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ISSN 2420-997X

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www.ildialogo.org DUE PAROLE NEL DESERTO,di Raffaello Saffioti

DUE PAROLE NEL DESERTO

L’ULTIMA LEZIONE DEL FILOSOFO DELLA PACE DOMENICO ANTONIO CARDONE DA CONOSCERE E RICORDARE


di Raffaello Saffioti

Il filosofo è personaggio che ricorre raro nei secoli,
espressione del genio dei popoli, interprete di profonde esigenze umane,
quegli che raccoglie i moti dell’anima verso l’eterno e l’assoluto”.
FELICE BATTAGLIA (1972)
VERSO LE ELEZIONI AMMINISTRATIVE.
C’era una volta Palmi, “Città di Cultura”.
Proporre l’ultima lezione del Filosofo della Pace, DOMENICO ANTONIO CARDONE, morto nel 1986, può valere come contributo al dibattito nella campagna elettorale e proposta per la prossima Amministrazione Comunale.
Il Filosofo, negli ultimi anni della sua vita, trasse dal cassetto gli opuscoli inediti e, rompendo il “silenzio-stampa”, scrisse nella Prefazione a Due parole nel deserto: “tento sino all’ultimo di giovare alla humanitas, pur se gli scritti sembreranno ai più inattuali… nella loro attualità”.
Gli ultimi tre opuscoli del Filosofo, pubblicati nel 1983, 1984 e 1985, possono essere considerati come il suo “testamento spirituale”. Sono da conoscere e ricordare nella sua Città che sembra aver perso la memoria storica della sua altissima tradizione culturale del secolo scorso.
I titoli degli opuscoli:
  • Due parole nel deserto (Editori del Grifo, 1983);
  • Si vis pacem para pacem (Editori del Grifo, 1984);
  • La scelta umanistica nell’avventura cosmica (Casa della Cultura “Leonida Repaci”, 1985).
Da Due parole nel deserto:
“La follia del denaro e la ricerca intemperante del piacere in tutte le dimensioni, il superbo rifiuto della coesistenza collaborante anche nell’ambito delle c.d. «razze», delle religioni, delle ideologie, specie ai vertici, la corruzione a tutti i livelli della scala sociale, così investente oggi anche settori altre volte immuni e… al di sopra di ogni sospetto! Un’attenzione speciale merita la considerazione della forma della pietà, nel sostanziale rinnegamento della sua potenza. Ciò accade da parte di quei governanti che, pur predicando la pace sociale, l’amore per il popolo, l’unità dei popoli, operano poi contro la pace sociale, contro il pacifico avvenire del popolo, contro l’unità dei popoli. Mentre, se le loro parole fossero intrise di sincerità e non inquinate dal sotterraneo economismo della volontà di potenza (individuale o partitistica o nazionalistica), dovrebbero condurre all’abbraccio universale di una civiltà morale e quindi a una Federazione suprarazziale e supranazionale in cui la giustizia e, più, la fraternità sociale, col conseguente annullamento della fame nel mondo e la conseguente solidarietà in tutte le vicende dell’avventura cosmica dell’uomo (malattie, inquinamenti ambientali, disoccupazione, esigenze residenziali etc.), siano una realtà vivente e non solo postulati di pochi uomini di buona volontà”.
“UN NUOVO ILLUMINISMO PER LA FINE DEL SECOLO”
“All’interno delle Nazioni dovrebbe prevalere la voce diretta delle masse in tutte le loro articolazioni, che già per gli Stati comunisti era stata (invano fin’oggi) prevista da Marx e Lenin in uno stadio evoluto della rivoluzione socialista, mentre per gli Stati che si dicono democratici dovrebbe sostituire l’attuale «finzione» detta comunemente partitocrazia, che è in sostanza una leaderscrazia (per cui le elezioni politiche non sono che delle deleghe in bianco ai leaders su programmi non più controllabili nel tempo), cioè una dittatura (anche se spesso collegiale) di capipartito. E ciò perché le masse sono – quando, almeno, non tendono, sull’esempio delle rivalità borghesi, per un inconsulto imitazionismo, a sopravanzarsi l’un l’altra – generalmente per la concordia, l’unità, la solidarietà, anticamera della vita morale. E poiché sia negli Stati autoritari sia in quelli autodicentisi democratici è il sonno acquiescente delle masse a favorire le dittature (aperte o mascherate) di cui sopra, è necessaria una spinta illuminante intensa e continua che stimoli la capacità