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www.ildialogo.org SETTE DOMANDE A GIOVANNA MULAS,

VERSO LA MARCIA PERUGIA-ASSISI.
SETTE DOMANDE A GIOVANNA MULAS

[Ringraziamo Giovanna Mulas (per contatti: mulasgiovanna@yahoo.it) per questa intervista.
"Giovanna Mulas (Nuoro, 1969) e' scrittrice, poetessa, giornalista e pittrice. Ventinove libri pubblicati a oggi tra sillogi, poesia, romanzi, saggistica. Presente in centinaia di antologie internazionali con racconti e poesie. Pluriaccademica al merito, 60 primi premi letterari internazionali vinti, gli ultimi dei quali ricevuti a Ostia (Premio alla cultura Citta' di Ostia),  e a Taormina dall'Europclub e la Regione Sicilia (premiati anche Ennio Morricone per la musica, Carla Fracci per la danza, Istvan Horkey per la pittura e la giornalista e opinionista Rai Barbara Carfagna per il giornalismo d'opinione). E' stata tradotta in cinque lingue, due volte nomination all'Accademia di Svezia per la letteratura per l'Italia. Membro onorario della Gsa, Giornalisti Specializzati Associati di Milano, dirige le riviste di letteratura "Isola Nera" (in lingua italiana) e "Isola Niedda" (in lingua sarda), diffuse nel mondo e consigliate dall'Unesco, dal format originale in lingua spagnola "Isla Negra", fondato dal marito Gabriel Impaglione, poeta e giornalista argentino. Nel 2011 presenzia, ufficialmente per l'Italia e prima artista sarda nella storia dell'evento, al prestigioso Festival Internazionale di Poesia di Medellin, Colombia, primo d'importanza al mondo, Premio Nobel alternativo dal Parlamento di Svezia. Di prossima uscita Nocturno Oltre Confine, diario di viaggio in Colombia. www.giovannamulas.it e' il sito ufficiale curato dal giornalista Simone Piazzesi"]

- La nonviolenza e' in cammino: Quale e' stato il significato piu' rilevante della marcia Perugia-Assisi in questi cinquanta anni?
- Giovanna Mulas: E' lapalissiano che l'uso strumentale delle opposizioni ideologiche ha creato una profonda crepa nella societa' italiana. Il movimento per la pace - visto come cammino permanente, costante - travolge la scena politica come soggetto neutro. L'attenzione si deve porre al non trasformare, col tempo, la Perugia-Assisi in un "atto dovuto", di moda o folklore, comunque privo dell'essenza che l'ha fatta nascere e sviluppare.
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- La nonviolenza e' in cammino: E cosa caratterizzera' maggiormente la marcia che si terra' il 25 settembre di quest'anno?
