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Le omelie di padre Aldo Bergamaschi
13 maggio 2012

Pronunciata il 16/5/1982


Giovanni 15,9-17

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: “Come il Padre ha amato me, così anch’io ho amato voi. Rimanete nel mio amore. Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore. Questo vi ho detto perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena.

Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri, come io vi ho amati. Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici. Voi siete miei amici, se farete ciò che io vi comando. Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamati amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre l'ho fatto conoscere a voi. Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; perché tutto quello che chiederete al Padre nel mio nome, ve lo conceda. Questo vi comando: amatevi gli uni gli altri.

Nella lettera di S. Giovanni e anche nel Vangelo abbiamo il punto nodale e di tutto cristianesimo. Non avrete certo dimenticato l'episodio di S. Giovanni a Efeso, Chiesa ai margini, sotto un certo profilo. A Efeso c'era anche una delle meraviglie del mondo, credo il tempio di Artemide, ma comunque il cristianesimo cominciava a ruotare attorno a Roma. Pietro Giovanni, veniva portato alla celebrazione eucaristica, pare, su una sedia a rotelle, la ruota l'avevano già inventata i romani. Quest'uomo tutte le volte che apriva la bocca diceva con molta lentezza: “Figlioli amatevi gli uni agli a1tri”. Giovanni oramai é vecchio, forse non sa dire altre parole, ma poi anche quando era fuori delle adunanze, veniva invitato a dare una riduzione semplice di tutto il messaggio di Gesù, ma continuava a ripetere: “Figlioli amatevi gli uni gli altri”. Da qui i discepoli si resero conto che allora s. Giovanni non solo diceva quelle poche parole perché non ne poteva dire altre, ma perché non ne voleva dire altre! In quelle parole era racchiusa tutta la visione cristiana del mondo.

Allora voi mi direte: chiudiamo qui la predica, ma io ho la drammatica incombenza di dovere spiegare esattamente questa frase. Esamineremo a fondo il significato di questo comando e vedremo che non é un comando.

“Come il Padre ha amato me cosi anch’io ho amato voi”. Vi faccio notare che c'é un come, non quanto il Padre ha amato me, il Padre allora, in forza di questo come, non lo ha esentato dalla sofferenza, anzi, più Cristo é un atto di amore di Dio concretizzato, tanto più é oggetto di sofferenza per sé.

Esempio: quanto più la madre é un atto di amore, tanto più é sofferenza per sé. Se noi distacchiamo questa componente dall'amore, non riusciamo più a capire che cosa sia 1'amore di cui parla s. Giovanni, e allora é ovvio, con la testa imbottita di canzonette che non hanno altro che questa parola come condimento, noi rischiamo di deviare tutto il discorso.

Facciamo una riduzione perché non ci sia contaminazione con quello che noi chiamiamo 1’amore umano, il fuoco che si sprigiona fra un uomo e una donna, tanto per intenderci, non é esattamente l'amore di cui si parla qui.

“Amatevi come io ho amato voi” E Cristo come ci ha amati ? Diciamo la sola parola utile: ci ha amati senza profitto alcuno. Mentre invece noi contaminiamo tutti i nostri amori con qualche venatura di profitto. E allora l'incantesimo dell'amore finisce, e allora la definizione dell'amore dato da Gesù va tutto nel nulla.

Poi trovo l'altra frase: “Se osserverete i miei comandamenti rimarrete nel mio amore.” Sarebbe un ben miserabile cristiano, colui che dovesse modellare la sua esistenza soltanto sui comandamenti, quelli che chiamiamo i comandamenti di Dio. Mettiamo tutto tra virgolette, che poi siano di Dio sarà da vedere come.

Domanda: perché si debbono osservare i comandamenti? Risponde la mia vecchietta: Padre, se non si osservano si va all'inferno. Oppure perché se si osservano si va in paradiso. Si dovrebbe invece dire: se non si osservano noi, usciamo dall'amore e diventiamo incapaci di fare solo ciò che l'amore é capace di farci fare.

Voi sapete che Kant ha il chiodo della legge. E allora, a un certo momento incastra anche il più grande precetto del cristianesimo, quello che noi chiamiamo precetto. E dice: vedete anche Gesù comanda l'amore. E allora farebbe rientrare l'amore, che per noi sarebbe la novità, all’interno della legge. Quindi, Gesù avrebbe creato una nuova legge che ha come suo contenuto l'amore. Dobbiamo toglierci dalla testa l'idea che si tratti di un comando, perché l'amore esattamente non si comanda.

