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www.ildialogo.org Interventi di Franca Maria Bagnoli, Laura Boella, Marinella Correggia, Nicola Lo Bianco, Paola Mancinelli, Marzia Marzoli, Daniela Musumeci, Riccardo Orioles, Helene Paraskeva, Augusta Svalduz, Nara Zanoli,

Per un 4 novembre di lutto e d'impegno contro la guerra
Interventi di Franca Maria Bagnoli, Laura Boella, Marinella Correggia, Nicola Lo Bianco, Paola Mancinelli, Marzia Marzoli, Daniela Musumeci, Riccardo Orioles, Helene Paraskeva, Augusta Svalduz, Nara Zanoli

Da TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO Numero 707 del 13 ottobre 2011


1. OGNI VITTIMA HA IL VOLTO DI ABELE. FRANCA MARIA BAGNOLI: PER IL 4 NOVEMBRE
[Ringraziamo Franca Maria Bagnoli (per contatti: francamaria@gmail.com) per questo intervento.
Franca Maria Bagnoli e' nata a Roma nel 1927. Ha frequentato il ginnasio liceo Giulio Cesare di Roma. Si e' laureata alla Sapienza di Roma con una tesi sul valore e il significato del precetto evangelico "Fate agli altri quello che volete sia fatto a voi". Vinto un concorso a cattedre, ha insegnato Filosofia, Storia, Pedagogia e Psicologia nei licei classico e scientifico e, poi, nel vecchio Istituto Magistrale. Dal 1981 pratica l'obiezione di coscienza alle spese militari. Ha subito vari pignoramenti, riuscendo a farsi pignorare libri sulla pace. Nel 1992 ha contribuito ad aprire una Bottega del Mondo per il Commercio equo e solidale, nella citta' in cui vive: Pescara.E' socia della Rete Radie' Resch che opera nel segno della giustizia, attraverso autotassazioni mensili, libere. Nel 1998 ha vinto il Premio Andersen con la favola"La giraffa ficcanaso". Ha partecipato al concorso indetto dal Comune di Roma, in memoria del Sindaco Petroselli, ottenendo una segnalazione per il racconto "I vecchi Borghi". Ha pubblicato due libri: "Bambini e animali" per le edizioni "Qualevita" e un romanzo, "Una vita negata", per l'edizione "Il foglio letterario" di Gordiano Lupi. In questo romanzo la figura di Santippe, la moglie di Socrate, viene assunta a metafora della discriminazione sessuale che ha accompagnato le donne lungo i secoli. Dal 1990 Franca Bagnoli e' pensionata, dopo circa 40 anni di insegnamento. Cfr. anche l'ampia intervista in "Coi piedi per terra" n. 303]

Nei primi mesi del 1943 mi trovavo a Bologna, all'Istituto Ortopedico Rizzoli per curare la mia scoliosi: sei ore di ginnastica al giorno, per un mese. Poi un busto di gesso, dalle spalle fino al bacino, che, tornata a casa, avrei dovuto portare per quaranta giorni. Ricordo che faceva freddo e l'umidita' del gesso mi procurava una sensazione insopportabile di gelo. Andai a sedermi su una panchina del parco e, in solitudine, piansi.
Avevo quindici anni e mi sentivo trattata molto male dalla vita.
L'Istituto Rizzoli e' sorto su un convento, se non sbaglio del '600.
Qualcuno, il primo sabato del mese della mia presenza nell'Istituto mi disse che potevo andare a vedere un film proiettato in un lunghissimo e larghissimo corridoio che terminava con una grande vetrata dalla quale si vedeva tutta Bologna. C'ero stata una volta, gironzolando per l'Istituto in attesa del magro pasto (eravamo in guerra, la seconda guerra mondiale).
Giunto il sabato non mi fu difficile raggiungere il corridoio che gia' conoscevo. Appena vi entrai i miei occhi videro l'orrore. Il corridoio era stipato di letti incastrati l'uno nell'altro per guadagnare spazio. Nei letti c'erano tanti soldati. Cento? Piu' di cento? Condiderata l'ampiezza del corridoio, certamente erano piu' di cento. Alcuni erano distesi sotto le coperte, altri erano seduti sul bordo del letto. Mi guardai intorno per cercare una sedia su cui sedermi.
Non c'era ma non c'era nemmeno il posto dove collocarla. Un soldato che aveva visto il mio sguardo vagare in cerca di un appoggio, mi disse: "Vieni a sederti qui vicino a me". Andai e subito notai che una gamba dei pantaloni del pigiama era vuota. Capii che gli era stata amputata. Lui sorrise e disse: "L'ho persa in Russia, nella ritirata che fu un inferno di gelo e disperazione. Ma ho salvato la pelle. Migliaia di miei compagni sono rimasti sepolti sotto la neve... Avevamo scarpe che si sbriciolavano sul ghiaccio, i vestiti diventavano stecchiti e si strappavano".
Io non sapevo che dire. Mi guardavo intorno e vedevo giovani mutilati negli arti, alcuni con gli occhi spenti, altri sorridenti perche' consapevoli di essere stati come miracolati. "Dai - mi disse il soldato - sta cominciando il film. Smettila di guardarti intorno".
Di quel sabato e di altri sabati come quello ricordo molti dettagli ma di tanti film visti in quel lunghissimo corridoio non ne ricordo neppure uno.
Non so perche' in questi giorni la mia memoria e' tornata alla ragazzina quindicenne di quel lontanissimo tempo. Sono andata a cercare notizie di quel periodo su internet. Ho scoperto che Hitler non voleva che l'Italia partecipasse alla campagna di Russia, consapevole della scarsita' dei mezzi militari italiani e del loro equipaggiamento inadeguato. Ma Mussolini la volle fortissimamente, in fondo al "piccolo" prezzo della morte della grande maggioranza dei 229.000 soldati mandati in Russia.
*
Dal sito www.cronologia.leonardo.it riporto queste testimonianza: "Stanchi, sfiniti, ci si accascia: per un attimo diventano fagotti neri nello sconfinato nevaio; poi la neve cancella anche quelli. Diventano 84.830 puntini, alla media di 2.000 al giorno, 300 all'ora, ogni minuto sei corpi vestiti di cenci e scarpe rotte cadono: una vita stroncata ogni 10 secondi. Partendo avevano cantato: 'Aspetta mia bambina il mio giorno. Vado, vinco e torno'.
"Una fiumana di uomini che sempre piu' si ingrossava: sicche' in breve si formo' una colonna enorme, larga e lunga non so quanto.
"Per alcuni chilometri mi sedetti su un carretto ma poi dovetti rinunciarvi, sentendomi congelare.
"Non eravamo uomini che camminavano ma automi silenziosi e barcollanti che, nell'andare, si urtavano come ubriachi. Un tale, a causa di un urtone, si era rigirato su se stesso, e riprese la marcia in senso opposto, senza accorgersene".
Parole di un sopravvissuto, Gastone Borro, classe 1921.
Non aggiungo altro. Oggi, come allora, mi mancano le parole.

