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www.ildialogo.org ENRICO PEYRETTI: RICORDARE LE VITTIME, VEDERE LE RADICI DELLA VIOLENZA,

OGNI VITTIMA HA IL VOLTO DI ABELE.
ENRICO PEYRETTI: RICORDARE LE VITTIME, VEDERE LE RADICI DELLA VIOLENZA

[Ringraziamo Enrico Peyretti (per contatti: enrico.peyretti@gmail.com) per questo intervento.
Enrico Peyretti (1935) e' uno dei maestri della cultura e dell'impegno di pace e di nonviolenza; e' stato presidente centrale dal 1959 al 1961 della Fuci (Federazione Universitaria Cattolica Italiana); ha insegnato nei licei Storia e Filosofia; ha fondato con altri, nel 1971, e diretto fino al 2001, il mensile torinese "il foglio", che esce tuttora regolarmente; e' ricercatore per la pace nonviolenta nel Centro Studi "Domenico Sereno Regis" di Torino, sede dell'Ipri (Italian Peace Research Institute); e' membro del comitato scientifico del Centro Interatenei Studi per la Pace delle Universita' piemontesi; e' socio del Movimento Nonviolento e del Movimento Internazionale della Riconciliazione. Ha curato il volume collettivo Al di la' del "non uccidere" (Cens, Liscate, Milano 1989, oggi editrice Servitium, Sotto il Monte); ha pubblicato Dall'albero dei giorni. Soste quotidiane su fatti e segni (Servitium, Sotto il Monte 1998); La politica e' pace (Cittadella Editrice, Assisi, 1998); Per perdere la guerra (Beppe Grande editore, Torino, 1999); Dov'e' la vittoria? Piccola antologia aperta sulla miseria e la fallacia del vincere (Il Segno dei Gabrielli editori, Nogarine, Verona, 2005); Esperimenti con la verita'. Saggezza e politica di Gandhi (Pazzini editore, Villa Verucchio, 2005; Il diritto di non uccidere. Schegge di speranza, Il Margine, Trento 2009; Dialoghi con Norberto Bobbio su politica, fede, nonviolenza, Claudiana, Torino 2011); e numerosi articoli su riviste e volumi collettivi. Ha tradotto il volume di Jean-Marie Muller, Il principio nonviolenza. Una filosofia della pace, (Edizioni Plus, Pisa University Press 2004). Siti internet: www.peacelink.it/peyretti, www.peacelink.it/pace/a/5745.html, www.ilfoglio.info, www.serenoregis.org; online e' reperibile la sua Bibliografia storica delle lotte nonviolente "Difesa senza guerra". Alcune recenti interviste ad Enrico Peyretti sono nei "Telegrammi della nonviolenza in cammino" n. 264 e n. 420. Un'ampia bibliografia (ma da aggiornare) degli scritti di Enrico Peyretti e' in "Voci e volti della nonviolenza" n. 68]

... Il movimento nonviolento non e' pacifista: e' nonviolento. Il pacifismo e' troppo poco. Anche il bellicista fa la guerra per imporre la sua pace. Si puo' essere contrari alla guerra anche per comodo egoismo, e utilizzare altre violenze. La guerra ripugna all'essere umano sano, anche a chi vi si rassegna, la ritiene fatale, e persino vi collabora costretto controvoglia.
Ma la guerra e' soltanto conseguenza e strumento delle violenze strutturali e culturali. La nonviolenza lavora su questi due piani, contro le radici della guerra. E' alternativa alla violenza, non alla guerra, se non come buon effetto successivo.
Non mi pare che la guerra oggi sia cresciuta. I dati dicono che quantitativamente le guerre sono diminuite. Sono terribilmente cresciuti gli strumenti bellici ultradistruttivi, e il pericolo relativo. Ma mi pare molto diminuito il senso di fatalita' con cui le popolazioni, fino a 100 e anche 50 anni fa, pativano rassegnate le decisioni belliche dei potenti, come un doloroso fenomeno naturale. Il mito della violenza rivoluzionaria decisiva e rigeneratrice e' molto svanito: le nuove rivoluzioni fanno conto piu' sui mezzi nonviolenti popolari che su quelli violenti.
Avvengono atti violenti, ma le varie civilta' umane confidano nella violenza diretta meno che nel passato. In Italia gli omicidi privati sono in continuo calo. Forse non e' vero che l'uomo sia "piu' antiquato" di ieri, e che "nessun salto di civilta'" sia avvenuto. Forse non salti, ma faticosi cammini.
La cultura dei Diritti Umani entra nelle mentalita' correnti, certo con gravi limiti: e' "detta", proclamata (che non e' poco!), ma assai meno rispettata e applicata; e' intesa piu' come individualismo che come giustizia e solidarieta'. Ma e' il carattere piu' positivamente umano del nostro tempo.
Rimane la violenza delle diseguaglianze feroci, dell'industria militare che "deve" suscitare guerre, della finanza criminale che conduce la fredda guerra di sfruttamento e di fame; rimane l'idea (anche nella sinistra-centro) che la politica e' indissolubile dalla guerra (idea denunciata in "Stato e guerra" di Krippendorff; vedi interpretazione deformante dell'art. 11 della Costituzione); rimane la disorganizzazione dei movimenti e della cultura nonviolenta.
Proprio qui e' il punto: noi non dobbiamo tanto maledire la guerra maledetta, ma agire nello smascherare e mostrare a tutti la violenza incarnata:
1) nelle economie disumane e nelle discriminazioni giuridiche;
2) nelle culture violente: quelle antropologie, filosofie della storia, nichilismi, che danno valore di normalita' a cio' che viola la prima norma della vita (Albert Schweitzer): vivere insieme, e non contro.
Grazie a chi ci aiuta, anche discutendo, su questo cammino.

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OGNI VITTIMA HA IL VOLTO DI ABELE
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Supplemento de "La nonviolenza e' in cammino"
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac@tin.it
Numero 25 del 31 ottobre 2011



Luned́ 31 Ottobre,2011 Ore: 20:31
 
 
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Pace dal basso

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