- Giovanna Mulas: Nel mio romanzo Dannati, datato 2008, riporto una testimonianza sui desaparecidos argentini rilasciata il 4 ottobre 1997 a Martin Castellano da Adolfo Scilingo, militare repressore, e riferita ai Fokker F 28, "voli della morte": "... i voli furono comunicati ufficialmente dal viceammiraglio dell'armada Mendia pochi giorni dopo il golpe militare (marzo 1976). Ci e' stato spiegato che le procedure per lo smistamento dei sovversivi nell'armada (marina militare) si sarebbero svolte senza uniformi, indossando solo scarpe da ginnastica, jeans e magliette. Ci ha spiegato che nell'armada i sovversivi non sarebbero stati fucilati giacche' non si volevano avere gli stessi problemi avuti da Franco in Spagna e Pinochet in Cile. E neanche bisognava andare contro il Papa. Era stata consultata la gerarchia ecclesiastica ed era stato adottato un metodo che la chiesa considerava cristiano, ossia: gente che si alza in volo e non arriva a destinazione. Davanti al dubbio di alcuni marinai si e' chiarito che 'i sovversivi sarebbero stati buttati nel bel mezzo del volo'. Di ritorno dai voli i cappellani cercavano di consolarci ricordando un precetto biblico che parla di 'separare l'erba cattiva dal grano'". Penso alle madri della Plaza de Mayo. Non posso prevedere cio' che caratterizzera' la marcia di questo anno, ma credo comunque nell'urgenza di un lavoro capillare nelle coscienze. Avverto un contesto sociale-storico-politico nel quale vige la necessita' di un ritorno a quelle piazze simbolo del risorgimento del popolo, il Popolo Mondo, rinascita culturale e spirituale, anche sperimentale, piazze che mai hanno smesso di appartenere al popolo se non quando il popolo stesso le ha dimenticate, sconvolto, indurito, distratto da superficialita', lassismo, nichilismo, da tutto cio' che comporta l'imperialismo. Penso ancora all'azione della marcia e non al rito, alla moda. Certamente "marciare per la pace" e' marciare contro una guerra mascherata con nomi diversi. Una marcia che dovrebbe essere di tutti, aperta a tutti. Ora, il mio dovere d'intellettuale o aspirante tale e' quello di domandarmi costantemente e domandare se davvero si puo' pensare di arrestare con la nonviolenza la prepotenza capitalistica, usuraia, l'incursione e l'attacco continuo di un governo brigante che continua a partorire conflitti di classe.
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- La nonviolenza e' in cammino: Quale e' lo "stato dell'arte" della nonviolenza oggi in Italia?
- Giovanna Mulas: La realta' stessa, la prepotenza e la prevaricazione fisiologica e storica del potere, l'oppressione e il dominio sul piu' debole hanno trasportato il popolo nelle vie della risposta spesso violenta, non sempre voluta. La vittimizzazione di un popolo si costruisce col tempo e la storia. E' come una cipolla coi suoi strati: il primo e' rappresentato dall'impedire un lavoro e di conseguenza il cibo, quindi la dignita', fino ad arrivare al nucleo della cipolla: l'annullamento dell'uomo in quanto tale, la sua distruzione. "Globalizziamo il bene, perche' il male e' gia' globalizzato", scrive l'amico poeta Carlo Bordini. Un cambio radicale e' possibile con l'arte, quindi la cultura, l'educazione contro la guerra ed un programma ad hoc adottato da ogni Stato. Cosi' si puo' pensare, col tempo, ad educare il singolo al disprezzo verso la guerra e tutto cio' che e' sinonimo di violenza. Educare all'amore. Voglio crederci. Ma parliamo proprio di arte, di poesia e pace. Personalmente ritengo che il mestiere del buon scrittore, se di mestiere si puo' parlare in uno Stato che non lo riconosce ne' retribuisce come tale (uno Stato che fonda le sue radici sull'arte e non riconosce gli artisti come lavoratori. Anch'io, per lo Stato Italia, non esisto percio' non sono), debba essere fonte costante di messaggio, di sensibilita' respirata e trasmessa, di presagio, caduta nel pozzo e risalita, viaggio. L'ultima edizione del Festival Internazionale di Poesia "Palabra en el Mundo" ha toccato il tema della pace tra i popoli. Fondato e diretto da mio marito Gabriel Impaglione (poeta e giornalista argentino, sua la rivista di poesia "Isla Negra", diffusa nel mondo e consigliata