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Le omelie di Padre Aldo Bergamaschi
13 marzo 2011

Pronunciata l’8.3.1987


Matteo 4,1-11

In quel tempo, Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto per essere tentato dal diavolo. E dopo aver digiunato quaranta giorni e quaranta notti ebbe fame. Il tentatore allora gli si accostò e gli disse: “Se sei figlio di Dio, dì che questi sassi diventino pane”. Ma egli rispose: “Sta scritto: Non di solo pane vivrà l'uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio”. Allora il diavolo lo condusse con se nella città santa, lo depose sul pinnacolo del tempio e gli disse: “Se sei figlio di Dio, gettati giù perché sta scritto: “Ai tuoi ai suoi angeli darà ordine a tuo riguardo, ed essi ti sorreggeranno con le loro mani, perché non abbia a urtare contro un sasso il tuo piede”. Gesù rispose: “Sta scritto anche non tentare il Signore Dio tuo”. Di nuovo il diavolo lo condusse con sé sopra un monte altissimo e gli mostrò tutti i regni del mondo con la loro gloria e gli disse: “Tutte queste cose io le darò a te se, prostrandoti mi adorerai”. Ma Gesù gli rispose: “Vattene Satana! Sta scritto adora il Signore Dio tuo e a lui solo rendi culto”. Allora il diavolo lo 1asciò ed ecco angeli gli si accostarono e lo servivano.

Il disastro dell'Eden, che qui viene raccontato nella prima lettura, é un disastro tale per cui, non riusciamo a concepirlo se non come avente una causa che va al di là della natura umana stessa. Quando Dio comincia a fare l'inchiesta, va a finire che scaricano il barile sulla schiena di quel povero serpente, come se il serpente a sua volta fosse un personaggio. Probabilmente si tratta della denuncia della categoria del profondo, che poi con Freud avrà il nome di Es; di Io; di Super-io. Ecco che si, c'é qualcosa di unitario in noi dentro una quantità, abbiamo dentro una quantità di componenti per cui un fatto di questo genere dobbiamo attribuirlo a una entità superiore, alla quale abbiamo dato il nome di demonio. Questo demonio é diventato il diavolo, é diventato satana con la D maiuscola con la S maiuscola, ed ecco dove probabilmente é nato l'equivoco.

Vi avverto che oramai io appartengo alla categoria di quei piccoli o medi pensatori che non credono più al demonio come persona. Voi direte, Gesù ne parla nel Vangelo: Gesù ne parla nel Vangelo secondo le categorie dell'epoca, poi é da discutere che tutto questo non gli sia stato messo in bocca, secondo quella forma, da coloro che hanno costruito o che hanno allargato i fatti, fermiamoci qui. Certo ho le mie buone ragioni per dirvi che non ci credo, ma questo non vuol dire che non si debba credere… la parola che viene dietro la questione dell'inferno, è che questo non vuol dire che non ci debba essere il rendiconto da qualche parte. Altro tipo di discorso

Vi sunteggerò ora una delle più belle pagine della letteratura cristiana del secolo passato che si trova in un romanzo: “Fabiola”, e avrebbe come sottotitolo “La chiesa delle catacombe”, scritto dal Card. Wieseman nel 1850. Voglio dimostrarvi come utilizzando un autore che non esaurisce il tema, come può procedere alla fondazione della morale e quindi come possiamo metterci sulla strada per liberarci dalla tentazione. Perché poi in fondo le tentazioni di Gesù sono il paradigma della tentazione del cristiano in ispecie e di ogni uomo. Vale a dire la nostra posizione di fronte alla realtà.

In una deliziosa mattina d'ottobre - così vene ambientato il dialogo - tra la padrona pagana, che si chiama Fabiola, figlia del proconsole Fabio, e la schiava cristiana che si chiama Sira. Adagiate vicino ad una fonte stanno leggendo alcuni libri, quando Fabiola, annoiata dai libri, tira fuori dalla sua borsa, un manoscritto appena uscito, diremo oggi, dai torchi della tipografia. Lo presenta alla schiava e la prega di leggerlo. La schiava Sira cristiana, esamina il titolo, scorre le prime righe, depone il libro e obbietta coscienzialmente, quello che noi oggi diremmo, fa obiezione di coscienza. Mia buona signora: non chiedetemi la lettura di questo libro, non conviene a me leggerlo, né a voi udirlo. Posizione netta.

