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www.ildialogo.org "Pater-Ave-Gloria".,di Mario Mariotti

"Pater-Ave-Gloria".

di Mario Mariotti

Padre nostro, il cui cielo é il profondo di noi stessi, é nostro compito fare laico il tuo nome, Tu che sei laico come noi; costruire il tuo Regno fra noi; dare corpo alla tua volontà qui, nella terra dei viventi, facendo agli altri ciò che vorremmo ricevere da loro. Allora il nostro "si" a Te che sei la Vita porterà a tutti il pane quotidiano, e noi appianeremo i nostri debiti con coloro che abbiamo usato e gettato condividendo con tutti il necessario e la gioia. Cosi, noi in Te e Tu in noi, insieme faremo: del mondo, corpo d'Amore compiuto. E cosi dovrà essere sempre.

E a te, Maria, grazie; che col tuo "si" hai fatto vivere fra noi Chi ci ha rivelato che abbiamo tutti un Padre solo, e siamo tutti fratelli fra noi. Ma perché questo sia, ci vuole il nostro "si" all'amare e condividere, come facesti tu; e questo é compito nostro, per costruire il futuro dell’Amore tutto compiuto in tutti.

E Tu, Padre, Figlio, Spirito, tre nomi per un’unica Vita, la cui gloria é l'uomo vivente, apri il nostro cuore alla compassione per gli affamati e assetati di necessario e di gioia. Amando e condividendo, noi saremo tua dimora, e ci sarà vita fra noi qui, ora, per l'eternità.

Ecco una rilettura delle preghiere più comuni fra i cristiani che potrebbe rivelarsi più contestualizzata e liberante di quelle che da secoli e millenni il popolo di Dio fa ronzare nelle orecchie dell'Altissimo, con dei risultati a dir poco problematici. Eh si, perché la prima chiede al Padre di fare ciò che é compito nostro fare; e, in più, lo prega di fare quello che Lui vuol fare, il ché non necessita di preghiera; la seconda, l'Ave Maria, prega colei che é paradigma della necessita del si dell'uomo per il miracolo laico dell'Incarnazione, perché si trasformi in un avvocato difensore a intercedere per noi, quando, invece, il giudizio su di noi sarà già stato definito dal rapporto che noi abbiamo avuto con l'affamato e l'assetato; e infine la terza, il Gloria, vuole dare gloria a Colui che della gloria non se ne fa niente, perché é alla ricerca di mani che amino e che condividano, per poter esistere, entrare nella vita, prendere corpo, portare a compimento la creazione secondo Sé stesso.

Adesso qualcuno potrebbe dire, in rapporto al Padre nostro, che io ho la presunzione di voler insegnare al Signore come avrebbe dovuto pronunciare quella preghiera perché risultasse più efficace e liberatrice, mentre, come racconta il Vangelo, Lui ci insegnava come pregare. Non é cosi. É ovvio che non voglio insegnare niente al Signore, ma io non credo che Lui abbia formalizzato la preghiera al Padre nel modo riportato dai Vangeli. Io, come qualcuno avrà gia notato, penso che i Vangeli non vadano mai presi alla lettera. Al tempo di Gesù non c'erano i registratori a riportare le parole esatte, e, in aggiunta, anche davanti alle parole esatte, succede che si differenziano le interpretazioni dei diversi ascoltatori.

I racconti della vita e dei messaggi del Signore sono stati raccolti da persone che li avevano sentiti raccontare il più delle volte, non da testimoni diretti, ma da altri che li avevano sentiti raccontare. In aggiunta sia i testimoni diretti, che coloro che raccontavano quello che avevano udito raccontare, erano tutti quanti condizionati dalle lenti a contatto della cultura religiosa alla quale appartenevano.

I Vangeli, quindi, non sono cronaca che diventa storia; sono elaborazioni e messaggi teologici delle prime comunità cristiane che si erano formate alla sequela della tragica esperienza esistenziale del Signore, laico fra laici, assassinato dai sacerdoti del Dio di Mosé, considerato nella sfera del sacro quale Figlio unico del Padre e Dio lui stesso, mentre Lui ci voleva insegnare che, quando amiamo e condividiamo, noi e Lui siamo figli dell'unico Padre, che la divisione sacro-profano non esiste, che l'unica cosa a dover venire considerata sacra, da parte dell'uomo, e l'uomo stesso, e la Vita stessa, nella sterminata varietà delle sue espressioni che sono tutte quante oggettivazioni dell'Amore creatore del Padre.

Il Vangelo, dopo ogni lettura, viene definito "Parola di Dio” Non e cosi! Esso e “Parola di Dio secondo l'uomo” e fra i messaggi teologici delle prime comunità cristiane che vengono attribuiti al Signore bisogna aver l'acume di vagliare quanto in essi c'e del Signore, e quanto c'e, in essi, della cultura religiosa di coloro che riportano i messaggi. Secondo me c'e un riferimento fondamentale per distinguere la lettera dallo Spirito: la lettera ha sottesa la logica, la visione religiosa della separazione uomo-Dio mediata dalla casta sacerdotale, che si nutre del "sacro", dei miracoli, della preghiera, dell’uomo per il Sabato.

Lo Spirito ha sottesa la logica dell'Incarnazione; Esso é immanente all'uomo stesso che ne costituisce il corpo; non c'e mediazione fra l'uno e l'altro; il sacro diventa la laicità etica, il rapporto positivo con tutti i viventi del creato, il fare agli altri ciò che si verrebbe ricevere da loro; in definitiva il sabato per l'Uomo.

Secondo me, se noi ci abituassimo a fare questo tipo di analisi, ci accorgeremmo di come il Signore sia fonte inesauribile di Verità, che non va mai cristallizzata in rivelazione, perché sempre inclusiva di potenzialità e di significati che crescono e si trasformano e si arricchiscono come la vita stessa, in un processo che non avrà mai fine, perché noi non potremo mai avere accesso a tutta la Verità, cioè a Dio, ma che é indispensabile perché l'Incarnazione, la presenza e operatività di Dio nel creato in divenire possa essere sempre più ricca, completa, determinante, affinché tutti i viventi possano sperimentare il necessario e la gioia.

Per questo io posso permettermi la precedente riformalizzazione delle più comuni preghiere. Essa potrebbe arricchire la comprensione dello Spirito da parte di qualcuno, e favorire la sua conversione dalla religione all'impegno dell'Incarnazione dello Spirito stesso.

Io credo che Lui voglia da noi questo, perché il creato e ancora saturo di violenza, di sofferenza, di ingiustizia blasfema; ed ha una sete inestinguibile di amore e di condivisione; e solo noi possiamo saziare quella sete.

Mario Mariotti



Sabato 19 Novembre,2011 Ore: 15:45
 
 
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