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Le omelie di padre Aldo Bergamaschi
25 dicembre 2011

Pronunciata il 25 dicembre 1987 (Natale)


Luca 2,1-14

In quei giorni un decreto di Cesare Augusto ordinò che si facesse il censimento di tutta la terra. Questo primo censimento fu fatto quando era governatore della Siria Quirino. Andavano tutti a farsi registrare, ciascuno nella sua città. Anche Giuseppe, che era della casa e della famiglia di Davide, dalla città di Nàzareth e dalla Galilea salì in Giudea e alla città di Davide, chiamata Betlemme, per farsi registrare insieme con Maria sua sposa, che era incinta. Ora, mentre si trovavano in quel luogo, si compirono per lei i giorni del parto. Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo depose in una mangiatoia, perché non v'era per loro posto nell'albergo.

C’erano in quella regione alcuni pastori che vegliavano di notte facendo la guardia al loro gregge. Un angelo del Signore si presentò davanti a loro e la gloria del Signore li avvolse di luce (…). E subito apparve con un angelo una moltitudine dell’esercito celeste che lodava Dio e diceva: “Gloria a Dio nel più alto dei cieli e pace in terra agli uomini di buona volontà”.

Nella lettera ai cristiani di Efeso san Paolo parla di un disegno divino che scavalca tutta la storia: “Siete stati prescelti dall’eternità”. Tutta la storia biblica viene sconfessata, Cristo sarebbe il mediatore di questa predestinazione, in Lui siamo diventati tutti partecipi della grazia divina, in Lui, e soltanto con Lui.

Poi l'attenzione di Paolo si restringe ai due gruppi in cui si divideva sotto l'aspetto religioso l'umanità di Cristo. I due gruppi sono: Giudei da una parte, Pagani dall’altra. Questo é lo schema ideale in cui si divideva e si continua a dividere l'umanità. Dualismo e non pluralismo. Pluralismo, ma in funzione dell'unità, o come negazione dell'unità in Cristo? I due gruppi ostili secondo Paolo avrebbero ritrovato il centro unico della coesione e della vita spirituale.

Una parte, i giudei, hanno acquisito un diritto ereditario fondato non sulla carne, ma sullo Spirito, l'altra parte, i pagani, in perfetta eguaglianza e dignità, ha accolto il vangelo della salvezza promessa sia dai profeti sia da Gesù Cristo. I pagani erano sotto l'azione del principe del male, i giudei non erano meno schiavi del peccato, perché si lasciavano condurre dalla natura umana corrotta, mentre erano stati chiamati con una particolare vocazione.

Sto citando il pensiero di Paolo e già sentirete che qualche cosa non funziona circa la interpretazione del messaggio di Gesù. Ai convertiti Paolo ricorda la loro condizione prima della loro vocazione al cristianesimo. Costoro erano disprezzati perché non avevano un certo segno della carne o nella carne. Non potevano entrare nel tempio, erano estranei alle alleanze contratte da Dio con i patriarchi prima e poi, su su fino al popolo guidato da Mosé.

I pagani insomma, si rifugiavano in una età dell'oro, in un periodo chiuso ormai per sempre, per trovare qualcosa di buono nella natura umana disgraziata. Avevano molti idoli, ma purtroppo non credevano in Dio. E tuttavia il disprezzo dei due gruppi era reciproco a causa delle origini dello stesso gruppo, il quale aveva fondato le radici in divinità contraddittorie e dunque di creazione locale

Ora per Paolo, anche la legge è stata abolita, e Cristo ha riconciliato i due gruppi - tenete presente questo schema - che Cristo avrebbe riconciliato i due gruppi con Dio, estinguendo cosi ogni inimicizia, sia tra Dio e gli uomini, sia tra gli uomini tra di loro. Diceva Paolo - tutti sono stati chiamati a vivere in perfetta parità di diritti, sicché i pagani non sono più stranieri, ma sono concittadini dei giusti del Vecchio e del Nuovo Testamento, membri della nuova casa di Dio che si chiama Chiesa.

Paolo ha ricevuto da Dio il compito di annunciare il mistero, e il mistero consisterebbe in questo: il piano che associa i pagani al popolo di Israele nell’unica vita del corpo mistico di Cristo, ed è pronto ad affrontare l’ostilità dei giudei gelosi di una pretesa esclusiva della salvezza messianica. Vediamo lo sforzo di Paolo per giustificare il cristianesimo, giacché in questo giorno siamo al ricordo della radice, Dio con noi. Qui nato, ma nato in quanto uomo, non in quanto appartenente a una etnia, giacché la figliolanza di Dio lo sottrae a questo condizionamento, che é l'origine di tutti i nostri guai.

Ma forse Paolo, - in questo discorso - é vittima di qualche presupposizione che non risponde al messaggio di Gesù: pensa che la legge sia stata abolita mentre forse non è mai esistita, nel senso che Dio non ha mai parlato, Dio non ha mai fatto alleanze con uomo alcuno e con gruppi di alcun genere. L'unica parola di Dio agli uomini é il Logos, è Gesù Cristo. E Gesù Cristo ha lasciato – dice san Giovanni - un messaggio pubblico che può essere controllato senza mediazioni, anche se é mediato come ogni racconto storico.

