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Le omelie di Padre Aldo Bergamaschi
29 aprile 2012

Pronunciata il 2 maggio 1982


Giovanni 10,11-18

In quel tempo Gesù disse: “Io sono il buon pastore. Il buon pastore offre la vita per le pecore. Il mercenario invece, che non é pastore e al quale le pecore non appartengono, vede venire il lupo abbandona le pecore e fugge e il lupo allora le rapisce e le disperde; egli é un mercenario e non gli importa delle pecore. Io sono il buon pastore, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me, come il Padre conosce me e io conosco il Padre; e offro la vita per le pecore. E ho altre pecore che non sono di questo ovile; anche queste io devo condurre; ascolteranno la mia voce e diventeranno un solo gregge e un solo ovile. Per questo il Padre mi ama: perché io offro la mia vita per poi riprenderla di nuovo. Nessuno me la toglie, ma la offro da me stesso, poiché ho il potere di offrirla e il potere di riprenderla di nuovo. Questo comando ho ricevuto dal padre mio.

Oggi dobbiamo toccare un elemento delicato e per me fastidioso perché dobbiamo mettere le mani sull’argomento delle vocazioni. Una grande lamentela: non ci sono più vocazioni - qualcuno dice - se la comunità cristiana non ha più pastori si dia la moglie ai preti. Certo che non c'è incompatibilità dogmatica tra il matrimonio e il sacerdozio perché molti degli apostoli erano sposati.

Senonché si va dall'essere sposi a diventare discepoli di Cristo e non si fa il tragitto al rovescio, anche nella Chiesa greca dove i sacerdoti sono sposati, prima si sposano poi vengono consacrati sacerdoti. Questa è la strada giusta. Capite che è inutile mettere la testa sotto la sabbia. È inutile pregare perché il Signore mandi operai nelle sue messi, quando sotto sappiamo che c'è questo dramma.

II mio discorso nasce da una violenta polemica che si è scatenata attorno a un certo comportamento tenuto dal Papa su questo tema. Parlando del matrimonio e della sua rinuncia per il regno da parte del sacerdote cattolico, ha affermato che il discorso cristiano esclude il manicheismo. Questa parola la conosciamo, vuoi dire che non ci può essere disprezzo del corpo, non ci può essere disprezzo della sessualità, non ci può essere disprezzo, per portare il discorso nella più bruciante attualità, disprezzo per la donna.

Il Papa ha precisato: nelle parole di Cristo non c'è alcun cenno circa l'inferiorità del matrimonio, esse non forniscono motivo di sostenere né l'inferiorità dei matrimonio né la superiorità della verginità o del celibato. Il Papa si è poi riferito alla tradizione tutta, dicendo che matrimonio e celibato né si contrappongono né dividono per sé la comunità in due campi, i perfetti e i meno perfetti. La perfezione cristiana, precisa il Papa, viene misurata con il metro della carità, cioè dell'amor di Dio e del prossimo.

Non è vero che la tradizione non abbia fatto quella distinzione, ci sono dei concili che hanno stabilito che la verginità è superiore al matrimonio e si viene a stabilire che c'è uno stato che è inferiore all'altro e in questo caso quei concili e quei papi... si arriva fino a Pio XII e anche a Paolo VI.

Allora ecco l'accusa: da un lato il Papa parlando ai sacerdoti il giovedì santo, fa recitare ai preti una preghiera in cui c'è l'eco pesante della tradizione che difende la superiorità del celibato. Si può dire che non è vero, perché tutta la tradizione ha sostenuto questa tesi.

“Io sono il buon pastore...” quella pagina di s. Giovanni, piuttosto pesante. Gesù dice a Pietro: “Pasci le mie pecore”, come dire che le pecore sono Mie non sono tue S. Giovanni si trovava a Efeso ed è sopravvissuto a tutti gli altri, perché è morto che aveva cento anni all'incirca, fa tutte queste specificazioni, prende la penna per dirlo allo strapotere della Chiesa di Roma, scrivendo il suo vangelo mette acqua sul fuoco. E Pietro avrà il compito, al servizio di Cristo, di condurle al pascolo eventualmente, se vogliamo tenere questa immagine.

Se è vero che la Chiesa ha dichiarato la verginità superiore al matrimonio, sembra che abbia dichiarato che chi è nella verginità sia più perfetto di chi è nel matrimonio, saranno semmai le motivazioni che portano l’una o l’altra scelta a vivere l’una o l’altra scelta". Questa questione del più o del meno che era passata dalla dichiarazione personale alla perfezione personale, ecco come viene recuperato dal discorso del Papa.