dall'Unesco) e dal poeta cileno Tito Alvarado, il Festival ha registrato recentemente un forte successo con oltre 400 localita' del mondo partecipanti volontarie e a titolo gratuito, impegnate in readings, convegni, dibattiti volti a ricercare una soluzione ai mali che affliggono l'uomo. E' lapalissiano che la gente aneli ad un cambio di rotta, e' chiaro che aspira - per istinto - al puro, al vero. E' qui che occorre lavorare: partendo dal basso, sostenendo ed eccitando intellettualmente o artisticamente se vogliamo, le masse. Recentemente ho presenziato, ufficialmente per l'Italia, al Festival Internazionale di Poesia di Medellin, Premio Nobel Alternativo dal Parlamento di Svezia e Patrimonio Culturale della Nazione (un estratto del diario di viaggio e' su: http://domani.arcoiris.tv/gli-eroi-scalzi-della-mia-colombia/). Il Premio fu fondato da Gloria Chvatal, Fernando Rendon e Gabriel Jaime Franco nel 1991, in mezzo ad un clima di violenza e morte, con la poesia-messaggio mirata a ricostruire un tessuto sociale lacerato, a proporre nuove alternative di vita. Il Festival non e' una gara. Ogni anno, nell'arco di dieci giorni, in un paese devastato da narcotraffico e imperialismo, da' la voce attraverso convegni, readings, laboratori di scrittura aperti gratuitamente al pubblico, a quelle riconosciute voci poetiche, intellettualita' ritenute tra le piu' impegnate socialmente e politicamente nel mondo. Da' loro voce perche' diventino voce del popolo, affinche' il pensiero critico faccia discutere, creare, costruire. Nel contesto del XXI Festival si e' realizzato l'incontro mondiale dei Direttori dei Festivals Internazionali di Poesia e della Federazione Internazionale dei Festivals di Poesia, per la costruzione di una Rete Mondiale indirizzata a "Pace e ricostruzione dello Spirito umano, abbraccio e recupero della Natura, unita' dello spirito umano e diversita' culturale dei popoli, indigenza materiale e ricchezza spirituale e Azioni per la globalizzazione della Poesia" (www.festivaldepoesiademedellin.org/). In questa edizione sono state incluse 164 azioni d'ingresso libero e gratuito al pubblico, in dieci citta' colombiane e venti municipi di Antioquia. I poeti, gli artisti del mondo hanno un'immensa responsabilita' con l'umanita' ed il presente: la vita e la pace dei popoli sono minacciate, l'appetito dei predatori non ha limite. La terra, sacra, ci appartiene e noi le apparteniamo. L'arte puo' tanto, e non e' mai tardi per affrontare un movimento mondiale a difesa della vita. Voi, noi tutti, abbiamo la parola, il pensiero critico per farlo.
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- La nonviolenza e' in cammino: Quale ruolo puo' svolgere il Movimento Nonviolento fondato da Aldo Capitini, e gli altri movimenti, associazioni e gruppi nonviolenti presenti in Italia?
- Giovanna Mulas: Voglio fare mie le parole dell'amico Pedro Espi-Sanchis, The Music Man, simpatico musicista delle cantanti nere Mama Madosini Latozi Mpahleni, del Sudafrica, e Chiwoniso Maraire, dello Zimbabwe: "Nelle tribu' africane non esiste il cercare di essere meglio di, l'ambizione che soltanto noi, signori 'evoluti', conosciamo... si pensi proprio alla musica e ai suoi strumenti. Il capo tribu' da un pezzo di canna ricava tante parti uguali quanti sono gli abitanti della tribu'. Ognuno di loro potra' suonare soltanto una nota e sempre la stessa che, se presa sola, apparira' sgraziata: un lungo - o intermittente - insensato fischio... ma unita alle note degli altri membri della tribu', quel fischio creera' la melodia. Tutti loro saranno uguali davanti alla musica e creandola. Qui sta la filosofia dei popoli neri: tutti uguali davanti a tutti. Nessuno di loro potrebbe vivere solo, senza gli altri". Penso che il Movimento visto come associazione rappresenti una minoranza. E' necessario crescere e maturare nelle idee, far leva costante sulla simbiosi con altri movimenti di credenti e non, con identica capacita' di analisi critica, libera da autoreferenzialita'.
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- La nonviolenza e' in cammino: Quali i fatti piu' significativi degli ultimi mesi in Italia e nel mondo dal punto di vista della nonviolenza?
