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www.ildialogo.org 7 novembre 2010,

Le omelie di padre Aldo Bergamaschi
7 novembre 2010

Pronunciata il 6 Novembre 1977


Luca 20,27-38
In quel tempo, si avvicinarono alcuni Sadducei, i quali negano che vi sia la risurrezione, e posero a Gesù, questa domanda: "Maestro, Mose ci ha prescritto: Se a qualcuno muore un fratello che ha moglie, ma senza figli, suo fratello si prenda la vedova e dia una discendenza al proprio fratello. C'erano dunque sette fratelli il primo dopo aver preso moglie, morì senza figli. Allora la prese il secondo e poi il terzo e così tutti e sette; e morirono tutti senza lasciare figli. Da ultimo anche la donna morì. Questa donna dunque nella resurrezione, di chi sarà moglie? Poiché tutti e sette l'hanno avuta in moglie". Gesù rispose: "I figli di questo mondo prendono moglie e prendono marito; ma quelli che sono giudicati degni dell'altro mondo e della risurrezione dai morti, non prendono moglie né marito; e nemmeno possono più morire, perché sono uguali agli angeli e, essendo figli della risurrezione, sono figli di Dio. Che poi i morti risorgono, lo ha indicato anche Mosé a proposito del roveto, quando chiama il Signore Dio di Abramo, Dio di Isacco, e Dio di Giacobbe. Dio non è Dio dei morti, ma Dio dei vivi; perché tutti vivono per lui".
 
