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ISSN 2420-997X

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www.ildialogo.org UNA LAPIDE PER IL 4 NOVEMBRE CON L’ISCRIZIONE “LA GUERRA E’ FOLLIA”!,di Raffaello Saffioti

LETTERA AL DIRETTORE
UNA LAPIDE PER IL 4 NOVEMBRE CON L’ISCRIZIONE “LA GUERRA E’ FOLLIA”!

UNA PROPOSTA DEL CENTRO GANDHI


di Raffaello Saffioti

Caro Direttore,

mi vado chiedendo con quali iniziative, alternative a quelle tradizionali, verranno commemorati il prossimo 4 novembre i caduti della Prima Guerra Mondiale, ricordata come la Grande Guerra.
Le vittime della Guerra vanno commemorate contestando le cerimonie con le quali tradizionalmente si celebra la Festa delle Forze Armate.
Cosa ci sarà di nuovo quest’anno, dopo che si è celebrato il Centenario dell’entrata dell’Italia nella Grande Guerra?
Altri anniversari meritano di essere ricordati per collegarli con la ricorrenza del 4 novembre:
  • 70° anniversario della Liberazione;
  • 70° anniversario di Hiroshima e Nagasaki;
  • 70° anniversario della fondazione dell’Onu;
  • 60° anniversario dell’Appello Einstein-Russell.
Monumenti ai caduti e cultura della guerra.
Perché festeggiare la Prima Guerra Mondiale?
Ogni anno che passa diventa sempre più anacronistico celebrare, il 4 novembre, la Festa delle Forze Armate. Come pure celebrare la Vittoria. Quale Vittoria?
Si avverte sempre più il bisogno di diffondere, soprattutto nelle scuole, la conoscenza della storia della Prima Guerra Mondiale, ormai acquisita dagli studi storici. Come pure la conoscenza della storia della istituzione della festa del 4 novembre da parte del Fascismo. La conoscenza è l’antidoto migliore ai falsi miti dell’eroismo e del patriottismo, costruiti dalla propaganda fascista con la cultura della guerra.
La pace si studia. La pace s’impara.
Lo scorso anno, con un documento rivolto al mondo della scuola di San Giovanni in Fiore, a nome dell’Associazione Florense per lo Sviluppo Creativo, avanzai una serie di proposte per l’educazione alla pace contro la terza guerra mondiale nella città di Gioacchino da Fiore. Riporto, ora, una di quelle proposte.
“IL 4 NOVEMBRE: NON FESTA, MA LUTTO.
COMMEMORARE LE VITTIME DI TUTTE LE GUERRE. ‘OGNI VITTIMA HA IL VOLTO DI ABELE’.
Il 4 novembre può essere ‘la festa della vittoria’?
Nella ricorrenza del Centenario della Prima Guerra Mondiale appare sempre più scandaloso festeggiare con cerimonie militari la fine di quella guerra che fu definita dal Papa Benedetto XV ‘una inutile strage’.
Il 4 novembre deve essere occasione per una nuova lezione di storia.
Vogliamo proporre una iniziativa interscolastica, con rappresentanze di tutte le Scuole, per commemorare pubblicamente, davanti al Monumento ai Caduti, le vittime di tutte le guerre con letture e meditazioni adeguate.
Un testo da proporre per la sua attualità e il suo grande valore morale ed educativo è la ‘Lettera ai Cappellani militari” di Don Lorenzo Milani, del 1965”.
Purtroppo, quella proposta cadde nel vuoto. Ma, forse, sarebbe il caso di avanzarla anche quest’anno.
Caro Direttore,
a questo punto ti voglio esprimere, ancora una volta, la mia gratitudine perché hai accolto la mia collaborazione a “il dialogo”, che dura, ormai, da anni, e hai dato voce al mio impegno per la promozione della cultura della pace. Da questa collaborazione è nato anche un rapporto personale di profonda amicizia, fondata su un impegno comune.
Questa collaborazione si lega all’altro mio impegno con il Centro Gandhi e con l’Associazione Florense per lo Sviluppo Creativo, di San Giovanni in Fiore.
Per questo tu sei l’autore della Prefazione al libro La montagna, la luce e il fiore. Esperienze di nonviolenza nella terra di Gioacchino da Fiore (Pubblisfera Edizioni), del quale sono curatore.
