba sotto i piedi alla sua definizione. Con la sua venuta, invece, Egli vuole creare degli uomini che dovranno fare i miracoli: ecco i cristiani. Questa è la lezione dura da capire, che l’uomo rifiuta, ma che è il nucleo della Sua predicazione: la conversione. Noi invece andiamo a chiedere il miracolo della guarigione, della promozione del figlio, del lavoro del padre, qui ha buon gioco la nascita della religione come gerente della concezione di Dio.

Il miracolismo è diffuso in tutto il Vecchio Testamento, ma si abbandona l’uomo, i lebbrosi si mettono fuori dalla convivenza umana: questo dovrebbe mostrarci chiaramente che Dio non c’entra per nulla. Gesù, figlio di Dio, comincia a fare delle cose che gli ebrei non possono assolutamente fare per la loro concezione di Dio stesso e dell’uomo.

Anche s. Paolo nelle sue lettere, sia pure pastorali, non parla mai di un miracolo fatto da Gesù. Egli intuisce perfettamente e dirà in una frase famosa: i Giudei cercano i miracoli, i Greci la sapienza, Gesù è venuto a dire che dovranno diventare essi stessi i soggetti produttori di miracoli. Pregare per avere il lavoro o la salute? È la concezione del lavoro che Egli ha insegnato ai credenti, che farà sì che non ci sia più nessuno al mondo che debba andare a bussare alla porta di un altro per essere uomo. Sindacalisti, datori di lavoro, operai, medici, bisogna fare qualcosa per riformare la concezione del lavoro e la concezione della malattia. Dunque occorre tener fermo che Dio è creatore, ma che non è responsabile di tutto quello che accade nel mondo umano.

“Perchè siete così paurosi? Non avete ancora fede?” In un altro passo del Vangelo Gesù misura la fede dei suoi discepoli e dice: “Se mi amate osserverete i miei comandamenti”, non è un imperativo, ma è la rivelazione di una struttura. Se mi amate accadrà che osserverete, non per comando, ma per effetto di amore, i miei comandamenti. Miei, non quelli del Vecchio Testamento, non i dieci comandamenti, che sono più per una società animale che non per degli uomini. Due essenzialmente sono i suoi comandamenti: 1) “Ama il prossimo tuo come te stesso”; 2) “Amatevi come io ho amato voi”: cioè senza profitto.

L’attuazione di questo brevetto si regge tutto sull’amore che ci lega a Cristo. Oso portare un esempio, anche se imperfetto, che prendo dal rapporto tra madre e figlio. Perché una donna per amore compie una serie di gesti ripetitivi fino alla noia per assistere il figlio? La madre ama per questo misterioso incontro fra due persone, ma, se per qualche motivo, si rallenta il rapporto di amore, la serie dei gesti si congela, rischiando di capovolgere tutto il rapporto, fino al rifiuto e alla uccisione del bambino. Questo per dire quanto sia importante per il cristiano la sua vita intima che si svolge con la persona di Cristo.

Se non si ama Cristo è impossibile osservare i suoi comandamenti, non basta credere in Lui, bisogna amarlo. Purtroppo siamo vittime tutti del cosiddetto profitto, dove il prossimo diventa uno sgabello della nostra felicità. Si dice che la povertà ci sarà fino alla fine del modo, perché è il supporto della ricchezza di coloro che trattano il prossimo, in maniera diretta o indiretta, come uno strumento. Forti di questi ragionamenti, vediamo la posizione dei politici che sono delegati al governo o alla organizzazione della Polis. Per giudicarli analizzo le loro parole e dalle parole risalgo ai pensieri e all’intima struttura di ognuno e di riflesso a ciò che rappresentano per me nella società. Da una parte c’è la volontà di salvare la libertà, dall’altra c’è la volontà di eliminare le ingiustizie togliendo la libertà.

Allora io credente continuo a pensare che Dio sia creatore, soltanto debbo correggere lo schema, cioè, debbo partire dal principio che non è vero che Dio abbia creato le cose perfette all’inizio. Responsabile, o per lo meno corresponsabile dello sviluppo, sarà quel logos che noi abbiamo. Ecco la grandezza dell’uomo e la sua responsabilità. La teologia cattolica introduce il caso del peccato originale: Dio ha creato perfetto l’uomo e poi quest’uomo ha usato male la libertà e da lì sono nati tutti i disastri.

La Concezione religiosa tende a togliere un ideale di Dio, a questo proposito la concezione Socratica é molto vicina a quella di Gesù. Dio è un ideale in cui dobbiamo trasformarci, da homo homini lupus, a homo homini deus. Giusto allora quando s. Giovanni dice che noi siamo stati abilitati a diventare figli di Dio e dei noi stessi. E allora se non concepiamo più Dio come un ideale, ecco che diventa uno strumento, si capisce a servizio privatistico, diventa una proiezione di ciò che siamo e un padrone che ha sotto di sé degli schiavi, resi tali dalla concezione miracolistica che essi hanno di Lui.

Questa era la concezione che di Dio avevano i romani, che avevano gli ebrei, ma che non possono assolutamente avere i cristiani.



Sabato 16 Giugno,2012 Ore: 15:14
 
 
Ti piace l'articolo? Allora Sostienici!
Questo giornale non ha scopo di lucro, si basa sul lavoro volontario e si sostiene con i contributi dei lettori

Print Friendly and PDFPrintPrint Friendly and PDFPDF -- Segnala amico -- Salva sul tuo PC
Scrivi commento -- Leggi commenti (0) -- Condividi sul tuo sito
Segnala su: Digg - Facebook - StumbleUpon - del.icio.us - Reddit - Google
Tweet
Indice completo articoli sezione:
La parola ci interpella

Canali social "il dialogo"
Youtube
- WhatsAppTelegram
- Facebook - Sociale network - Twitter
Mappa Sito


Ove non diversamente specificato, i materiali contenuti in questo sito sono liberamente riproducibili per uso personale, con l’obbligo di citare la fonte (www.ildialogo.org), non stravolgerne il significato e non utilizzarli a scopo di lucro.
Gli abusi saranno perseguiti a norma di legge.
Per tutte le NOTE LEGALI clicca qui
Questo sito fa uso dei cookie soltanto
per facilitare la navigazione.
Vedi
Info