- Scrivi commento -- Leggi commenti ce ne sono (0)
Visite totali: (237) - Visite oggi : (1)
Questo giornale non ha scopo di lucro, si basa sul lavoro volontario e si sostiene con i contributi dei lettori Sostienici!
ISSN 2420-997X

Canali social "il dialogo"
Youtube
- WhatsAppTelegram
- Facebook - Sociale network - Twitter
Mappa Sito

www.ildialogo.org 17 aprile 2011,

Le omelie di Padre Aldo Bergamaschi
17 aprile 2011

Pronunciata il 24 Marzo 2002


Matteo 26,14-27,66

La Passione di S. Matteo offre due temi di riflessione: 1) Il caso di Giuda; 2) Le parole di Gesù “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?” Per quanto riguarda Giuda, vi invito a riflettere: Giuda è deprecabile non perché vende Gesù Cristo per trenta danari, la richiesta del danaro è successiva.

Per spiegare quale è stata la vera colpa, prenderò a guida il filosofo Niezsche, - filosofo della morte di Gesù - che vedo tornato di moda, e poiché oggi si celebra la giornata mondiale della gioventù, vorrei rivolgere soprattutto ai giovani queste poche note. Zarathustra, il personaggio del romanzo di Niezsche, incontra Giuda in una valle desolata e gli chiede: come mai hai fatto questo? Giuda diventa nervoso e risponde: No, non potevo più sopportare questi occhi, quella voce, quelle parole che andavano al fondo dell’anima e che conoscevano tutto dell’uomo. Non ho avuto alternative, o la mia distruzione o la conversione, e significa - dobbiamo dirlo ai giovani e anche agli adulti -: la distruzione di quello che siamo, per diventare ciò che dobbiamo essere. Ed è riassunta qui, tutta la filosofia dell’occidente. Prosegue Giuda: quegli occhi, che mi penetravano nel fondo dell’anima fino a rivoltarmi, quasi a dirmi che io ero un diavolo così come ero.

Dice Zarathustra: qui è la tua grandezza, finalmente ti sei liberato da colui che ti impediva lo svolgimento del tuo io totale. Ecco il vero peccato di Giuda: quello di avere – è Nietzsche che lo sottolinea – amato infinitamente se stesso.

Giovani, adulti, ecco il peccato, ed ecco perché nella Passione di S. Matteo dobbiamo considerare questo aspetto che ha portato al tradimento e alla uccisione di Dio, almeno con il pensiero. Perché nei fatti, Dio non si uccide: Dio ti salva.

Riguardo le parole di Gesù: “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?”, ho dei dubbi che Gesù le abbia mai dette. Le ultime parole dette da Gesù prima di morire, ci sono riferite da tre evangelisti, queste di Matteo, quelle di S. Marco e S. Luca che sono: “Mio Dio nelle tue mani rimetto il mio Spirito”; in queste sentite le parole di un Dio e non nelle altre di S. Matteo.

Nessuna colpa a S. Matteo, il quale ha scritto a tavolino e ha recuperato una frase di Isaia del Vecchio Testamento, dove si presenta un Gesù eccessivamente sconsolato. Questa interpretazione induce molti cristiani a incolpare Dio nelle vicissitudini della vita.

Cercherò di chiarire ciò che Gesù ha detto, anche nell’ipotesi che fosse quella di Matteo la versione giusta. I tre evangelisti dopo aver dato la loro versione diversa, dicono: Gesù chinò il capo e spirò. Quindi le ultime parole sono quelle che ogni evangelista riferisce, però, il “Principio di non Contraddizione” ci dice che: o sono false tutte e tre, o una è vera o al massimo due, - perché le altre due possono coniugarsi benissimo – ma questa di Matteo è certamente falsa. Nessun rancore nei confronti di Matteo, perché era ebreo e ha recuperato male il Vecchio Testamento. Facciamo l’ipotesi che della morte di Gesù si abbia solo questo racconto, allora in ogni caso bisognerà fare una lettura corretta.

Dio mio, Dio mio, “perché” mi hai abbandonato, quel perché in lingua italiana è un perché inquisitorio, sarebbe una traduzione del “cur ” latino: come mai mi hai ridotto in queste condizioni?

In S. Girolamo vi è il testo latino perfetto, che in italiano è stato tradotto male. C’è un “ut quid” e non un “cur ”, allora traduciamo bene: Padre, per quale profondo motivo, per quale alto fine io sono ridotto in queste condizioni? Sottinteso: per salvare gli uomini…perché Tu stesso hai detto che sei venuto al mondo per testimoniare la Verità e per testimoniarla anche con il sangue.

Ecco allora, la frase sbagliata della traduzione, che per me non è di Gesù, ma volendola attribuire a Lui bisogna fare la traduzione perfetta, e tutto torna: quella frase contiene un ut quid finalistico. Il “perché” italiano ha due aspetti, il perché finale e il perché originario: mangio perché ho fame è un perché causale: mangio perché voglio nutrirmi, è un perché finale. E qui purtroppo si è dato spessore nella traduzione italiana a un perché inquisitorio che è puramente causale.

 

 

 



Sabato 16 Aprile,2011 Ore: 06:38
 
 
Ti piace l'articolo? Allora Sostienici!
Questo giornale non ha scopo di lucro, si basa sul lavoro volontario e si sostiene con i contributi dei lettori

Print Friendly and PDFPrintPrint Friendly and PDFPDF -- Segnala amico -- Salva sul tuo PC
Scrivi commento -- Leggi commenti (0) -- Condividi sul tuo sito
Segnala su: Digg - Facebook - StumbleUpon - del.icio.us - Reddit - Google
Tweet
Indice completo articoli sezione:
La parola ci interpella

Canali social "il dialogo"
Youtube
- WhatsAppTelegram
- Facebook - Sociale network - Twitter
Mappa Sito


Ove non diversamente specificato, i materiali contenuti in questo sito sono liberamente riproducibili per uso personale, con l’obbligo di citare la fonte (www.ildialogo.org), non stravolgerne il significato e non utilizzarli a scopo di lucro.
Gli abusi saranno perseguiti a norma di legge.
Per tutte le NOTE LEGALI clicca qui
Questo sito fa uso dei cookie soltanto
per facilitare la navigazione.
Vedi
Info