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ISSN 2420-997X

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www.ildialogo.org LA NONVIOLENZA è POLITICA e PROFEZIA,di Pax Christi Italia

Congresso di Pax Christi Italia 29-30 aprile, 1 maggio 2017
LA NONVIOLENZA è POLITICA e PROFEZIA

di Pax Christi Italia

Fraterna domus di Sacrofano (Roma)
Uscire dal sistema di guerra  Beati i miti perché erediteranno la terra” (Mt 5, 5).
  1. Disarmare la politica. La nonviolenza è arte politica e scienza della pace. Detronizzare la sovranità della guerra. Azioni di disarmo per un'Italia e un'Europa di pace. Verso una teologia e una prassi di nonviolenza.  2. Disarmare l'economia. Opporsi alla dittatura della finanza speculativaCambiare è possibile, disarmare la paura. Sbilanciamoci. I movimenti popolari. La Carta di Genova. Il progetto Fedi e finanza. 3. Disarmare l'ambiente. La Laudato si' e la cittadinanza ecologica attiva. Esperienze di lotta per la difesa dei beni comuni. Politiche e buone pratiche e diffusione dei nuovi stili di vita. Come riprendere in mano la Laudato si'. 4. Disarmare la società. Il dramma dei profughi (di guerra, economici e ambientali): “bancarotta dell'umanità”. Una nuova cittadinanza umana. Buone pratiche per l'accoglienza, l'integrazione e l'interazione. 5 Disarmare la cultura e la vita quotidiana. Un cammino pedagogico nonviolento. Educare alla pace nonviolenta in famiglia, nelle scuole e nella società. Superarepregiudizi. Arrestare le violenze domestiche e personali  6. Disarmare la Chiesa e le teologie. Elaborare una teologia nonviolenta. Percorsi di una chiesa disarmata e disarmante. Povertà e presenza femminile. Superare i cappellani militari. Coinvolgere la Chiesa e le Chiese nell'uscita dal sistema-guerra. Ecumenismo. Spiritualità della pace. 7. Disarmare Pax Christi. Siamo nonviolenti? Siamo il cambiamento che vogliamo realizzare? Costruire un clima umano accogliente nelle differenze, relazioni buone, ambienti significativi
Pax Christi Italia: Incontri, interventi, presenze/ Collegamenti e campagne/ Promozione del movimento e assunzione di responsabilità / Essere pace /. S. Maria vergine del mattino
Lo stupore del primo amore.
Nell'aprile 2013 il nostro Congresso a Roma aveva come titolo “E' l'ora della nonviolenza”. Nell'aprile 2016, sempre a Roma, si è tenuta una Conferenza promossa dal Pontificio Consiglio Giustizia e Pace e da Pax Christi International su “Nonviolenza e Pace giusta”. Al termine di essa è stato diramato un “Appello alla Chiesa Cattolica per promuovere la centralità della nonviolenza evangelica” al fine di superare in modo definitivo ogni teoria e teologia della “guerra giusta” e sviluppare la nonviolenza nella vita quotidiana, nella società, nella politica e nella Chiesa che deve “levare la sua voce profetica per sfidare gli ingiusti poteri mondiali e per sostenere e difendere quegli attivisti nonviolenti il cui lavoro per la pace e la giustizia mette a rischio la loro vita”. Nello scritto inviato all'incontro del 2016 papa Francesco ha auspicato il “rinnovamento della testimonianza attiva della nonviolenza come 'arma' per conseguire la pace”.
Un nuovo coinvolgente inizio
Il Messaggio pontificio per la Giornata mondiale della pace del 1 gennaio 2017 La nonviolenza: stile di una politica per la pace, “programma e sfida” per tutti, conferma e rilancia il nostro impegno e ci convoca a una presenza ecclesiale e sociale multiforme e viva. Papa Francesco porta a maturazione un lungo e travagliato cammino ecclesiale proponendo la pratica della nonviolenzaattiva e creativa come sequela di Cristo nonviolento e metodo politico, stile di vita quotidiana e paradigma politico internazionale. La Chiesa può, così, riscoprire nella pace il suo "unico vero annuncio", scondo l'auspicio di Tonino Bello, e operare per il ripudio della guerra, di ogni suo preparativo e delle armi che distruggono la vita e a gioia di vivere.
In questa direzione Francesco sviluppa le intuizioni di altri papi, tra i quali l'enciclica Pacem in terris di Giovanni XXIII; il riconoscimento di Giovanni Paolo II dell'attualità di Gandhi (febbraio 1986) e degli “esempi luminosi e profetici” offerti da “coloro che hanno improntato le loro scelte di vita al valore della non-violenza” (1.1.2000); l'idea delle Beatitudini come “magna carta della nonviolenza cristiana”, espressa nel gennaio 2007 da Benedetto XVI. Il Messaggio del 1 gennaio 2017 ci presenta “la strada da seguire nel presente e nel futuro. Questa è la via della pace, non quella proclamata a parole ma di fatto negata perseguendo strategie di dominio, supportate da scandalose spese per gli armamenti mentre tante persone sono prive del necessario per vivere” (papa F. 15.12.2016).
 In tale contesto ci siamo impegnati ad approfondire, diffondere e attuare il Messaggio del 1 gennaio, che costituisce una svolta nel travagliato cammino ecclesiale, un nuovo coinvolgente inizio, un punto di non ritorno. Tra le novità più evidenti rispetto alla tradizionale argomentazione ecclesiastica, incontriamo - l'uso della parola nonviolenza nel titolo di un testo ufficiale della Chiesa cattolica, in sintonia col movimento politico nonviolento contemporaneo; - l'indicazione di Gesù Cristo come rivelazione, incarnazione e guida della nonviolenza; - la concezione della nonviolenza come nuovo paradigma politico, come metodo politico per la costruzione sociale della pace, come gestione e trasformazione dei conflitti; - il riconoscimento dell'ampio e vario mosaico di volti della famiglia della pace e delle donne come guide della nonviolenza.
Con il Messaggio del i gennaio 2017 siamo invitati a rinascere, a riaprire la storia della pace che è la storia profonda della famiglia umana. Ci siamo, pertanto, proposti e ci proponiamo di operare per il disarmo integrale (convenzionale e nucleare), la riduzione delle spese militari, la verifica della legge sul commercio delle armi, l'uscita delle banche dall'import-export di armi, la realizzazione di una Difesa civile nonviolenta, un'Europa autonoma e attivamente neutrale, il sostegno a pratiche di riconciliazione, la custodia del creato, il superamento del dominio della finanza speculativa, politiche di accoglienza e interazione, itinerari di educazione ai conflitti e di spiritualità della pace, la testimonianza di una Chiesa italiana disarmata e disarmante.
Siamo interpellati a vivere un compito immenso e bello, ad ascoltare “il palpitare di Dio nella storia” (p. F. 1.1.2017); a risvegliare “il potere dell'amore” che dà vita, rigenera e trasforma il male in bene; a esercitare “il potere del servizio che instaura nel mondo il regno di Dio che è regno di giustizia e di pace” (p. F. 25.12.2016); a risvegliare la perenne novità del Vangelo di pace, lo stupore del primo amore, la freschezza del carisma. Cosa ci ha spinto e ci spinge ad aderire a Pax Christi? Cosa ci ha attratto e ci attrae? Quale com-mozione oggi ci anima o ci scuote?
Nel vivo dei nostri impegni riteniamo necessario contribuire all'elaborazione di una teologia e prassi nonviolenta nella Chiesa cattolica, nelle Chiese cristiane e nelle religioni al fine di superare definitivamente l'idea stessa di guerra giusta. Una delle più belle novità del messaggio pontificio è proprio il radicamento della nonviolenza nella vita di Gesù Cristo: “Gesù tracciò la via della nonviolenza, che ha percorso fino alla fine, fino alla croce, mediante la quale ha realizzato la pace e distrutto l'inimicizia […]. Essere discepoli di Gesù significa aderire anche alla sua proposta di nonviolenza” (n. 3).

1. Disarmare la politica
Con Tonino Bello sappiamo che la pace “non è il lago di cigni dove precipitano i ruscelli delle nostre sdolcinate esaltazioni mistiche […]. Quello della pace è il discorso teologico più robusto e serio che oggi si possa fare, perché affonda le sue radici nel cuore del mistero trinitario” (Convivialità delle differenze, 47). Contemporaneamente, è il discorso politico più realistico che possiamo avviare nel cambiamento d'epoca che stiamo vivendo dove il fenomeno bellico, oltre che assurdo e spietato, distrugge la politica, è totalmente ingiustificato e ingestibile ai fini di obiettivi di libertà, di giustizia e di sviluppo umano.
