- Scrivi commento -- Leggi commenti ce ne sono (0)
Visite totali: (265) - Visite oggi : (1)
Questo giornale non ha scopo di lucro, si basa sul lavoro volontario e si sostiene con i contributi dei lettori Sostienici!
ISSN 2420-997X

Canali social "il dialogo"
Youtube
- WhatsAppTelegram
- Facebook - Sociale network - Twitter
Mappa Sito

www.ildialogo.org I COSTI DEL CRIMINE DELLA GUERRA, OGGI,di Antonio Mazzeo

OGNI VITTIMA HA IL VOLTO DI ABELE
I COSTI DEL CRIMINE DELLA GUERRA, OGGI

di Antonio Mazzeo

[Antonio Mazzeo e' peace-researcher e giornalista impegnato sui temi della pace, della militarizzazione, dell'ambiente, dei diritti umani, della lotta alle criminalita' mafiose. Ha pubblicato alcuni saggi sui conflitti nell'area mediterranea, sulla violazione dei diritti umani e piu' recentemente un volume sugli interessi criminali per la realizzazione del Ponte sullo Stretto di Messina (I Padrini del Ponte. Affari di mafia sullo stretto di Messina, Edizioni Alegre, Roma). Ha ricevuto il "Premio Giorgio Bassani - Italia Nostra 2010" per il giornalismo. Cfr. anche l'intervista nei "Telegrammi della nonviolenza in cammino" n. 322]

"Giornata delle Forze Armate e dell'Unita' Nazionale". Continua ad essere chiamato cosi' il 4 novembre, cent'anni dopo la fine del primo terribile conflitto mondiale del secolo breve. Celebrata dai cappellani militari nelle piazze di tutta Italia, caserme e unita' navali aperte alla visita di civili, giovani e studenti, donne e uomini armati nel nome della difesa del suolo patrio, dell'onore, di liberta' sempre piu' effimere e intangibili. Eppure mai come quest'anno ci sarebbe tanto bisogno di riflettere sui soffocanti e deleteri processi di militarizzazione della societa', dell'economia, della vita di milioni di italiani. Siamo in guerra, una guerra fatta di morti invisibili, in Afghanistan, Iraq, Pakistan, Libia, Somalia, Africa centrale, Filippine, Kurdistan, Yemen e chissa' in quanti posti ancora. Una guerra che nelle periferie delle megalopoli e' fatta di disperazione, abbandono, emarginazione, morte per fame e malattie. Una guerra alle risorse del pianeta, ai beni comuni, alle migrazioni, all'ambiente. Guerre che vedono l'Italia protagonista, complice, responsabile, vittima.

I numeri sono entita' fredde, astratte, spersonalizzanti. Il loro uso puo' assuefare, normalizzare, virtualizzare. Ma ci sono numeri che il 4 novembre ministri, generali e cappellani si guarderanno bene dal menzionare. Come ad esempio quelli forniti dal Comando Nato di Bruxelles per quantificare le operazioni di morte realizzate in Libia. Dall'inizio di Unified Protector (31 marzo 2011) sino allo scorso 21 ottobre, ad esempio, sono state condotte 26.223 "sortite" di cui 9.634 Strike (quelle in cui c'e' il cosiddetto ingaggio di obiettivi). Ovviamente ci si guarda bene dal descrivere la tipologia degli obiettivi di cui si sta parlando. In linea con le guerre globali e permanenti del XXI secolo dove sono satelliti e computer a dirigere blitz e bombardamenti e dove vige il diktat di occultare qualsiasi scenario di distruzione in campo "avversario", falchi e strateghi di Bruxelles si guardano bene dal fornire i dati sui morti e i feriti. Non esistono. Non devono esistere. Ma quanti bambini, donne e uomini sono caduti sotto le bombe dei 9.634 Strike degli aerei Nato? Il 4 novembre faremmo bene a fermarci un attimo e pensarci.

Anche perche', sempre secondo la Nato, l'80% delle missioni aeree della coalizione anti-Gheddafi sono state lanciate da basi italiane (Decimomannu, Trapani-Birgi, Sigonella, Gioia del Colle, Aviano, Amendola e Pantelleria, con l'apporto di altre infrastrutture Usa, Nato e italiane come Camp Darby, Pisa, Napoli-Capodichino, Poggio Renatico, Augusta, ecc.).

