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www.ildialogo.org 19 settembre 2010,

Le omelie di padre Aldo Bergamaschi
19 settembre 2010

Pronunciata il 18 Settembre 1983


Luca 16,1-13

In quel tempo Gesù diceva ai suoi discepoli: "C'era un uomo ricco che aveva un amministratore, e questi fu accusato dinanzi a lui di sperperare i suoi averi. Lo chiamò e disse: Che è questo che sento dire di te? Rendi conto della tua amministrazione, perché non puoi più essere amministratore. L'amministratore disse tra sé: Che farò ora che il mio padrone mi toglie l'amministrazione? Zappare, non ho forza, mendicare mi vergogno. So io che cosa fare perché, quando sarò stato allontanato dall'amministrazione, ci sia qualcuno che mi accolga in casa sua. Chiamò uno per uno i debitori del padrone e disse al primo: Tu quanto devi al mio padrone? Quello rispose cento barili d'olio. Gli disse: Prendi la tua ricevuta e scrivi subito cinquanta. Poi disse a un altro: Tu quanto devi? Rispose: Cento misure di grano. Gli disse: Prendi la tua ricevuta e scrivi ottanta. Il padrone lodò quell'amministratore disonesto, perché aveva agito con scaltrezza. I figli di questo mondo, infatti, verso i loro pari sono più scaltri dei figli della luce. Ebbene io vi dico: Procuratevi amici con la disonesta ricchezza, perché quand'essa verrà a mancare, vi accolgano nelle dimore eterne. Chi è fedele nel poco, è fedele anche nel molto; e chi è disonesto nel poco è disonesto anche nel molto. Se dunque non siete stati fedeli nella disonesta ricchezza, chi vi affiderà quella vera? E se non siete stati fedeli nella ricchezza altrui chi vi darà la vostra? Nessun servo può servire a due padroni, o odierà l'uno e amerà l'altro oppure si affezionerà all'uno e disprezzerà l'altro. Non potete servire a Dio e a mammona.

Entriamo nel vivo del discorso. Un amministratore disonesto fu accusato. Ma attenzione, se noi allarghiamo la denuncia oltre una certa soglia gridiamo all'abuso. Chi ha accusato, secondo voi, ha fatto bene o ha fatto male? Ecco questo è il rompicapo sociale entro cui noi ci troviamo. É ovvio che qui c'è alla radice un fenomeno mafioso, badate che colui che ha avuto il coraggio di fare l'accusa è da supporre che abbia mostrato la faccia. Sono d'accordo, le denuncie anonime non stanno bene, ma quando c'è qualcuno che ha questo coraggio, voi che cosa dite? Vedete che sono nella perplessità io pure, perché se il principio si allarga può diventare un disastro, però se tutti tacciono l'ingiustizia si perpetua senza possibilità di sanzione.

E allora il pericolo è che uno faccia la denuncia per mettersi al suo posto, ecco quello che noi paventiamo nella logica della denuncia. Ma, d'altra parte, uno può fare la denuncia perché è colpito personalmente. E allora, in questo caso, dobbiamo preoccuparci dell'ingiustizia solo quando ci riguarda personalmente, o anche quando riguarda altri e riguarda tutta la collettività? Ecco, vedete la ramificazione di questo problema.

Certo l'ideale sarebbe quello di sentire questa unità nella - parola un po' forte - unità biologica economica e mistica, per cui la giustizia dovrebbe essere al servizio della carità, e questo dovrebbe essere l'ideale cristiano. Con tutte queste riserve resto dell'avviso che - se qualcuno è meglio illuminato di me mi corregga - quel signore o quei signori che hanno denunciato tutta questa sequela di rapine, che erano poi rapine a tutta la collettività, dico, se costoro hanno mostrato la faccia sono da lodare. Probabilmente nel passo di s. Luca si vuole adombrare questa capacità di denuncia all'interno della ecclesìa, perché il male non lo si deve lasciare passare.