In occasione della presentazione di questo libro a San Giovanni in Fiore, il 19 agosto scorso, alla quale hai partecipato, ROCCO ALTIERI per il Centro Gandhi ha avanzato una Proposta, condivisa dall’Associazione Florense per lo Sviluppo Creativo e da “il dialogo”.
Quanto fin qui ho scritto è da considerare come Introduzione alla Proposta del Centro Gandhi, della quale ti chiedo la pubblicazione.
Nella Proposta è scritto:
Dalla terra di Gioacchino da Fiore, nei secoli profeta e testimone di verità, venga l’impulso a tradurre in atti l’impegno per la pace.
Riprendendo l’omelia di Papa Francesco a Redipuglia, il 13 settembre 2014, in occasione della commemorazione delle vittime della I guerra mondiale sia collocata ai piedi del locale monumento ai caduti una lapide con sopra iscritto il monito: “la guerra è follia”! Per tutti i caduti della ‘inutile strage’, per tutte le vittime della follia della guerra. Mai più guerre!”
La Proposta così conclude:
Dalla terra di Gioacchino da Fiore, nei secoli profeta e testimone di verità, venga l’accoglienza alle parole di Papa Francesco, invitandoLo a San Giovanni in Fiore a presiedere la cerimonia di collocazione alla base del monumento ai caduti della lapide commemorativa sul ripudio della guerra”.
Caro Direttore,
con l’editoriale che ha il titolo “Passare dalle parole ai fatti” hai richiamato il discorso di Papa Francesco all’ONU, del 25 settembre scorso. Considerata la sede nella quale il discorso è stato fatto, è, forse, da considerare come il più importante dei discorsi di Papa Francesco contro la guerra, fatti nel 2015.
Hai scritto:
“Tre macigni sono stati lanciati nelle acque stagnanti dell’assemblea delle Nazioni Unite. Li ha lanciati Papa Francesco che ha detto parole chiare contro la guerra, contro il commercio delle armi, contro le armi nucleari, contro il narcotraffico.
Cosa aggiungere? Nulla. Ora occorre trasformare queste affermazioni in azioni concrete, in un vasto e generalizzato movimento di massa mondiale che finalmente fermi la ‘terza guerra mondiale a pezzi’ che si sta combattendo dal 2001, che imponga la denuclearizzazione totale, che fermi il commercio delle armi e converta le industrie belliche in industrie di pace, che riduca ai minimi termini gli eserciti che oggi nel mondo impegnano oltre 80 milioni di persone divisi a metà tra attivi e riservisti.
In politica solo i movimenti di massa contano.
… Prima di Papa Francesco dal Vaticano sono venute parole ed azioni che non hanno impedito la guerra in corso, anzi è venuto l'esatto contrario. Oggi ci sono parole profondamente diverse e di questo tutti dobbiamo ringraziare Papa Francesco.
Ora bisogna passare dalle parole ai fatti”.
Per concludere.
Presenteremo la Proposta del Centro Gandhi all’Amministrazione Comunale e alle scuole di San Giovanni in Fiore.
L’Associazione Florense per lo Sviluppo Creativo, proseguendo la sua attività sulle orme di Gioacchino da Fiore, ha in programma un’altra proposta alle scuole e alla Città: la “Mostra fotografica e documentaria ABBASSO LA GUERRA Persone e movimenti per la pace dall’800 ad oggi” (a cura di Francesco Pugliese), con l’alto patrocinio del Parlamento Europeo (composta di 24 pannelli di cm. 70x100).
Quale sarà la risposta?
Sono, queste, iniziative concrete. E’ buona la notizia di queste iniziative?
Quanto spazio hanno le buone notizie nei mass media?
Si suole dire che “fa più rumore un albero che cade che una foresta che cresce”.
L’esperienza dell’Associazione Florense per lo Sviluppo Creativo a San Giovanni in Fiore, in Calabria, va avanti tra memoria e speranza.
Fa parte del mondo variegato di esperienze positive di base della società italiana.
Questo mondo esiste, ma, purtroppo, è poco conosciuto.
E’ realistica l’utopia della pace. La speranza in un mondo senza guerre crescerebbe se si avesse notizia della diffusione della cultura della pace all’interno delle nostre scuole e delle nostre città.