2. OGNI VITTIMA HA IL VOLTO DI ABELE. LAURA BOELLA: "TERRA DI NESSUNO"
[Ringraziamo Laura Boella (per contatti: laura.boella@unimi.it) per questo intervento.
Laura Boella, docente di storia della filosofia morale all'Universita' di Milano, e' tra le massime studiose di Gyorgy Lukacs, Agnes Heller, Ernst Bloch, Hannah Arendt; e' impegnata nella ricostruzione del pensiero femminile nel Novecento; fa parte della redazione della rivista filosofica "aut aut". Tra le opere di Laura Boella: Il giovane Lukacs, De Donato, Bari 1977; Intellettuali e coscienza di classe, Feltrinelli, Milano 1977; Ernst Bloch. Trame della speranza, Jaca Book, Milano 1987; Dietro il paesaggio. Saggio su Simmel, Unicopli, Milano 1987; (a cura di), Letture e discussioni intorno a Levinas, Jankelevitch, Ricoeur, Unicopli, Milano 1988; Parole chiave della politica, Mantova 1995; Hannah Arendt. Agire politicamente, pensare politicamente, Feltrinelli, Milano 1995; Morale in atto, Cuem, 1997; Cuori pensanti. Hannah Arendt, Simone Weil, Edith Stein, Maria Zambrano, Tre Lune, Mantova 1998; con Annarosa Buttarelli, Per amore di altro. L'empatia a partire da Edith Stein, Cortina, Milano 2000; Le imperdonabili. Etty Hillesum, Cristina Campo, Ingeborg Bachmann, Marina Cvetaeva, Tre Lune, Mantova 2000; Grammatica del sentire. Compassione, simpatia, empatia, Cuem, Milano 2004; Sentire l'altro. Conoscere e praticare l'empatia, Cortina, Milano 2006; Neuroetica. La morale prima della morale, Cortina, Milano 2008]

Si puo' riflettere sull'incipit de La civilta' dell'empatia (Mondadori 2010, pp. 7-8), in cui Jeremy Rifkin ricorda un episodio della prima guerra mondiale, quando nella notte del 24 dicembre 1914, i soldati tedeschi, francesi e inglesi uscirono improvvisamente dalle opposte trincee e accesero migliaia di candele intonando insieme canti di Natale: "... per poche, brevi ore, non piu' di un giorno, decine di migliaia di soldati uscirono dai ranghi, spezzando non solo la catena di comando, ma anche i vincoli di fedelta' alla patria, e dimostrando di essere, innanzitutto, uomini. Nel bel mezzo del terrore e dei massacri, fecero un coraggioso passo indietro rispetto ai propri obblighi istituzionali, per esprimersi a vicenda un sentimento di compassione e onorare la vita altrui.
"Si suppone che il campo di battaglia sia il luogo in cui l'eroismo si manifesta attraverso la disponibilita' ad uccidere e a essere uccisi per una nobile causa, che trascende la vita quotidiana. Questi uomini, invece, scelsero di mostrare un altro tipo di coraggio: si avvicinarono reciprocamente al dolore personale, cercando sollievo nella condivisione della sofferenza. Attraversando la terra di nessuno si mischiarono gli uni con gli altri. La forza di confortarsi a vicenda scaturiva da un profondo e taciuto senso di vulnerabilita' individuale e da un altrettanto profondo desiderio di comunione con i propri simili".
L'immagine e' scelta molto bene e offre una tavola delle virtu' (coraggio di essere insieme, uscire dai ranghi, spezzare la catena di comando) alternativa rispetto a quella dell'obbedienza agli ordini e dell'eroismo di chi sacrifica la vita propria o altrui per la patria. C'e' una parola chiave, che ritorna nella citazione tratta dal Primo Trattato sul governo (1690) di John Locke che troviamo nella pagina seguente (p. 9): "terra di nessuno". I soldati della prima guerra mondiale hanno il coraggio di varcare la "terra di nessuno" che separa le trincee nemiche e di farne un luogo d'incontro. Locke definisce la natura incolta "terra di nessuno" e loda il lavoro umano speso nella pastorizia, nella coltivazione e nella semina come cio' che da' valore "alla terra lasciata in comune e incolta". La "terra di nessuno" puo' essere considerata la metafora di tutto quanto (natura o violenza culturale e politica) e' solo spazio di conquista o sfruttamento da parte degli esseri umani, ma non e' ancora mondo umano nel senso pieno del termine. Dunque c'e' sempre una "terra di nessuno" da varcare, che sia quella dei conflitti tra gli Stati o quella della valorizzazione produttiva delle risorse naturali. L'essere insieme costitutivo dell'umano e' dunque frutto del coraggio (e del desiderio) di andarsi incontro, di non lasciare la "terra di nessuno" a forze puramente di conquista, ma di abitarla umanamente. Da questo punto di vista, il comune destino di vulnerabilita', che di per se' potrebbe portare soltanto a un istinto di autodifesa o autoconservazione, si trasforma in "profondo desiderio di comunione con i propri simili".