La nonviolenza è arte politica e scienza della pace
Abbiamo detto più volte che la nonviolenza è arte politica e scienza della pace: “scienza articolata e complessa con tanto di formulazioni analitiche e di scelte rigorose. Che si avvale di grandi maestri e di una ormai incontenibile produzione bibliografica. Che fa perno attorno all’educazione e rielabora, in termini laici, l’antico motto dei profeti: o convertirsi o morire” (T. Bello, La speranza a caro prezzo, S. Paolo, 113).
La nonviolenza prepara umanesimo responsabile: un umanesimo della dignità umana ferita, negata o incompleta, “un umanesimo capace di integrare, di dialogare e di generare” a servizio di un'Europa umana (p. F., Lesbo aprile 2016 e 6 maggio 2016). La nonviolenza è un’opera di creazione. Occorre sceglierla, amarla, attivarla, organizzarla, sperimentarla, nutrirla e pagarla a caro prezzo. Incarna il primato del diritto, la civiltà del diritto in cammino: quello codificato nella Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, nella Carta dell’ONU e in tanti testi come la Costituzione italiana. Papa Francesco afferma che ha già prodotto “risultati impressionanti” (1 gennaio 2017, n. 4). In effetti la nonviolenza sa essere efficace. Alcuni studiosi (M. Stephen, E. Chenoweth, G. Sharp, A. Drago) affermano che nei processi di cambiamento politico la nonviolenza ha realizzato più vittorie delle rivoluzioni o rivolte armate (dal 1975 al 2003 sulle 67 “rivoluzioni” in circa 190 stati del mondo, 47, cioè i 2/3, sono state nonviolente). La nonviolenza ha ottenuto conquiste in varie parti del mondo, in India e in Sud Africa, negli Stati Uniti e in Sud America, nelle Filippine e in Asia, nell’Est europeo e nel cuore dell’Africa, nel Medio Oriente e in Europa. E' opera di “migliaia, anzi milioni di persone”, (1 gennaio 2017 (4) e tiene in piedi il mondo. Certo, ogni vittoria nonviolenta è fragile, soggetta a logoramenti e fallimenti (ce lo ricordano le esperienze nonviolenti vincenti in varie parti del mondo) e occorre ripartire sempre ma assai più fragile, rischiosa e fallimentare è la risposta armata che annulla la politica, riapre conflitti a non finire e aumenta violenze, ingiustizie e morte.
Ricordiamo, pertanto, amici e amiche operanti in Iraq, in Palestina, in Salvador e in tante località dove Pax Christi International è attiva (nel blog di Pax Christi International “Storie di pace” vengono presentate tante esperienze del movimento in varie parti di mondo). Finisce l'era della “guerra giusta” o della “pace armata”. Comincia quella della pace nonviolenta. Solo la pace è giusta. Solo la pace è santa. Lo jus ad bellum o in bello lascia il posto allo jus contra bellum da attivare, cioè “norme in grado di sviluppare, attualizzare e soprattutto imporre gli strumenti già previsti dall'ordinamento internazionale per risolvere pacificamente le controversie e scongiurare il ricorso alle armi” (P. Parolin, 11.3.2015 all'Università gregoriana). Nel presentare il messaggio del papa, il card. Turkson ha rilevato la netta differenza tra il segretario della Nato, contrario al dialogo come principio politico, e il papa: “Per noi è l'esatto contrario, è la vera strategia ed è possibile” ha affermato con l'appoggio di Silvano Maria Tomasi, segretario delegato di Giustizia e Pace, che ha dichiarato la necessità di “creare uno scarto con la teoria della guerra giusta”.
Detronizzare la sovranità della guerra
L'azione contro le guerre tramite percorsi e strategie nonviolente tiene aperta la porta alla speranza. E' “politica generativa” recita il titolo di un testo scritto dal nostro Guglielmo Minervini (Carocci, 2016). In “Mosaico di pace” (gennaio 2017) si riporta un suo vecchio intervento in cui ribadisce che solo “nello spazio della politica si deve detronizzare la sovranità della guerra”. Pax Christi Italia ritiene necessario aiutare la società italiana, la Chiesa cattolica e tutto il popolo di Dio a uscire dal silenzio verso gli interventi militari italiani e la produzione-commercio delle armi e a promuovere o accompagnare percorsi ecclesiali e civili per uscire dal sistema della guerra.
Come abbiamo detto al convegno del Centro Studi del 1 luglio 2016, il nostro ambizioso obiettivo è quello di costruire un' Europa civile e democratica, accogliente e sicura, cooperativa e sociale, ecologica e disarmata, attenta, nell'accogliere e integrare, a prevenire il dramma delle migrazioni forzate. Un'Europa autonoma e sovrana, estranea a logiche neocoloniali. Un'Europa che non sia braccio armato della Nato ma partner di un'ONU riformata e rilanciata; che non sia braccio economico di imprese multinazionali registe di trattati commerciali neoliberisti distruttivi di beni e di democrazia; che non sia braccio finanziario di un'oligarchia speculativa predatrice ma soggetto di sviluppo cooperativo e integrativo secondo la Carta dei sui principi fondanti. Un Europa che faccia della “neutralità attiva” un paradigma di politica estera e una pratica di gestione dei conflitti. Tra i tanti, sono decisivi alcuni indirizzi operativi. - Affermare la centralità dell'ONU rinnovata, e quindi “la sovranità del diritto”; - Impedire l'installazione di bombe nucleari B 61-12 in Europa e in Italia con piloti addestrati all’attacco nucleare con cacciabombardieri italiani sotto comando Usa. L’Italia viola in tal modo il Trattato di non-proliferazione delle armi nucleari, firmato nel 1969 e ratificato nel 1975, rilanciato senza l'adesione italiana nel 2016; - Bloccare la produzione dei cacciabombardieri F-35, costosissimi, devastanti e anticostituzionali; - Riconvertire a fini sociali (anche antisismici e ambientali) l'industria degli armamenti; - Operare per l'attuazione della legge 185 del 1990 che regola il commercio delle armi con il divieto di esportazione, transito, trasferimento o intermediazione verso paesi in stato di conflitto armato e la cui politica contrasti con i principi dell'art. 11 della Costituzione; - Fermare ogni traffico di armi soprattutto verso il Medio Oriente e Africa, bloccare i carichi di bombe che partono dall'Italia verso l'Arabia saudita che sta bombardando lo Yemen; - Promuovere un articolato e diffuso Giubileo del debito per molti paesi africani e per stati europei dove risulti inesigibile e illegittimo; - Evitare la complicità col sistema delle “banche armate” sostenitrici del commercio delle armi; - Appoggiare la nascita e la diffusione di “un'altra difesa”, favorire il sorgere di un Dipartimento per la Difesa nonviolenta secondo la proposta di legge di iniziativa popolare lanciata all'Arena di Verona nell'aprile 2014.
Domande operative: quali dinamiche nonviolente attivare e come? Come diventare un soggetto politico tessitore di reti e iniziative? E' possibile sviluppare nei fatti il governo nazionale per la pace? Cosa possiamo fare per disarmare la politica? Costruire un' Europa denuclearizzata e neutrale? Quali campagne dobbiamo privilegiare? Ce la facciamo a partecipare bene alla Rete e alla Tavola della pace in un'ottica di ricomposizione innovatrice?