Primo rilievo su cui torneremo, è uno dei due punti più difficili o caratterizzanti del passo evangelico. Gesù loda la strategia, diciamo la intraprendenza di chi è, tra virgolette, astuto, Ma già l'intelligenza, che i buoni filosofi antichi chiamavano prudenza, non è una virtù morale, uno che è intelligente non è virtuoso, me lo concedete questo? Allora dicevo, l'intelligenza non è virtù morale, gli antichi la chiamavano prudenza, l’intelligenza è la capacità di raggiungere il fine quale esso sia.

In questo passo è lodata la capacità di mettere al sicuro il proprio futuro. Vogliamo esaminare il fine un momento? Il fine mi dispiace, è egoistico: tu io, tu io, al sicuro, chiudere in una botte gli altri come se fossero degli insetti. Allora il fine è egoistico, i mezzi sono disonesti, la disonestà non è nemmeno il caso di metterlo in rilievo, sono le false ricevute: scrivi cinquanta anziché cento, ottanta anziché cento. Voi vedete quale capacità di saper distinguere pollo da pollo, a uno dice cinquanta, all’altro ottanta, li guarda in faccia, riconosce i polli che ha spennato fino a ieri e adesso sa bene come calibrare la dose della sua trappola, il fine egoistico i mezzi disonesti, false ricevute.

Ma l'intelligenza con cui è condotta l'operazione, questa resta un capolavoro, dobbiamo ammetterlo, un capolavoro da imitare qualora appunto i fini e i mezzi onesti siano obiettivamente giusti e buoni, e questo dovrebbe essere il caso del cristiano, i cristiani dovrebbero avere un fine altruistico. Costruire, in termini più generali, il paradeison, usare mezzi onesti, id est lavoro produttivo. Eppure non si vede intelligenza nel portare a termine questo genere di operazione, quelli senza fini e con mezzi disonesti costruiscono delle torri, il cristiano con i fini buoni, con i mezzi onesti non riesce a costruire.

Probabilmente questo è il richiamo dell'evangelista alla prima generazione cristiana. Forse siamo incerti sul fine e sui mezzi e allora siamo tentati di andare a prestito da altre ideologie. C'è una frase di Gesù che fa riflettere, “..... usate anche voi le ricchezze disoneste per farvi degli amici”. Traduco: tutto il nostro danaro è sporco, tutto! Anche quello delle banche vaticane, anche quello è danaro sporco. Ecco, l'arte del cristiano dovrebbe consistere nel farlo diventare pulito. Se proprio non riusciamo a farlo diventare pulito nella sua sostanza e alla radice, almeno a questo livello, che non è il giusto, perché certe frasi non mi piacciono, il dire per esempio che Dio ama il povero, no e poi no, Dio non vuole che ci sia il povero! Non accetto il discorso a questo livello, non l'accetto perché qui è proprio il richiamo a costruire una ecclesia in cui non ci sia spazio per il povero storico, giacché laddove ci sono dei poveri di spirito, cioè dei ricercatori di valori spirituali, non ci devono più essere i poveri storici.

Adesso riaffrontiamo più analiticamente i due punti cardini del discorso: un parlamentare - ho letto l'episodio in un giornale - alla domanda come è riuscito lei a metter insieme tante case e tanti terreni? Ha risposto: Frutto del mio lavoro. Lì accanto, un operaio che potrebbe essere mio o vostro padre, eleva un solo lamento: ho lavorato tutta la vita e non ho una casa e anche la pensione è insidiata ecc, serve appena ad affrontare le spese quotidiane. Questo parlamentare sa che la ricchezza, certa ricchezza, si ottiene non col lavoro, attenzione, ma operando sul danaro, e il danaro non è solo valore scisso dal lavoro, lo vedete anche voi. É ovvio che in teoria il volume del danaro non dovrebbe essere superiore al volume del prodotto corrispondente.

