- Scrivi commento -- Leggi commenti ce ne sono (0)
Visite totali: (329) - Visite oggi : (1)
Questo giornale non ha scopo di lucro, si basa sul lavoro volontario e si sostiene con i contributi dei lettori Sostienici!
ISSN 2420-997X

Canali social "il dialogo"
Youtube
- WhatsAppTelegram
- Facebook - Sociale network - Twitter
Mappa Sito

www.ildialogo.org LA GUERRA SECONDO GLI ETOLOGI: SIAMO PROGRAMMATI PER LE CARNEFICINE?,di Maria Teresa D’Antea

LA GUERRA SECONDO GLI ETOLOGI: SIAMO PROGRAMMATI PER LE CARNEFICINE?

di Maria Teresa D’Antea

Nel pensiero contemporaneo hanno avuto un grande sviluppo gli studi del comportamento umano e animale che vanno sotto il nome di etologia. Riguardo alla guerra gli etologi si son chiesti: la violenza umana è innata o deriva dalle influenze culturali di una società? In altre parole, nasciamo violenti o lo diventiamo?
Le risposte degli studiosi si dividono in due correnti di pensiero: alcuni sostengono che l’istinto di violenza è innato nell’uomo e quindi non ci può essere nessuna speranza, per i movimenti pacifisti, che le guerre un giorno scompaiano dalla faccia della terra; altri invece ritengono che la violenza sia l’effetto degli influssi socioculturali di una società. Fra queste due correnti pareva non ci fosse alcuna possibilità di conciliazione.
C’è invece un ricercatore che merita un po’ di attenzione per aver inferto un piccolo colpo alla posizione innatista e averci messo in guardia di fronte al suo dogmatismo senza speranza e suffragato, ahimè, dalla sanguinosa storia dell’uomo. Pur essendo uno scienziato un po’ difficile per chi, come me, non è del mestiere, merita di essere conosciuto perché ci offre l’opportunità di non considerare attendibili coloro che, sulla base della scienza, continuano a contrabbandare la guerra come fenomeno insopprimibile, al pari degli scienziati hitleriani (e qualcuno anche nostrano) che pretendevano di avere le prove “scientifiche” della inferiorità degli ebrei. Si tratta dello scienziato austriaco Irenäus Eibl-Eibesfeldt e del suo libro più famoso: “Etologia della guerra”. In quest’opera l’autore spiega come l’evoluzione biologica, di per sé selettiva ( sopravvive il più forte ) venga praticamente copiata dall’evoluzione culturale in cui il più violento ha la meglio. In altre parole le realtà culturali, cioè tutte le società , altro non sarebbero che fotocopie della realtà animale. Detto in sintesi, il mondo umano è lo specchio di quello zoologico, come se tra la scimmia e l’uomo non ci fosse alcuna differenza. L’uomo in pratica non si sarebbe evoluto nella sua umanità, ma sarebbe rimasto l’animale originario, fatta eccezione per i progressi della scienza e della tecnica. Della specie animale, soprattutto nella guerra, conserverebbe dunque tutte le caratteristiche. In particolare, secondo Eibl-Eibesfeldt, ciò deriverebbe dalla nostra tendenza innata a rifiutare gli estranei, a ben delimitare il proprio gruppo, la cui identità è garantita dalla aggressività verso gli altri. Grazie a questa aggressività, il gruppo si assicura un territorio da difendere collettivamente contro gli intrusi. Quando il territorio conquistato non basta più, si va alla conquista di altri spazi, adducendo a pretesto motivazioni culturali o ideologiche. Si crea in un certo senso un circolo vizioso in cui l’istinto animalesco si accaparra uno spazio che dovrà essere difeso, allargato o potenziato col ricorso a un supporto culturale, a una ideologia, a un sistema di astratti valori del tutto pretestuosi. Questa fenomenologia si può riscontrare in ogni guerra, da quella di Troia alle guerre bibliche, fino a quelle da horror del Novecento e del secolo appena iniziato. Una volta innescata la spirale della violenza è difficile fermarla, perché dai luoghi disseminati di cadaveri delle guerre spunta sempre fuori un fungo malefico ammantato di fulgore divino: la figura dell’eroe. Intorno a questa figura ambigua è costruita tutta la nostra cultura. Altro che “Lettera a una professoressa”!... Bisognerebbe scrivere lettere a storici, critici, poeti, romanzieri, registi, produttori di cartoni animati e infine anche alle professoresse, che interpretano la storia come una serie di gesta di eroi votati a sconfiggere i cattivi, i primitivi, i barbari, i subumani e a far trionfare il “bene”, ossia la legge del più forte, proprio come in natura. Non c’è allora speranza che la vergogna della guerra possa un giorno finire?
L’autore di “Etologia della guerra” sostiene, alla fine della sua indagine, che nel nostro DNA non c’è nessuna programmazione per le carneficine. Il nostro DNA però funziona come tramite della violenza quando la propaganda e l’indottrinamento politico-bellicista fanno leva sui sentimenti innati di difesa del proprio gruppo, dei propri figli e congiunti. Sono, questi, meccanismi così sensibili da scattare al primo accenno di pericolo e trasformare popoli apparentemente civili in mostruose orde guerresche. E allora cosa si deve fare per esorcizzare la guerra? Eibl-Eibesfeldt pensa alla necessità di creare un diritto internazionale che riesca a vanificare piano piano il diritto alla difesa così come è sancito nell’art. 51 della Carta delle Nazioni Unite. Purtroppo per fare questo ci vorrebbe una ONU che ancora non c’è, ossia credibile e autorevole. Da parte nostra pensiamo che il lavoro per abolire la guerra debba cominciare dal basso e non dall’alto, partire dall’accoglienza amorosa dell’infanzia e delle madri, da un maggiore rispetto per i poveri, dall’educazione a una pace disarmata nelle scuole di ogni ordine e grado, dai rapporti meno feroci negli ambienti delle carriere, delle istituzioni, delle tivvù, dei social network, dall’uso non violento del linguaggio quotidiano di ciascuno di noi. Un lavoro da intraprendere subito, perché la deriva umanitaria cui assistiamo non ci faccia vedere altre mostruosità dei soliti “eroi”.
Maria Teresa D’Antea.



Venerdì 17 Febbraio,2017 Ore: 16:10
 
 
Ti piace l'articolo? Allora Sostienici!
Questo giornale non ha scopo di lucro, si basa sul lavoro volontario e si sostiene con i contributi dei lettori

Print Friendly and PDFPrintPrint Friendly and PDFPDF -- Segnala amico -- Salva sul tuo PC
Scrivi commento -- Leggi commenti (0) -- Condividi sul tuo sito
Segnala su: Digg - Facebook - StumbleUpon - del.icio.us - Reddit - Google
Tweet
Indice completo articoli sezione:
Educazione alla pace

Canali social "il dialogo"
Youtube
- WhatsAppTelegram
- Facebook - Sociale network - Twitter
Mappa Sito


Ove non diversamente specificato, i materiali contenuti in questo sito sono liberamente riproducibili per uso personale, con l’obbligo di citare la fonte (www.ildialogo.org), non stravolgerne il significato e non utilizzarli a scopo di lucro.
Gli abusi saranno perseguiti a norma di legge.
Per tutte le NOTE LEGALI clicca qui
Questo sito fa uso dei cookie soltanto
per facilitare la navigazione.
Vedi
Info