Non a caso questi Sadducei, avevano ragione di negare la risurrezione se il sostenerla era il crederla alla maniera dei farisei. Costoro negavano, per esempio, il libro dei Maccabei, perché come si dice nella introduzione, qui si parla per la prima volta della risurrezione dei morti.
I Sadducei erano ebrei come gli altri, ma negavano la risurrezione. Vediamo di fare un piccolo discorso. Fino al 1600, circa si sosteneva che una società di atei non era possibile. Ecco perché si era tanto combattuto l'ateismo, era il male dei mali dal punto di vista mentale, ma anche dal punto di vista pratico.
Il primo dei pensatori cristiani, a non avere orrore dell'ateismo, fu un certo Beil, che ho già citato da questo pulpito varie volte. Una mente lucida, un precursore dell'illuminismo, anche se non accetto tutta la sua teorica. “Gli atei - dice lui - non si sono distinti per la corruzione dei costumi”. Alla domanda: un ateo può vivere virtuosamente? “Si - risponde - non è più strano che un ateo viva virtuosamente, di quanto non lo sia per un cristiano darsi ad ogni sorta di delitti”.
Ora, se vediamo ogni giorno, questa ultima specie di enormità, cioè cristiani che si danno ad ogni forma di delitto, perché dovremmo credere che l'altra enormità, cioè di avere un ateo brava persona, sia impossibile.
Poi questo pensatore cita proprio i Sadducèi. “I Sadducei negavano l'anima - dice lui - ma non risulta che per questa concezione sbagliata siano vissuti peggio degli altri ebrei, anzi, è molto probabile che fossero più onesti dei Farisei, i quali si vantavano di osservare scrupolosamente la legge di Dio”, ma, aggiungo io, che avevano di Dio una concezione edonistica, identica a quella dei musulmani.
E allora qui va tutto per aria, come dovremmo essere? Come i Sadducei, che non credono nella risurrezione, o come i farisei i quali credono nella risurrezione, ma in un modo strano come i musulmani? Dobbiamo essere come Gesù ci ha detto di essere, ecco la posizione. Il problema non è quello di credere o non credere alla risurrezione, probabilmente il problema è quello di rendersi degni della risurrezione, o per lo meno di credere nella risurrezione in un modo retto, cioè a dire: in modo salvifico e non nel modo edonistico.
Questi Sadducei chi sono, qualifichiamoli: sono la classe ricca e laica, che ha tutto l'interesse a non credere nella risurrezione, cosa strana, esercitano il sacerdozio nel tempio. Vi rendete conto? Fin che c’è gente religiosa, anche se non credono nel pan cotto, si mettono due stracci addosso e fanno le cerimonie. Bene, questi signori esercitavano il sacerdozio nel tempio per cui, vivevano delle credenze dei semplici, ed erano diffidenti sui testi sacri come quelli della prima lettura, e avevano motivi razionali da opporre alla maniera di credere dei Farisei alla risurrezione.
Avete udito, questa povera donna che viene sballottata, tutto secondo la legge del levirato che Mosè aveva stabilito per dare la discendenza ai fratelli.
Ai Sadducei che chiedevano di chi sarà moglie nell’aldilà, i Farisei rispondevano così: ritornerà al primo marito, pensando che lassù si continui a sposarsi, si continui l’esercizio del sesso. Questo è l’errore orribile. Allora vi dico francamente che preferisco essere un Sadduceo. Facciamo qui quello che dobbiamo fare, cerchiamo di vivere alla meno peggio e basta; chiudiamo la parentesi ma non coinvolgiamo l’aldilà in questa situazione.
Abbiamo il caso delizioso, a quell’epoca, di un certo Gamaliele, era un rabbino accreditato, maestro di morale, il quale sosteneva che alla risurrezione l'uomo pio avrà una donna che gli darà un figlio tutti i giorni. Vedete qui quale massacro anche nell'eternità, come se l'eternità si dovesse misurare a giorni, oltre al fatto che c'è tutta la strumentalizzazione della donna.
Vi leggo dal Corano al capitolo ottantatreesimo, per dimostrare come siamo sulla stessa linea del musulmanesimo. “Guai a coloro che negano la risurrezione - i Sadducei nell'ipotesi - i giusti saranno gli ospiti della dimora deliziosa, adagiati su letti nuziali, volgeranno qua e la i loro sguardi, quelli che desiderano cotanta felicità, facciano ogni sforzo a mantenerla, nel giorno del giudizio i fedeli sghignazzeranno sui cattivi e li scorgeranno dal seno dei piaceri”, capite come un musulmano sia in linea con i Farisei. Allora preferisco che non ci sia la risurrezione anziché accettarla in questo modo. Ancora un passo del Corano al capitolo quarto: “Quelli che uniranno alla fede il merito delle buone opere, verranno introdotti in giardini ove scorrono fiumi, stanze di eterne letizie, dove si troveranno donne purificate e ombre deliziose”.
Gesù, dice ai Farisei - che immaginano la risurrezione come una specie di scuderia per stalloni - che il prendere moglie e marito è relazionato alla storia, e in questo mondo è finalizzato alla procreazione, ma dove non si muore più si è come angeli, allora non è più necessaria la procreazione, quindi cade tutta la casistica relativa.
Ai Sadducei che accettano invece l'autorità di Mosè, Gesù dice: attenzione, ma proprio Mosè chiama, Dio di Abramo, Dio di Isacco, Dio di Giacobbe, quindi, ecco la forza della argomentazione ad hominem, per un razionalista si impone una conclusione, Dio non è Dio dei morti, ma Dio dei vivi. Se Abramo e i patriarchi fossero morti sarebbe falso, perché la morte senza speranza costituirebbe una sconfitta per Dio stesso, perché un uomo morto è sottratto alla protezione divina.
Gesù allora combatte l'edonismo spirituale, pericoloso perché degrada l'uomo in quanto tale, perché quest'uomo trasborda nel mondo di là, tutte le sue miserie di qua. Prendiamo Napoleone, Napoleone deve guerreggiare per tutta l’eternità? Shakespeare deve scrivere commedie e tragedie per tutta l’eternità? Ecco dove se ne vede subito la immoralità.
Ora la motivazione dell'uso del sesso nel matrimonio, come del non uso nella castità del monaco, di colui che vuole dedicarsi alla predicazione del regno di Dio, non deve essere compiuta in funzione egoistica, ma in funzione di servizio, sapendo che qui è puramente strumentale.
Né lo sposato può pensare di usare eternamente il sesso, né il celibe può pensare di avere lassù una attività che non ha esercitato qui, voi capite la tentazione del celibe, sono due tentazioni allo stesso modo, quello dello sposato perché pensa che potrà continuare e il celibe perché nella sua testa sarà ripagato anche di questo: ambedue, nello stesso modo, sono fuori dalla visione di Gesù.
Saremo come gli angeli, liberi, ecco il punto, liberi da tutti i bisogni a finalità storica. Finalmente ci libereremo da tutti questi bisogni, che sono grandi se esercitati nell'ordine della loro finalità qui nell'ordine storico. Ma lassù resteranno da appagare i bisogni spirituali come gli angeli, uguali agli angeli. Il massimo dell'autonomia, il massimo della fraternità.


Sabato 06 Novembre,2010 Ore: 16:05
 
 
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