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ISSN 2420-997X

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www.ildialogo.org UN LIBRO-LAVORO, COS’E’? SCRIVERE, PERCHE’?,di<em> RAFFAELLO SAFFIOTI</em>

UN LIBRO-LAVORO, COS’E’? SCRIVERE, PERCHE’?

di RAFFAELLO SAFFIOTI

APPUNTI PER LA PRESENTAZIONE DELLA PICCOLA ANTOLOGIA: "LA SCUOLA E LA CITTA’. SE VUOI LA PACE EDUCA ALLA PACE"


Ci occorre una cultura della pace come spirito naturaledelle creature presenti sulla terra, nel mondo, nel cosmo.l’educazione nonviolenta, maieuticamente coinvolgente, è essenziale”.
MARIO LUZI
Il libretto col titolo “LA SCUOLA E LA CITTA’”, pubblicato recentemente dal giornale on line “il dialogo” (www.ildialogo.org) è nato da una esperienza e vuole servire ad altre esperienze.
E’ stato concepito e redatto tre anni fa, pubblicato col titolo “Se vuoi la Pace prepara la Pace” in una prima versione sul blog “Ma in caserma no” di Pisa, e sul sito del “Gruppo Educhiamoci alla Pace” (GEP) di Bari (www.gruppoeduchiamociallapace.it).
Vuole essere un libro-lavoro.
Libro-lavoro è una locuzione usata (inventata?) dal poeta MARIO LUZI.
Ho avuto la fortuna di partecipare nel lontano 1991 a Firenze alla presentazione dei due volumi del libro Variazioni sul tema Comunicare, a cura di DANILO DOLCI, (Edizioni Qualecultura-Jaca Book, Vibo Valentia, 1991). Il libro fu presentato dal poeta MARIO LUZI e Padre ERNESTO BALDUCCI.
Dolci, Luzi, Balducci: tre Maestri della cultura della pace e della nonviolenza, tre profeti del Ventesimo secolo.
Mario Luzi, in quell’occasione, disse:
“Questo libro non è rispecchiamento, bilancio, repertorio: è un atto, qualcosa che accade mentre si fa e che, già con il suo farsi, afferma qualcosa a cui tutti siamo tenuti.
Un libro per solito sembra essere uno strumento. Questo innova profondamente perché non esiste al di fuori del suo processo di formazione: ciò che si fa, e si afferma, è la materia, occasione di crescita a ciascuno, è uno col libro stesso.
In realtà che c’è dietro questo libro?
… Ogni rivoluzione ha voluto provvedere a raddrizzare qualcosa, però ogni rivoluzione diventa a sua volta una premessa per altre storture, per altre tirannidi, per altre limitazioni, altre violenze.
Chi ha studiato la nonviolenza è andato, secondo me, alla radice degli eventi. Ci occorre una cultura della pace come spirito naturale delle creature presenti nella terra, nel mondo, nel cosmo.
Poiché noi esercitiamo una prima violenza nel ritenere l’uomo diverso, come diritti, dalle altre presenze vive del pianeta, l’educazione nonviolenta, maieuticamente coinvolgente, è essenziale.
Se a questo punto della storia riusciamo, è un miracolo. Ma nei miracoli bisogna anche sperare. Se noi recuperiamo l’attitudine primaria alla convivenza pacifica, alla vita come espansione pacifica di se stessa, allora forse, con generazioni educate così, … molte generazioni, non una, … forse si potrà, per i secoli che ci aspettano, attendersi qualche vero mutamento.
L’epoca della trasmissione potrebbe divenire un episodio dimenticato, probabilmente: una dimenticata dimostrazione di alterigia intellettuale e politica. Se si riuscirà a bonificare, a restituire a se stessa, la creatura umana, potrà arrivare un giorno in cui si dirà: «c’era una volta l’era della trasmissione».
Questa è l’intuizione fondamentale, poetica, di questo libro-lavoro. In un mondo in cui la lettera diventa essa stessa violenza perché sopravvive quando lo spirito non c’è (la sua sopravvivenza diviene abuso, tirannide), occorre ricuperare l’amore nella sua pienezza.
Far saltare la lettera nelle parole usate, ricuperando lo spirito per cui quelle parole hanno avuto una giustificazione, questo è un lavoro continuo che fa parte della professione poetica: il linguaggio, la poesia, è un po’ questo. Nessuno meglio di un poeta può capire …”.
(Mario Luzi, in Sorgente e progetto. Per una ricerca autoanalitica dall’intima Calabria all’industria del Nord, a cura di Danilo Dolci, Rubbettino, Soveria Mannelli, 1991)
CHIAVI DI LETTURA
Il libretto qui presentato può avere varie chiavi di lettura.
Una delle chiavi di lettura può essere rinvenuta nella “Nota introduttiva” e nella quarta di copertina.
La sua scrittura è per la vita, non per la letteratura.
