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www.ildialogo.org SETTE DOMANDE A GIOVANNI SARUBBI,di "La nonviolenza e' in cammino"

VERSO LA MARCIA PERUGIA-ASSISI
SETTE DOMANDE A GIOVANNI SARUBBI

di "La nonviolenza e' in cammino"

[Ringraziamo Giovanni Sarubbi (per contatti: redazione@ildialogo.org) per questa intervista.
Su Giovanni Sarubbi da un'ampia intervista apparsa nei "Telegrammi della nonviolenza in cammino" n. 307 riprendiamo la seguente notizia autobiografica: "Sono direttore del sito www.ildialogo.org, ho 59 anni, sono lucano di nascita e napoletano di adozione, ho un diploma in Teologia presso la Facolta' Valdese di Teologia di Roma. Ho partecipato a vari libri con piu' autori e ho scritto per molte riviste nazionali sui temi della pace e del dialogo interreligioso. Curo la giornata del dialogo cristiano-islamico, giunta alla sua [decima] edizione del prossimo 27 ottobre [2011]. Per la Emi ho scritto il libro Spirito per la collana Le parole delle fedi"]

- "La nonviolenza e' in cammino": Quale e' stato il significato piu' rilevante della marcia Perugia-Assisi in questi cinquanta anni?

- Giovanni Sarubbi: La mia prima marcia e' stata quella del 1981. Andammo alla marcia con un pullman organizzato dalla Cgil di Pomigliano (Na). Eravamo tutti giovani. Fu un'avventura perche' il pullman sulla strada del ritorno si ruppe e, dopo una giornata eccezionale per l'enorme partecipazione della gente, passammo una nottata terribile. Ci sono due modi di leggere la marcia, quello per gli "addetti ai lavori" e quello per la gente senza particolari impegni o "lauree in nonviolenza" quale io mi sento. Per gli addetti ai lavori la Marcia, dopo la prima e originale edizione di Capitini, e' stato un momento per esercitare una sorta di direzione politica di un "movimento nonviolento" o pacifista che in realta' non esiste. Una operazione minoritaria, in un'ottica da "ombelico del mondo", finalizzata di volta in volta a marcare la propria presenza di piccolo gruppo, magari per avere un posto di direzione. Nulla a che vedere con l'originale iniziativa di Capitini ed il suo spirito. Per i "non laureati in nonviolenza" e' stato essenzialmente un modo per dire no alla guerra, agli armamenti, per coltivare la speranza di un mondo pacifico, per testimoniare personalmente che e' possibile realizzare un mondo senza violenza, senza sfruttamento dell'uomo sull'uomo, dove tutti sono rispettati al di la' della propria condizione sociale ma in quanto esseri umani.

*

- "La nonviolenza e' in cammino": E cosa caratterizzera' maggiormente la marcia che si terra' il 25 settembre di quest'anno?

- Giovanni Sarubbi: Anche in questa edizione si sta ripetendo la guerra fra addetti ai lavori per la leadership. Ma anche quest'anno ognuno andra' alla marcia portando i propri contenuti. Ogni gruppo piu' o meno organizzato dira' quello che ritiene opportuno. Di fatto la leadership della Tavola della Pace sara' messa in discussione nel senso, ripeto, che ognuno dira' e fara' la marcia sulle proprie posizioni. Considero questo un bene. Sono personalmente contrario ai leaderismi che mirano a stabilire per qualcuno delle rendite e non solo di posizione.

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- "La nonviolenza e' in cammino": Quale e' lo "stato dell'arte" della nonviolenza oggi in Italia?