Il 4 novembre dovrebbero riscendere in piazza gli indignati che si oppongono al modello globale neoliberista e al conseguente smantellamento dello stato sociale. Si', perche' la guerra, anzi le guerre del complesso militare-industriale nazionale, stanno dilapidando enormi risorse finanziarie, dissanguando i bilanci dello Stato e annientando le politiche di redistribuzione sociale. Per la Libia assistiamo a un tragico balletto delle cifre di spesa. Solo nei primi mesi di combattimento, l'intervento italiano e' costato 500 milioni di euro, ma alcuni analisti affermano che si sia gia' abbondantemente superato i 700 milioni. Del resto i costi operativi dei singoli mezzi impiegati raggiungono valori allucinanti: tra i 30 e i 65.000 euro per ogni ora di volo dei cacciabombardieri; 11.500 euro per un'ora di volo dei cargo C-130; 100.000 euro di carburante per ogni ora di navigazione della portaerei "Garibaldi" e del cacciatorpediniere "Andrea Doria". Senza dimenticare che ogni missile o bomba lanciata costa decine e decine di migliaia di euro: dieci strike, centinaia di migliaia di euro; cento strike, milioni. Operazioni doppiamente immorali, per il sacrificio delle vittime in Libia, per i milioni di disoccupati e per le famiglie precipitate al di sotto della soglia di poverta' nel nostro Paese.

Senza contare la guerra a Gheddafi, le missioni militari all'estero costeranno a fine 2011 un miliardo e mezzo di euro. Un insostenibile spreco di denaro imposto dai fabbricanti d'armi del complesso Finmeccanica e dal colosso degli idrocarburi Eni, le due holding che con il loro potere finanziario condizionano pesantemente le scelte di politica industriale, estera e della difesa. Come insostenibile e' il livello raggiunto dalle spese militari: sempre nel 2011, il solo bilancio del Ministero della difesa ammonta a 20.556.850.000 (venti miliardi e mezzo) di euro, 192 milioni in piu' del bilancio 2010. E questo mentre istruzione, universita', sanita', ambiente, pensioni e assistenza sociale hanno subito tagli draconiani. Vanno poi aggiunti i circa 3 miliardi di euro provenienti dai bilanci di altri ministeri che pero' hanno aperte finalita' militari. Dai fondi del ministero per lo Sviluppo economico si attinge per la ricerca e produzione dei nuovi cacciabombardieri "Eurofighter", delle unita' navali classe "Fremm" o per contribuire a favore delle industrie militari e spaziali nazionali; 753 milioni di euro sono stati sottratti dai fondi del ministero dell'Economia per prorogare gli interventi bellici in Afghanistan, Libano e nei Balcani; una percentuale ormai altissima del budget del Miur, il ministero dell'Istruzione, dell'Universita' e della Ricerca viene destinata alla folle corsa spaziale e satellitare delle forze armate.

Nei deliri collettivi dei Signori delle guerre, l'Italia si trasforma giorno dopo giorno in un'immensa portaerei di morte, dove si moltiplicano basi, porti e infrastrutture militari, e dove sempre maggiori porzioni di territorio vengono armate e militarizzate. Festeggeremo il 4 novembre a Vicenza, splendida citta' del Palladio convertita in alloggio-caserma per i para' Usa pronti all'uso in Africa e Medio Oriente; o in Sicilia, dove sta sorgendo uno dei quattro terminali terrestri del nuovo sistema di telecomunicazioni satellitari della Marina militare statunitense, il MUOStro di Niscemi, bomba ecologica che disperdera' microonde cancerogene per un raggio di oltre 140 km. Lo festeggeremo a Sigonella, dove in 15 anni e' stato speso un miliardo di dollari per trasformare lo scalo in un Hub, movimentare uomini, armi e munizioni in mezzo mondo e ospitare i famigerati Global Hawk, gli aerei senza pilota che disumanizzeranno ulteriormente le future guerre planetarie. Festeggeremo il 4 novembre nelle tante citta' di mare dove periodicamente approdano sottomarini e unita' navali a capacita' nucleare, decine di reattori desueti con il loro immane carico radioattivo. Lo festeggeremo infine con i corpi armati a cui e' stata affidata l'ultima delle guerre all'umanita', quella contro le migrazioni e i migranti: la Guardia costiera, le Capitanerie di porto e la Guardia di finanza, che accanto alla Marina militare, all'Aeronautica, all'Esercito, all'Arma dei Carabinieri e alla Polizia, presidiano i mari per impedire con ogni mezzo gli sbarchi di chi sogna ancora di poter sfuggire ai conflitti, ai disastri sempre meno naturali, alla fame e al sottosviluppo. Corpi militari che con i fondi "civili" europei acquistano sofisticati sistemi d'intercettazione radar da installare all'interno dei parchi e delle riserve naturali del sud Italia e della Sardegna. Crimini che si sommano ad altri crimini, ingiustizie ad ingiustizie, logiche di morte alla morte.