3. OGNI VITTIMA HA IL VOLTO DI ABELE. MARINELLA CORREGGIA: IN MEMORIA DI ERNST FRIEDRICH
[Ringraziamo Marinella Correggia (per contatti: mari.liberazioni@yahoo.it) per questo intervento.
Marinella Correggia e' nata a Rocca d'Arazzo in provincia di Asti; scrittrice e giornalista free lance particolarmente attenta ai temi dell'ambiente, della pace, dei diritti umani, della solidarieta', della nonviolenza; e' stata in Iraq, Afghanistan, Pakistan, Serbia, Bosnia, Bangladesh, Nepal, India, Vietnam, Sri Lanka e Burundi; si e' occupata di campagne animaliste e vegetariane, di assistenza a prigionieri politici e condannati a morte, di commercio equo e di azioni contro la guerra; si e' dedicata allo studio delle disuguaglianze e del "sottosviluppo"; ha scritto molto articoli e dossier sui modelli agroalimentari nel mondo e sull'uso delle risorse; ha fatto parte del comitato progetti di Ctm (Commercio Equo e Solidale); e' stata il focal point per l'Italia delle rete "Global Unger Alliance"; collabora con diverse testate tra cui "il manifesto", e' autrice di numerosi libri, e' attivista della campagna europea contro l'impatto climatico e ambientale dell'aviazione. Tra le opere di Marinella Correggia: Ago e scalpello: artigiani e materie del mondo, Ctm, 1997; Altroartigianato in Centroamerica, Sonda, 1997; Altroartigianato in Asia, Sonda, 1998; Manuale pratico di ecologia quotidiana, Mondadori, 2000; Addio alle carni, Lav, 2001; Cucina vegetariana dal Sud del mondo, Sonda, 2002; Si ferma una bomba in volo? L'utopia pacifista a Baghdad, Terre di mezzo, 2003; Diventare come balsami. Per ridurre la sofferenza del mondo: azioni etiche ed ecologiche nella vita quotidiana, Sonda, 2004; Vita sobria. Scritti tolstoiani e consigli pratici, Qualevita, 2004; Il balcone dell'indipendenza. Un infinito minimo, Nuovi Equilibri, 2006; (a cura di), Cambieresti? La sfida di mille famiglie alla societa' dei consumi, Altra Economia, 2006; Week Ender 2. Alla scoperta dell'Italia in un fine settimana di turismo responsabile, Terre di Mezzo, 2007; La rivoluzione dei dettagli, Feltrinelli, Milano 2007; Io lo so fare. Dal dentifricio all'energia: piccola guida all'autoproduzione creativa, Altreconomia edizioni, Milano 2010; Zero rifiuti, Altreconomia edizioni, Milano 2010. Si veda anche l'intervista nei "Telegrammi della nonviolenza in cammino" n. 344]

Ernst Friedrich, pacifista, anarchico e obiettore di coscienza tedesco, nel 1924 scrisse "Guerra alla guerra!" (l'unica guerra che dovrebbe essere fatta e' appunto contro la guerra, anzi contro le guerre, perche' ci sono anche le guerre ai viventi e alla natura).
E' un libro potentissimo. Di immagini soprattutto. Sono le facce e i corpi straziati delle vittime della prima guerra mondiale, vittime civili e poveri soldati, ex contadini mandati al fronte da interessi a loro estranei. Ci sono i feriti lasciati moribondi sotto il sole. Ci sono gli impiccati (i disertori e gli obiettori, vestiti di tuniche bianche...). Ci sono le fosse comuni nelle trincee bombardate. Ci sono i vivi senza piu' volto: i tanti che, vittime di una granata, non erano morti ma avevano il volto spazzato via e passavano negli anni da un'operazione all'altra: per minime ricostruzioni, per soffrire meno, per poter respirare e nutrirsi con meno strazio. Senza piu' guardarsi in uno specchio pero'. Ci sono i soldati morti di tifo o di fame. E ci sono ovviamente i ricchi e i comandanti militari che da queste sofferenze sono immuni. In uno scenario di ingiustizia bellica (perfino!) che si ripete, arrivando oggi ai droni che fanno vittime da una parte sola, e risparmia i privilegiati. Non sono immagini di fotografi professionisti, ma di medici, soccorritori sui campi di battaglia, addetti agli obitori...
Sotto ogni fotografia, una frase di Ernst in tre lingue (inglese, francese, tedesco), perche' il suo sogno era fomentare un'opposizione corale che avrebbe impedito la prossima guerra, che avrebbe fatto della prima guerra mondiale (detta la Grande guerra, in realta': Orrenda carneficina) l'ultima delle guerre. Come? Con la diserzione per la quale egli invocava l'aiuto delle donne; con il sottrarsi alla causa delle guerre, il sistema capitalistico; con l'informazione che doveva svelare il vero volto del conflitto.
Deve ricordare Ernst (e tanti obiettori e attivisti sinceri come lui) chi invoca la "tanto desiderata pace" (per usare una frase scritta da mio bisnonno a suo figlio, prigioniero di guerra in Austria).