É un grosso problema anche questo, ma per quanto riguarda la sostanza no. L'unica parola di Dio agli uomini é Gesù Cristo. L'unica parola di Gesù Cristo é il messaggio, e il messaggio é pubblico, può essere controllato da ognuno di noi. Vediamo se la Chiesa sia un diaframma sopportabile. Paolo pensa che Cristo associ i pagani a Israele immaginando i due come delle realtà volute da Dio, mentre bisogna dichiarare che sono esistiti dei gruppi religiosi contaminati di etnocentrismo,

Dunque, dei gruppi religiosi si sono autocreati la immagine di Dio e ora questo dio lo localizziamo, mentre tutti debbono uscire dalle loro empietà, dalle empietà tipiche di ogni etnia e anzitutto dalla più grossa empietà che consiste nel credere che Dio o gli dei, debbano fare l'alternativa fra ebrei e pagani, perché tutti sono religiosi, è soltanto il modo di essere che diversifica, il modo di essere religiosi. Ecco l'empietà di credere che questo dio, o questi dei abbiano scelto questo gruppo per dominare sugli altri uomini. Voi vedete che senza dire delle parole precise andiamo attorno al dramma che ci soffoca ogni giorno.

Quindi non esistono gruppi per ogni area geografica, il dualismo é una invenzione pura e arbitraria della psiche umana in lievitazione religiosa. Da qui emerge il significato della Chiesa, ma della Chiesa ipotizzata da Cristo. É dunque una memoria, sottolineo una memoria, finalizzata a tener viva nella storia questa novità del messaggio di Gesù. Se ciò che è “finalizzato a” e dunque é strumentale, si trasforma esso stesso in un fine e si solidifica in una entità storica datata, deve inevitabilmente indossare il manto col rischio di sponsorizzare il prodotto del negozio più grande.

Gesù Cristo non é venuto a fondare una nuova religione, la vera tra le false, come usiamo pensare, ma a dichiarare che tutte sono pericolose produzioni dello spirito umano, perché hanno e sono anzi il presupposto primario dell'etnocentrismo e quindi della discordia insanabile fra tutti gli uomini.

Il cristiano allora emerge nella storia per il tramite di una conversione, e non ha più a rigore una cultura!! Egli nasce da Dio e si distingue, si distingue d’ora innanzi non più in forza di riti religiosi, ma in forza di una novità esistenziale, è la novità di vita che deve contraddistinguere il cristianesimo, non il rito. La quale novità di vita, si specifica in due settori, il primo dell'universalismo etnico, che un autore del secondo secolo, ha espresso con queste parole: “Qualsiasi terra straniera è patria per il cristiano e ogni patria è terra straniera”.

Il secondo, nel settore della socialità che san Paolo - in questo a piombo col Vangelo - ha espresso con l'immagine del membro sofferente, assistito da tutte le altre membra del corpo. Voi vedete che cosa accade nel nostro corpo quando il dito mignolo soffre, tutto il corpo corre là per assisterlo, perché anche quel dito mignolo é essenziale alla configurazione e alla definizione di tutta la nostra persona.

Il dire per esempio, che il problema della evangelizzazione é prima di tutto un problema di comunicazione, che consiste nel trasmettere l’unico messaggio di Cristo nel linguaggio e nelle tradizioni diverse di ogni popolo e ogni civiltà, mi dispiace, é un inganno reciproco sul tema della fratellanza, è un attizzare la guerra nel l'atto in cui presumiamo di parlare di pace

Anche diventare cristiani secondo la culture natia, é trasformare il cristianesimo in religione e la religione, come tutte le ideologie politiche omnicomprensive, non é interessata a formare l'uomo in contraddittorio, ma a trovare consensi e numero per imporre la visione del mondo, del proprio gruppo, a tutti i gruppi malati della stessa malattia. Allora la Chiesa non può essere la casa, né di due, né di tre, ne di mille idee, ma deve essere il catalizzatore che le sospinge verso l'unità, predicando una rinuncia da cui dovrà fiorire, come dallo scalpello duro di Michelagelo, il capolavoro artistico, vuoi della Pietà vuoi del Mosé, vuoi di qualsiasi sua produzione.

Cristo é figlio di Dio e così i cristiani, ovunque sono tali dovrebbero essere nati da Dio, e non da carne, e non da culture, e non da volontà di uomini. In ciò, fratelli, sa1vezza, e delle parti e del tutto.

La natura umana é europea, africana, asiatica, americana, russa, ebrea, palestinese per caduta, non per creazione. Fratelli, questo é l'unico messaggio che soggiace al mistero di un Dio che si fa uomo per salvare l'umanità



Luned́ 26 Dicembre,2011 Ore: 17:42
 
 
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