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www.ildialogo.org 27 novembre 2011,

Le omelie di padre Aldo Bergamaschi
27 novembre 2011

Pronunciata il 29 Novembre 1987 (Domenica l di Avvento ciclo B )


Marco13,33-37

In quel tempo Gesù disse ai suoi discepoli: “State attenti, vegliate, perché non sapete quando sarà il momento preciso. É come uno che è partito per un viaggio dopo o aver lasciato la propria casa e dato il potere ai servi, a ciascuno il suo compito, e ha ordinato al portiere di vigilare.

Vigilate dunque, poiché non sapete quando il padrone di casa ritornerà, se alla sera o a mezzanotte o al canto del gallo o al mattino, perché non giunga all' improvviso trovandovi addormentati.

Quello che dico a voi, lo dico a tutti: Vegliate!”.

Questo passo che abbiamo letto, apparentemente ricco di precettistica morale é un passo che porta le tracce di una polemica, diciamo polemica, parola antica e moderna. Una polemica di questi giorni all'interno della Chiesa per ciò che il Sinodo ha detto, e per ciò che non ha detto. Tutto si é concluso in un nulla di fatto. E già, perché vedete il problema ce lo trasciniamo dietro da quasi duemila anni.

La polemica é relativa al concetto di Chiesa. La Chiesa é una istituzione? Lo dico con ironia, perché dovrei dire: é diventata una istituzione che tende inevitabilmente a diventare fine a se stessa come tutte le altre istituzioni. Qui la polemica é con la Chiesa di Gerusalemme in cui, non soltanto si discuteva sui ruoli, ma si discuteva sulla loro importanza. Sarebbe insomma come se in una famiglia l'uomo cominciasse dire io sono il capo, in seconda è la moglie. Vedete che anche questa istituzione ha subito la medesima deteriorazione.

Facciamo attenzione a non diventare ciò che la Chiesa iniziale é diventata molto rapidamente Cerchiamo di non dimenticare che la Chiesa non é fatta per se stessa, ma per gli altri. É destinata ad essere il sale della terra e non a diventare una montagna di sale con relativo apparato burocratico, per sapere quanto alto è il mucchio e chi dentro al mucchio deve comandare e così via.

Stando alla esemplificazione di Marco qui è una casa, una casa non sua, e se non sua deve dire dunque che provvisoria è. Con dei poteri dati a dei servi, non a dei padroni, e anche il portiere cerchi di stare sveglio, e di non andare in giro, e di star lì ad aspettare il Signore, perché non gli accada di fare come ha fatto Pietro, (ecco la polemica sottintesa, nel Getsemani) il quale si è messo a russare proprio nell’atto in cui Gesù stava per affrontare la morte

Un altro elemento di riflessione é la posizione di Cristo nei confronti dei credenti. Qui si dice di vegliare perché è incerta la sua venuta. Supponiamo che l'abbia detto Gesù, però a chiusura deI Vangelo, c'é anche: “Andate io sono con voi tutti giorni fino alla del mondo”. Allora é andato, non é andato, é qui, non é qui, dobbiamo aspettarlo? Ecco vedete che la precedenza di queste posizioni, rivelano anche la concezione che ogni cristiano dovrebbe avere della presenza di Cristo nella storia.

Ciò viene a dire che la Chiesa é un organismo in cui ogni molecola é tenuta insieme da una forza invisibile ma presente, come la gravitazione universale scoperta da Newton. Voi non la vedete eppure tiene insieme tutti i pianeti e tutti i sistemi solari. Ora, questa presenza dovrebbe essere Cristo, per cui Cristo è sempre lì, sia che voi vi siate messi in testa di aspettarlo come venturo, sia che sia interiorizzato come energia spirituale, il che mi pare più conveniente.

Diversamente rischiamo di concepire la presenza di Cristo come qualche cosa di fisicamente presente e con l’immaginazione diventiamo dei politeisti, perché guai se il concetto di Dio dovesse cadere per un attimo nelle mani della concezione materialistica. Questa dovrebbe essere la Chiesa.

Ora, un organismo così costruito dovrebbe produrre luce, dovrebbe salare, dovrebbe essere una testimonianza, invece, è diventato, è il ripiegamento su sé stessa e nell’atto in cui questo ripiegamento avviene, voi avete la lotta per il ruolo. L'aspetto scandalistico e scandaloso della storia della Chiesa é esattamente questo.

Quando, giovane studente in teologia, affrontai lo studio della prima Chiesa e poi della cosidetta Patristica, vi confesso che dentro al mio animo rimasi turbato nel vedere come ci fosse una lotta spietata per diventare vescovo della tal diocesi, per cui, quell’altro che era stato, per così dire, lasciato fuori… poi iniziava una lotta per accusare di eresia l’altro. Vi confesso che questo aveva creato uno scandalo dentro di me, che io ho esorcizzato pensando ancora che fosse la presenza di Gesù a tenere viva la Chiesa. Ma se questa diventa una struttura psicologica del potere, allora poi mi conviene pensare che siamo alla decadenza, vale a dire, quella struttura prevista da Gesù, quell'organismo previsto da Gesù, è diventato parallelo a quell’organismo che noi chiamiamo i re delle genti, contro il quale Gesù aveva detto: attenzione che fra di voi non accada quello che accade fra i re delle genti, i quali dicono di essere loro i padroni e di sottomettere la gente e di proclamarsi anche benefattori.

