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Le omelie di padre Aldo Bergamaschi
18 luglio 2010

Pronunciata il 22 Luglio 2001


Luca 10,38-42
Mentre erano in cammino, entrò in un villaggio e una donna, di nome Marta, lo accolse nella sua casa. Essa aveva una sorella, di nome Maria, la quale,sedutasi ai piedi di Gesù, ascoltava la sua parola; Marta invece era tutta presa dai molti servizi. Pertanto, fattasi avanti, disse: “Signore, non ti curi che mia sorella mi ha lasciata sola a servire? Dille dunque che mi aiuti”. Ma Gesù le rispose: “Marta, Marta, tu ti preoccupi e ti agiti per molte cose, ma una sola è la cosa di cui c’è bisogno. Maria si è scelta la parte migliore.
 
      Questo quadretto, chiamiamolo così, dove ci sono due sorelle e non lo dico a caso, ha dato origine alla disputa sul valore della vita attiva a fronte della vita contemplativa.
Marta vita attiva, Maria vita contemplativa; qualcuno facendo un po’ di cabala ha notato che Marta e Maria diversificano soltanto per due lettere, da Marta, togliete la Te mettete la I e avete Maria. Marta T temporalità, Maria I immortalità. Questo per dirvi come le due figure hanno avuto dei rilanci pericolosi, Gesù poi ha detto quella frase che tutti ricordiamo “Maria ha scelto la parte migliore”.
Se dico che ha scelto la parte migliore, non dico però che ha scelto il tutto. Volete un esempio banale: prendiamo un pollo, qual è la parte migliore? Voi mi direte: del pollo morto è il petto del pollo, il resto però non lo buttiamo via, del pollo vivo però, vale tanto il suo petto quanto le sue zampe, voi capite già a che cosa voglio alludere, da due sorelle poi, questo magnificare la vita contemplativa, ha creato nel mondo cristiano qualche paradosso.
Vi dirò, a costo di far male a qualche anima che ha molta stima della vita contemplativa, - certo anch’io ho molta stima, ma deve essere per la persona stessa, guai se diventano categorie - l’elogio della contemplazione era già stato fatto da Aristotele. Vi dico come il grande filosofo abbia dichiarato che la contemplazione è l’attività egregia, l’attività più alta dell’uomo. Sentite il ragionamento: l’uomo che è composto di corpo e di cervello - lasciamo stare la questione dell’anima - dice il filosofo, non vi è dubbio che la parte migliore di noi è il cervello, perché con questo cervello riusciamo a conoscere tutte le cose, per cui il cervello ha un’attività valida per sé stessa, vedete cosa accade: noi facciamo la guerra per stare in pace, lavoriamo per riposarci o per guadagnare, tutte queste azioni le facciamo in funzione di qualche cosa d’altro, quindi vuol dire che non sono le più importanti; invece, per il fatto di contemplare con questo cervello, noi non compiamo un’azione che rimandi ad altra azione, è la più alta, la più sublime per cui è valida in sé stessa.
Ecco come la contemplazione sarebbe il punto più alto che qualifica la dignità di un uomo cioè di una creatura umana, uomo o donna non ha importanza. La contemplazione è insidacabile se non, ecco il punto, per fare questo bisogna che uno non lavori, perché se lavora compie un’azione che rimanda a qualcosa d’altro e allora, dove nasce la distinzione fra coloro che contemplano, coloro che ragionano e coloro che lavorano? Aristotele lo dice in modo chiaro: uno schiavo non può assolutamente coltivare l’amicizia, deve lavorare ventiquattro ore su ventiquattro, la sua vita è dedicata al lavoro, lavora per vivere vive per lavorare. Quindi c’è la distruzione della persona. C’è poi la conclusione amara: se vogliamo che la civiltà stia in piedi, bisogna proprio che ci sia qualcuno che si sacrifica per gli altri.
Ecco allora San Benedetto che viene a correggere, cerca la unità. Il monaco benedettino è uno che prega e lavora “ora et labora” però, ad un certo momento anche per loro nei conventi si vengono a creare le due classi, quelli che pregano e quelli che lavorano, mentre originariamente era “ora et labora” per tutti i monaci. Questo modo è uno spaccare la fratellanza e Marta e Maria sono due sorelle.
 Coloro che girano l’Italia saranno stati a visitare il famoso convento creato da S. Pier Damiani a Fonte Avellana a ridosso del Monte Catria nelle Marche, io sono andato con un gruppo di persone.
Lì abbiamo la spaccatura, siamo nel periodo Medievale, quindi circa cento anni prima di San Francesco, e S. Pier Damiani, un Santo, badate bene, si vantava di avere creato questa struttura in cui c’erano, quindici uomini che meditavano, che pregavano, e non lavoravano, mantenuti da altri quindici che lavoravano ventiquattro ore su ventiquattro per mantenerli, per dar loro il cibo e tutto il resto, e questo non mi sta bene
Mi scuso, ma queste cose i cristiani, i cattolici, devono conoscerle per capire come queste forme di monachesimo poi abbiano chiuso la loro epoca perché contenevano un errore, una lettura sbagliata del passo evangelico che abbiamo letto. Gesù dice a Maria: “hai scelto la parte migliore”, che non vuol dire il tutto, denota che le due attività debbono integrarsi. Dunque per il Vangelo, Marta e Maria sono sorelle, Gesù indica la parte migliore, ma per tutti. Se la contemplazione è l’attività più nobile della persona umana, tutti, tutti, debbono avere la possibilità di esercitarla, allora come faremo?
Termino raccontandovi la soluzione di San Francesco. La parte migliore d’accordo, ma tutto questo vale per tutti e per renderlo possibile a tutti bisogna allora scambiarsi i ruoli. Ecco il capolavoro di San Francesco. Egli dice: se ci sono due frati che vogliono ritirarsi in un eremo per pregare, per coltivare, per riflettere, giusto, allora facciamo così: due frati che chiameremo i figli, altri due li chiameremo le madri la parte più alta, quando sono in convento, i due che pregano, che si coltivano spiritualmente, leggono, saranno mantenuti da altri due che gli procureranno loro il mangiare e così via, poi si fa il cambio. Ecco come Aristotele viene superato: i due che prima avevano pregato diventano le madri dei figli, i quali a loro volta contemplano e così abbiamo ottenuto la pacificazione di Marta e Maria. Guai a noi se nella nostra vita almeno una volta, due o tre non lo facciamo, questo dovrebbe essere per ogni giorno....
Penso poi che alla sera quando Gesù ha lasciato la casa e Marta avrà detto perché tu non hai aiutato; Maria avrà detto: ma guarda che io ho imparato tante cose dalla bocca del Maestro. Aristotele era arrivato con il pensiero a capire che la parte più alta di noi è qui nel cervello, e la contemplazione è la parte più squisita della nostra persona.  
Dal punto di vista generale penso che Gesù abbia dato delle motivazioni all’esistenza.
     Marta, Marta ti dai da fare per troppe cose, come dire, attenzione è vero che dobbiamo lavorare e che dobbiamo agire, ma bisogna che noi troviamo la motivazione al nostro agire, alla nostra vita, alle nostre sofferenze e a tutte le fatiche che facciamo in ambito familiare e fuori della famiglia. Quindi non la celebrazione assoluta della contemplazione per tutte quelle motivazioni che vi ho detto, ma la contemperanza, cioè il contemperare le due necessità. Da un lato dare un fondamento al nostro agire, e dall’altro lato non creare un dualismo classista fra chi lavora e chi contempla.


Marted́ 20 Luglio,2010 Ore: 11:08
 
 
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