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www.ildialogo.org Pacedifesa - Foglio informativo del CSDC n.3.12, Anno XI,di CENTRO STUDI DIFESA CIVILE

Pacedifesa - Foglio informativo del CSDC n.3.12, Anno XI

di CENTRO STUDI DIFESA CIVILE

Nonviolent Peaceforce festeggia i suoi 10 anni di attività e li celebra con un trattato di pace nelle Filippine ed un importante corso di formazione per donne attiviste per i diritti umani nel Sud Caucaso.
Il 2012 è stato un anno fervente anche per l’attività di advocacy internazionale, a cui il CSDC si sta dedicando con sempre maggior impegno sia all’interno del Network Europeo per i Servizi Civili di Pace sia in EPLO. Anche la formazione rimane un attività di prim’ordine per il CSDC e qui riportiamo i resoconti dei tre principali eventi: un seminario sul peacekeeping civile presso l’Università di Padova, un corso giovanile internazionale di Peace Education svoltosi a Lisbona ed un seminario per studiosi e operatori di pace in Moldavia.
In questo numero vi proponiamo inoltre tre documenti che approfondiscono altrettanti aspetti di massimo rilievo del lavoro di pace: il legame tra peacebuilding e sviluppo, il Conflict sensitivity approach e la valutazione dell’efficacia delle operazioni Onu di protezione dei civili.