2. Disarmare l'economia
Molte analisi sulla crisi economica emersa quasi dieci anni fa convergono nella definizione del suo carattere globale e delle sue conseguenze devastanti. L'economia finanziaria speculativa sta distruggendo il lavoro e il risparmio, le relazioni sociali, i diritti e i progetti di milioni di persone. Sta annullando la politica e la democrazia. Siamo dentro un capitalismo finanziario predatorio dal carattere “sistemico”, con esiti da incubo. In tale contesto, la crisi è un grande affare planetario per le mafie che diventano determinanti per l'economia a partire dal 2008. Esse entrano nelle banche per riciclare milioni di dollari, approfittano della corruzione, si infiltrano nel mercato immobiliare, sviluppano un sommerso che uccide l’economia pulita. Tutta un’economia sporca si mimetizza nei santuari della grande finanza. E' un motivo in più per superare la dittatura della finanza speculativa
Spaventosa è la crescente disuguaglianza tra pochissimi miliardari e tantissimi poveri o semplicemente impoveriti anche nel ceto medio. Il rapporto Oxfam 2017 segnala che, per arrivare alla ricchezza della metà più povera del pianeta (oltre 3 miliardi e mezzo di persone) di uomini più facoltosi del mondo non ne servono più 388 come nel 2010, 80 come nel 2014 o 62 come lo scorso anno, ma bastano i primi 8. Oxfam ci dice anche che tra il 1988 e il 2011 il reddito medio del 10% più povero è aumentato di 65 dollari, meno di 3 dollari l’anno, mentre quello dell’1% più ricco di 11.800 dollari, ovvero 182 volte tanto. L'elusione fiscale sottrae a livello mondiale 100 miliardi di dollari di risorse a salute e istruzione: soldi che basterebbero per mandare a scuola 124 milioni di bambini che ora non ci vanno e per salvare le vite di 6 milioni di bambini con sistemi sanitari più accessibili. Terribile anche in Italia è la spirale dell'impoverimento. Nel 2007 le persone in povertà assoluta erano 1.800.000. Oggi sono 4.600.000. La lotta per il disarmo e per la difesa del creato si intreccia a ogni seria lotta contro la disuguaglianza e “l'inequità”, parola bergogliana che unisce il dramma dell'ingiustizia allo scatenarsi della cultura dello scarto come frutto dell'iniquità. Arduo è l'impegno per smettere di “creare capitalismo”, coerenti col Vangelo di pace.
La campagna Sbilanciamoci presenta anche per il 2017 la sua contromanovra finanziaria orientata a promuovere investimenti pubblici finalizzati a ridurre le disuguaglianze, a sostenere l'occupazione, a ridistribuire la ricchezza, a investire per un modello ecosostenibile, a ridurre le spese militari, a costruire un modello di difesa civile nonviolenta, a promuovere politiche di pace (cfr. “Adista” n. 2, 2017). Pochi conoscono il prezioso materiale offerto da “Sbilanciamoci”. Interessanti, in tale ambito, le proposte avanzate dal Centro nuovo modello di sviluppo, dalla Rete sui nuovi stili di vita o dal Monastero del bene comune di Sezano.
Cambiare è possibile
Il lavoro svolto negli incontri mondiali dei movimenti popolari (IMMP) del 2014, del 2015 e del 2016 ha permesso di mettere a fuoco alcune convinzioni: - gli emarginati, organizzandosi, hanno la capacità di resistere alle forze che li escludono e di far fronte alle sofferenze da cui sono colpiti; - questo protagonismo solidale genera soluzioni alternative imprevedibili a un diverso sguardo di cui il mondo intero e la Chiesa hanno grande bisogno. I movimenti popolari si propongono, quindi, di
- dare voce a coloro che normalmente non riescono a farsi sentire, di incoraggiarli e accompagnarli; - vagliare criticamente i modelli di sviluppo a partire dalla loro testimonianza di vittime delle storture del modello dominante, alla ricerca di alternative inclusive; - promuovere occasioni di dialogo e forme di coordinamento tra organizzazioni e movimenti; - favorire il dialogo tra i movimenti popolari (di ispirazione cristiana o meno) e la Chiesa a tutti i suoi livelli.
Cambiare è possibile, ripete spesso papa Francesco. All'incontro del 5 novembre 2016 coi movimenti popolari, cui abbiamo partecipato, ci invitava a vincere il terrore che innalza muri con l'amore politico che costruisce ponti. Siamo coscienti, ci diceva, che “c'è un filo invisibile, una struttura di ingiustizia che collega tutte le esclusioni e può consolidarsi e trasformarsi in una frusta, una frusta esistenziale che, come nell’Egitto dell’Antico Testamento, rende schiavi, ruba la libertà, colpisce senza misericordia alcuni e minaccia costantemente altri, per abbattere tutti come bestiame fin dove vuole il denaro divinizzato. Chi governa allora? Il denaro. Come governa? Con la frusta della paura, della disuguaglianza, della violenza economica, sociale, culturale e militare che genera sempre più violenza in una spirale discendente che sembra non finire mai. Quanto dolore e quanta paura! C’è un terrorismo di base che deriva dal controllo globale del denaro sulla terra e minaccia l’intera umanità […]. La paura viene alimentata, manipolata […]. Perché la paura, oltre ad essere un buon affare per i mercanti di armi e di morte, ci indebolisce, ci destabilizza, distrugge le nostre difese psicologiche e spirituali, ci anestetizza di fronte alla sofferenza degli altri e alla fine ci rende crudeli […]. Quell’idea delle politiche sociali concepite come una politica verso i poveri, ma mai con i poveri, mai dei i poveri e tanto meno inserita in un progetto che riunisca i popoli, mi sembra a volte una specie di carro mascherato per contenere gli scarti del sistema […]. Voi, organizzazioni degli esclusi e tante organizzazioni di altri settori della società, siete chiamati a rivitalizzare, a rifondare le democrazie che stanno attraversando una vera crisi […]. In questi tempi di paralisi, disorientamento e proposte distruttive, la partecipazione da protagonisti dei popoli che cercano il bene comune può vincere, con l’aiuto di Dio, i falsi profeti che sfruttano la paura e la disperazione, che vendono formule magiche di odio e crudeltà o di un benessere egoistico e una sicurezza illusoria”. Nell'agosto 2017 presso la Cittadella di Assisi partirà il cantiere italiano dei movimenti popolari cui possiamo partecipare.
Il disarmo dalla paura trova un ambito primario di intervento nella lotta alle mafie e alle mafiosità nel ricordo operativo di persone come Falcone, Borsellino, La Torre, Impastato, Diana, Puglisi, Livatino, Garofalo e tante altre. Il movimento “Libera” che spesso incrociamo è parte integrante della famiglia nonviolenta.
La Carta di Genova
Nell'accompagnare queste realtà, diventa evidente il dramma del progressivo indebitamento dei popoli. Con altri amici, il 19 luglio 2016 abbiamo promosso il Convegno genovese “Dal G8 di Genova alla Laudato si’: il Giubileo del debito?” partecipandovi con la presenza di due vescovi (Ricchiuti e Valentinetti). La Carta di Genova, scritta a conclusione del convegno (e inviata al papa) dichiara che da diversi anni il debito è stato agitato, su scala internazionale, nazionale e locale, come emergenza allo scopo di far accettare come inevitabili le politiche liberiste di alienazione del patrimonio pubblico, mercificazione dei beni comuni, privatizzazione dei servizi pubblici, sottrazione di democrazia e di diritti, miseria, guerre, migrazioni epocali e irreversibili cambiamenti climatici. Quest'ultimi colpiscono aree del pianeta vulnerabili, creando un debito ecologico pagato soprattutto da paesi, non responsabili dei disastri ambientali ed esclusi dalla distribuzione della ricchezza, ma gravati da un debito pubblico, in gran parte illegittimo, che li rende schiavi, ancor di più, di un sistema economico che sfrutta il pianeta e l’umanità.
L’ideologia del debito mette sotto scacco la democrazia, predeterminando le scelte politiche ed economiche e mettendo a rischio la stessa funzione pubblica e sociale degli enti di prossimità. Non è la prima volta che, in questi anni, i movimenti sociali e ecclesiali si incontrano permettere in comune analisi, riflessioni e azioni sociali per contrastare “l’economia che uccide” e “la tirannia invisibile” (Evangelii Gaudium 53, 56) dei mercati finanziari. Da tempo anche nel nostro Paese sono iniziati percorsi di indagini e revisioni contabili (audit) del debito in diversi Comuni. E' stata avviata anche in Italia la nascita del Comitato per l’abolizione dei debiti illegittimi (Cadtm), un percorso collettivo per valutare il tema dell’annullamento del debito quale punto nodale per un’economia ed una finanza più giuste. Anche noi esprimiamo la volontà di promuovere un diverso modello socio-economico, di accompagnare una campagna di sensibilizzazione sui temi del debito, della finanza e della ricchezza sociale.