- Giovanna Mulas: Tanti: come gia' detto, avverto si' un risveglio ma ancora governato, purtroppo, piu' dalla necessita' che dalla consapevolezza.
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- La nonviolenza e' in cammino: Su quali iniziative concentrare maggiormente l'impegno nei prossimi mesi?
- Giovanna Mulas: C'era una volta una piccola donna di una piccola cittadina di provincia. I vicini non ne ricordano il nome, ma non importa. La conoscevano bene perche' dicevano convinti che avesse una bella famiglia: in chiesa tutte le domeniche e a comprare il pane alla Forneria Manca tutti i giorni oh, ma appena i cinque minuti per vederlo imbustato perche' poi correva in casa. Sicuramente una casa tranquilla, visto che voleva starci sempre dentro. La Piccola Donna aveva dei bambini meravigliosi ed un marito tranquillo si', tranquillo: salutava sempre e tutti, o quasi, con Buongiorno e Buonasera. Uno che non creava problemi, non come quei delinquenti che bazzicano giu' alla stazione della metro, a imbrattare muri con graffiti anticlericali. Lei la ricordano di bassa statura e pure a testa sempre bassa, anonima, una tranquilla, che non richiamava l'attenzione, che non dava problemi. Buona eh! Per carita'. Una piccola donna tutta casa e chiesa. Un giorno la Piccola Donna s'innamoro' della vita. S'innamoro' davvero, credetemi. Crebbe dentro, e lo fece in silenzio per non disturbare, come quei semi che germogliano al buio, in un piattino, in un piccolo spazio e solo acqua basta loro per crescere... e crescono cosi' tanto e cosi' tante foglie tirano fuori - troppe e tutte assieme - che, Icaro, vorrebbero raggiungere il sole. Ma quel piattino a loro non puo' piu' bastare. E' la natura che dice al seme germoglia, e' il tuo momento. Ed e' la legge della natura che impone al seme di cercare il suo sole, per continuare a vivere, non sopravvivere in un piattino. E' fisiologico che, prima o poi, accada... Curioso che, ad oggi, si debba rimarcare che ad una donna la liberta' spetta di diritto, per nascita. "Lughe de Chelu", autobiografico, e' una storia come tante, e per raccontarla, durante tutti i miei readings, volo indietro nel tempo al 2001 in un'apparentemente tranquilla piccola citta' di provincia, la mia Nuoro: una richiesta di divorzio all'uomo che allora era mio marito, tre tentativi di omicidio dei quali l'ultimo, per strangolamento ed accoltellamento, avvenuto davanti agli occhi dei nostri quattro figli, allora tutti minori. Sospesa tra la vita e la morte. Il limbo. Di quei giorni "non miei" ancora oggi porto il ricordo nebuloso, incerto, vacuo quasi. Gli infiniti perche', il pozzo profondo della depressione, il buio, la crisi artistica: perche' io ero viva, perche' io, perche' a me, perche' i miei figli avevano dovuto assistere a tutto questo, perche' lui aveva tentato il suicidio, perche' lui a me, proprio a me che fino al giorno prima aveva ripetuto di amare alla follia. Ecco, questa amici miei e' probabilmente la parola magica: follia. Ma non rappresenta Il Tutto: sarebbe riduttivo parlare soltanto di follia, e offensivo nei confronti di quelle sorelle che, per mano di un amore malato, hanno perso la vita o il sorriso o la speranza... donne che, in ogni modo, si sono perse, forse dentro loro stesse e non sempre riuscendo a ritrovarsi. "Lughe de Chelu" e' il diario di un viaggio, un mio viaggio che e' anche quello di Marina, di Annette, di Ivy, di Edith, di... e di ... Troppi nomi, e croci. Viaggio nell'ipocrisia, nei tristi, malsani pregiudizi di donne nei confronti di altre donne, noi che dovremmo essere sorelle e unite di quella forza che la Natura gia' ci dona, semplicemente perche' donne, creatrici, mestruate