2002-2012: 10 anni di NP tra ricordi India, sogni ad Oslo e una pace concreta nelle Filippine
Il 2012 sarà ricordato dagli europeisti convinti e da gran parte del movimento internazionale per la Pace come l’anno dell’assegnazione del Premio Nobel per la Pace all’Unione Europea.
Ma anche per l’altra faccia del lavoro di pace - quella che, se non del tutto opposta, può quantomeno rivendicare l’indipendenza e la complementarietà con quella istituzionale - il 2012 è stato un anno importante: si sono festeggiati i 10 anni dalla fondazione di Nonviolent Peaceforce (NP), l’organizzazione che molto sta contribuendo a sviluppare, innovare ed ampliare la capacità di risposta civile non armata e nonviolenta ai conflitti.
Era il 2002 quando a Surajkund in India, si riunirono più di 150 delegazioni di organizzazioni della società civile di 49 paesi per il congresso di fondazione di Nonviolent Peaceforce. Da lì ha preso avvio il primo progetto in Sri Lanka, poi seguito da altri interventi tra cui quello in Guatemala, Sudan e Sud Caucaso.
Da 10 anni NP sperimenta un modello d’intervento in continua evoluzione, di pari passo con gli sviluppi degli scenari, raccogliendo notevoli apprezzamenti anche da parte di Agenzie ONU e altri organismi internazionali. La pace da poco firmata nelle Filippine è un grande traguardo per NP. Questo ed altri risultati sono segnali sempre più incoraggianti, che non solo aumentano il riconoscimento e la legittimazione del peacekeeping civile non-armato, ma lasciano spazio anche ad alcuni sogni…
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NP nelle Filippine: Un pace celebrata, ma ancora tutta da scrivere
ll 15 ottobre 2012 il governo delle Filippine e il Moro Islamic Liberation Front (MILF), il principale gruppo separatista delle regione di Mindnao, si sono incontrati a Kuala Lumpur per la stipula dell’Accordo Quadro, con il quale si mira alla composizione di un conflitto che da decenni pone in violenta antitesi la minoranza islamica della regione Sud e il Governo di Manila.
Entrambe le parti durante i loro discorsi ufficiali hanno lodato il lavoro di Nonviolent Peaceforce per il suo contributo al processo di pace. Rashid Ladiasan, Capo del Segretariato del MILF, constata: “Le attività e gli strumenti di Unarmed Civilian Peacekeepers di NP sono stati molto efficaci: la gente è traumatizzata e se ci fosse stato solamente il governo nazionale e il MILF a monitorare la protezione dei civili non ci sarebbe stata percezione di imparzialità” Rashid Ladiasan, Capo del Segretariato del MILF constata
Tuttavia il lavoro sul campo di NP non si estingue con la proclamazione dell’Accordo Quadro, ma guarda avanti alle prossime sfide di un processo di pace, che seppur già festeggiato, è ancora tutto da scrivere.
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Formazione di Donne attiviste per Diritti Umani nel Sud Caucaso
Nel mese di Ottobre 2012 Nonviolent Peaceforce ha organizzato a Tbilisi un corso di formazione indirizzato a donne impegnate in attività di difesa dei diritti umani e promozione della parità di genere in aree colpite da conflitti.
La formazione è stata condotta in collaborazione con UN Women (l’entità delle Nazioni Unite per l’equità di genere e l’empowerment delle donne) e ha coinvolto diciotto partecipanti provenienti da Pakistan, Afghanistan, Georgia, Armenia e Azerbaigian
Il corso di formazione ha fornito alle partecipanti l'opportunità di concettualizzare i problemi relativi alla violenza sessuale e di genere, per porli poi in relazione al loro contesto nazionale e alle loro strategie d’intervento. Le donne hanno anche appreso come sviluppare i loro rispettivi network, come influenzare i stakeholders e come facilitare un dialogo in materia di pace e sicurezza. Si è approfondito in particolare il tema della documentazione e del monitoraggio, forti dell’esperienza maturata in tale ambito da NP.
L’importanza di tale iniziativa va al di là della formazione: si tratta di un segnale che favorisce un più attivo coinvolgimento di NP nell’ancora instabile scenario sud caucasico. A seguito dell’apertura di un primo ufficio NP nel villaggio di Tkviav (nella linea di confine e di disputa tra Georgia e Sud Ossezia) per un esplorazione pilota nel 2012, si auspicano nuovi sviluppi per il 2013.
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Gli Annual Meeting NP e ENCPS danno nuovo impulso alle reti internazionali
Quest’anno si sono tenuti ad Oslo i meeting annuali dell’European Network for Civil Peace Services (EN.CPS) e di Nonviolent Peaceforce (NP). Per entrambe le sigle è stato un importante momento di riorganizzazione e rinnovamento. Le organizzazioni europee membre di NP e lo staff esecutivo dell’ufficio centrale di Bruxelles si sono confrontate sugli ultimi sviluppi dei progetti sul campo e sulle nuove prospettive di intervento in Birmania e Kyrgyzstan, ma anche su aspetti più strutturali come le caratteristiche della constituency e relative modalità di membership. Tutto ciò nel più ampio contesto di predisposizione del nuovo long-term plan 2013-2018.
Ancor più fervidi sono stati i giorni dedicati a EN.CPS: c’è ora la volontà e il potenziale per poter imprimere un significativo impulso alle attività del network. Innanzitutto si è provveduto a rieleggere un nuovo comitato direttivo che vede in qualità di coordinatore europeo Graziano Tullio del CSDC.
Il direttivo che avrà il compito di rinvigorire la piattaforma, ristrutturare i canali di comunicazione e far converge le iniziative messe in campo dalle organizzazioni membre in un ottica di advocacy europea.
Ad Oslo si è anche constatato che all'interno del vasto movimento europeo che si impegna per la promozione dei servizi civili di pace, la società civile italiana è tra le più attive. Un segnale importante ma che rende ancor più necessario uno sforzo di coordinamento e condivisione in grado di rendere "leggibili" e "spendibili" i percorsi nazionali in una prospettiva europea.
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Il CSDC nel nuovo Direttivo di EPLO
Bernardo Venturi, Direttore del CSDC, è stato eletto nello Steering Committee dell’European Peacebuilding Liaison Office (EPLO) come rappresentante dell’European Netwrok for Civil Peace Service (EN.CPS). Durante l’Assemblea Generale di EPLO sono stati definiti gli obiettivi politici del prossimo triennio ed è stata accolta la richiesta di adesione di due nuove organizzazioni. Catholic Organization for Relief and Development Aid (CORDAID) e Maze Long Kesh Development Corporation. EPLO, la principale piattaforma europea sul peacebuilding, raggiunge così le 33 organizzazioni membro.


Raccomandazioni EPLO per l'implementazione di politiche e pratiche UE che colleghino Peacebuilding e Sviluppo
Lo scorso ottobre 2012 a Bruxelles un meeting EPLO ha approfondito legame tra Peacebuilding e Sviluppo.
Scopo dell’incontro era identificare gli ostacoli ed analizzare le condizioni necessarie per l’implementazione del nuovo principio che lega peacebuilding e sviluppo all’interno dell’architettura politica e delle attività pratiche di risposta delle Istituzioni Europee.
EPLO da diversi anni si sta impegnando affinché la prevenzione e la gestione dei conflitti possano essere realmente considerati obiettivi delle politiche di sviluppo UE.
Il meeting si è prima focalizzato sulle implicazioni che il principio basato sul binomio peacebuilding-sviluppo può avere sulle future cooperazioni UE con le regioni e i paesi colpiti da conflitto o in situazione di fragilità. In seguito, partendo dalla valutazione dell’atteggiamento dell’UE rispetto a tale principio, sono state elaborate alcune raccomandazioni rivolte sia alle istituzioni Europee sia alle organizzazioni della società civile attive nel campo del peacebuilding e dello sviluppo.
Il CSDC ha reso ora disponibile on-line una traduzione in italiano di questo documento chiave.