4. OGNI VITTIMA HA IL VOLTO DI ABELE. NICOLA LO BIANCO: L'ITALIA RIPUDIA LA GUERRA
[Ringraziamo Nicola Lo Bianco (per contatti: nicolalobianco@alice.it) per questo intervento.
"Sono nato e vivo a Palermo. Ho insegnato Letteratura italiana e Latino nei licei. La consapevolezza civile e politica inizia con la partecipazione alle lotte studentesche ed operaie degli anni '60 e '70. La mia attivita' si svolge tra poesia e teatro, ma l'asse del mio impegno e' quello di docente, nel rapporto continuo con gli studenti alla ricerca di un accrescimento morale e civile in rapporto a un coinvolgimento  sociale attivo. Pubblicista, collaboro a diverse riviste, con note di costume, recensioni e brevi saggi critici su scrittori e poeti contemporanei, oltre a una serie di profili sui maestri della nonviolenza. Negli anni '60, insieme ad altri giovanissimi "ribelli", sono promotore de "I Draghi", gruppo teatrale di base, che negli anni successivi sara' punto d'incontro di autori e attori protagonisti di quella che e' stata definita "drammaturgia palermitana". Ho pubblicato "Rapsodia del centro storico" (Borgonuovosud, 1989), "Riflessioni di un insegnante solitario" (Borgonuovosud, 1995), "Monologo sulla strage degli innocenti" (Caputo tipografica, 2003), e piu' recentemente "Lamento ragionato sulla tomba di Falcone" (Coppola - Di Girolamo editori, 2010). Tra le opere teatrali  ricordo "Liberta' Provvisoria", "Cantica del lupo et altre stelle", "Bianchi e Neri", "Il muro il pane i bambini", "I tempi del poeta in piazza", "Sanfraso'", e piu' recentemente "Vicolo sedie volanti". Per conto del Comune di Misilmeri sono autore di una drammaturgia della Divina Commedia tradotta in siciliano. Nell'ottobre 2010, in occasione della Giornata internazionale della nonviolenza, ho organizzato incontri su Gandhi e la nonviolenza, nelle scuole di Misilmeri e Trabia (Palermo). Cerco, dialogando con gli studenti nelle varie scuole, di avvicinarli alla poesia. Non disdegno appassionati recital di poesie mie e di altri poeti". Cfr. anche l'ampia intervista nei "Telegrammi della nonviolenza in cammino" n. 274]

Com'e' lontana dalle nostre coscienze la celebrazione del 4 novembre, il "giorno della vittoria", la conclusione di "magnificate carneficine" della prima guerra mondiale.
Un evento di una preistoria morale e civile, se non fosse che la guerra continua, continuano le stragi, l'uso della forza imperatrice, la violenza delle armi e del predominio economico, la sudditanza e l'oppressione degli inermi.
Ancora si insiste sulla bieca celebrazione di un evento belluino, quasi a dare un attestato di "nobilta' storica" alle attuali nefandezze perpetrate in giro per il mondo.
Allora, negli anni della guerra, si proclamava che era per la patria, e tanti vi trovavano una ragione. Oggi, al danno aggiungono la beffa dell'inganno: la guerra non e' piu' oltraggio, crudelta', atrocita', e' "umanitaria", porta la bandiera della liberta', la fanno in nome e per conto dell'umanita', una guerra buona, intelligente, di solidarieta' e benevolenza: un'offesa all'intelligenza ed alla sensibilita' del popolo italiano.
Questo giorno, se vogliamo serbare memoria e onore ai milioni di caduti, dovrebbe essere occasione per ribadire quanto e perche' ci riconosciamo nell'articolo 11 della nostra viva e attualissima Costituzione ("L'Italia ripudia la guerra..."), occasione per riflettere, ad esempio, sulle parole di un fondatore della nonviolenza, Lev Tolstoj: "Nessuna guerra si vince, la guerra si perde e basta". Non c'e' nessun "nobile" motivo che giustifichi una guerra, essa e' assassinio, fame, sporcizia, dolore, distruzione e degenerazione morale. Essa e' un attentato alla natura dell'uomo.
E invece, si continua a sventolare il tricolore con disonore: il 4 novembre, ci verranno a raccontare della giustezza, della necessita', della ineluttabilita' della guerra; che essa "purtroppo" e' l'unica strada da percorrere; che ci sono alleanze e patti "internazionali", che sono precise incombenze riservate al Ministro della Guerra, il quale, ufficialmente, a conferma dell'inganno, si fa chiamare Ministro della Difesa.
Questo tipo di 4 novembre se lo celebrino "tra di loro", ministri e sottosegretari, alte cariche dell'esercito e dello Stato, in tv, a rinnovare le solite omissioni e bugie.
Noi ci riserviamo di ricordare, nel mentre che il signor Ministro parlera' ai "suoi" soldati, quello che lui dimentichera' di dire: che la guerra in Afghanistan ci costa 2 milioni di euro al giorno, due milioni al giorno; che mentre loro tagliano 8 miliardi di euro alla scuola pubblica ed ai servizi sociali, il bilancio della "Difesa" e' stato per il 2010 di 27 miliardi di euro; che per i prossimi due, tre anni, sono in agenda 17 miliardi di euro per l'acquisto di 131 cacciabombardieri F 35; che fino a oggi la "democrazia" in Libia, oltre all'ignominia dell'aggressione, ci e' costata 700 milioni di euro.
Insomma, il Ministro e i suoi amici tramano le loro guerre in palese violazione della volonta' popolare, della Costituzione, del diritto internazionale, e a noi ci lasciano il compito di sostenere la finanziaria degli interessi privati e dei privilegi, dei banchieri e degli speculatori.
E' una logica che non ci appartiene. Ci piacerebbe invece organizzare un giro tra lapidi e monumenti dei vari paesini, a leggere ad alta voce i nomi e i cognomi della "grande guerra", a ribadire la nostra opposizione alla guerra, sintesi di una cultura della violenza non piu' concepibile, perseguita da chi divide il mondo in soldatini e generalissimi.
Siamo piuttosto d'accordo con quella vecchietta che salendo sull'autobus, in risposta non si sa a chi e a che cosa, gridava: "ancora 'un si l'hannu livatu u viziu d'a guerra? a cu parra di guerra ch'avissi a siccari a lingua" (ancora insistono con il vizio della guerra? a chi parla di guerra, gli si dovrebbe seccare la lingua in bocca).
Ma e' "gentuzza", signor Ministro, che lei, tra una guerra e l'altra, non ha tempo di ascoltare. La "gentuzza" deve solo aspettare che gli caschi una bomba in testa.
Pensare agli uomini come esseri superflui, usarli come strumenti per scopi che gli sono estranei ed ostili, e' una logica putrescente che gia' da tempo ripugna alla coscienza dell'umanita'.
Noi celebriamo il 4 novembre riferendolo direttamente alla marcia per la pace Perugia-Assisi, dove sono vitali e presenti le parole del suo fondatore, Aldo Capitini: "La realta' e' fatta in modo che tanti esseri viventi vivono per la morte di altri...". Una realta', si capisce, inaccettabile.