Fedi e finanza. Da circa un anno, alcune persone appartenenti a fedi diverse, accomunate dalla necessità di un uso responsabile del denaro, hanno iniziato un percorso chiamato "Fedi e Finanza" il cui obiettivo è quello di riflettere sul rapporto tra la finanza e i valori delle varie fedi. Banca Etica e la rivista "Mosaico di Pace" (cfr. numero di novembre 2016) si sono rese disponibili a coordinare questo gruppo di lavoro che oggi vede coinvolti fedeli della Chiesa Cattolica Romana, delle Chiese della Riforma, dell'Islam, della Chiesa Ortodossa Rumena in Italia, ma che è aperto a tutti. Le indicazioni di papa Francesco fanno fatica a farsi prassi nelle diverse comunità dei credenti, a indirizzare cambiamenti degli stili di vita. Fedi e finanza vuole contribuire a colmare questo vuoto: all’organizzazione di un possibile convegno, si accompagneranno materiali di lavoro indirizzati ai gruppi e alle comunità locali.
Domande operative. Cosa vuol dire in concreto disarmare l'economia? Come attuare la Carta di Genova e il progetto Fedi e Finanza? E' possibile promuovere un Giubileo del debito? Come partecipare al cantiere italiano dei movimenti popolari? Come inserirci nella Rete dei nuovi stili di vita e nelle Reti della carità? Come operare con Libera e altre associazioni?
  1. Disarmare l'ambiente.
All'Assemblea nazionale di Assisi (aprile 2016) particolare attenzione è stata rivolta all'esercizio di una cittadinanza ecologica responsabile e contemplativa nell'azione. Alcuni punti pace hanno dedicato molto tempo alla lettura della Laudato si' che è una stupefacente profezia di primavera per l’umanità. Essa traduce per l’oggi il messaggio di Francesco d’Assisi (1, 87, 91, 125, 221) in cui sono “inseparabili la preoccupazione per la natura, la giustizia verso i poveri, l’impegno nella società e la pace interiore” (10). Tutti i problemi ambientali sono “intimamente legati alla cultura dello scarto, che colpisce tanto gli esseri umani esclusi quanto le cose che si trasformano velocemente in spazzatura” al punto che “la terra, nostra casa, sembra trasformarsi sempre più in un immenso deposito di immondizia” (21-22). Diventano, dunque, necessari “uno sguardo diverso, un pensiero, una politica, un programma educativo, uno stile di vita e una spiritualità che diano forma ad una resistenza di fronte all’avanzare del paradigma tecnocratico (106-114), all’inequità planetaria (48-52), al dominio assoluto della finanza (53-59, 189-198), alla corruzione e alla criminalità. L'intreccio tra il degrado ambientale e umano è tragicamente visibile nello scatenarsi di guerre legate alla proprietà e all’uso delle risorse, all’avidità predatrice che coinvolge tanti credenti (31, 48, 57, 66, 95, 198, 200, 204, 225). Netta, al riguardo, è la condanna verso la ricerca scientifica e tecnologica militare e verso le armi atomiche (104). Se si vuole “uscire dalla spirale di autodistruzione in cui stiamo sprofondando” (163), occorre “procedere in una coraggiosa rivoluzione culturale” (114) e praticare con determinazione una “ecologia integrale (137-155) accompagnando azioni significative a difesa dei beni comuni, inserendosi nella Rete interdiocesana per i nuovi stili di vita, sostenendo la creazione di una Difesa civile non armata e nonviolenta.
L’Enciclica è animata da un linguaggio che, a partire dai biblici “coltivare e custodire” (67), coniuga i verbi più intensi della nonviolenza attiva: contemplare, adorare, lodare, ringraziare, benedire; resistere, contrastare, lottare, disarmare; cambiare, trasformare; seminare, curare, vigilare, accogliere, servire; rigenerare, creare, fiorire. Insistente è l’intimo legame tra “le piccole azioni quotidiane” (211-215, 230), “le buone pratiche” (26, 147-152 177), “una certa decrescita” (193), “le azioni comunitarie” per la difesa dei beni comuni (27-31, 185) e «le grandi strategie» (231).
E' bene leggere la Laudato si' in ambienti feriti e offesi incrociando esperienze di lotta per la difesa dell'ambiente e di contrasto alle ecomafie (il cui fatturato è una delle attività illecite più forti assieme al traffico di droga e di esseri umani), accompagnando azioni significative: dai luoghi devastati dall'amianto alla terra dei fuochi, da aree idro-geologicamente dissestate a quelle di alto rischio sismico, da terreni con falde acquifere inquinate alle coste marine con le trivelle in azione, dalla val di Susa a Taranto.
Il Coordinamento donne Salute e Ambiente sta operando diffusamente con la campagna “Guardiane della terra” sulle tematiche inerenti il rapporto lavoro-ambiente-salute-vita quotidiana (“Mosaico di pace”, gennaio 2017). In ambito internazionale dopo il convegno di Berlino dell'ottobre scorso si sta attivando la campagna “Disarma per un clima di pace”, volto a precisare il rapporto tra guerre e ambiente. Parte integrante di una strategia nonviolenta internazionale diventano la riduzione delle tensioni nei 1.745 focolai di conflitti ecologici (indicati nell'Atlante globale per la giustizia ambientale” del 2016); la sovranità alimentare; l'attenzione al cambiamento climatico; il blocco delle deforestazioni o del furto di terre (land grabbing). “Chiama l'Africa” sta attuando una doverosa campagna sui “minerali insanguinati o clandestini” assieme alla Rete per la pace in Congo, che può avere utili ricadute nella gestione della nostra economia e del nostro consumo.
Domande operative. Come esercitare una cittadinanza ecologica attiva? Quali stili di vita è utile promuovere? Quali campagne intendiamo accompagnare? Ce la facciamo a leggere la Laudato si' accompagnando esperienze di lotta per la difesa dei beni comuni? Riusciamo ad evidenziare il collegamento tra queste lotte e l'ipotesi della Difesa civile nonviolenta?
  1. Disarmare la società
La bancarotta dell'umanità
Il 5 novembre 2016, papa Francesco osservava che il dramma dei migranti, dei rifugiati e degli sfollati costituisceuna situazione obbrobriosa, che posso solo descrivere con una parola che mi venne fuori spontaneamente a Lampedusa: vergogna. , come anche a Lesbo, ho potuto ascoltare da vicino la sofferenza di tante famiglie espulse dalla loro terra per motivi economici o violenze di ogni genere, folle esiliate a causa di un sistema socio-economico ingiusto e delle guerre che non hanno cercato, che non hanno creato coloro che oggi soffrono il doloroso sradicamento dalla loro patria, ma piuttosto molti di coloro che si rifiutano di riceverli”. Stiamo vivendo la bancarotta dell’umanità: “Cosa succede al mondo di oggi che, quando avviene la bancarotta di una banca, immediatamente appaiono somme scandalose per salvarla, ma quando avviene questa bancarotta dell’umanità non c’è quasi una millesima parte per salvare quei fratelli che soffrono tanto? E così il Mediterraneo è diventato un cimitero, e non solo il Mediterraneo... molti cimiteri vicino ai muri, muri macchiati di sangue innocente”. Nel dicembre 2014, anno in cui viene redatta la Carta di Lampedusa, un gruppo di Pax Christi partito da Venezia ha promosso un viaggio a Lampedusa per conoscere realtà dell'immigrazione ed esperienze di accoglienza nella piccola isola. Un opuscolo curato da Cristina Giacomelli (“Lampedusa, scoglio, faro, zattera, pietra d'inciampo”) contiene riflessioni utili per il lavoro e l'impegno di tutti.
Una cittadinanza umana
La cittadinanza nonviolenta in Europa deve affrontare le cause delle migrazioni forzate dovute ai conflitti armati (profughi di guerra), alla miseria-impoverimento (migranti economici), agli sconvolgimenti naturali e ai dissesti ambientali (migranti ambientali). Davanti all'ondata xenofoba e razzista che sta dilagando pensiamo che invece di urlare con enfasi “padroni a casa nostra” occorrerebbe dire che siamo tutti ospiti responsabili di una casa comune, che apparteniamo gli uni agli altri, che siamo membri della famiglia umana: “Prima di tutto la dignità”, “Prima di tutto la famiglia umana”!. In ogni caso preferiamo esplorare percorsi di sicurezza comune. Nel contesto attuale carico di logiche guerriere o di spinte populiste o separatiste, la costruzione della cittadinanza umana, che chiamiamo con Tonino Bello convivialità delle differenze e con papa Francesco comunione nelle differenze, è certamente faticosa ma può diventare liberante e gioiosa al servizio della dignità della persona. Per la Dichiarazione universale dei diritti umani “il riconoscimento della dignità inerente a tutti i membri della famiglia umana e dei loro diritti, uguali e inalienabili, costituisce il fondamento della libertà, della giustizia e della pace”. In Italia la cittadinanza umana è frutto di un cammino giuridico del tutto aperto. Mancano ancora serie leggi sul diritto d’asilo, sul diritto di voto, sull'accoglienza (in particolare sui minori non accompagnati) così come su una vera cooperazione internazionale. Il bene comune è trinitario: “che senso hanno i nostri segni di croce nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, se non ci battiamo perché a tutti gli oppressi vengano riconosciuti i più elementari diritti umani? Quando riusciremo a capire che le ingiustizie non sono solo causa di tutte le guerre, ma sono anche eresie trinitarie?” (Tonino Bello, Alla finestra la speranza, 85 e 89).