Secondo seminario del progetto CSDC in Moldavia
Si è tenuto a fine ottobre il secondo seminario della rete moldava di studiosi e operatori di pace. Il seminario - svoltosi a Chisinau presso l’Università ULIM - ha dato seguito allo scambio e agli approfondimenti discussi a giugno nel primo seminario di progetto. In particolare, docenti e ricercatori di varie università moldave hanno mostrato i loro corsi curriculari legati a peace e conflict studies e i rappresentanti di alcune realtà non-governative hanno illustrato i principali progetti e programmi per la pace intrapresi negli ultimi anni.
Ora i partner stanno lavorando alla realizzazione di un portale web che raccolga e renda fruibili i curriculum sui peace studies e i progetti di peacebuilding realizzati in Moldavia fino ad ora. Nei prossimi mesi si terranno anche dei seminari universitari per mostrare e discutere il lavoro svolto dalle ONG moldave sul peacebuilding.


L’uso della forza come metodo di protezione: valutazione dell’efficacia
Nonostante la sempre maggiore attenzione che l’ONU dedica alla protezione dei civili durante le sue missioni di peacekeeping, rimane ancora difficile valutarne l’efficacia.
Le missioni ONU, infatti, non effettuano resoconti regolari relativi al loro ruolo di protezione e non vi è nemmeno una regolare e precisa documentazione sul quando e sul come la forza viene utilizzata per assicurare la protezione dei civili, o a chi la protezione è stata effettivamente garantita.
Una simile mancanza di sistematica documentazione non solo rende difficile valutare la portata e individuare i risultati di simili interventi, ma si porta inevitabilmente dietro numerosi dubbi e perplessità circa la reale efficacia delle operazioni ONU di protezione dei civili.
In questo scenario si inserisce la ricerca del prestigioso think thank svizzero Geneva Centre for Security Policy (GCSP) dal titolo “Great Expectations: UN Peacekeeping, Civilian Protection, and the Use of Force”.
Alan Noss, curatore delle ricerca, delinea il quadro dell’argomento e prova a rispondere ad una domanda chiave: come e quando l’ONU usa la forza per proteggere i civili e che lezioni pratiche sono state tratte da situazioni in cui la forza è stata utilizzata come arma di protezione?
Il paper si basa sull’analisi di quattro casi di studio - Sierra Leone, Costa d’avorio, Congo e Liberia - costruendo degli indicatori che mettono in relazione i flussi di rifugiati con la quantità di peacekeeper ONU.
Il capitolo centrale della ricerca e le relative conclusioni sono state tradotte in italiano da Giulia von Braunmühl del CSDC è ora consultabile sul sito pacedifesa.org assieme alla ricerca integrale.


Maggior attenzione per la Conflict sensitivity
Matteo Landricina del CSDC ha preso parte ai lavori dell’AIDEX, il forum annuale sullo sviluppo e l’aiuto umanitario, tenutosi quest’anno a Bruxelles il 24 e 25 ottobre. Da questa partecipazione ne è scaturito un interessante articolo sul “conflict-sensitivity approach” degli interventi nelle zone di crisi.
Le missioni umanitarie stanno cominciando a tenere in maggior considerazione l’approccio “do no harm”, il legame “peacebuilding-sviluppo” e la “conflict sensitivity”, ma molta strada c’è ancor da fare in tale ambito.
Nonostante ciò, si contraddistinguono alcuni esempio positivi: il modello d’intervento del Gesellschaft für internationale Zusammenarbeit (GIZ), l’agenzia tedesca per la cooperazione internazionale, è portavoce di uno dei più innovativi approcci, in quanto capace di mettere in campo interventi realmente organici di ricostruzione post-conflitto e post-emergenza.
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Seminario “Società civile e azione di pace in territorio di conflitto”
Un intera giornata di studio dedicata al peacebuilding e peacekeeping civile si è svolta presso il Centro Diritti Umani dell’Università di Padova il 30 novembre 2012.
Il seminario nasce come collaborazione tra Centro Studi Difesa Civile, il Tavolo Interventi Civili di Pace e l'Università di Padova che ha inserito tale evento nell'ambito dell'insegnamento "Sicurezza internazionale e peacekeeping" del Corso di Laurea Magistrale in Istituzioni e politiche dei diritti umani e della pace coordinato dal prof. Marco Mascia.
Il seminario si è articolato in due sessioni: la mattina Luisa Del Turco e Graziano Tullio hanno presentato la nuova pubblicazione del CSDC nella quale vengono analizzati gli sviluppi del peacekeeping civile e l’esperienza sul campo di Nonviolent Peaceforce. Maurizio Geri ha poi fornito interessanti spunti di riflessione partendo dal sua personale esperienza di peacekeeper professionista in Sri Lanka con Nonviolent Peaceforce. Nel pomeriggio, Ilaria Zambelli ha delineato l’excursus storico-legislativo che ha dato avvio alla discussione sui corpi civili di pace e che ha poi portato all’istituzione del Tavolo Interventi Civili di Pace (ICP).
In seguito, Graziano Tullio ha presentato il nuovo documento sui principi e gli standard degli interventi civili di pace italiani, per poi riflettere assieme ai partecipanti al seminario sui possibili sviluppi di tale modello d’intervento, non solo a livello nazionale auspicando l’apertura di un rinnovato dialogo con il MAE, ma anche inserendolo nel più ampio contesto europeo nel quale si muovono le attività di EN.CPS ed EPLO.
Grazie ai volontari in servizio civile presso il Centro diritti Umani di Padova è ora disponibile un video del seminario con interviste ai relatori.


