- Scrivi commento -- Leggi commenti ce ne sono (0)
Visite totali: (243) - Visite oggi : (1)
Questo giornale non ha scopo di lucro, si basa sul lavoro volontario e si sostiene con i contributi dei lettori Sostienici!
ISSN 2420-997X

Canali social "il dialogo"
Youtube
- WhatsAppTelegram
- Facebook - Sociale network - Twitter
Mappa Sito

www.ildialogo.org LA PARATA DEL DUE GIUGNO,di Maria Teresa D’Antea

LA PARATA DEL DUE GIUGNO

di Maria Teresa D’Antea

Ringraziamo l'amica Teresa per averci inviato l’articolo che è uscito oggi sul settimanale diocesano annesso a Toscana Oggi con il titolo “DUE GIUGNO. UNA PARATA SENZA SPERANZA”.

Ancora una volta si è dovuto assistere nell’anniversario della repubblica italiana a una parata militare che tutto ricorda meno i valori di una democrazia. Ricorda infatti le parate militari nazifasciste e somiglia molto a quelle di tutte le attuali dittature. Perché allora continuiamo a ostentare la parata per celebrare la festa di una repubblica fondata, per dichiarazione costituzionale, sul lavoro, sull’eguaglianza e ( ce lo siamo scordati? ) sul ripudio della guerra? Sarebbe tanto più coerente e meno anacronistico far sfilare quelli che hanno perso il lavoro, i medici degli ospedali dove non ci sono letti a sufficienza, gli insegnanti nelle cui aule piove, i terremotati alloggiati ancora nelle baracche, i rappresentanti di tutte le religioni, le tante associazioni di volontariato insieme a chi lotta contro la mafia e la corruzione, tutti gli artisti e gli scienziati che tanto onorano il nostro paese pur facendo la fame e infine uomini e donne delle varie etnie accolte sul nostro territorio e troppo spesso considerati esseri umani di serie B. Non perché la festa del due giugno diventi una bagarre simile a quelle proposte dall’analfabetismo culturale televisivo, ma perché si resti coi piedi per terra di fronte alla realtà e perché ai nostri figli non si insegnino i valori militari della legge del più forte. Se poi le forze armate vogliono dedicarsi una giornata in cui celebrare se stesse, la scelgano in un qualsiasi altro giorno dell’anno, non il due giugno. E facciano la loro nerboruta ostentazione di forza magari al Circo Massimo o dentro il Colosseo, luoghi più idonei a certi riti che non Via dei Fori imperiali, facilmente associabile a nostalgia di fascismo, condannato dalla nostra costituzione come reato ( o abbiamo scordato anche questo? ). La cosa più sconcertante è tuttavia ascoltare i discorsi delle cariche più alte dello stato, tutti inneggianti alla pace. Davanti a una parata di mitraglie, volti truci in tuta mimetica e bombe alla cintura, sorvolati da super aerei, le nostre autorità parlano seraficamente di pace, facendo passare il messaggio che la pace è frutto delle armi. Bel progresso dal tempo dei Cesari!... Un simile messaggio nella testa di un giovane può essere più inquinante di una Chernobyl: genera confusione, diseduca alla doppiezza e all’ipocrisia, ma soprattutto svilisce il valore delle parole, portando alla babele dei significati. Un mio nipotino di terza elementare, guardando la parata in tv, mi ha chiesto: “Perché quelli fanno le facce horror?”. Gli ho risposto: “Perché di mestiere fanno la guerra e la guerra è horror”. Non so quanto possa aver capito, di sicuro più di chi confonde una scarica di pallottole con una stretta di mano.
Ogni volta per me il due giugno è un giorno in cui la speranza scende a picco. Quest’anno qualcuno ne ha riacceso la fiammella con poche misurate parole. Dopo aver ascoltato le parole deliranti di molti, ho sentito verso sera una voce affranta e autorevole rimettere le cose al posto giusto, dicendo pane al pane e vino al vino. Riporto integralmente il messaggio: “E’un’assurda contraddizione parlare di pace, negoziare la pace e allo stesso tempo promuovere e permettere il commercio delle armi. Una guerra qui, un’altra là sono davvero guerre per risolvere i problemi o sono guerre commerciali per arricchire i mercanti di morte? Preghiamo per tutti i responsabili delle nazioni perché si impegnino con decisione a porre fine al commercio delle armi che causa tante vittime innocenti”. Sono le parole ispirate di papa Francesco. Sulla sua scia mi permetto umilmente di aggiungere che è un’assurda contraddizione festeggiare l’anniversario di una democrazia con una parata degna della più feroce dittatura.
Maria Teresa D’Antea



Sabato 10 Giugno,2017 Ore: 16:24
 
 
Ti piace l'articolo? Allora Sostienici!
Questo giornale non ha scopo di lucro, si basa sul lavoro volontario e si sostiene con i contributi dei lettori

Print Friendly and PDFPrintPrint Friendly and PDFPDF -- Segnala amico -- Salva sul tuo PC
Scrivi commento -- Leggi commenti (0) -- Condividi sul tuo sito
Segnala su: Digg - Facebook - StumbleUpon - del.icio.us - Reddit - Google
Tweet
Indice completo articoli sezione:
Educazione alla pace

Canali social "il dialogo"
Youtube
- WhatsAppTelegram
- Facebook - Sociale network - Twitter
Mappa Sito


Ove non diversamente specificato, i materiali contenuti in questo sito sono liberamente riproducibili per uso personale, con l’obbligo di citare la fonte (www.ildialogo.org), non stravolgerne il significato e non utilizzarli a scopo di lucro.
Gli abusi saranno perseguiti a norma di legge.
Per tutte le NOTE LEGALI clicca qui
Questo sito fa uso dei cookie soltanto
per facilitare la navigazione.
Vedi
Info