5. OGNI VITTIMA HA IL VOLTO DI ABELE. PAOLA MANCINELLI: VINCITORI E VINTI?
[Ringraziamo Paola Mancinelli (per contatti: mancinellipaola@libero.it) per questo intervento.
Paola Mancinelli e' nata ad Osimo (An) il 28 giugno 1963 e vive a Castelfidardo (An). Dottore di ricerca in filosofia teoretica presso l'Universita' di Perugia, ed e' ora docente al Liceo Classico Leopardi di Recanati. Membro della Societa' Filosofica italiana, sezione di Ancona, e del Coordinamento delle Teologhe Italiane, zona Umbria-Marche, si e' sempre impegnata sul fronte del dialogo fra filosofia e teologia, occupandosi tra l'altro del rapporto fra mistica e filosofia e la violenza del sacro in Rene' Girard, del pensiero neoebraico di Rosenzweig e dell'influenza dell'ebraismo nel rinnovamento dell'ontologia. Fra le pubblicazioni principali: Cristianesimo senza sacrificio. Filosofia e teologia in Rene' Girard, Cittadella, Assisi 2001; Homo revelatus, homo absconditus, di alcune tracce kierkegaardiane in Rene' Girard", in AA.VV., Nota Bene, Quaderni di studi kierkegaardiani, Citta' Nuova, Roma 2002. Di recente e' stata pubblicata la sua tesi dottorale con il titolo di Pensare altrove. Rivelazione e linguaggio in Franz Rosenzweig, Quattroventi, Urbino 2006. Nel 2008 sono stati pubblicati i suoi saggi di estetica, raccolti in un'opera dal titolo Lo stupore del bello, per i tipi di Polistampa, Firenze. Collabora alle riviste Filosofia e teologia, Quaderni di Scienze Religiose, Dialeghestai e Reportata. Attualmente e' collaboratrice della Rivsta Leussein delle Edizioni Universitarie Romane, ove sono stati pubblicati i suoi brevi studi su Petrarca ed Agostino e sulle tracce agostiniane in Heidegger e la sua traduzione di un inedito di G. Lukacs. Poetessa, ha al suo attivo diverse raccolte. Cfr. anche le interviste nei "Telegrammi della nonviolenza in cammino" n. 247 e n. 421 e in "Voci e volti della nonviolenza" 385]

Una volta almeno possano la terra, il sangue, il popolo, smettere di essere il paradigma di una logica che porta alla guerra, che fa della guerra la forza della soluzione politica.
Invece torni la terra ad essere luogo ospitale, e l'ospite non abbia piu' la radice di nemico, ma di colui che mi corrisponde (Giuseppe Ungaretti), il sangue torni ad essere sinonimo di vita, promessa di una unanimita' che riecheggi la parola fratelli e l'idea di una social catena per cui non si e' che una sola umanita'.
Torni anche il popolo ad essere non il concetto-limite di un patriottismo che esclude altre patrie in nome di una supremazia fondata sulla prevaricazione, ma il senso di una possibile civilta' fondata sull'idea che o ci si assume insieme il destino del mondo o si perisce.
Cio' che si auspica e' un mutamento di paradigma, un correttivo della memoria che, recuperando la pietas classica, sia capace di leggere la storia non solo come il risultato di forze in opposizione, ma anche come la presa in carico dell'imperativo della pace, che restituisca giustizia alle vittime, semplicemente non provocandone piu', imparando ad ascoltare l'appello all'esigenza di una consumata giustizia che sale dalla terra.
In ogni caso e' solo cambiando il modello dell'humanitas, cosi' come quello della politica che, in ultima analisi, e' il corretto agire nella citta' secondo l'istanza del bene comune, che potra' crescere la coscienza che non ci sono ne' vincitori ne' vinti ma uomini che si liberano insieme e  concorrono insieme al progetto di una liberta' universale i cui nomi sono giustizia, pace, salvaguardia del creato.

6. OGNI VITTIMA HA IL VOLTO DI ABELE. MARZIA MARZOLI: 4 NOVEMBRE DEI NOSTRI NONNI, DEI NOSTRI FIGLI
[Ringraziamo Marzia Marzoli (per contatti: nocoketarquinia@yahoo.it) per questo dialogo.
Marzia Marzoli (1966) vive a Tarquinia. Operatrice turistica, lavora da anni per una conversione ecologica di tutte le attivita' ricettivo-turistiche all'aria aperta. Attivista nel movimento No Coke Alto Lazio e nel Coordinamento nazionale No al Carbone, si batte contro lo scempio dei territori che hanno loro malgrado la presenza di una centrale a carbone. Convinta sostenitrice della formula democratica del movimento, senza strutture di tipo verticistico e personalistico, rappresenta insieme ai cittadini di Tarquinia e Civitavecchia il modello di un movimento aperto ed in grado di collaborare a tutti i livelli e diversita' culturali, con un'idea della trasversalita' per la difesa dei beni comuni. Dopo anni di manifestazioni e sit-in, e' ancora piu' convinta che la difesa del territorio e della salute debba essere nonviolenta e basata sull'esempio, sciopero della fame, marce per chilometri, come esempi di forza collettiva ai fini della consapevolezza che tutti dobbiamo essere disposti a donare agli altri noi stessi per una battaglia comune. Sostiene l'idea del patto di mutuo soccorso nato tra i movimenti come No Tav e No dal Molin dal 2007. Nel 2010 era la terza candidata Presidente alle Regionali del Lazio con la lista civica Rete dei Cittadini, nella competizione elettorale insieme a Emma Bonino e Renata Polverini. Dichiara apertamente il fallimento di tutti i partiti politici, causa di ogni mollezza e inerzia rispetto ai reali problemi della vita dei cittadini. Lavora alla rinascita civica della societa', e collabora con tutte le realta' di reti civiche, movimenti politici distinti e distanti da tutti i partiti politici attuali]