In alcune località sono partite esperienze formative (“so-stare nei conflitti”) e buone pratiche per l'accoglienza, l'integrazione e l'interazione: l'organizzazione di corridoi umanitari (S. Egidio, Fcei) e di permessi umanitari (Migrantes, Cei); la campagna “L'Italia sono anch'io” e “Una persona un voto”; la Carta di Lampedusa e di Leuca; la lotta alla tratta delle persone, alla tortura, alla pena di morte; le proposte di Unhcr, C.R.I., Migrantes, Caritas, Centro Astalli, l'appello di 40 associazioni cattoliche o riviste missionarie, “Mosaico di pace” (dossier del febbraio 2016 “Quella linea invisibile che separa”); percorsi scolastici per una pedagogia dell'incontro; il Manifesto dei sindaci italiani per l'accoglienza. Negli Stati Uniti si sta allargando il Sanctuary Movement che offre aiuto ai rifugiati in difficoltà, forti di una tradizione che vede luoghi di culto, anche ospedali e scuole, inaccessibili a polizia e agenti federali, una zona franca da arresti o interrogatori.
Domande operative. Come accompagnare le reti dell'accoglienza e dell'integrazione? Quali forme di solidarietà attivare per costruire l'amicizia sociale? Quali politiche promuovere? Come attivare la sicurezza comune? Quali campagne seguire? Come attuare la Carta di Lampedusa e Leuca? E' possibile aderire al nuovo Dicastero per lo sviluppo umano integrale? Ce la facciamo a collegarci alla Rete della Carità? Come formarci alla gestione e trasformazione dei conflitti in campo internazionale e nella vita quotidiana?
5. Disarmare la cultura e la vita quotidiana
Un cammino pedagogico nonviolento
E’ decisivo educare all’inclusione relazionale, realizzare buone pratiche sociali per il bene comune (la prima cultura da rispettare), prendersi cura delle persone (la prima verità da difendere), avere a cuore i più deboli (la gloria del diritto!). Si può aprire ovunque un cammino pedagogico verso la nonviolenza come valore etico, cittadinanza attiva, vita cristiana. Occorre educarci alla gestione e alla trasformazione dei conflitti a tutto campo, unendo l'analisi della geopolitica alla conoscenza dei volti di pace e a percorsi educativi che sappiano contrastare nelle scuole, nelle famiglie, nella società pregiudizi e ossessioni, le varie forme di bullismo, maschilismo, discriminazioni sessuali, razzismo e xenofobia così come il linguaggio volgare e violento cui contribuiscono mezzi di comunicazione carichi di aggressività e poveri di umanità. Sconvolgenti delitti familiari o le violenze contro donne e bambini impongono interventi adeguati per arrestare la violenza domestica. “Le politiche di nonviolenza devono cominciare tra le mura di casa per poi diffondersi all'intera famiglia umana” (Messaggio del 1 gennaio 2017, 5). Nella Amoris laetitia il papa indica percorsi di umanità ricordando l'importanza del messaggio di pace di Martin Luther King (118).
Educazione alla pace nelle scuole.
E' importante risvegliare la passione educativa docente e discente e attrezzarci per la sfida educativa nonviolenta. I luoghi formativi e la scuola possono dare un contributo fondamentale per educare alla vita bella e buona, per imparare la grammatica della convivenza. La pace quale valore universale e laico (evidenziato nella Pacem in Terris come amore, verità, libertà e giustizia), è un bene da ricercare coltivare, custodire e diffondere soprattutto con e tra le giovani generazioni. Ciò comporta un impegno incisivo di Pax Christi nella educazione alla pace nelle scuole, al fine di intensificare il dialogo con i giovani sui temi della nonviolenza, del disarmo, dei conflitti, della economia di giustizia. E’ necessario investire risorse umane, sociali, economiche, promuovendo attività a favore dei giovani, sia a livello nazionale ma soprattutto locale, da parte dei Punti Pace. Le positive esperienze già realizzate (Calendario, Concorso “La pace si scrive”, Casa per la pace, altre iniziative) ci confermano che è importante proseguire su questa strada attraverso varie e fantasiose forme di coinvolgimento: incontri tematici con video, film, spettacoli, formazione ai docenti, organizzazione della “giornata dell’andare insieme” nelle scuole, laboratori, giochi, testimonianze di persone che incarnano l’ideale di pace, concorsi sia nazionali che locali, incentivi economici da parte dei punti pace per giovani interessati a partecipare ai weekend del Collettivo a Firenze, promozione della Casa per la Pace per i viaggi scolastici...
Domande operative. Come curare i luoghi della formazione, aprire itinerari formativi?. Come coinvolgere e accompagnare, soprattutto, i giovani? Come formare i formatori (genitori, docenti)? E' possibile sperimentare una 'scuola dei volti di pace' per conoscere i testimoni di pace e le esperienze di trasformazione dei conflitti? Come praticare l'educazione ai conflitti e alla loro gestione? Come essere presenti nelle scuole? E' possibile una riforma dell'ora di religione cattolica orientata all'educazione alla pace in un'ottica interreligiosa?
  1. Disarmare la Chiesa
La Chiesa è in Cristo come un sacramento o segno e strumento dell'intima unione con Dio e dell'unità di tutto il genere umano” (Lumen gentium 1). Preoccupati per il silenzio della Chiesa italiana e di tante comunità cristiane verso i conflitti armati e la produzione o il commercio delle armi, per la silenziosa complicità con il sistema di guerra di tanti credenti, per la retorica bellica diffusa durante alcune omelie funerarie o commemorazioni per i soldati uccisi (a volte per l'interpretazione nazionalista e militarista di uomini come Giovanni XXIII e Primo Mazzolari), vogliamo ribadire che la pace è l'unico vero annuncio cristiano e che essere discepoli di Gesù vuol dire aderire alla proposta vitale della nonviolenza “attiva e creativa”.
Una presenza ecclesiale multiforme
Nell’ambito della nostra competenza e con tutti i nostri limiti, vogliamo contribuire a progetti ecclesiali accoglienti verso la pratica della nonviolenza. E’ importante renderla credibile, attraente, persuasiva. Vogliamo richiamarci alla novità dell'annuncio cristiano che intendiamo vivere rifacendosi alla Parola di Dio, alla vita di Cristo, al magistero della Chiesa, al Concilio Vaticano II, ai messaggi per le Giornate mondiali della pace, allo “spirito di Assisi”. Ciò implica una maggiore presenza nel tessuto ecclesiale, nelle parrocchie, nei consigli pastorali, negli organismi diocesani, nella catechesi e nella liturgia, creando collegamenti con associazioni e comunità a noi contigue al fine di promuovere iniziative comuni. La corresponsabilità ecclesiale ci invita alla franchezza evangelica. Spesso il terreno più difficile di impegno è quello verso una comunità ecclesiale pigra o adagiata in ambiti celebrativi, ritualistici o assistenziali. Occorre individuare i modi migliori per una presenza propositiva, costante ed efficace adatta a superare il clericalismo e le patologie curiali, di cui parla spesso papa Francesco, diffuse in molti ambienti della Chiesa.