Sogno o son desto se penso che la città di San Giovanni in Fiore sia dichiarata “Città della Pace”, gemellata con la città di Assisi?
L’idea della lapide con l’iscrizione “La guerra è follia!”, da collocare ai piedi del Monumento ai caduti, vale solo per San Giovanni in Fiore?
Sogno o son desto se vedo l’idea espandersi in altre città d’Italia?
Palmi, 15 ottobre 2015
Raffaello Saffioti
Associazione Florense per lo Sviluppo Creativo
Centro Gandhi
ALLEGATO
Proposta del Centro Gandhi in occasione della presentazione a San Giovanni in Fiore del libro: “La montagna, la luce e il fiore”.
La guerra viene preparata lavorando in anticipo sull'immaginario collettivo, costruendo dei miti su cui si fonda una retorica della guerra. Si opera una violenza culturale che serve a giustificare la violenza diretta della guerra. La partecipazione dell'Italia alla I guerra mondiale, di cui ricorre quest'anno il centenario, fu favorita alimentando la retorica della necessità di portare a compimento il Risorgimento italiano. Nel dopoguerra il fascismo, preso il potere con la violenza, sulla commemorazione dei caduti della prima guerra mondiale, contadini inconsapevoli mandati a farsi massacrare in trincea, sviluppò la sua speciale retorica bellica, favoleggiando sulla vocazione imperiale dell'Italia in una prospettiva di affermazione come grande potenza coloniale.
Partendo dalla retorica del Milite ignoto e del ricordo dei morti della prima guerra mondiale, il regime fascista volle costruire ovunque, dalle grandi città ai piccoli borghi, un monumento ai caduti, intorno a cui costruì una sua ritualità e una forma di idolatria della patria, che favorì il clima culturale per l'avvio di un nuovo ciclo di guerre: la campagna coloniale del 1935-36 in Etiopia, il sostegno italiano al generale Franco durante la guerra civile spagnola, infine la partecipazione a fianco della Germania nella seconda guerra mondiale.
L'Italia democratica e repubblicana non ha saputo tradurre in atti artistici e simbolici il monito dell'art. 11 della Costituzione : “L'Italia ripudia la guerra”!
Dalla terra di Gioacchino da Fiore, nei secoli profeta e testimone di verità, venga l'impulso a tradurre in atti l'impegno per la pace.
Riprendendo l'omelia di Papa Francesco a Redipuglia, il 13 settembre 2014, in occasione della commemorazione delle vittime della I guerra mondiale sia collocato ai piedi del locale monumento ai caduti una lapide con sopra iscritto il monito: “la guerra è follia”! Per tutti i caduti della "inutile strage", per tutte le vittime della follia della guerra. Mai più guerre !
Riportiamo a tal fine il testo integrale dell'omelia pronunciata da papa Francesco il 13 settembre 2014 durante la messa celebrata a Redipuglia: 
Dopo aver contemplato la bellezza del paesaggio di tutta questa zona, dove uomini e donne lavorano portando avanti la loro famiglia, dove i bambini giocano e gli anziani sognano... trovandomi qui, in questo luogo, vicino a questo cimitero, trovo da dire soltanto: la guerra è una follia.
Mentre Dio porta avanti la sua creazione, e noi uomini siamo chiamati a collaborare alla sua opera, la guerra distrugge. Distrugge anche ciò che Dio ha creato di più bello: l'essere umano. La guerra stravolge tutto, anche il legame tra i fratelli. La guerra è folle, il suo piano di sviluppo è la distruzione: volersi sviluppare mediante la distruzione!
La cupidigia, l'intolleranza, l'ambizione al potere... sono motivi che spingono avanti la decisione bellica, e questi motivi sono spesso giustificati da un'ideologia; ma prima c'è la passione, c'è l'impulso distorto. L'ideologia è una giustificazione, e quando non c'è un'ideologia, c'è la risposta di Caino: "A me che importa?", «Sono forse io il custode di mio fratello?» (Gen 4,9). La guerra non guarda in faccia a nessuno: vecchi, bambini, mamme, papà... "A me che importa?".