critica di tali masse, per cui queste possano al limite giungere fino a quella «disobbedienza», nell’autentico spirito di libertà, non violenta, di cui ha parlato Erich Fromm in un suo articolo del 1963, evitando nel contempo il rischio di ricadere in quell’arresto evolutivo per cui viene delegato ad un nuovo «Potere», ad un nuovo «Organismo» supremo l’amministrazione della conquista etica, alle cui decisioni si finisce con l’essere costretti ad obbedire, come insegnano le storie della Religione e delle Rivoluzioni europee. Una tale spinta oggi può venire solo dalla Cultura, come vado dicendo da tempo, una Cultura impegnata anzitutto peripateticamente e non solo negli scritti ed, in alternativa, col silenzio-protesta, in questa sola politica: la politica per una morale giuridica universale, di cui ho detto, fra l’altro, negli Atti del V Congresso nazionale di Filosofia del Diritto (1962), sulla scia di quanto già scritto nelle pagine 227 segg. del secondo volume dell’opera Il Divenire e l’Uomo, del 1956.
Non è il caso che qui profili una guisa di autogestione della vita delle masse, dopo quelle già profilate dai movimenti «classici» per una democrazia diretta. Solo voglio osservare che il referendum non è l’unica forma di esplicazione di tale democrazia, tanto meno in quella struttura meramente abrogativa prevista dall’art. 75 della Costituzione italiana, che presuppone già l’esistenza e la funzionalità prioritaria di un organo bicamerale di democrazia indiretta. Per di più di tale referendum si fa un uso sempre più raro, sporadico”.
“DESTINO E LIBERTA’”
“Nella prospettiva del nuovo illuminismo […] cosa devono e possono fare le masse? Prendere e tenere nelle proprie mani il governo della propria vita in una stretta solidarietà universale. L’incitamento di C. Marx, «lavoratori di tutto il mondo unitevi», va ripreso ed integrato come segue: «unitevi nell’amore e governatevi secondo le sue aspirazioni», in tutti i settori degli eventi vitali”.
Da Si vis pacem para pacem:
“… è il senso della storia che va radicalmente mutato per la coltivazione (come io tradurrei meglio il termine ‘cultura’) della pace. […]
Pertanto cultura della pace vuol dire oggi coltivazione intensa ed estesa di un nuovo senso, morale, della vita che porti alla solidarietà, se non del tutto all’amore, universale. Ciò è tanto più oggi possibile perché, grazie ad alcuni settori della Scienza (diversi da quelli che costruirono l’atomica, contro cui io scrissi nel 1954 un Procès aux savants) c’è grande possibilità di benessere per tutti.
Da chi deve muovere la campagna per questa Cultura? […] I leaders – politici e religiosi – sono per lo più i responsabili delle guerre ed i leaders di un Superstato potrebbero, se non altro, portare il rischio di una gestione dittatoriale. Occorre, dunque, procedere dal basso. Perché si instauri un nuovo clima storico (morale, in luogo di quello economico e così anche come esperienza di vita inedita in campo collettivo) occorre che essa venga coltivato anzitutto dai privati. […] Dunque la coltivazione della pace deve cominciare nello spirito dei privati e via via risalire a coloro che essi eleggono come governanti, se proprio non vogliono scegliere l’autogoverno. La cultura della pace deve, dunque, espandersi tra le cosiddette ‘masse’, rese coscienti della solidarietà cosmica tra tutti gli uomini. E tale cultura risolverebbe anche tutti i problemi della cosiddetta ‘economia’ (la fame, la povertà, l’assistenza etc.) in una specie di sua ‘spiritualizzazione’. Naturalmente di tale cultura sono responsabili indicatori e propagandisti i cosiddetti ‘uomini di cultura’, intesi come coloro che vogliono coltivare l’humanitas, cioè ottenere una qualificazione che superi la mera naturalità fondamentalmente egoistica. Essi, pertanto, lungi dall’esaurire le loro prestazioni circa le istanze morali nella carta stampata, dovrebbero ripristinare la dialogica socratica, andando per le strade ad indicare, argomentare, convincere. Parlando di ‘uomini di cultura’ intendo includere nel termine le donne; anzi in primo luogo le donne: alleviatrici della solitudine umana, donatrici di vita, trepide tutrici della vita seminata nel mondo.