Scrivo questa riflessione insieme a mio figlio di otto anni, su un tema che lui sta iniziando a conoscere: il ripudio di tutte le guerre.
Pochi giorni fa mio figlio, mentre cercava degli oggetti del passato per un compito di scuola, ha trovato una croce di guerra della prima guerra mondiale.
Ulisse ha capito che una croce di guerra e' un morto, un uomo che non ritorna piu' a casa.
"Questa e' l'unica cosa che e' rimasta a mio nonno di suo padre, morto giovanissimo in guerra, una vita spezzata ed una famiglia annullata nel dolore".
*
- La prima guerra mondiale ha visto morire inutilmente tanti e tanti giovani padri, oggi potresti sopportare di perdere tuo padre per una guerra?
- Ma oggi noi non siamo in guerra, la guerra e' in tv!
- La guerra esiste ovunque nel mondo anche a causa nostra, di un'Italia che sostiene guerre fratricide nel mondo.
- Possiamo dire basta alle guerre? Possiamo difenderci dalla violenza senza rispondere con la violenza?
- Libia, Afghanistan, Iraq sono guerre volute solo per estorcere risorse e territori "in nome della democrazia", cancellata dal primo sparo, visto che nessuno ha potuto evitare la guerra ne' tantomeno evitare che morissero innocenti, colpevoli solo di essere inermi.
- Mamma, scrivi a Peppe, quello con la barba lunga, che le spade le usero' solo per giocare.

7. OGNI VITTIMA HA IL VOLTO DI ABELE. DANIELA MUSUMECI: UN DITTICO CONTRO LA GUERRA
[Ringraziamo Daniela Musumeci (per contatti: danielamusumeci@alice.it) per queste liriche.
Daniela Musumeci e' nata a Palermo (1953), insegna filosofia e storia presso il liceo classico "Umberto I" della sua citta', dedicandosi in particolare alla interculturalita', alla pedagogia della differenza e all'educazione contro la mafia; dal 1992 al 2005 ha collaborato con la rivista "Mezzocielo" e con l'associazione culturale Luminaria. Ha pubblicato, tra l'altro, per la casa editrice Ila Palma raccolte di scritti e poesie. Cfr. anche l'ampia intervista a Daniela Musumeci apparsa nei "Telegrammi della nonviolenza in cammino" n. 258 (da cui estraiamo questa minima notizia biografica: "ho 57 anni, insegno filosofia e storia presso il liceo classico Umberto I di Palermo. Dal '68 in poi ho sempre partecipato alle iniziative politiche e sociali della mia isola nel mondo dell'associazionismo ed anche dei partiti di sinistra. In particolare, ho fatto parte dell'Associazione siciliana delle donne per la lotta contro la mafia ed ho collaborato con la rivista di donne "Mezzocielo", occupandomi soprattutto di pedagogia della differenza e interculturalita'. Oltre a numerosissimi articoli, anche a carattere filosofico, ho pubblicato tre libri: due raccolte di poesie (Doveri d'allegria e La quinta dimora) e una raccolta di riflessioni sui quattro elementi alla luce dell'antropologia e della storia delle religioni (Devota come un ramo) per i tipi della Ila Palma. In preparazione, ancora poesie")]

Colomba dalle ali impeciate

Sono armena:
La madre di mia madre riarsa di freddo e di fame
Tra le rocce della Cappadocia nel 1916.
Sono ebrea:
La donna che mi ha dato la vita
Gasata a Birkenau nel Quarantatre.
Sono hutu:
Mia sorella dissanguata
Appena fuori le porte di Kinshasa.
Sono tutsi:
Mio figlio, tredici anni, s'e' arruolato
Per tagliare le mani agli assassini
Del padre, del fratello.
Sono palestinese:
Granelli di tufo la mia casa,
I bambini hanno sete, non c'e' acqua
E sparano, sparano.
Sono curda
E vago nel deserto smarrita,
Le mie compagne incarcerate
Per aver osato la lingua materna
Davanti ai turchi.
Sono afghana
E tesso con il burqa un sudario;
Nigeriana,
Lapidata dopo lo stupro
Come un'adultera.
Sono iraquena
E nascondo tra le braccia
Una piccina che piange
Senza latte.
Sono bianca:
Mi vergogno di essere bianca.
Israeliana,
Ammantata di nero
M'accosto al muro del pianto
Sulla spianata delle moschee.
Americana,
Intreccio arcobaleni muti
Dimenticata.
Italiana,
Accendo fiaccole e girandole e bandiere,
Fiammelle di minima inquietudine
Contro il torpore che dilaga.
Apolide infine
E senza nome
Non piu' in volo
M'accascio stremata.

*

Domanda contro la guerra

Cosi' estenuate
da non saper piu' amare
colombe dalle vesti impeciate
ci nascondiamo tra fronde schiantate
di olivi aggricciati
ne' palpiti di gole ne' ombre d'ali
violano la pianura della Verita'
prosciugato il vasto mare della Bellezza -
chi osa, chi osera'
ancora un bisbiglio?