Povertà della Chiesa e presenza femminile
Una teologia-prassi di nonviolenza non può trascurare due condizioni o ambiti fondamentali. Da un lato la testimonianza di una Chiesa povera e dei poveri, sobria e lontana da complicità verso i centri di potere. A tal fine risulta importante diffondere il “Nuovo patto delle catacombe” per una Chiesa povera, che rilancia quello firmato all'epoca del Concilio, e aderire all'itinerario “Chiesa dei poveri-Chiesa di tutti” così come alle “Reti della povertà” di cui siamo co-promotori, attenti al nostro stile di vita, al comportamento sociale, alla necessità di spogliazioni significative. “Non dobbiamo essere ossessionati dal 'potere' anche quando questo prende il volto di un potere utile e funzionale all'immagine sociale della Chiesa. Se la Chiesa non assume i sentimenti di Gesù, si disorienta, perde il senso” (papa Francesco al Convegno della Chiesa italiana di Firenze, novembre 2015). Dall'altro lato è decisivo il riconoscimento limpido e concreto della presenza femminile nella vita ecclesiale, la valorizzazione di esperienze e percorsi femminili orientati al primato delle relazioni e alla maturazione di una teologia della pace. Interessanti, al riguardo, le proposte del Coordinamento teologhe italiane e quelle che emergono da riviste come “Combonifem”, “Mosaico di pace”, “Rocca”, “Jesus” o dal mensile “Donne Chiesa Mondo” dell'“Osservatore romano”. Di tale cammino fanno parte la Preghiera mondiale delle donne, veglie di preghiera o incontri ecumenici e interreligiosi, la campagna “Ponti e non muri”, i contatti con le “donne in nero” o con i familiari delle vittime nei luoghi di conflitto, le delegazioni nei Balcani, in Iraq o in Salvador.
Superare la figura dei cappellani militari
Tra le cose da superare c'è la presenza strutturata dei sacerdoti nell'esercito. Nel 2016, scrivendo alla CEI, siamo partiti da alcuni punti fermi. “La Chiesa si serve delle cose temporali nella misura che la propria missione lo richiede. Tuttavia essa non pone la sua speranza nei privilegi offertigli dall'autorità civile. Anzi essa rinunzierà all'esercizio di certi diritti legittimamente acquisiti, ove constatasse che il loro uso potesse far dubitare della sincerità della sua testimonianza o nuove circostanze esigessero altre disposizioni” (Gaudium et spes 76).
Pax Christi ha posto il problema del superamento della figura dei cappellani militari fin dal Convegno della Chiesa italiana di Palermo (1995). Nel novembre 2015, un seminario presso la Casa per la pace ha riproposto al Convegno della Chiesa italiana di Firenze il superamento della figura del prete soldato. Tra i motivi che hanno animato Pax Christi sul tema, occorre evidenziare la fedeltà al Vangelo di Cristo, lo sviluppo del magistero ecclesiale sulla pace, il rispetto per la laicità dello stato, la parzialità corporativa della presenza ecclesiale castrense, i nuovi compiti affidati a credenti per “il disarmo integrale” (Pacem in terris 61). Oggi, nel contesto della revisione della spesa, si parla della necessità di ridurre i costi economici della “chiesa castrense”. Pensiamo che i veri costi da ridimensionare siano altri. Tonino Bello, intervistato da “Panorama” il 28 giugno 1992, si dichiarava sensibile soprattutto ai costi relativi alla credibilità evangelica ed ecclesiale. Per lui, e per noi, è necessario mantenere un servizio pastorale distinto dal ruolo militare. “Accade già nelle carceri”, osservava: “non si vede per quale motivo non potrebbe accadere anche nelle forze armate. Cappellani sì, militari no ”.
Spiritualità della pace e itinerari ecclesiali
Domande operative. Come vivere una profonda spiritualità per la pace? La Casa per la pace può diventare un luogo di spiritualità della pace? Come promuovere la preghiera per la pace? E' possibile creare gruppi itineranti di preghiera centrati sulle Beatitudini? Come accompagnare il dialogo interreligioso? Cosa vuol dire ecumenismo nonviolento? Possiamo seguire il Giubileo della Riforma ? Come tradurre il Convegno ecclesiale di Firenze (uscire, annunziare, abitare, educare, trasfigurare), la Evangelii gaudium, la Laudato si', l'Appello alla Chiesa di Pax Christi International e del Pontificio Consiglio Giustizia e Pace dell'aprile 2016 e il messaggio pontificio del 1.1.2017 sulla nonviolenza? Come attivarci per lo sviluppo di una teologia nonviolenta? La nonviolenza può diventare professione di fede della Chiesa cattolica e in ambito ecumenico? Possiamo partecipare all'itinerario verso il Sinodo sui giovani e la fede (2018)? Possiamo contribuire al percorso Chiesa dei poveri-Chiesa di tutti o al “nuovo patto delle catacombe” sulla Chiesa povera? Come sviluppare meglio la campagna sui cappellani militari?
7. Disarmare Pax Christi
Il nostro movimento è veramente nonviolento al suo interno? Siamo noi stessi il cambiamento che vogliamo vedere nel mondo? A proposito del nostro incontrarci, dobbiamo perfezionare un colloquio fiducioso. Non è necessario essere sempre d’accordo su tutto. Ma si può discutere “senza distruggerci a vicenda” (Galati 5,15) e senza pensare che un'altra scelta sia un attentato alla nostra libertà. Le differenze sono feconde se non diventano contrapposizioni pregiudiziali, se non si fanno processi alle intenzioni. Ognuno esprime opinioni e prendiamo sempre decisioni opinabili; ogni scelta è limitata e fallibile o reversibile. Occorre, soprattutto, rispettarci, stimarci e sostenerci l’un l’altro. “Com’è bello e dolce che i fratelli vivano assieme” (Sal 133). Ogni aderente può-deve operare in un clima conviviale, nell’ottica degli Atti degli Apostoli ( 2 e 4): spezzare il pane, condividere, stimarsi, stare assieme, pregare…Lo diciamo spesso: abbiamo bisogno che i nostri ambienti scaldino il cuore. Abbiamo bisogno di luoghi dove ci si educa al conflitto nella mitezza. Dove si è contenti di stare. Dove cresce la fiducia reciproca. Dove ha senso la nostra fragilità.
Pax Christi ha sicuramente bisogno di adottare una comunicazione agile e moderna, efficace (all'interno e verso l'esterno) ma non è la pur necessaria tecnologia a determinare l'autenticità della comunicazione. “Comunicare significa condividere, e la condivisione richiede l’ascolto - scriveva papa Francesco il 24 gennaio 2016 - significa anche essere capaci di condividere domande e dubbi, di percorrere un cammino fianco a fianco, di affrancarsi da qualsiasi presunzione di onnipotenza e mettere umilmente le proprie capacità e i propri doni al servizio del bene comune. Ascoltare non è mai facile. A volte è più comodo fingersi sordi. Ascoltare significa prestare attenzione, avere desiderio di comprendere, di dare valore, rispettare, custodire la parola altrui […] Saper ascoltare è una grazia immensa, è un dono che bisogna invocare per poi esercitarsi a praticarlo […]. Le reti sociali sono capaci di favorire le relazioni e di promuovere il bene della società ma possono anche condurre ad un’ulteriore polarizzazione e divisione tra le persone e i gruppi. L’ambiente digitale è una piazza, un luogo di incontro, dove si può accarezzare o ferire, avere una discussione proficua o un linciaggio morale […]. L’incontro tra la comunicazione e la misericordia è fecondo nella misura in cui genera una prossimità che si prende cura, conforta, guarisce, accompagna e fa festa”. Un ragionamento su tale esigenza conviviale ci accompagna in tutti gli ambiti del nostro impegno, nelle sei aree del disarmo precedentemente descritte e nell'organizzazione del movimento.
Pax Christi Italia
Incontri, interventi e presenze
Siamo in pochi ma positiva è la piccola crescita degli iscritti avvenuta nel 2016 grazie alla campagna “Aggiungi un amico a Pax Christi”. Occorre proseguire. Abbiamo tante carenze ma ogni considerazione autocritica non può gettarci nello sconforto. Nel nostro piccolo stiamo seminando.