- Giovanni Sarubbi: Il "movimento nonviolento" esiste solo come sigla, come proposta lanciata da Capitini. Bisogna prendere coscienza del fatto che la nonviolenza oggi in Italia e' appannaggio di piccoli gruppi, molto elitari, spesso in "guerra ideologica" fra di loro, e talvolta le parole sono peggiori delle pistolettate. La societa' e' generalmente percorsa da violenze di tutti i tipi. Tutti i mass-media fanno a gara a diffondere modelli culturali violenti. La nonviolenza in politica e' largamente strumentalizzata, vedi esperienza bertinottiana che non ha esitato a far votare il rifinanziamento delle guerre a cui partecipa l'Italia in nome della governabilita', fregandosene altamente di tutte le sue dichiarazioni nonviolente. La nonviolenza viene cioe' strumentalizzata e usata dai violenti per giustificare la loro violenza (vedi le ultime vicende della Tav). Lo stesso Congresso degli Stati Uniti, che certo non puo' essere individuato come un organismo promotore di nonviolenza, sponsorizza una sua fondazione che parla di nonviolenza e che sta dietro a tutte le cosiddette "rivoluzioni colorate" dei paesi dell'est europeo che hanno provocato numerose vittime. La nonviolenza e' oggi una cosa per "laureati in nonviolenza", una cosa di elite. Non e' stato cosi' nella esperienza di Gandhi, o di Martin Luther King, che piu' che proclamarla l'hanno praticata, nel merito, su specifiche questioni che coinvolgevano milioni di persone, come l'indipendenza dell'India o i diritti dei neri d'America. Fino a quando la nonviolenza rimarra' patrimonio di piccoli gruppi, eroici quanto si vuole, ma pur sempre piccoli gruppi, la violenza continuera' a trionfare e ad avere la parte prioritaria nella vita sociale, anche se la maggioranza della gente e' per la pace e rifiuta la guerra.

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- "La nonviolenza e' in cammino": Quale ruolo puo' svolgere il Movimento Nonviolento fondato da Aldo Capitini, e gli altri movimenti, associazioni e gruppi nonviolenti presenti in Italia?

- Giovanni Sarubbi: Credo che tutti si debba essere "lievito e sale", come si dice nei testi evangelici. Se si vuole avere un ruolo positivo bisogna liberarsi dall'idea "proprietaria" della nonviolenza che o e' una acquisizione di larghe masse di uomini e donne o non e' nulla. La stessa cosa si puo' dire di tutto cio' che riguarda la vita sociale. Cosi' i partiti non possono essere i proprietari della politica o le religioni i proprietari di Dio. "Lievito e sale", questo possiamo essere.

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- "La nonviolenza e' in cammino": Quali i fatti piu' significativi degli ultimi mesi in Italia e nel mondo dal punto di vista della nonviolenza?

- Giovanni Sarubbi: Certamente le lotte fatte in Egitto e Tunisia o quelle che stanno avvenendo in Siria, con milioni di persone senz'armi che hanno sfidato regimi ultraquarantennali oppressivi e violenti.

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- "La nonviolenza e' in cammino": Su quali iniziative concentrare maggiormente l'impegno nei prossimi mesi?

- Giovanni Sarubbi: Bisogna opporsi alla guerra, al militarismo, alle industrie di armamenti. Su questo io credo bisogna impegnarsi al massimo, deve essere al primo punto di qualsiasi iniziativa. Poi ovviamente c'e' la questione del razzismo in tutte le sue forme che e' strettamente legato con la guerra ma anche con la crisi economica, che sta mettendo sempre piu' a nudo la putrefazione e l'insostenibilita' di un sistema sociale capitalistico nella sua fase suprema imperialistica. Chi vuole essere "lievito e sale" ha certamente molto da fare e fra questo da fare non c'e' sicuramente quello di becchettarsi, come i famosi polli di Renzo di manzoniana memoria, con gli altri "nonviolenti" chiunque essi siano.

*

- "La nonviolenza e' in cammino": Se una persona del tutto ignara le chiedesse "Cosa e' la nonviolenza, e come accostarsi ad essa?", cosa risponderebbe?

- Giovanni Sarubbi: Gli direi "la nonviolenza e' vita, e' rapporto di buon vicinato, e' rispetto degli altri esseri umani e della Madre Terra, e' amore, e' rifiuto dell'odio e della violenza, della guerra e degli armamenti; e' uguaglianza di tutti gli esseri umani, nel loro diritto ad una vita dignitosa, al cibo per tutti; e' rifiuto dell'inquinamento, dell'incendio dei boschi, rifiuto della violenza sulle donne, rifiuto della violenza sui minori; e' liberta' di ricerca della verita' e rifiuto dei dogmi, rifiuto di una concezione proprietaria di Dio da parte di questa o quella religione o casta sacerdotale". Il come accostarsi alla nonviolenza viene poi di conseguenza.

Tratto da
VOCI E VOLTI DELLA NONVIOLENZA
Supplemento settimanale del martedì' de
La nonviolenza è in cammino

Direttore responsabile: Peppe Sini.
Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac@tin.it

Arretrati in:
http://lists.peacelink.it/

Numero 384 del 30 luglio 2011



Sabato 30 Luglio,2011 Ore: 07:30
 
 
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