Dunque non è un comando, è una dichiarazione: chi si comporta così, entra in questo ordine di idee, attua i1 vertice di ogni legge e addirittura attua il più sublime degli ideali umani. La cosa cambia, se non é più un comando, ma una dichiarazione, allora tutto torna.

Passo alla riduzione sociale del discorso, senza mai abbandonarmi a voler fare politica.

Noi cattolici abbiamo un piccolo slogan nella testa, continuiamo a ripeterlo: bisogna portare il vangelo nelle strutture sociali, si dice: in fabbrica, nella famiglia, negli uffici ecc. E questo slogan era diventato una specie di prova di fuoco dopo la guerra, quando per esempio, ci furono in Italia le elezioni del quarantotto. Voi sapete che nacquero due concezioni, da una parte vi era l'onorevole Dossetti, vostro concittadino, e dall'altra parte vi era un altro cattolico di grande tradizione, De Gasperi. Ecco perché chi entrasse in questo momento potrebbe accusarmi. Certo io devo fare dei nomi vi ho detto che l'analisi é soltanto la funzione di chiarire un concetto.

La posizione di Dossetti: cattolici, é venuto il momento di dare un esempio di ciò che é la dottrina sociale della Chiesa, vediamo cosa é il cristianesimo nell'ambito sociale e mettiamoci dunque a lavorare. Vediamo di fare una democrazia sociale. Ma De Gasperi, invece cattolico pure lui, pensava diversamente che bisognava fare una democrazia politica che sarebbe un mezzo per poter giungere alla democrazia sociale.

De Gasperi non voleva governare con solo cattolici, da vecchio militante sapeva molto bene che non c'era neanche a livello sociale la unità dei cattolici, vale a dire, che non c’era una dottrina sociale da opporre allo Stato liberal democratico. Mentre Dossetti riteneva che così si sarebbe perduta per sempre la possibilità di poter attuare quel messaggio sociale cristiano di cui tanto si parla.

Questo fu il motivo perché poi Dossetti scrisse la lettera di dimissioni a De Gasperi, dicendo che un partito di cattolici strutturato in questo modo, non potrà mai fare quello stato sociale che pensava si potesse fare con metodi democratici, adesso che abbiamo in mano il timone della barca. Perché é travagliata dall'interclassismo e perché, si riteneva lui, non é possibile che possa continuare a lungo, se non per delle motivazioni esterne, una unità ideologica quando ci sono delle diversità di interessi. Don Primo Mazzolari traduce: “Non si può essere fratelli all'Eucarestia e non fratelli a mensa. Non si può essere fratelli a messa e poi diventare nemici a mensa.

Ora, sotto questo profilo, io vedo disperata la situazione dei cattolici, i quali, battagliano per difendere dei lembi di libertà nella scuola (intesa si capisce secondo il loro modo di vedere) per salvare 1'insegnamento religioso nella scuola, per salvare l'assetto formale della democrazia, per delimitare i danni sociali dell'aborto e del divorzio e cosi via, tutto questo lo conoscete anche voi, ma la soluzione del dramma e del conflitto sociale, questo non riusciranno mai più i cattolici ad ottenerlo per quella strada.

L'attuazione dei messaggio evangelico, deve passare attraverso la Ecclesia, che dovrebbe invece rappresentare la razionalizzazione dell'amore, la sua -organizzazione strumentale. Cioè la organizzazione della novità che sta alla base di ogni convivenza

Ritorniamo all'esempio della famiglia. Quando l'unità della famiglia fosse tenuta insieme a livello politico, noi avremmo la razionalizzazione di una divisione, tutto calcolato. Decisione dei beni ove, lavoro e dedizione al bambino tutto razionalizzato. Sempre pronti al litigio, perché ognuno sta sulle sue come se fossero due partiti politici.

Se invece l 'unione o lo stare insieme della famiglia é divenuta o é fondata sull'agape - ho usato questa parola perché non ci sia confusione con la parola amore - allora tutto si rovescia, perché si tratta solo di dividerci razionalmente i tempi dell'amore. In questo caso allora, ritorna e si illumina il messaggio di Giovanni: “Figlioli non ho altro da dirvi: “Amatevi come Gesù ha amato noi”.



Sabato 12 Maggio,2012 Ore: 07:06
 
 
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