Tra il 2013 e il 2017 abbiamo partecipato, spesso promuovendoli, a numerosi eventi: - con Pax Christi International a Sarajevo (2014) e a Betlemme (2015) per il 70° anniversario del movimento (in questa fase è presente in Pax Christi International Franco Dinelli); - 50° anniversario della route internazionale ad Oropa (Vercelli); - 30° anniversario dell'incontro delle religioni di Assisi; - Convegno di Pax Christi International e Pontificio Consiglio Giustizia e pace (aprile 2016 ) su “Nonviolenza e pace giusta”; - Convegno della Chiesa italiana a Firenze (novembre 2015); - incontri ecclesiali con “Il Vangelo che abbiamo ricevuto”, “Chiesa dei poveri-Chiesa di tutti”; - incontro con il papa (5 novembre 2016) assieme ai movimenti popolari; - incontri delle “Reti della Carità”; - seminario e lettera alla CEI sui sui cappellani militari; - Assemblea ecumenica di Busan (2013) e incontro a Trento su cattolici e Riforma luterana; - incontri annuali con preti e laici per la pace; - iniziative itineranti del Collettivo giovani e della Rete in famiglia; - escursioni storico pacifiste nel vicentino e sito “I^ guerra mondiale inutile strage”, iniziativa sulle Dolomiti ad Auronzo su pace e diritti umani; - Festival biblico di Vicenza; - Arena pace e disarmo (2014) e campagna per la Difesa civile non armata e nonviolenta; - marcia Perugia Assisi con proposte in un'ottica di ricomposizione dei movimenti; - percorsi toscani e calabresi di Arte e Pace; - campagna Ponti e non muri, delegazione a Gaza con il nuovo presidente Ricchiuti, pellegrinaggi di giustizia in Palestina, organizzazione ogni anno della Giornata mondiale in difesa del popolo palestinese, BDS, premio Ponti e non muri ad Alicia Vacas comboniana attiva in Palestina; - adesione alla campagna per il Sud Sudan; - Summer camp per la smilitarizzazione a Vicenza; - incontro con Pax Christi Austria al Brennero “Anche in Europa ponti e non muri”; - presenza giovanile a Parigi per la Cop 21; - campagne per il disarmo, no-F35, no bombe nucleari, iniziative soprattutto in Piemonte, Lombardia, Veneto, Toscana, Campania, Calabria e Sicilia contro armi, guerre e nucleare; - iniziativa contro manifestazione Nato nel mare di Napoli; - avvio (e fermata) della campagna “scuole smilitarizzate”; - convegno a Prato sul nucleare e ruolo della Nato; - interventi sui beni comuni (soprattutto in Abruzzo e Molise); - incontri con comunità cristiane della Val di Susa, No Tav, No Muos - esperienze con carcerati a Frosinone e Catania; - educazione alla cittadinanza attiva e alla pace (soprattutto a Pavia, in Puglia e in Alto Adige); - momenti di spiritualità e di teologia soprattutto in Emilia-Romagna; - concorso “La pace si scrive” con premiazioni presso la Casa per la pace; - Route Monte Sole- Barbiana...
Abbiamo, inoltre, promosso incontri su Evangelii gaudium e sulla Laudato si', presenza femminile nella Chiesa, teologia per la pace; veglie ecumeniche e incontri di spiritualità; iniziative sui migranti e incontri sul valore delle differenze in varie regioni, soprattutto meridionali; ricordi di Tonino Bello, Mayr-Nusser, F. Jagerstatter, E. Hillesum, O. Romero
Altre presenze o contributi: Carta di Genova; Carta di Leuca; progetto Fedi e finanza; messaggi per esequie di Valeria Solesin e Giulio Regeni e per ricordare E. Chiavacci, A. Paoli, L. Capovilla, E. Previdi, M. Montresor, G. Minervini, M. Antonietta Di Capita. Sono usciti due libretti di Pax Christi per diffondere interventi del papa, una pubblicazione sulla smilitarizzazione del Sud a cura del Coordinamento Sud, testi scritti da L. Bettazzi, G. Giudici, G. Minervini, A. Vitali, T. Dell'Olio, S. Paronetto, F. Comina, N. Capovilla, B. Tusset, A. De Lellis, A. Lombardi, G. Martirani, G.C. Codrignani, N. Dentico, A. Drago, F. Truini, V. Pezzino, S. Leopizzi, A. Zanotelli, A. Armenante, G. Novellino, N. Martelli, A. Marescotti, M. Mazzetto.... Importanti per le iniziative del movimento sono i dossier di “Mosaico di pace”; c'è stato anche qualche spettacolo del gruppo teatrale Gard-Art su don Tonino “Il volto Bello della Bibbia” e qualche momento musicale.
Presso la Casa per la pace si sono tenuti seminari sull'educazione alla nonviolenza, settimane di spiritualità, incontri del Centro Studi, iniziative del punto pace fiorentino, progetto ministeriale “La pace mi piace”. L'opera di Alessandra Jorio, Barbara Peruzzi, Gianni Gatti e altri, che ringraziamo con affetto, si è rivelata importante ed efficace. Il contributo della CEI per spese successive al passaggio di proprietà costituisce un fatto significativo per il movimento e per dare respiro a un progetto praticabile di promozione della Casa.
Il CN ha scritto circa 35 comunicati, soprattutto su Palestina, Medio Oriente, Iraq, Siria, Libia, Ucraina, armamenti e riarmo, economia di giustizia, Difesa nonviolenta, bambini soldato, accoglienza...senza contare interviste, articoli e interventi sulla stampa, a Radio Vaticana o a TV2000 (soprattutto con Renato Sacco e mons. Ricchiuti). C'è stato anche un intervento congiunto per il disarmo dei 5 vescovi di Pax Christi. Mons. Giovanni Ricchiuti è dal 2014 il nuovo presidente dopo le dimissioni di mons. Giovanni Giudici che continua a offrire il suo qualificato contributo in alcune iniziative. Continua la pubblicazione di calendari. Si sono tenute Assemblee nazionali a Verona, Vico Equense (Napoli) e Assisi. I Convegni di fine anno e marce di capodanno a Campobasso, Vicenza, Molfetta e Bologna. La loro preparazione è avvenuta grazie alla partecipazione attiva dei punti pace della regione dove si sono svolti. Particolarmente significative e innovative le ultime marce a Molfetta e Bologna.
Collegamenti, campagne
Siamo collegati in modo vario e alterno a tante realtà: Rete Italiana Disarmo, Rete della pace, Tavola della pace, Arena disarmo, Opal di Brescia, Pontificio Consiglio Giustizia e Pace, alcune Pastorali sociali e giovanili, Commissione CEI per pace-giustizia-salvaguardia del creato, Coordinamento promotrici di Giustizia e Pace di alcune congregazioni religiose, Comitato per la cultura della pace e della nonviolenza, Centro per la pace di Bolzano, comitati per il disarmo, Forum contro le guerre, Chiama l'Africa, Reti della Carità...
Abbiamo contatti con Azione cattolica, Caritas, Agesci, Acli, Libera contro le mafie, Movimento nonviolento, Operazione Colomba, Corpi civili di pace, Migrantes, Centro Astalli, Banca etica, Sbilanciamoci, Attac, Cipax, SAE, Noi siamo Chiesa, Rete Radié Resch, Le Piagge, Cittadella di Assisi, IMMP (movimenti popolari), Rete interdiocesana Nuovi stili di vita, Comitati Dossetti, Chiese valdesi e riformate, Chiesa ortodossa rumena, Taizé, Coordinamento teologhe italiane, Fondazione Tonino Bello di Alessano, comboniani (“Nigrizia”), comboniane (“Combonifem”), saveriani (“Missione Oggi”), stimatini (Monastero del bene comune di Sezano), carmelitani (“Horeb”), mazziani (“Note mazziane”), Radio Vaticana e Sat2000, “Famiglia cristiana”, “Avvenire”, “Jesus”, “Rocca”, “Missione Oggi”, “Azione nonviolenta”, “Adista”, “Confronti”, “Testimoni”, “Esodo”, “ Popoli e missione”, “Catechesi”, editrice “la meridiana”.
Stiamo partecipando tanto o poco ad alcune iniziative o campagne: No- F 35, difesa della legge 185/90 sul commercio delle armi, Enaat (network europeo contro il commercio delle armi), No alle bombe nucleari in Italia, Forum contro le guerre, No guerre-No Nato, Difesa civile nonviolenta, Campagna mine, Banche armate, Ponti e non muri, “Bocche scucite”, Pressure for Gaza, Pellegrinaggi di giustizia, BDS, Giornata di solidarietà con la Palestina, No TTIP, No Tav, No Muos, sito I guerra mondiale inutile strage, Scuole smilitarizzate, Comitati per l'acqua e per i beni comuni, Sud Sudan, Economie di pace, Forum nuova finanza sociale, Arte e Pace, iniziativa per il superamento dei cappellani militari, Giornate del dialogo cristiano-islamico, Settimana per l'unità dei cristiani, 2 giugno ripudiamo la guerra, “L'Italia sono anch'io”, iniziativa ecumenica “Osare la pace per fede”. Stiamo partecipando alla nascita della Fondazione Guglielmo Minervini. Sta formandosi un gruppo di “giovani giornalisti per la pace” collegato a Pax Christi International.