sempre, partorienti di energia. Viaggio in una chiesa misogina, potere al servizio del potere, in uno Stato che tenta di curare la donna vittima di violenza ma, paradossalmente, lo fa senza intaccare la radice della violenza quindi senza punire severamente chi la attua. Anni fa, dopo un mio reading a tema violenza contro la donna, al momento delle domande dal pubblico un tizio, impacciato, sollevo' la mano per chiedere la parola. Un uomo sulla sessantina, piu' o meno, in giacca e cravatta. Ricordo che sorrisi a quel gesto quasi da scolaro. "Perche' il suo compagno ha cercato di ammazzarla?... Voglio dire... lei voleva lasciarlo... lui l'amava troppo". "Non dire altro, e' meglio" pensai soltanto e lo fermai subito, gia' infastidita: "Non c'e' un perche' nella violenza". E l'altro, incalzante, agitandosi sulla sedia: "se e' accaduto... ci sara' un perche', deve esserci un perche'". Ricordo che dal mio tavolo troppo accademico sbuffai, continuai pure a sorridere pensando a quell'imbecille, uno di tanti, pronto a cercare un perche' nell'orrore. "Dare un perche' alla violenza significa, in un modo o nell'altro, giustificarla". E troncai da maleducata, da saccente, da femmina, donna e madre ferita e rabbiosa per un perche' che io stessa, per anni, avevo continuato a chiedermi. Troncai lasciando intendere che non intendevo continuare sull'argomento. Mea Culpa. Ora, si chieda un perche' a quei bambini che hanno assistito all'assassinio della madre ancora giovane e bella, ma tacciata come "puttana" dal paese perche', immensa ed eterna colpa, ha osato divorziare dal marito; ha osato, lei, chiedere il divorzio. Mea Culpa. Si chieda ai familiari, agli amici, ai vicini di casa che, intervistati dalla giornalista rampante e arguta di turno hanno risposto, sull'assassino "ma, sembrava un tipo cosi' tranquillo. Lei la vedevamo spesso triste, trascurata, con gli occhi bassi... a volte coi lividi, sa? Ma chi mai avrebbe pensato che...". Mea Culpa. Chi mai avrebbe pensato che. Se un perche' esiste, forse, sta nascosto negli occhi chiusi di una donna, una delle tante senza medaglia, da Eterno Riposo. O di quell'altra, proprio quella che ti vedi passare accanto, magari ogni mattina all'uscita dal panettiere Gino, e lei non ti vede neppure e tu pensi "Ma guarda questa chi si crede di essere per passarmi accanto senza salutare". Lei, forse, da un lettino di obitorio domani ci dira' che il suo perche' era nascosto nell'aver troppo creduto nell'amore. E' la natura che dice al seme germoglia, e' il tuo momento. Ed e' la legge della natura che impone al seme di cercare il suo sole, per continuare a vivere, non sopravvivere in un piattino. E chi sono o rappresentano un uomo o una donna, per impedire il germoglio anche ad un solo seme? La violenza si nutre di omerta'. In Italia e' emergenza femminicidio; occorre urlare, denunciare e lottare contro la violenza: oggi, domani, sempre.
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- La nonviolenza e' in cammino: Se una persona del tutto ignara le chiedesse "Cosa e' la nonviolenza, e come accostarsi ad essa?", cosa risponderebbe?
- Giovanna Mulas: Non ci si accosta; la si porta dentro. Una resistenza in dignita'. E nient'altro importa, se non la dignita', per essere uomini.

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VOCI E VOLTI DELLA NONVIOLENZA
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Supplemento de La nonviolenza e' in cammino
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac@tin.it
Numero 401 del 19 agosto 2011



Venerd́ 19 Agosto,2011 Ore: 19:35
 
 
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Pace dal basso

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