Questa lotta dunque per accedere ai ruoli, i quali vengono consacrati divinamente per poter smorzare qualsiasi polemica sulla propria corruzione. Bene, facciamo l'esempio: il parlamento Italiano che per buona fortuna non é stato istituito da Gesù Cristo, per buona fortuna perché almeno non c' é la contraddizione che esiste nella Chiesa, perché qui si dice che é stata istituita da Gesù Cristo, certo ci credo anch’io, ma non in quel modo, non in quel modo.

Voi vedete cosa accade, il parlamento, anziché servire il paese e applicarsi a risolvere i problemi che lo giustificano - ha solo questa funzione, non é piovuto dal cielo che lo giustifica come organismo - si consuma nelle lotte di palazzo per stabilire chi deve essere il capo, chi deve ubbidire, quanto deve durare un governo, e quale deve essere la corrente che deve prendere il timone e così via.

Adesso riportiamo, dopo queste chiarificazioni, il discorso a casa nostra. In una intervista dell’anno passato, il cardinale Ratzinger ha puntualizzato la crisi in quattro momenti, o quattro fasce, le chiamava lui. Una di queste, il fatto che non si riconosca la ineluttabilità della struttura gerarchica della Chiesa, è la necessità dell’obbedienza. Voi capite, con un principio di questo genere potete fare tutti i sinodi che volete, potete discorrere della presenza dei laici, ma già l’accettare il concetto della visione nella Chiesa fra laici e chierici, già questo fu motivo di decadenza all’interno della Chiesa.

Stamattina non ne discuterò a fondo, ma ho il documento in mano per dimostrare dove nacque quella vicenda. Quella vicenda nacque a Corinto verso l’anno 100, dunque 100 anni dopo la venuta di Cristo, dove una comunità si spacca perché dei sacerdoti, probabilmente la volevano fare da padroni, ma siccome quei laici erano di formazione greca e non di formazione ebraica avevano un'altra concezione della persona e avevano capito che il messaggio di Gesù Cristo era un messaggio di eguaglianza, per cui, (questa è la mia opinione) quei preti dissero a un certo momento: voi lavorate, e noi facciamo i riti. Gli altri dissero no, perché la questione del rito non deve diventare una stelletta, e allora li hanno deposti. Questi si sono rivolti a Roma, potete immaginare cosa Roma avrà risposto, ha risposto quello che risponde il cardinale Ratziger. Signori, è ineludibile, la struttura gerarchica della Chiesa e dunque c’è la necessità dell’obbedienza.

Il cardinale Ratzinger, lamentava che si fosse arrivati a non sostenere più nella predicazione, la necessità del cristianesimo. Ma il discorso qui è grave perché storicamente ci siamo esattamente ridotti ad essere una religione come tutte le altre. E allora, siccome siamo costretti a rispettarle e siamo costretti a dire che anche lì ci sono dei momenti di salvezza, ecco che si ingenera nella testa del credente l’idea che appunto non è più necessario il cristianesimo per la salvezza, e si dimentica, diceva Ratzinger, che le altre religioni - questo certo non mi piace - sono spesso regimi di terrori e di errori.

É comodo adesso gettare la pietra nei confronti degli altri per risalvare il principio dell’assolutezza, del concetto di salvezza detenuto dal cristianesimo, certo, ma quello costruito da Cristo, non quello che avete costruito voi, perché voi avete creato questo dualismo, e allora debbo contestare con voi, anche se il “voi” deve assolutamente sparire.

Ed ecco cosa è successo al Sinodo, leggo qui in una agenzia stampa, che in verità ci fu un colpo di mano, e vi dico in che cosa consiste. Il messaggio del Sinodo viene letto il giorno stesso della chiusura, in aula e nella stesura definitiva. Però, il testo iniziale del messaggio preparato da una apposita commissione, dopo i molti emendamenti richiesti dai Padri, fu sottoposto alla votazione finale, e fu approvato dall’assemblea la mattina di martedì 27 ottobre 1987, un mese fa circa. Il testo definitivo fu letto da un Padre dell’egiziano vescovo dei caldei del Cairo. Nessuno, lì per lì, si accorse che al numero 3 del messaggio era stato aggiunto un capoverso, il quarto. Vedete le truffe - la Donazione di Costantino come nacque, il quale contraddiceva il secondo -. In poche parole vi leggo il testo approvato e quello aggiunto.

Terzo punto: “Tutti i cristiani, laici, chierici e religiosi hanno la stessa dignità”. Bene; non si sa chi, al quarto capoverso l'aggiunta: “Altri fedeli, ricevono il Sacramento dell'Ordine che conferisce loro una dignità particolare”. Vedete, contro ogni legge di democrazia - ma loro non ci credono nella democrazia - si sono presi l'arbitrio di commetter questo abuso. Era successo, il giorno prima che un autorevole prelato di curia, di cui non si fa il nome in questa agenzia, aveva fatto inserire all’insaputa dell’assemblea il nuovo capoverso, che di fatto contraddiceva quanto affermato sopra. Quando qualche padre del Sinodo si accorse del colpo di mano non c'era più il tempo per protestare, si era già alle votazioni sulle proposizioni e si era già in clima di abbracci, di commiato e cosi via. A questo punto, dobbiamo riflettere sul dramma che stiamo vivendo che é quello che ho detto: é la struttura della Chiesa.

Mi manca il tempo, ma a questo punto avrei proprio dovuto chiamare in causa San Francesco per dirvi come quel piccolo-grande santo aveva risolto il caso. Bene lo rimandiamo a un’altra volta.



Sabato 26 Novembre,2011 Ore: 15:38
 
 
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