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ISSN 2420-997X

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www.ildialogo.org SETTE DOMANDE A CARMELINA CHIARA CANTA,

VERSO LA MARCIA PERUGIA-ASSISI
SETTE DOMANDE A CARMELINA CHIARA CANTA

[Ringraziamo Carmelina Chiara Canta (per contatti: canta@uniroma3.it) per questa intervista.
Carmelina Chiara Canta e' professoressa di Sociologia dei processi culturali e comunicativi, insegna Sociologia dei Processi Culturali, Sociologia delle Religioni e Sociologia delle culture di genere presso la Facolta' di Scienze della Formazione dell'Universita' degli Studi di Roma Tre, dove dirige il Laboratorio sul Pluralismo Culturale (Pluc), nell'ambito del quale svolge attivita' seminariali e di ricerca sui temi del dialogo nel Mediterraneo. Studia i problemi del cambiamento sociale e culturale con particolare riferimento ai fenomeni religiosi, culturali, multireligiosi, multiculturali e del dialogo interreligioso. Su questi temi ha pubblicato saggi in riviste scientifiche e vari volumi tra cui gli ultimi: La religiosita' in Sicilia. Indagine sulle tipologie religiose e culturali (Sciascia 1995); Sfondare la notte. Religiosita', modernita' e cultura (Franco Angeli 2004); Ricostruire la societa'. Teoria del mutamento sociale in Karl Mannheim (Franco Angeli 2006); Abitare il dialogo. Societa' e culture dell'amicizia nel Mediterraneo (con M. Pepe, Franco Angeli 2007); Non facciamo come lo struzzo (con S. Rizza, Sciascia 2009);  Seminare il dialogo. Societa' e trame del Mediterraneo (Aracne 2010); Laicita' in dialogo. I volti della laicita' nell'Italia plurale (con dvd: I volti delle laicita' nell'Italia di oggi) (Sciascia 2011)]