8. OGNI VITTIMA HA IL VOLTO DI ABELE. RICCARDO ORIOLES: IL MOMENTO DI SCEGLIERE
[Ringraziamo Riccardo Orioles (per contatti: riccardoorioles@gmail.com) per questo intervento.
Riccardo Orioles e' giornalista eccellente ed esempio pressoche' unico di rigore morale e intellettuale (e quindi di limpido impegno civile); militante antimafia tra i piu' lucidi e coraggiosi, ha preso parte con Pippo Fava all'esperienza de "I Siciliani", poi e' stato tra i fondatori del settimanale "Avvenimenti", cura in rete "La Catena di San Libero", un eccellente notiziario che puo' essere richiesto gratuitamente scrivendo al suo indirizzo di posta elettronica; ha formato al giornalismo d'inchiesta e d'impegno civile moltissimi giovani; ha dato vita all'esperienza di "'U cuntu" (www.ucuntu.org). Per gli utenti della rete telematica vi e' anche la possibilita' di leggere una raccolta dei suoi scritti (curata dallo stesso autore) nel libro elettronico Allonsanfan. Storie di un'altra sinistra (ora e' anche il titolo di un suo libro a stampa, una raccolta di suoi scritti a cura di Francesco Feola e Luca Rossomando, pubblicato dalla casa editrice Melampo, Milano 2009). Sempre in rete e' possibile leggere una sua raccolta di traduzioni di lirici greci, ed altri suoi lavori di analisi (e lotta) politica e culturale, giornalistici e letterari. Due ampi profili di Riccardo Orioles sono in due libri di Nando Dalla Chiesa, Storie (Einaudi, Torino 1990), e Storie eretiche di cittadini perbene (Einaudi, Torino 1999)]

La Grande Guerra e' stata la fine dell'Europa felix, e noi stiamo pagando ancora le conseguenze di quell'apocalisse, paragonabile - per traumaticita' e impatto - a quella che sarebbe oggigiorno una guerra nucleare. Vi e' evidentemente qualcosa, nell'anima europea, di profondamente e arcaicamente bestiale, il cui periodico emergere ci riporta indietro ogni volta di generazioni e generazioni. Mozart e Hitler, entrambi profondamente europei, sono nati a distanza fra loro, nel cuore antico del nostro continente. E' il momento di scegliere fra l'uno e l'altro, fra l'orrenda Europa dei massacri e la civile Europa della poesia.

9. OGNI VITTIMA HA IL VOLTO DI ABELE. HELENE PARASKEVA: AL VINCITORE
[Ringraziamo Helene Paraskeva (per contatti: helenep@tiscali.it) per questo intervento e questa poesia inedita.
Helene Paraskeva e' nata ad Atene e vive a Roma. Immigrata, ha imparato a convivere con la precarieta' quotidiana. Per recuperare una parte di se' racconta storie in prosa e poesia. Collabora con la rivista settimanale "Internazionale". Ha pubblicato: Meltemi, silloge poetica, Lieto Colle 2009; Nell'uovo cosmico, romanzo "fanta-thriller", Fara Editore, 2006; Il Tragediometro e altre storie, racconti, Faraeditore, 2003; Global Issues in English Literature, testo antologico della letteratura angloamericana, Clitt, 2003; Odissea: inesauribile fonte di mostri e misteri, saggio, Fara Editore, 2004; con i racconti "San Nicola", "Il Moro Perentorio", e "Alcesti" ha collaborato alle raccolte di racconti di Scrittori Migranti, pubblicate rispettivamente da La Meridiana, e Ediesse, 2006; ha collaborato con il quinto e il sesto Rapporto sulle Migrazioni, Idos, 2009 e 2010; "La vecchia dalla testa mozza", racconto nell'antologia Lo sguardo dell'altro, Mangrovie, 2008]

E' difficile il cammino della nonviolenza perche' ci hanno condizionato a scegliere la violenza o la minaccia di violenza come unico metodo per la risoluzione dei conflitti. Ma affrontare da disarmati un esercito armato richiede tutto il coraggio che un essere umano puo' avere.
*
Al vincitore

Gli avevano promesso
che piu' ammazzava,
piu' avrebbe vinto.

Uccise tanti, allora, lui.
Per forza, erano "i nemici".

Quando fini' la guerra,
era vittoria.

Ma l'arma dalla mano
non si staccava piu'.
Da collante aveva fatto
il sangue dei vinti.

10. OGNI VITTIMA HA IL VOLTO DI ABELE. AUGUSTA SVALDUZ: UN PRINCIPIO GUIDA DEL PENSIERO E DELL'AZIONE
[Ringraziamo Augusta Svalduz (per contatti: augusta.svalduz@biosic.it) per questo intervento.
Augusta Svalduz e' responsabile amministrativa di Biosic, societa' che promuove l'agricoltura biologica; e' stata animatrice e partecipe di innumerevoli iniziative ecologiste, pacifiste e per i diritti umani e degli altri animali]

Consiglio a tutti la lettura (o la rilettura) di "Armi, acciaio e malattie" di Jared Diamond (Einaudi).
Racconta bene come fin dalla comparsa 40.000 anni fa l'homo sapiens ha proceduto allo sterminio dei grandi mammiferi in quasi tutti i continenti, ha continuato con i suoi simili nelle piu' svariate e crudeli forme e ancora non si e' fermato.
L'essere umano appare per quello che e': un animale particolarmente aggressivo e ingegnoso, che sta modificando durevolmente l'ambiente in cui vive.
Qual e' allora il senso della vita, della nostra vita?
Credo sia il principio antagonistico rispetto alla tendenza dominante: recare il minor danno possibile a noi stessi e a tutti gli altri esseri viventi, farne un principio guida del pensiero e dell'azione.

