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www.ildialogo.org LA LUNGA MARCIA DELLA NONVIOLENZA,di Pasquale Pugliese

LA LUNGA MARCIA DELLA NONVIOLENZA

di Pasquale Pugliese

[Ringraziamo Pasquale Pugliese (per contatti: puglipas@interfree.it) per averci messo a disposizione il seguente intervento apparso su "Azione nonviolenta" n. 7 del luglio 2011 e successivamente anche sul suo blog www.pasqualepugliese.blogspot.com
Per un profilo di Pasquale Pugliese dall'ampia intervista apparsa nei "Telegrammi della nonviolenza in cammino" n. 267 riprendiamo la seguente notizia biografica: "Sono nato nel 1968 a Tropea, sul Tirreno calabrese, ho studiato filosofia e svolto il servizio civile al di la' dello stretto, Messina. Migrante in direzione Nord, come molti calabresi della diaspora, sono infine approdato a Reggio Emilia. Dove ho fatto per diversi anni l'educatore in un progetto del Comune chiamato Gruppi Educativi Territoriali. Ne sono poi diventato coordinatore, supervisore ed oggi mi occupo di progettazione educativa. Contemporaneamente, fin dai tempi dell'universita', ho mantenuto un costante dialogo con il Movimento Nonviolento grazie al quale sono maturate molte di quelle convinzioni che ho appena espresso. Da un po' di tempo, accompagno la vita del movimento cercando di dare un contributo al suo coordinamento nazionale ed alla rivista "Azione nonviolenta", sulla quale seguo, per lo piu', le tematiche educative. A Reggio Emilia, dopo aver partecipato negli anni, a molte reti, coordinamenti e campagne, negli ultimi tempi mi dedico alla Scuola di Pace, sia sul piano dell'organizzazione che della formazione (www.comune.re.it/scuoladipace). Da poco tempo sto provando anche a muovere i primi passi sul web, dove ho un "profilo" su facebook, nel quale sono attivi diversi contatti con amici della nonviolenza di tutt'Italia, e dove cerco di seguire un rudimentale blog nel quale, man mano, inserisco articoli e interventi e dove finira' anche questa intervista. (www.pasqualepugliese.blogspot.com). Tuttavia, tra tutte le attivita', quella principale, che richiede le mie migliori energie e mi da' le maggiori soddisfazioni, e' quella di papa' di due splendide bambine: Annachiara e Martina"]

Da venerdi' 17 a domenica 19 giugno Bolzano e' stata la capitale italiana della nonviolenza.

Il Centro Pace di Bolzano, Pax Christi, la Tavola della Pace e il Movimento Nonviolento vi hanno svolto un Convegno denso e partecipato in preparazione della Marcia per la pace e la fratellanza tra i popoli, cinquant'anni dopo quella voluta da Aldo Capitini, da Perugia ad Assisi.

E' stata l'occasione per tanti amici della nonviolenza, vecchi e nuovi, di ritrovarsi sia per fare un bilancio sull'esperienza delle Marce nel mezzo secolo trascorso da quel 24 settembre del 1961, sia per riflettere insieme sulle prospettive che il movimento per la pace vuole aprire con la prossima Marcia del 25 settembre.

*

La rivoluzione nonviolenta

Il venerdi' sera ha aperto i lavori la sessione introduttiva sulle resistenze nonviolente nel Mediterraneo, che ha aiutato a contestualizzare lo scenario di cambiamento internazionale nel quale si colloca questa Marcia per la Pace e del quale vuole essere, a sua volta, parte attiva.

Il sabato mattina si e' svolta una doppia sessione di lavori.

La prima ha messo a fuoco il tema "Aldo Capitini e la rivoluzione nonviolenta", con interventi di Fabrizio Truini, Enrico Peyretti e Daniele Lugli, presidente emerito del Movimento Nonviolento. Ne e' emersa la figura rivoluzionaria di Capitini, il cui lascito politico e culturale deve ancora essere messo a valore per intero, che continua ad essere compresente attraverso le molte iniziative da lui avviate, sovente in anticipo rispetto ai suoi tempi. Non a caso quest'anno ricorrono sia i cinquanta anni della Marcia Perugia-Assisi sia del Movimento Nonviolento, figlio della prima Marcia, entrambi voluti fortemente dal filosofo perugino.

La figura e il pensiero di Capitini e dei maestri di pace Danilo Dolci, Tonino Bello, Ernesto Balducci, Lorenzo Milani, Primo Mazzolari e Lanza del Vasto sono poi stati ripresi nei laboratori pomeridiani, nei quali sono stati anche narrati i contatti e i collegamenti reciproci tra questi profeti di speranza, che hanno delineato il profilo culturale di un'Italia diversa.