No, noi non festeggeremo il 4 novembre. Lo vivremo come un giorno di dolore e di lutto. E mostreremo tutta la nostra indignazione, contro le guerre, le armi, i militarismi e le militarizzazioni.

* * *

UN APPELLO DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO, DI PEACELINK E DEL CENTRO DI RICERCA PER LA PACE DI VITERBO PER IL 4 NOVEMBRE: OGNI VITTIMA HA IL VOLTO DI ABELE

Intendiamo proporre per il 4 novembre l'iniziativa nonviolenta "Ogni vittima ha il volto di Abele".

Proponiamo che il 4 novembre si realizzino in tutte le citta' d'Italia commemorazioni nonviolente delle vittime di tutte le guerre, commemorazioni che siano anche solenne impegno contro tutte le guerre e le violenze.

Affinche' il 4 novembre, anniversario della fine dell'"inutile strage" della prima guerra mondiale, cessi di essere il giorno in cui i poteri assassini irridono gli assassinati, e diventi invece il giorno in cui nel ricordo degli esseri umani defunti vittime delle guerre gli esseri umani viventi esprimono, rinnovano, inverano l'impegno affinche' non ci siano mai piu' guerre, mai piu' uccisioni, mai piu' persecuzioni.

*

Queste iniziative di commemorazione e di impegno morale e civile devono essere rigorosamente nonviolente. Non devono dar adito ad equivoci o confusioni di sorta; non devono essere in alcun modo ambigue o subalterne; non devono prestare il fianco a fraintendimenti o mistificazioni. Queste iniziative di addolorato omaggio alle vittime della guerra e di azione concreta per promuovere la pace e difendere le vite, devono essere rigorosamente nonviolente.

Occorre quindi che si svolgano in orari distanti e assolutamente distinti dalle ipocrite celebrazioni dei poteri armati, quei poteri che quelle vittime fecero morire.

Ed occorre che si svolgano nel modo piu' austero, severo, solenne: depositando omaggi floreali dinanzi alle lapidi ed ai sacelli delle vittime delle guerre, ed osservando in quel frangente un rigoroso silenzio.

Ovviamente prima e dopo e' possibile ed opportuno effettuare letture e proporre meditazioni adeguate, argomentando ampiamente e rigorosamente perche' le persone amiche della nonviolenza rendono omaggio alle vittime della guerra e perche' convocano ogni persona di retto sentire e di volonta' buona all'impegno contro tutte le guerre, e come questo impegno morale e civile possa concretamente limpidamente darsi. Dimostrando che solo opponendosi a tutte le guerre si onora la memoria delle persone che dalle guerre sono state uccise. Affermando il diritto e il dovere di ogni essere umano e la cogente obbligazione di ogni ordinamento giuridico democratico di adoperarsi per salvare le vite, rispettare la dignita' e difendere i diritti di tutti gli esseri umani.

*

A tutte le persone amiche della nonviolenza chiediamo di diffondere questa proposta e contribuire a questa iniziativa.

Contro tutte le guerre, contro tutte le uccisioni, contro tutte le persecuzioni.

Per la vita, la dignita' e i diritti di tutti gli esseri umani.

Ogni vittima ha il volto di Abele.

Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita'.

*

Movimento Nonviolento

per contatti: via Spagna 8, 37123 Verona, tel. 0458009803, fax: 0458009212, e-mail: an@nonviolenti.org, sito: www.nonviolenti.org

Peacelink

per contatti: e-mail: info@peacelink.it, sito: www.peacelink.it

Centro di ricerca per la pace di Viterbo

per contatti: e-mail: nbawac@tin.it, web: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/



Mercoledì 26 Ottobre,2011 Ore: 21:30
 
 
Ti piace l'articolo? Allora Sostienici!
Questo giornale non ha scopo di lucro, si basa sul lavoro volontario e si sostiene con i contributi dei lettori

Print Friendly and PDFPrintPrint Friendly and PDFPDF -- Segnala amico -- Salva sul tuo PC
Scrivi commento -- Leggi commenti (0) -- Condividi sul tuo sito
Segnala su: Digg - Facebook - StumbleUpon - del.icio.us - Reddit - Google
Tweet
Indice completo articoli sezione:
Pace dal basso

Canali social "il dialogo"
Youtube
- WhatsAppTelegram
- Facebook - Sociale network - Twitter
Mappa Sito


Ove non diversamente specificato, i materiali contenuti in questo sito sono liberamente riproducibili per uso personale, con l’obbligo di citare la fonte (www.ildialogo.org), non stravolgerne il significato e non utilizzarli a scopo di lucro.
Gli abusi saranno perseguiti a norma di legge.
Per tutte le NOTE LEGALI clicca qui
Questo sito fa uso dei cookie soltanto
per facilitare la navigazione.
Vedi
Info