Fabiola é sorpresa, per la prima volta sente dire che vi é un limite anche nelle letture. Vi rendete conto? Vi é un limite anche nell'uso del pensiero. L’autore dice che mai nessun autore classico aveva posto un problema di questo genere, vale a dire un problema morale su questo tema. Anche la proibizione di leggere. Certo, brutto il giorno in cui la Chiesa ha fatto il libro dell'indice. Non confondiamo le cose, ed é qui poi dove c'é la contestazione alla istituzione che crediamo sia quella che debba stabilire il bene o il male.

Voi vedete che una schiava mette l'alt in nome di un principio e vi attinge la coscienza, via le legislazioni. E in verità, a quali principi di virtù si poteva appoggiare la condanna di un'opera che si riproduceva con la penna e con tutti gli altri strumenti artistici. In nome di che cosa si poteva dunque mettere 1a condanna di una lettura. Questo ci dice che vi era un sistema educativo che oramai aveva condizionato le coscienze in modo tale per cui, la distinzione tra il bene e il male era caduta, così come in una tribù di cannibali é caduta la distinzione tra l'uccidere un uomo e il rispettare la sua vita. Vorremmo sapere fino a che punto la società ha il diritto di intromettersi nella educazione, quindi nella educazione della psiche e nella educazione morale degli individui, e soprattutto nei bambini, questo era il punto da discutere.

Fabiola, sempre più sconvolta, obbietta: che male può mai fare questo libro, si d’accordo, racconta certe azioni, ma non ci induce a commetterle, io mi diverto leggendo il racconto delle azioni altrui. Come vedete, il dialogo é messo in bocca a personaggi di duemila anni or sono o poco meno e sono i medesimi di sempre.

La schiava obbietta: di questi orrori vorreste voi rendervi colpevole? No, dice Fabiola.Vedete la maschera? Ebbene, continua la schiava, la vostra mente si riempie di quelle immagini erotiche criminose e siccome vi divertono, il vostro pensiero si ferma sopra con piacere. Si, risponde Fabiola, e con ciò? Così siamo alle piccole svolte. Badate che io non vi ho sunteggiato il tutto, andiamo cercando i passaggi del pensiero, quelle immagini sono costruite con una certa intenzione e quindi contengono un pensiero colpevole. Certo Wieseman ha messo in bocca a una schiava parole un po' grosse per cui, la mano del romanziere è un po pesante

Anche Manzoni mette dei grossi concetti in bocca a due personaggi illetterati, ma si dice che c'é un equilibrio, e sembra proprio che siano i pensieri anche di Renzo e Lucia, ma qui una schiava… certo una schiava aveva capito perfettamente quale era l’insegnamento del Signore.

Fabiola: come é possibile, per essere colpevoli bisogna aver commesso una colpa, e perché ci sia la colpa ci vuole un atto. Qualcuno dirà, questa concezione era forse del mondo antico? No, vi dimostrerò che purtroppo é una categoria ancora viva. Cioè a dire: tutto ciò che passa dentro al nostro spirito, al nostro pensiero, in una seconda mentalità comune, non avrebbe assolutamente bisogno del bene o del male. Quindi il male sarebbe soltanto quello che produce sangue, come si suol dire, là dove ci scappa il morto, ma dove non c'é il morto noi non facciamo né bene né male.

É vero, nobile signora, dice appunto la schiava, ma anche lo spirito non ha forse come il corpo i suoi atti, e quale é l'atto dello spirito dell'anima se non il pensiero? La passione che merita un omicidio é l'azione di un tutto invisibile, vale a dire di una potenza invisibile, che é lo spirito. E il colpo che compie l'omicidio? Quello non é altro che l'atto meccanico del corpo, ben diverso dall' atto dello spirito. Ma chi comanda l'azione, replica la schiava, chi ubbidisce, o chi ha la responsabilità del risultato?

Ecco, alta filosofia, ieri abbiamo celebrato la giornata della donna… mentre qui non si esita a mettere in bocca a una schiava delle parole che soltanto Socrate potrebbe costruire.