11. OGNI VITTIMA HA IL VOLTO DI ABELE. NARA ZANOLI: CON LE PAROLE DI GIANNI RODARI
[Ringraziamo Nara Zanoli (per contatti: naraleonardo@tin.it) per questo intervento che estraiamo da una piu' ampia lettera.
"Sono un'insegnante elementare e ho 53 anni. Abito a Cavezzo in provincia di Modena. I miei genitori, piccoli coltivatori diretti, hanno fatto molti sacrifici per far studiare me e mia sorella fino al termine delle scuole superiori. Fin da bambina ho aiutato nel lavoro domestico e da ragazza durante le vacanze estive andavo a raccogliere la frutta e a seguire i bambini nei centri estivi e nelle colonie. Terminate le scuole magistrali a 18 anni ho iniziato a fare supplenze nelle scuole d'infanzia dei comuni vicini al mio e nelle scuole a tempo pieno della provincia. Ho superato vari concorsi comunali per entrare di ruolo come insegnante di scuola dell'infanzia e di asilo nido e intanto mi sono iscritta alla Facolta' di Pedagogia di Bologna per frequentare i corsi serali. Lavoravo nella scuola di giorno e la sera correvo all'universita' tre volte alla settimana con l'auto e con il treno per seguire le lezioni. Nel 1983 sono entrata di ruolo nello stato dopo aver superato regolare concorso per la scuola elementare dove ho iniziato svolgendo le attivita' integrative nel tempo scuola normale e poi insegnando in classi con i nuovi moduli e infine nel tempo pieno. Molti cambiamenti e molto impegno hanno caratterizzato quegli anni perche' erano entrati nella scuola i nuovi programmi. Nel frattempo mi sono sposata, ho avuto un figlio e mi sono occupata della salute dei miei genitori anziani che vivevano vicino a me. Poiche' il mio ex-marito partiva al mattino e tornava alla sera ho dovuto occuparmi della gestione della casa, della cura del figlio e della salute dei genitori. Ho dovuto poi divorziare dal marito, assistere mio figlio diabetico e i miei genitori negli ultimi anni di vita. Grazie a Dio sono riuscita ad affrontare tutto questo ma alla fine ero stremata e mi sono presa un anno di giubileo in Brasile presso la diocesi di Goias gemellata con quella di Modena. Ho scritto poi un libro su questa esperienza intitolato "Giubileo di donna". In tutto questo cammino ho trovato sostegno e grande conforto partecipando ai gruppi di lettura popolare della Bibbia di cui posso inviare un testo che ne spiega il senso e il percorso. Attualmente insegno italiano alle straniere e agli stranieri presenti nel territorio, sempre nella scuola statale".
Gianni Rodari e' nato a Omegna nel 1920; maestro, antifascista, militante comunista, giornalista, scrittore; nel 1970 riceve il Premio Andersen (il massimo riconoscimento per la letteratura per l'infanzia); muore nel 1980. Tra le opere di Gianni Rodari di particolar interesse dal nostro punto di vista e' la Grammatica della fantasia, Einaudi, Torino, piu' volte ristampata; nel 1990 Emme Edizioni ed Einaudi in collaborazione hanno avviato la pubblicazione delle Opere complete di Gianni Rodari. Tra le opere su Gianni Rodari: cfr. almeno Marcello Argilli, Gianni Rodari. Una biografia, Einaudi, Torino 1990; Pino Boero, Una storia, tante storie. Guida all'opera di Gianni Rodari, Einaudi, Torino 1992; Carmine De Luca, Gianni Rodari. La gaia scienza della fantasia, Abramo, Catanzaro 1991; Patrizia Zagni, Gianni Rodari, La Nuova Italia, Firenze 1975. Cfr. anche il saggio di Lodovica Cima in "Voci e volti della nonviolenza" n. 316]

Siccome sono una maestra elementare che ha insegnato ai bambini per oltre trent'anni mi sono sempre avvalsa delle poesie di Gianni Rodari per trasmettere alcuni messaggi di pace e impegno alle mie alunne e ai miei alunni. Ora insegno agli adulti stranieri la lingua italiana ma non ho dimenticato questo nostro fantastico autore di testi per bambini... e anche adulti-bambini nel senso positivo del termine.
Ecco allora due frammenti di poesie in proposito.
*
Filastrocca dimmi "si"
in francese dimmi "oui"
in tedesco dimmi "ja"
ed in russo dimmi "da":
Ogni uccello ha la sua canzone
ha la sua lingua ogni nazione.
Ma le voci del lavoro
fan dappertutto lo stesso coro
senti la falce ed il rastrello
il piccono ed il martello
dal mattino fino alla sera
di qua e di la' dalla frontiera
in tutte le lingue della terra
cantano insieme "Pace, non guerra".
*
Filastrocca delle parole
si faccia avanti chi ne vuole.
...
Ci sono parole per gli amici:
buongiorno, buon anno, siate felici,
parole belle, parole buone
per ogni sorta di persone.
La piu' cattiva di tutta la terra
e' una parola che odio: "la guerra".
Per cancellarla senza pieta'
gomma abbastanza si trovera'.

12. INIZIATIVE. PER UN 4 NOVEMBRE DI LUTTO E D'IMPEGNO CONTRO LA GUERRA

Il Movimento Nonviolento, Peacelink e il Centro di ricerca per la pace di Viterbo propongono a tutte le persone amiche della nonviolenza in tutte le citta' d'Italia l'iniziativa "Ogni vittima ha il volto di Abele".
Proponiamo che il 4 novembre si realizzino in tutte le citta' d'Italia commemorazioni nonviolente delle vittime di tutte le guerre, commemorazioni che siano anche solenne impegno contro tutte le guerre e le violenze. Affinche' il 4 novembre, anniversario della fine dell'"inutile strage" della prima guerra mondiale, cessi di essere il giorno in cui i poteri assassini irridono gli assassinati, e diventi invece il giorno in cui nel ricordo degli esseri umani defunti vittime delle guerre gli esseri umani viventi esprimono, rinnovano, inverano l'impegno affinche' non ci siano mai piu' guerre, mai piu' uccisioni, mai piu' persecuzioni.
Queste iniziative proponiamo che si svolgano in orari distanti e ben distinti dalle ipocrite celebrazioni dei poteri militari, che quelle vittime fecero morire. E proponiamo che si svolgano nel modo piu' austero, severo, solenne: deponendo omaggi floreali dinanzi alle lapidi ed ai sacelli delle vittime delle guerre, osservando un rigoroso silenzio...
Facciamo ovunque del 4 novembre un giorno di memoria delle vittime di tutte le guerre e un giorno di impegno nonviolento per la pace che salva le vite.

TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 707 del 13 ottobre 2011
Telegrammi della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac@tin.it, sito: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/



Venerd́ 14 Ottobre,2011 Ore: 12:50
 
 
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