[…] Solo in questo supremamente evoluto spirito di pace possono scomparire nel mondo – oltre che la guerra – la fame, il senso privatistico degli ‘spazi vitali’, delle pretese di ‘Verità’ assoluta, per guardare al relativo, alle alte sfere delle conquiste scientifiche che – come quelle nel campo della medicina – contribuiscono alla migliore sopravvivenza umana su questa Terra, nel cui destino cosmico siamo tutti, di ogni nazione, di ogni razza, di ogni colore, di ogni religione (istituzionale o laica) ugualmente coinvolti”.
IL FILOSOFO A TRENT’ANNI DALLA SUA MORTE
CHI LO RICORDA?
Il monumento sul Monte Sant’Elia, il busto in Villa Comunale e quello all’interno del nuovo Palazzo di Giustizia, la lapide sulla facciata di quella che fu la sua casa nella via ora a lui intitolata, i due convegni del 1985 e 2002, si può dire che bastino a ricordarlo, se non si conoscono le sue opere e il suo pensiero?
Cardone fu uno dei figli più illustri di Palmi e per la sua grandezza può essere considerato “uomo planetario”. Visse a Palmi per tutta la vita, a differenza di altri palmesi illustri.
La grandezza di Cardone non sta solo nella visione dell’uomo e del mondo, per la sua filosofia della pace, ma anche nella modestia e semplicità francescana dello stile di vita.
Cardone fu grande anche per l’impegno in molteplici attività ed iniziative. Partecipò alla vita amministrativa e fu Consigliere comunale.
La mia ricerca mi ha fatto scoprire una mozione per l’interdizione delle armi atomiche che Cardone presentò al Consiglio comunale di Palmi il 25 maggio 1954.
La mozione recitava:
Nel quadro generale della condanna della guerra come mezzo di risoluzione dei problemi riguardanti i rapporti tra i popoli, sia in special modo condannato l’uso dei mezzi di distruzione fisica, chimica e batteriologica; venga fatto voto perché gli scienziati non prestino oltre l’applicazione delle loro ricerche alla creazione di strumenti bellici”.
E’ un documento che ha un eccezionale valore storico per il suo contenuto e serve a mettere in luce un aspetto della personalità del Filosofo che merita di essere conosciuto e ricordato per le prossime elezioni amministrative.
Hanno scritto recentemente Francesco Barbaro e Rocco Lentini su “Azione Metropolitana” del Circolo Armino (n. 9, settembre 2016), per ricordare Cardone nel trentesimo anniversario della morte:
“Il ricordo di Cardone è un tuffo nella memoria, nella sua lectio magistralis che riunisce idee, luoghi e abitanti di una comunità che ha diritto, oltre che bisogno, di riappropriarsi della propria identità materiale e spirituale per potere guardare con più consapevolezza al suo futuro”.
(Francesco Barbaro)
“Dobbiamo riparlarne perché il pacifismo e la nonviolenza sono di tutti e non di alcuni e perché il progetto della Casa per la Pace ‘Domenico Antonio Cardone’ ha, ancora, in questo territorio, una valenza straordinaria. Hic et nunc”. (Rocco Lentini)
CRONISTORIA DI UN PROGETTO E PROPOSTA PER LA PROSSIMA AMMINISTRAZIONE COMUNALE
L’Amministrazione Comunale guidata dal Sindaco PARISI, con la Deliberazione del Consiglio Comunale (n. 6 del 26 gennaio 2006, adottata all’unanimità, aveva assegnato il suolo di proprietà comunale, nel Parco “San Giorgio”, per la Costruzione della Casa per la Pace “Domenico Antonio Cardone”, su progetto offerto gratuitamente dall’Associazione Casa per la Pace, pure intitolata al Filosofo, costituitasi dopo la celebrazione del Centenario della nascita del Filosofo stesso.
Il Progetto, a firma dell’Arch. LUCIO C. GIUMMO di Taranto, venne presentato ufficialmente con una solenne cerimonia, con la collaborazione dell’Arch. MASSIMO JUSI, al Commissario Prefettizio nell’anno 2007.
Ma l’Amministrazione Comunale guidata dal Sindaco GAUDIO il 28 maggio 2008 adottò a maggioranza, incontrando una forte opposizione, la Deliberazione con la quale revocava la Deliberazione della precedente Amministrazione, confermando, però, la volontà di realizzare la costruzione della Casa, ma in un’area diversa dal Parco “San Giorgio”.
Dalla trascrizione della seduta del Consiglio Comunale:
“… dato atto che questa Amministrazione Comunale, nell’ottica del migliore perseguimento del pubblico interesse e, nel caso in specie, nella condivisa e piena volontà di ribadire di realizzare l’iniziativa di istituire una Casa per la Pace Domenico Antonio Cardone, ravvisa l’opportunità di dislocare la sua collocazione logistica in altra sede del territorio comunale compatibilmente del predisponendo PSC, ovvero in altra collocazione che potrà essere individuata di concerto con l’Associazione Casa per la Pace Domenico Antonio Cardone; visto la relazione predisposta dall’Ufficio del Patrimonio; considerata la necessità di utilizzare il parco in atto abbandonato per finalità diverse da quelle previste dalla delibera del Consiglio Comunale numero 6 del 2006 e cioè quella indicante l’atto originario, cioè Cultura e Civiltà Contadina, delibera nel seguente modo…” (pp. 124-125).
Quell’impegno non fu mantenuto.
COSA DOVEVA ESSERE LA CASA PER LA PACE “D. A. CARDONE”?
L’Arch. LUCIO C. GIUMMO aveva scritto:
“La struttura denominata Casa per la Pace è destinata a funzionare come centro di raccolta, documentazione e studio delle esperienze nonviolente sviluppate nel Sud, in Italia, nel mondo e come Laboratorio per la ricerca e la elaborazione di nuove modalità nonviolente nel campo della costruzione della pace e del superamento dei conflitti.
In questo centro del Mezzogiorno d’Italia si cercherà dunque di operare quel raccordo delle esperienze che si vanno con vari esiti conducendo in varie parti del mondo. Esso si caratterizzerà dunque anzitutto come un CENTRO PER L’INCONTRO E LO SCAMBIO DELLE ESPERIENZE NONVIOLENTE e quella che esso porrà in essere sarà fondamentalmente una attività di promozione di questa filosofia essenziale alla sopravvivenza del pianeta”.
LA CITTA’ RIMANE IN DEBITO COL FILOSOFO
AI Candidati a Sindaco si propone di assumere l’impegno al rinnovo della Deliberazione del Consiglio Comunale n. 6 del 26 gennaio 2006.
A coronamento di questa proposta, si propone ai Candidati di assumere nei loro programmi gli impegni seguenti.
  1. L’impegno di dare attuazione nella prossima Amministrazione Comunale a quanto previsto con l’articolo 1, commi 4 e 5, dello Statuto del Comune (“TITOLO I – DISPOSIZIONI GENERALI - Capo I – PRINCIPI GENERALI”):
“Art. 1 Il Comune
4. Il Comune, nell’esercizio delle proprie funzioni, valorizza la cultura della pace, della nonviolenza e dei diritti umani, ne persegue la realizzazione con proprie iniziative e sostiene quelle di istituzioni scolastiche, associazioni, comitati di quartiere, gruppi di volontariato e di cooperazione internazionale, in coerenza col principio di sussidiarietà.
5. Il Comune ripudia la mafia quale strumento di violenza contro i diritti fondamentali dei cittadini e contro le libertà civili, politiche, economiche e sociali, conformando la propria attività amministrativa a tale principio”.
  1. L’impegno per la tutela e valorizzazione dell’Archivio Storico Comunale, come bene culturale unico ed inalienabile, fruibile anche per finalità di studio e di ricerca.
Dove si trova e in quali condizioni l’Archivio Storico Comunale?
Quanti cittadini ne conoscono l’esistenza?
C’è il pericolo della sua dispersione?
Chi è responsabile della sua conservazione?
Sono domande che si pongono alla coscienza civica di elettori ed eletti.
La Città non può avere futuro, se perde le radici, l’identità e la memoria storica.
  1. L’impegno perché il Consiglio Comunale deliberi di dare il contributo e il patrocinio a una nuova edizione dell’opera del Filosofo La filosofia nella storia civile del mondo, la cui prima edizione è del 1966. L’opera è già nel programma editoriale del Centro Gandhi Edizioni di Pisa.
  1. L’impegno, infine, perché il Consiglio Comunale deliberi la collocazione di una lapide ai piedi del Monumento ai Caduti, per ricordare i Caduti di tutte le guerre, con l’epigrafe “La guerra è follia!”, accogliendo l’appello lanciato da Papa Francesco a Redipuglia il 13 settembre 2014.
Palmi, 3 marzo 2017
Raffaello Saffioti
Centro Gandhi – Palmi
raffaello.saffioti@gmail.com



Sabato 04 Marzo,2017 Ore: 23:32
 
 
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