Training course “Communication and conflict management for Peace Education”
È un stato un grande successo il primo corso di formazione internazionale organizzato dal CSDC nell’abito del programma Europeo “Youth in Action”. Il corso si è svolto dal 14 al 20 ottobre a Lisbona, ospiti del partner di progetto Associação Spin, e ha visto la partecipazione di 18 giovani provenienti da Germania, Romania, Portogallo, Slovenia, Spagna, Bulgaria, Ungheria, Svezia e Italia.
I partecipanti, tutti giovani impegnati nei rispettivi paesi in attività di pace e nonviolenza, per sei giorni hanno preso parte a diverse attività di educazione non formale (teatro, giochi di ruolo, lavori di gruppo, simulazioni) predisposti dal pool di trainers coordinati da Graziano Tullio (responsabile educativo del progetto), esplorando temi quali la comunicazione efficace, l’analisi del conflitto, gli stereotipi e pregiudizi, i processi democratici, il campaigning per la pace e molti altri.
Obiettivo principale del corso è stato lo sviluppo delle capacità comunicative e relazionali in contesti multiculturali e delle capacità di interpretazione e gestione dei conflitti sia interpersonali che internazionali.
Per farsi un idea dell’ambiente, delle attività e delle caratteristiche del corso è possibile visionare il video-report del progetto.


Opportunità di formazione: Practicum on Experiential Peacebuilding in Costa Rica
Il Practicum on Experiential Peacebuilding (PEP) è un programma estivo che combina attività formative esperienziali outdoor con momenti più teorici, il tutto in un contesto multiculturale.
É una vera e propria spedizione “zaino in spalla” di 10 giorni nella regione di Piedras Blancas, in Costa Rica, durante i quali sono previste attività che vanno dal rafting a visite di studio presso l’ “UPEACE Centre for Executive Education” l’ Università per la Pace dell’ONU.
Il PEP è rivolto a studenti, neo laureati e giovani professionisti dell’area Peacebuilding e Diritti umani che vogliono mettere alla prova le loro abilità di leadership e gestione dei conflitti al di fuori dei contesti formali a cui si è abituati.
Il progetto nasce dalla collaborazione di diversi organismi statunitensi, tra cui la nota ONG Search for Commong Ground. Iscrizioni aperte fino al 15 marzo 2013.

2013: un nuovo anno di impegno per la pace, assieme al CSDC
Nel corso del 2012 è continuato l’impegno del Centro Studi Difesa Civile su ricerca, formazione e azione per la Pace, operando in sinergia con altre realtà della società civile e confrontandoci con le Istituzioni, sia italiane che europee.
Nelle diverse attività e iniziative abbiamo cercato un maggior coinvolgimento dei soci. Vogliamo, infatti, che chi aderisce agli obiettivi e alla mission del CSDC, possa parteciparvi a partire dai propri interessi e competenze.
Nel contempo, stiamo lavorando per una newsletter sempre più di qualità, con notizie dall’Italia e dal mondo che aiutino la comprensione critica e favoriscano la partecipazione, perché, come sosteneva Albert Einstein, "la pace non può essere mantenuta con la forza, può essere solo raggiunta con la comprensione".
Se apprezzi l’attività svolta dal Centro Studi Difesa Civile e desideri che continui a operare nel campo delle politiche di pace, vi invitiamo a sostenerci per il 2013 iscrivendoti all’Associazione, oppure facendo una donazione.
Confidando nel vostro sostegno, vi ringraziamo e vi inviamo un sincero augurio per un 2013 di Pace!

CENTRO STUDI DIFESA CIVILE
via della Cellulosa, 112 - 00166 Roma
www.pacedifesa.org
foglio informativo curato da Graziano Tullio: g.tullio[at]pacedifesa.org



Domenica 30 Dicembre,2012 Ore: 09:28
 
 
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Pace dal basso

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