La tesi é semplice, chiunque capisce il messaggio cristiano eo ipso, diventa un genio, cioè diventa un filosofo, intendiamoci non é che la schiava fosse priva di elementi, cioè voglio dire che un analfabeta probabilmente non riuscirebbe ad esprimersi, ma purché ci sia un piccolo patrimonio di base, immediatamente si diventa filosofi, capaci appunto di costruire anche ragionamenti di questa specie.

Capisco - dice Fabiola - ma vi é una difficoltà ancora, vi é una certa responsabilità degli atti interni, non meno che di quelli esterni. Già ha capito il colpo, ma dinnanzi a chi noi ne saremmo responsabili?

Qui é il gioco delle due intelligenze. Ed é vero, davanti a chi ne saremo noi responsabili? Se al pensiero succede l'opera, capisco come i due agenti debbono riguardarne anche la società, avere agganci con la società e con le leggi, ma se non avviene, dell' atto interno dinnanzi a chi se ne può essere responsabili? Fabiola: chi può essere colui che di diritto può giudicarlo quindi chiamarlo a sindacato? La schiava risponde con la più bella semplicità del mondo: Dio. Come, dice Fabiola, tu hai tanta fede in Giove, in Giunone, in Minerva? Credi che abbiano costoro a che fare col nostro?

Allora qui cominciamo a specificare. Fabiola: e questo Dio che nome ha nel vostro sistema religioso. Anche qui vedete, alta filosofia. Fabiola diventa curiosa, vuol sapere, natura, origine, attributi di Dio. Sira risponde con molta semplicità: la sua natura é semplice come la luce che ovunque penetra e si espande. Guardate il concetto meraviglioso. Poi: questo Dio fu prima di ogni principio e sarà quando tutte le altre cose chiuderanno. La sua essenza sono, la potenza, la sapienza, la bontà, e la giustizia, e le sue perfezioni sono infinite come la sua natura, Egli solo può creare, conservare, distruggere. Il trattato é completo, e c'é da meravigliarsi che una schiava riesca a dire di queste cose.

Ma Fabiola a questo punto chiede a Sira: credi, e siamo a un altro passaggio, che questo ente che tu mi dipingi con tale accenti, possa occuparsi e sorvegliare continuamente non soltanto le nostre opere, ma persino i nostri segreti pensieri e cioè i pensieri di tutti gli uomini? Sira risponde: Signora non é questa una occupazione, la luce non fa alcuna fatica a illuminare tutte le cose, é nella sua natura stessa. Sono vicine a una fontana, io vedo il fondo di quella fontana perché attraverso l'acqua, il raggio di sole porta la sua luce. A questo punto abbiamo già fatto un altro passaggio, questo Dio, che guarda che osserva che controlla anche i pensieri.

Fabiola é turbata all'idea che non si può mai essere soli. Turbata dall'idea che non si può essere arbitri del bene e del male. Questo dà ai nervi: che non un desiderio, non un pensiero può restare nascosto, e totalmente, proprio senza dovere rendere conto a nessuno. Certo qui la nostra Fabiola é adulta e ha capito adesso dove arriva il colpo, quale segno raggiunge. Autonomia etica non ne esiste.

Andate a rivedere ciò che dice Eva, quando appunto Satana fa notare.. e lei risponde: Dio ci ha detto che se noi... Come Dio vi ha detto! Allora tu accetti solo perché Dio ti ha detto? Dio ti ha detto perché ti ha scoperto la dinamica di una situazione pericolosa in cui c'é la distinzione del bene e del male, allora Dio in questo deve essere un ideale invece ahimè resta un padrone. E da qui il tentativo di sottrarsi al suo dominio.

Eppure al termine Fabiola dice: sento che ciò é vero. Per la prima volta Fabiola, riconosce di avere, é questo che dice Wiseman, forse sbagliando un momentino, di avere un padrone e un Signore. Perché vedete, altro è avere un Signore, altro é avere un padrone. Io avrei messo: finalmente ho scoperto di avere un ideale, di avere un Dio concepito come un ideale. Diversamente può diventare ancora uno sbaglio.

Il pensiero umano aspira a dare i significati a tutte le cose e si ribella al pensiero che qualcuno ha già dato una definizione a tutta la realtà. Da qui la tentazione di negare che le cose hanno una provenienza razionale. Da qui la tentazione allora di imporre i nostri significati a tutta la realtà e dunque la tentazione di creare noi la tabella del bene e del male.



Sabato 12 Marzo,2011 Ore: 15:39
 
 
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