- "La nonviolenza e' in cammino": Quale e' stato il significato piu' rilevante della marcia Perugia-Assisi in questi cinquanta anni?
- Carmelina Chiara Canta: La graduale presa di coscienza che la pace e' un "bene comune", un "bene universale", un "bene fondamentale", e la crescente responsabilita' che alla costruzione della pace debbano tutti concorrere. Questo appuntamento annuale ha costituito per molti di noi che vi hanno partecipato una "campanella" di chiamata a rinnovare l'impegno per la nonviolenza e la pace da contestualizzare nel vissuto personale e sociale.
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- "La nonviolenza e' in cammino": E che cosa caratterizzera' maggiormente la marcia che si terra' il 25 settembre di quest'anno?
- Carmelina Chiara Canta: Quello che segnera' la marcia di quest'anno sara' il collegamento con la crisi economica e con le varie crisi che sono apparse nei diversi paesi del Nord Africa e del Mediterraneo. In verita', se andiamo indietro con la memoria, alle marce degli anni precedenti, ricordiamo altri momenti di tensioni e violenze, ma probabilmente oggi il livello di indignazione e il limite di sopportazione delle persone, ha raggiunto un livello di saturazione tale che ha bisogno di una forte "visibilita' nonviolenta".
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- "La nonviolenza e' in cammino": Quale e' lo "stato dell'arte" della nonviolenza oggi in Italia?
- Carmelina Chiara Canta: A giudicare dalla situazione di crisi culturale, economica, politica e dai fatti di cronaca (razzismo, xenofobia, violenza contro le donne, mafia e criminalita' organizzata, bullismo giovanile, assenza di etica nei comportamenti individuali e collettivi, egoismo, ecc.) la strada per creare una cultura della nonviolenza e' ancora molto lunga. Un ruolo molto importante stanno svolgendo le associazioni culturali e i gruppi di volontariato che esplicitamente hanno come obiettivo il metodo e la pratica della nonviolenza; sono molti e costituiscono un vivaio per il futuro.
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- "La nonviolenza e' in cammino": Quale ruolo puo' svolgere il Movimento Nonviolento fondato da Aldo Capitini, e gli altri movimenti, associazioni e gruppi nonviolenti presenti in Italia?
- Carmelina Chiara Canta: Rimane come azione fondamentale quella educativa, rivolta in particolare ai minori e ai giovani ma e' necessario il coinvolgimento delle istituzioni dove essi vivono con progetti e programmi "mirati" (per esempio nelle scuole e nelle Universita'). Essenziale e' anche la promozione di "fatti esemplari" in cui coinvolgere gli stessi giovani. La cultura della nonviolenza passa attraverso la pratica della nonviolenza nelle situazioni in cui essa e' a rischio. Un altro momento e' l'impegno per diffondere una "cultura nonviolenta" e una "cultura della pace", che generino valori a vari livelli, culturale, nell'esperienza di vita quotidiana, sul piano istituzionale. Quest'ultimo e' il piu' difficile. Infine, ma non perche' meno importante, bisogna diffondere la filosofia nonviolenta di  Aldo Capitini attraverso iniziative culturali, editoriali e di dibattito pubblico; c'e' tutta una generazione che forse non conosce questo grande maestro di liberta' educativa, politica, e religiosa... in definitiva di laicita'.
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- "La nonviolenza e' in cammino": Quali i fatti piu' significativi degli ultimi mesi in Italia e nel mondo dal punto di vista della nonviolenza?
- Carmelina Chiara Canta: In Italia sono state importanti le manifestazioni pacifiche, per esempio quelle del "popolo viola", nate spontaneamente e tramite la rete o anche altre manifestazioni che si sono svolte in maniera pacifica, nonostante la violenza anche verbale di un'altra parte dell'Italia. Nel mondo ci sono state molte circostanze in cui i popoli hanno reagito con movimenti che hanno adottato metodi nonviolenti, ma voglio citare in particolare quelli dei paesi del Nord Africa e la ricerca pacifica dell'affermazione della democrazia e della liberta', poiche' il massimo della violenza e' la lesione istituzionalizzata di diritti conculcati. Sono processi ancora in corso e la speranza e' che le tappe successive vadano in questa direzione.
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- "La nonviolenza e' in cammino": Su quali iniziative concentrare maggiormente l'impegno nei prossimi mesi?
- Carmelina Chiara Canta: Mi rendo conto che le priorita' sono... troppe! In conseguenza di quanto detto prima, sono utili tutte le iniziative che concorrono alla crescita e all'affermazione di diritti di cittadinanza; in politica, per fare un esempio di questi giorni, un'iniziativa e' quella di partecipare al referendum per la legge elettorale (firme per il referendum). E' da intensificare o iniziare (per chi non l'abbia fatto) la promozione di una cultura del dialogo interculturale e interreligioso, in risposta alla cultura della violenza e dello scontro, che sono ancora maggioritarie. Spesso le religioni sono portatrici di violenza (non sempre in forma inconsapevole) o si inseriscono nelle dinamiche politiche di potere, che generano prevaricazioni. Molti conflitti politici oggi presenti nel mondo hanno come protagonisti uomini che si autodefiniscono religiosi. Un impegno urgente mi pare quello di assumere un atteggiamento chiaro e fermo nei confronti della violenza assurda che si consuma nelle "carrette" affollate di donne, uomini e bambini in cerca di una speranza, che attraversano quel "mare di sangue" che e' il  Mediterraneo. Non possiamo prescindere da cio' se vogliamo la pace nel Mediterraneo (Libia, Algeria, Egitto, Tunisia, ecc.) e per realizzare un Mediterraneo piu' vicino all'Europa. In questa linea un'altra priorita' e' l'impegno per la costruzione del dialogo nonviolento tra Palestina e Israele, coinvolgendo in questo soprattutto i giovani e le donne anche con l'aiuto delle associazioni di dialogo che sono presenti in quei territori. Ci sono molte esperienze di nonviolenza e di riconciliazione in atto (per esempio in Israele e Palestina, in Siria, Tunisia, Libia, ecc.) che non sono conosciute; queste vanno valorizzate e ne vanno riproposte altre, in cui essere protagonisti. Riproporre il metodo nonviolento nelle situazioni di casa nostra oggi significa dare voce e visibilita' alla rabbia e all'indignazione di tutte le persone che vivono situazione di poverta', di violenza e di emarginazione. Significa lavorare molto sulla cultura e l'informazione, riproponendo nel nostro Paese l'impegno di formazione e di "coscientizzazione", per esprimerci nei termini di Paulo Freire, alla nonviolenza attraverso la conoscenza o la riproposta ai giovani dei maestri della pace e della nonviolenza: Aldo Capitini, Gandhi, Raimon Panikkar, Lev Tolstoj, ecc. In questo ambito e' tutto da recuperare  il ruolo delle donne nei processi di pace; Hannah Arendt, E. Boulding, Vandana Shiva, Sheila Benhabib, Shirin Ebadi, Martha Nussbaum. E per finire, attivare luoghi e momenti per conoscere e difendere la Costituzione, ricordando che "L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla liberta' degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali".
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- "La nonviolenza e' in cammino": Se una persona del tutto ignara le chiedesse "Cosa e' la nonviolenza, e come accostarsi ad essa?", cosa risponderebbe?
- Carmelina Chiara Canta: La nonviolenza e' uno stile di vita e un metodo, che si realizza con una pratica "mite" per affermare e difendere i diritti propri e altrui. Oggi si puo' stabilire una sorta di parallelo-uguaglianza tra nonviolenza e diritti di cittadinanza. E' possibile oggi, a queste condizioni, una vita nonviolenta nella convinzione che essa vada affrontata nel processo formativo dell'individuo. Nella dimensione della nonviolenza e' essenziale la realta' sociale attuale, nella quale e' comunque possibile ad ognuno fare qualcosa nella direzione della nonviolenza.

TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 675 dell'11 settembre 2011
Telegrammi della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac@tin.it, sito: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/



Domenica 11 Settembre,2011 Ore: 16:11
 
 
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Pace dal basso

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