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La lunga marcia della nonviolenza

La seconda sessione sul tema "La lunga marcia della nonviolenza" con Mao Valpiana, presidente del Movimento Nonviolento, Flavio Lotti, coordinatore della Tavola della Pace e mons. Luigi Bettazzi, presidente emerito di Pax Christi, e' entrata nel merito della funzione svolta dalle Marce negli ultimi cinquant'anni di storia patria. La Marcia del 61, e' stato ricordato da Mao Valpiana, aveva tre caratteri fondamentali: promossa da un Centro nonviolento indipendente, popolare ed aperta a tutti. Attraverso di essa e' entrato sulla scena politica e culturale italiana il movimento per la pace con una propria voce autonoma e, come ha ricordato Flavio Lotti, un'idea positiva di pace. Voce che ha continuato ad essere presente anche attraverso le venti edizioni successive, sia quelle convocate dal Movimento Nonviolento (1978, 1981, 1985, 2000) che quelle convocate dalla Tavola. Quest'anno, per la prima volta, la Marcia ha una convocazione congiunta del Movimento Nonviolento e della Tavola della Pace. E questo e' gia' il primo importante risultato di questo cinquantesimo anniversario.

Ma la Marcia non puo' essere solo una celebrazione, deve porre all'attenzione dell'agenda politica del paese i propri temi specifici ("una marcia non e' fine a se stessa: fa sorgere problemi, orientamenti, attivita'...", scriveva Capitini, all'indomani della prima), all'altezza dei compiti del presente. Essa deve porre all'attenzione di tutti cio' che il documento preparatorio del Movimento Nonviolento ha definito la mozione del popolo della pace (vedi "Azione nonviolenta" n. 6/2011).

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I compiti della Marcia per la Pace

Quali siano questi compiti e' emerso anche, in parte, nella sessione plenaria del sabato pomeriggio, in particolare con il contributo dal segretario confederale della Cgil Enrico Panini, il quale ha ricordato come non e' vero che il governo abbia operato un taglio orizzontale della spesa pubblica, perche' c'e' un settore, quello delle spese militari, che ha raggiunto la cifra astronomica di 25 miliardi di euro, ossia ben 130 milioni in piu' rispetto allo scorso anno, senza contare le spese folli per la guerra in Libia e l'acquisto dei cacciabombardieri F35. Ammettendo, tra l'altro, che su questo tema lo stesso sindacato ha il dovere di istruirsi, non puo' essere disattento.

Si pone, dunque, con forza il tema del disarmo e del ripudio della guerra e della sua preparazione, anche per ricucire lo strappo all'art. 11 della Costituzione il quale, ripudiando la guerra come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali, indica la necessita' della ricerca di mezzi alternativi.

Ripudiare la guerra e la sua preparazione e costruirne le alternative e', direbbe Capitini, "il punto piu' profondo del sovvertimento di una realta' inadeguata", a partire dal quale si possono aprire prospettive di trasformazione profonda in tutti i piani di realta', come e' stato anche evidenziato dai relatori nella sessione conclusiva di domenica mattina: nelle chiese (Fabio Corazzina), nella cultura e nel linguaggio (Lidia Menapace), nell'economia (Nanni Salio). E si possono costruire modalita' nonviolente per la trasformazione dei conflitti, capaci di fondare una nuova convivenza, dal piano delle relazioni interpersonali a quello delle relazioni internazionali (Marianella Sclavi).

Alla fine di questo importante Convegno erano ancora molte le cose che si sarebbero potute dire, i confronti che si sarebbero potuti avviare, ma i tempi serrati e le molte relazioni previste non hanno lasciato molto spazio al dialogo tra tutti, al capitiniano ascoltare e parlare.

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La mozione del popolo della pace

Tuttavia ci siamo lasciati con la chiara consapevolezza che con la Marcia del 25 settembre ci aspetta un compito importante e, per certi versi, analogo a quello della prima edizione. La Marcia del 1961 era perfettamente inserita nella storia del suo tempo - la guerra fredda, con le forti ripercussioni italiane - rispetto alla quale ha aggiunto la voce e la presenza fisica di un nuovo soggetto storico: il popolo della pace. Analogamente la Marcia del 2011 si deve inserire nel tempo presente in maniera proattiva e propositiva.

E' questo un tempo in cui, dopo vent'anni di berlusconismo, il vento del cambiamento politico e della partecipazione dal basso ha iniziato a soffiare impetuoso anche in Italia. Ha soffiato con le elezioni amministrative e, sopratutto, con i referendum che hanno travolto le alchimie delle segreterie dei partiti ed hanno posto alcuni punti chiari di un metodo di partecipazione e di nuovo programma politico. Il metodo e' quello dell'assunzione della responsabilita' individuale e dell'esercizio del potere di tutti, che ha fatto risorgere dal basso il principale istituto di democrazia diretta previsto in Italia, il referendum popolare. Attraverso di esso, i cittadini hanno espresso tre fondamentali principi: i beni comuni sono sottratti al neoliberismo e alla logica di mercato; l'energia si deve coniugare con l'ecologia, cioe' con l'ambiente, la salute e il futuro; la legge e' uguale per tutti.

Alla Marcia della pace, che deve diventare la prossima tappa di questo nuovo processo di Liberazione del paese, rimane il compito e la responsabilita' di indicare ancora un principio, di porre la propria mozione in questo varco della storia: il ripudio della guerra e della sua preparazione, il disarmo e la costruzione dei mezzi alternativi.

Una rivoluzione nonviolenta e costituzionale, che apre tutte le altre.

TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 636 del 3 agosto 2011
Telegrammi della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini.
Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532,
e-mail: nbawac@tin.it,
sito: http://lists.peacelink.it/nonviolenza/



Mercoledì 03 Agosto,2011 Ore: 16:00
 
 
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Pace dal basso

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