Sopra l'ingresso di questo cimitero, aleggia il motto beffardo della guerra: "A me che importa?". Tutte queste persone, i cui resti riposano qui, avevano i loro progetti, i loro sogni..., ma le loro vite sono state spezzate. Perché? Perché l'umanità ha detto: "A me che importa?".
Anche oggi, dopo il secondo fallimento di un'altra guerra mondiale, forse si può parlare di una terza guerra combattuta "a pezzi", con crimini, massacri, distruzioni...
Ad essere onesti, la prima pagina dei giornali dovrebbe avere come titolo: "A me che importa?". Caino direbbe: «Sono forse io il custode di mio fratello?».
Questo atteggiamento è esattamente l'opposto di quello che ci chiede Gesù nel Vangelo. Abbiamo ascoltato: Lui è nel più piccolo dei fratelli: Lui, il Re, il Giudice del mondo, è l'affamato, l'assetato, il forestiero, l'ammalato, il carcerato... Chi si prende cura del fratello, entra nella gioia del Signore; chi invece non lo fa, chi con le sue omissioni dice: "A me che importa?", rimane fuori.
Qui ci sono tante vittime. Oggi noi le ricordiamo. C'è il pianto, c'è il lutto, c'è il dolore. E da qui ricordiamo tutte le vittime di tutte le guerre.
Anche oggi le vittime sono tante... Come è possibile questo? E' possibile perché anche oggi dietro le quinte ci sono interessi, piani geopolitici, avidità di denaro e di potere, e c'è l'industria delle armi, che sembra essere tanto importante!
E questi pianificatori del terrore, questi organizzatori dello scontro, come pure gli imprenditori delle armi, hanno scritto nel cuore: "A me che importa?".
E' proprio dei saggi riconoscere gli errori, provarne dolore, pentirsi, chiedere perdono e piangere.
Con quel "A me che importa?" che hanno nel cuore gli affaristi della guerra, forse guadagnano tanto, ma il loro cuore corrotto ha perso la capacità di piangere. Quel "A me che importa?" impedisce di piangere. Caino non ha pianto. L'ombra di Caino ci ricopre oggi qui, in questo cimitero. Si vede qui. Si vede nella storia che va dal 1914 fino ai nostri giorni. E si vede anche nei nostri giorni.
Con cuore di figlio, di fratello, di padre, chiedo a tutti voi e per tutti noi la conversione del cuore: passare da quel "A me che importa?", al pianto. Per tutti i caduti della "inutile strage", per tutte le vittime della follia della guerra, in ogni tempo, il pianto. Fratelli, l'umanità ha bisogno di piangere, e questa è l'ora del pianto.
Più recentemente durante l'Angelus del 9 agosto 2015 Papa Francesco ha ricordato "i tremendi bombardamenti atomici" del 1945, "monito perenne all’umanità, affinché bandisca le armi nucleari."
Da ogni terra si levi un’unica voce: “no alla guerra e alla violenza e sì al dialogo e alla pace”. “Settant’anni fa, il 6 e il 9 agosto del 1945, avvennero i tremendi bombardamenti atomici su Hiroshima e Nagasaki. A distanza di tanto tempo, questo tragico evento suscita ancora orrore e repulsione. Esso è diventato il simbolo dello smisurato potere distruttivo dell’uomo quando fa un uso distorto dei progressi della scienza e della tecnica, e costituisce un monito perenne all’umanità, affinché ripudi per sempre la guerra e bandisca le armi nucleari e ogni arma di distruzione di massa. Questa triste ricorrenza ci chiama soprattutto a pregare e a impegnarci per la pace, per diffondere nel mondo un’etica di fraternità e un clima di serena convivenza tra i popoli”.
Dalla terra di Gioacchino da Fiore, nei secoli profeta e testimone di verità, venga l'accoglienza alle parole di Papa Francesco, invitandoLo a San Giovanni in Fiore a presiedere la cerimonia di collocazione alla base del monumento ai caduti della lapide commemorativa sul ripudio della guerra.
ROCCO ALTIERI



Giovedì 15 Ottobre,2015 Ore: 22:55
 
 
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