Ma ecco i miei dubbi, ci avete mai pensato? A livello mondiale la cosa certa è che questo volume di danaro, dovendo essere pari al prodotto, riesce a creare delle sacche di povertà in un mondo che potrebbe dare da mangiare a quaranta miliardi di uomini e non riesce a sfamarne quattro perché pare che addirittura, un miliardo muoia di fame. Allora, frutto del mio lavoro? Anche il fattore lavora, ma su false ricevute per non volere lavorare direttamente a produrre capitale. Per forza il capitale c'è già. Lavora allora per fare arrivare a casa sua il capitale esistente, il capitale altrui, prodotto da qualcuno che è anonimo, la cui faccia io non vedo, le cui braccia io non vedo se non per produrre il capitale.

Ora, per controllare, diciamo le due parole, il ladrocinio giuridico, abbiamo un nucleo di poliziotti, ma chi riesce a fare la guardia al ladrocinio sociale? Non è il caso di fare la distinzione, altro è il ladrocinio giuridico e altro è il ladrocinio sociale, che nessuno vede, contro cui nessuno protesta. Ecco probabilmente il richiamo di san Luca e di Gesù, si capisce.

Ebbene, la ecclesia di Gesù dovrebbe essere il luogo in cui c'è sì la banca, ma non il segreto bancario, ahi ahi! La banca ha una duplice valenza, può essere la razionalizzazione di una eccedenza, oppure l'uso della scoperta che il danaro può produrre danaro. Se noi accettiamo che originariamente la banca sia stata inventata, e ognuno di noi la inventerebbe, perché si tratta di razionalizzare una eccedenza, allora dovrebbe cadere, in una buona ecclesìa, il segreto bancario. Ma quello resta, quindi la ecclesia non c'è. Dunque lungi da noi la possibilità di eliminare la delinquenza sociale.

La delinquenza giuridica probabilmente la elimineremo perché la fronteggiamo col moltiplicare la polizia, il contingente poliziesco, ma per quanto riguarda invece la soluzione del problema io non lo demando più alla società civile, e non lo demando più ad alcun partito Il mio sogno, la mia utopia resta solo questa, cioè la ecclesia, ma a quelle condizioni. A mio avviso la cultura marxista è nata perché la fede dei cristiani non ha saputo risolvere il rapporto fondamentale dell'esistenza che è il rapporto fra capitale e lavoro. Abbiamo dimenticato che il padrone è solo Dio - ecco l'altro aspetto della parabola - e che noi siamo tutti servi, gli uni degli altri a servizio di Lui.

Dimenticando questo, ecco che c'è qualcuno che dice: signori, vediamo di istaurare una nuova struttura del mondo per vedere di tirarci fuori da questa situazione. Io non dico che i marxisti ci siano riusciti, anzi hanno ottenuto il rovescio rispetto a quello che si proponevano di ottenere, purtroppo. Questa è la critica che faccio anche a loro, ma mai dimenticare che la cultura marxista è nata perché la fede non ha saputo risolvere quel rapporto.

Allora la strada quale è? È sufficiente attuare la fede nei rapporti sociali per servire la causa dell'uomo, e per fare questo non c'è bisogno che un cattolico riversi le sue energie in un partito quale che esso sia, ha già la sua fede che lo deve guidare in queste scelte. E ciò potrà avvenire, come primo movimento, come punto di partenza solo fra cristiani.

Ecco allora come vedo la unità dei cristiani per risolvere, non per opporsi agli altri. Questo vorrei che fosse capito da quei critici che parlano di integrismo, io l'integrismo lo rifiuto, io parlo di unità per risolvere.

Sono così geloso di questa unità dei cristiani perché, le rinunce che si prevedono sull'egoismo di fondo dell'io, solo un veto cristiano le può fare.



Marted́ 21 Settembre,2010 Ore: 14:27
 
 
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