La perfezione cristiana viene misurata col metro della carità e dell'amore di Dio, e del prossimo, ecco la verità. Ma questo non è da discutere in nessuno stato. Voi vedete che questo è il massimo della volgarità, il dire che mi sono fatto frate per andare meglio in paradiso. Scusate. Questo non è nemmeno da discutere.

Potrei citarvi già Dante, che aveva avvistato chiaramente il discorso. Quando Guido da Montefeltro si converte, Dante dice: no, non è che tu sia diventato migliore perché dal matrimonio sei passato allo stato religioso, perché poi ha obbedito al Papa ricordate, dando il segreto per distruggere i suoi nemici da capitano quale era. Per cui lo mette all'inferno e a tirarlo fuori non riuscirà nemmeno s. Francesco. La vera conversione è nel cuore, non mettersi un abito, e questa si può avere sia nel matrimonio, sia nello stato religioso ed è quello che conta.

Lutero credeva di dovere praticare lo stato religioso per raggiungere la salvezza. Vi rendete conto, in ciò l'equivoco, in ciò tutta la distruzione dello stato religioso che egli ha fatto.

S. Francesco di Assisi non pratica i tre voti per assicurarsi la salvezza eterna, ma li pratica per rendersi disponibile alla costruzione del regno. Di qui le sue follie. Gesù dice: beati coloro che 'secastraverunt' la diciamo in latino, ma la capite benissimo anche in italiano, non per andare nel regno dei cieli, come si traduce volgarmente, ma per costruire il regno dei cieli.

Allora se voi mi domandate che opinione ho del sacerdozio cattolico, certo non posso più accettare la figura che vediamo in giro, sto parlando della concezione del sacerdozio che Gesù aveva. Il problema qui è trovare delle persone che siano decise a lavorare con Cristo per costruire il Regno e allora ci vuole una dedizione totale. Questo è il senso del passo evangelico in cui Cristo mette una specie di alternativa.

A chiusura voglio citarvi un passo del diario di Primo Mazzolari. Il nome credo che vi sia noto.

È un prete che ha subito il controllo continuo della chiesa gerarchica. Adesso poi guardando le cose si vede che la sua contestazione aveva una radice profonda: era al servizio del buon Pastore.

Aveva i piedi nella istituzione, ma aveva capito che non si può diventare dei servi passivi, dei jolly in mano a questa istituzione, perché storicamente si è caricata di troppi elementi moralistici e mondani.

Siamo nel 1920, Mazzolari ha trenta anni, siamo nel massimo della sua umanità. In una lunga conversazione con D.T., personaggio rimasto ignoto. Condizione del clero napoletano, non ho nulla contro il clero napoletano, è come il clero di tutto il mondo. Eventualmente con una sua caratteristica, quella di Napoli appunto. "Ho sempre creduto quando me ne parlavano gli altri, che ci fosse un poco di esagerazione, poiché sulla bocca di certa gente certi argomenti si deformano facilmente, invece c'è nella realtà qualcosa di ancora più brutto, persino dei superiori e dei professori del seminario vivevano scorrettamente. E i chierici.. sapevano e commentavano. Con quali disposizioni poi questi chierici accettavano gli obblighi del sacerdozio non riesco a spiegarmi, forse col proposito non confessato di fare altrettanto.

Che valore ha una promessa quando quelli che ce la chiedono dopo averla essi stessi fatta, non la mantengono. Se per altre vie non è raggiungibile una riforma del clero, e dato che esso debba ancora continuare nella forma presente, l'abolizione del celibato è urgentissima. La mia opinione è un poco diversa - dice Mazzolari -, quando il sacerdote sarà davvero sacerdote, e nella società non mancano le nature superiori, anche questo sacrificio eccezionale potrà essere convenientemente portato e darà una luce e una efficacia irresistibile al ministero".

Io personalmente oso affermare che tutta la carica apostolica, la carica contestataria giusta, il sincero sinistrismo sociale di don Mazzolari, sono tutte scelte che hanno bruciato a lui la carriera, bruciata totalmente, e per questo egli è grande. Queste scelte sono dovute alla sua fede nel celibato.

La storia della Chiesa insegna che al di fuori di questa statura ci sono i contestatori della Chiesa istituzione, che tutto contestano eccetto la istituzionalizzazione del matrimonio dei preti. Lasciatemi essere caustico, e gli integristi, che per avanzare nella carriera si fanno difensori di ufficio della Chiesa istituzione, esaltando il celibato senza tuttavia testimoniarlo.

Allora né gli uni né gli altri portano una qualche novità evangelica nel fondo. Coloro che si occupano di vocazioni, abbiano la cortesia di dire queste cose a coloro che hanno una intenzione vaga di entrare nel corpo del clero.



Sabato 28 Aprile,2012 Ore: 12:29
 
 
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