Il libretto vuole essere reciprocamente maieutico, interrogativo.
E’ stato concepito e redatto per essere letto e messo in discussione in piccoli gruppi, come “laboratori maieutici”.
E’ stato redatto per comunicare.
Educazione è comunicazione, nonviolenza.
Comunicare, legge della vita” (Danilo Dolci).
Tra cultura della guerra e cultura della pace, scegliere la cultura della pace è scegliere la cultura della vita.
Dal motto “Si vis pacem, para bellum”, al motto “Si vis pacem, para pacem”.
IL FINE E I MEZZI
Il fine non giustifica i mezzi e i mezzi debbono essere coerenti con il fine.
E’ utile il richiamo alla dottrina filosofica che in materia è stata elaborata da GANDHI e CAPITINI.
ALDO CAPITINI ha scritto:
“Nella grossa questione del rapporto tra il mezzo e il fine, la nonviolenza porta il suo contributo in quanto indica che il fine dell’amore non può realizzarsi che attraverso l’amore, il fine dell’onestà con mezzi onesti, il fine della pace non attraverso la vecchia legge di effetto tanto instabile ‘Se vuoi la pace, prepara la guerra’, ma attraverso un’altra legge: ‘Durante la pace, prepara la pace’.
Non si insisterà mai abbastanza, specialmente in presenza di mentalità superficialmente legalistiche, farisaiche, intimamente indifferenti, che la nonviolenza è affidata al continuo impegno pratico, alla creatività, al fare qualche cosa, se non si può far tutto, purché ogni giorno si faccia qualche passo in avanti.
La nonviolenza è affidata ad un metodo che è aperto in quanto accoglie e perfeziona sempre i suoi modi, ed è sperimentale perché saggia le circostanze determinate di una situazione.
E siccome la nonviolenza nella sua espressione positiva è ‘apertura all’esistenza, alla libertà, allo sviluppo, di ogni essere’, e nella sua espressione negativa è ‘proposito di non distruggere gli esseri, di non offenderli, non torturarli né sopprimerli ’, è chiaro che un metodo così ispirato dia il massimo rilievo ai mezzi.
Dice Gandhi:
Si dice ‘i mezzi in fin dei conti sono mezzi’. Io vorrei dire ‘i mezzi in fin dei conti sono tutto’. Quali i mezzi, tale il fine. Il Creatore infatti ci ha dato autorità (e anche questa molto limitata) sui mezzi, non sul fine … La vostra convinzione che non vi sia rapporto tra mezzi e fine, è un grande errore. Per via di questo errore, anche persone che sono state considerate religiose hanno commesso crudeli delitti. Il vostro ragionamento equivale a dire che si può ottenere una rosa piantando un’erba nociva … Il mezzo può essere paragonato a un seme, il fine a un albero; e tra il mezzo e il fine vi è appunto la stessa inviolabile relazione che vi è tra il seme e l’albero.
L’attenzione che Gandhi spinge così a portare sui mezzi che si usano, si connette evidentemente con le ricerche indirizzate, nel campo morale, a considerare gli esseri razionali come fini e non come mezzi.
… per Gandhi i mezzi sono più che strumentali, sono creativi, costruttivi già per se stessi.
E si potrebbe svolgere questa idea mostrando l’importanza che ha oggi il persuaderci del valore sommo che sta acquistando il principio di apertura all’esistenza, libertà, sviluppo di ogni essere.
Se un tempo lo schiavo acquistò valore di persona, tale da non esser più possibile di considerarlo giuridicamente come cosa, come mezzo; si può ben dire che oggi un ulteriore sviluppo storico può acquistare il principio che mai una esistenza, - umana per lo meno -, possa essere considerata più come mezzo.
Il fatto che la violenza, cioè il metodo della distruzione degli avversari, potrebbe oggi arrivare alla distruzione atomica della vita sulla terra; il fatto anche del continuo allargarsi degli orizzonti attuali a comprendere ‘la realtà di tutti’, sono indubbiamente sollecitazioni alla tensione nonviolenta considerata come primaria e universale’.
(Aldo Capitini, Le tecniche della nonviolenza, Milano, Libreria Feltrinelli, 1967)
La guerra è follia.
Bellum alienum a ratione” (Giovanni XXIII, Pacem in terris, 1963).
° ° °
Palmi, 8 marzo 2014
RAFFAELLO SAFFIOTI
Centro Gandhi
raffaello.saffioti@gmail.com



Sabato 08 Marzo,2014 Ore: 22:41
 
 
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Educazione alla pace

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