Non sempre riusciamo a essere presenti o attivi, spesso offriamo una disponibilità di massima, la sigla o la presenza di una o due persone, ma siamo una piccola famiglia in rete. Si fa quello che si può, puntando all’essenziale. Davanti all'abbondanza di iniziative possibili e di stimoli ad agire c'è il rischio della dispersione, dell'intermittenza o del dilettantismo. Bisogna selezionare e precisare. Occorre pensare a 5 cose: 1. le priorità, gli obiettivi ritenuti fondamentali e fattibili; 2. i mezzi, gli strumenti per noi validi o praticabili; 3. le risorse personali, cioè la disponibilità di ognuno e le risorse finanziarie anche per il progetto della Casa per la pace; 4 il clima umano conviviale da curare; 5 l'organizzazione del movimento, del suo organigramma.
Promozione del movimento, assunzione di responsabilità
Tra i nostri limiti ci sono la tendenza a vedere il negativo, stanchezza o sfiducia, sovrapposizione di incarichi (molti fanno parte di altre associazioni, coordinamenti o movimenti), paura di “inquadrarsi” o di appartenere, illusione telematica, abitudine a delegare, pressappochismo, “distrazione” (che porta a non curare Pax Christi come movimento, a non capire l'importanza dell'adesione anche formale con quote, abbonamenti, azioni coordinate), la tendenza a interrompere impegni assunti con entusiasmo. C'è bisogno di memoria (del bene compiuto), di gratitudine (per il lavoro gratuito degli altri), di fiducia e di passione (per un lavoro comune). C’è bisogno di promotori del movimento, di animatori di pace autorevoli, costanti e pazienti. La mitezza può coesistere con la denuncia più ferma. Non si parte mai da zero. Abbiamo un materiale consistente da valorizzare, riprendere e “tradurre” facendo conoscere “Mosaico di pace”, il nostro sito, Verba volant e altro. La cosa più importante da decidere in ambito organizzativo è quella riguardante l'assunzione personale di responsabilità, la disponibilità a operare in prima persona. Siamo bravi a dichiarare e a denunciare, meno a proporre assumendosi compiti diretti, a curare la costruzione-promozione del movimento. Siamo bravi a sognare da soli, meno ad “aggregare i sogni”. Pax Christi non è un partito, un governo, un'azienda, una piccola Onu cui delegare, un'entità separata dal proprio diretto impegno. E' movimento da costruire suscitando adesioni dirette o indirette, risvegliando energie. Non è cosa diversa dalla mia adesione attiva, dal mio concreto impegno, dalla mia scelta gioiosa e responsabile.
I punti pace, potenziati-coordinati (e moltiplicati per opera dei punti pace più vicini), devono essere i protagonisti del movimento con i tre Coordinamenti e il CN: è bene abbiano un profilo più propositivo e politico, formativo e contemplativo. Ciò che a volte manca è l'andare verso, il pensare plurale, il fare rete, la disponibilità a parlare con tutti, con chi è lontano o incerto o “nemico” (ma non abbiamo “nemici”). La gestione dei conflitti vale sempre e ovunque. E' bene curare la dimensione dell'itineranza o della presenza diffusa (Gesù Cristo vive sulla strada), partecipare a progetti, campagne, veglie di preghiera, percorsi ecclesiali, feste, attività artistica. E' bene coinvolgersi, accompagnare, fruttificare, festeggiare (EG 24), condividere la nostra originalità con tutto il popolo di Dio in cammino. Non balconear (osservare) ma primerear (prendere l'iniziativa)..
Come capita spesso nei vari movimenti, alcune assemblee rischiano di essere ripetitive, autoreferenziali, ridondanti di declamazioni. La democrazia funziona se adotta scelte, indica responsabilità, programma verifiche, attiva in sinergia la nostra strumentazione: segreteria, Casa per la pace, eventuale ufficio progetti, siti telematici, comunicati e pubblicazioni, Centro Studi, Mosaico, Gruppi famiglia, Collettivo giovani, gruppo preti e laici per la pace. Ha perso vigore la giornata annuale dell'“andare insieme”. Possiamo rilanciarla o troviamo altre ipotesi? Eravamo inizialmente organizzati in 5 aree di lavoro (disarmo; economia e beni comuni; democrazia e diritti; Chiesa, ecumenismo e profezia della pace; Internazionale) ma solo alcune hanno lavorato. E' utile dividerci in aree tematiche?.
Il Consiglio nazionale, con la fatica di alcuni suoi membri e con il contributo generoso (e costante) di circa 75 aderenti, sta portando a termine la questione del passaggio di proprietà (negli allegati vengono precisate modalità e percorsi aperti coinvolgenti più persone). Comune è l'esigenza di maggiore coordinamento delle iniziative e delle strutture del movimento valorizzando le persone già attive. Diversificate sono le proposte di realizzazione. Alcuni pensano alla figura di un direttore amministrativo stipendiato, di un organizzatore “sinergico” delle attività; altri ritengono insostenibile la spesa per tale prospettiva, preferiscono potenziare il lavoro attuale col contributo volontario dei punti pace soprattutto per le iniziative della Casa per la pace. Su questo argomento, decisivo per il nostro futuro, vengono allegati testi dettagliati aperti al dibattito e alla scelta congressuale.
Essere pace.
Teniamoci per mano e facciamoci coraggio. La pace è possibile e necessaria. Pax Christi è possibile e necessaria. Giovani e anziani abitiamo il presente da vivere assieme (l'oggi di Dio), dove è possibile collegare le diverse età grati per i doni che ogni stagione della vita porta con sé. Su tutti soffia lo Spirito che ci aiuta a generare novità. Intendiamo esprimere tutta la nostra gioia di essere e fare Pax Christi, di partecipare a un piccolo-grande movimento che attinge forza dalla Parola di Dio, dalla fede in Cristo “nostra pace” (Ef. 2, 14), da una solida spiritualità, dal discernimento dei segni dei tempi, dallo studio dei problemi, dalla memoria storica delle esperienze di pace, dalla propria azione conviviale. “L’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo datoci in dono” (Rom 5,5). Ognuno di noi può già essere il cambiamento che vuole realizzare. Può vivere la speranza nella pazienza. Occorre pregare molto (consapevoli che nessuno è tanto contemporaneo alla nostra epoca quanto l’uomo di preghiera, che la preghiera è abbandono e lotta, moto di nonviolenza, forza di liberazione). Così, sulla strada del Convegno ecclesiale del novembre 2015 (“In Gesù Cristo il nuovo umanesimo”), dell'anno della misericordia, del Messaggio pontificio del 1 gennaio 2017, assieme a tante comunità possiamo diventare protagonisti di un nuovo pensiero creativo, uscire dalle logiche del nemico, annunciare la liberazione dalle moderne schiavitù, abitare città amiche e conviviali, educarci alla pace come vita bella e buona, trasfigurare “sorella madre terra” con opere di quotidiana profezia.
Santa Maria, vergine del mattino,
donaci la gioia di intuire, pur tra le tante foschie dell’aurora, le speranze del giorno nuovo.
Ispiraci parole di coraggio. Non farci tremare la voce quando,
a dispetto di tante cattiverie e di tanti peccati che invecchiano il mondo,
osiamo annunciare che verranno tempi migliori.
Non permettere che sulle nostre labbra il lamento prevalga mai sullo stupore, che lo sconforto sovrasti l’operosità, che lo scetticismo schiacci l’entusiasmo e che la pesantezza del passato ci impedisca di far credito al futuro.
Aiutaci a scommettere con più audacia sui giovani e preservaci dalla tentazione di blandirli con la furbizia di sterili parole, consapevoli che solo dalle nostre scelte di autenticità e di coerenza essi saranno ancora disposti a lasciarsi sedurre.
Moltiplica le nostre energie perché sappiamo investirle nell’unico affare ancora redditizio sul mercato della civiltà: la prevenzione delle nuove generazioni dai mali atroci che oggi rendono corto il respiro della terra.
Dai alle nostre voci la cadenza degli alleluia pasquali.
Intridi di sogni le sabbie del nostro realismo.
Rendici cultori delle calde utopie dalle cui feritoie sanguina la speranza sul mondo.
Aiutaci a comprendere che additare le gemme che spuntano sui rami vale più che piangere sulle foglie che cadono. Infondici la sicurezza di chi già vede l’oriente incendiarsi ai primi raggi del sole”
(Tonino Bello, “Santa Maria compagna di viaggio”, in Maria, donna dei nostri giorni).



Giovedì 30 Marzo,2017 Ore: 15:28
 
 
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