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www.ildialogo.org Intervista a Nadia Scardeoni,a cura di Marco Graziotti e Paolo Arena

La nonviolenza in Italia
Intervista a Nadia Scardeoni

a cura di Marco Graziotti e Paolo Arena

1. Come e' avvenuto il suo accostamento alla nonviolenza?
Penso che la nonviolenza sia un modo di essere sia personale che di gruppo e non qualche cosa di esterno a cui accostarsi…Credo di avere il volto e il tratto  della “nonviolenta” , per una caratteristica della mia personalità incline al dialogo…alla relazione costruttiva, all’ascolto dell’altro, alla condivisione , al lavoro d’equipe…e infine alla “ compartecipazione gratuita ” come si evince,  dalle numerose esperienze che ho raccolto ed enumerato in Interlinea di edscuola.it .
Ritengo d’altronde, che la radice di ogni violenza risieda nei tratti opposti e cioè in quelli eminentemente egocentrici della persona, nella sete di dominio  o di predominio, nella competitività, nel pregiudizio , nella squallida solitudine di un mondo intriso di egoismi inappellabili.


2. Quali personalita' della nonviolenza hanno contato di piu' per lei, e perche' ?
Prima di tutti: ALEX LANGER …Averlo incontrato e aver “progettato” , se pur brevemente, con lui, è stata una esperienza indimenticabile. Ho respirato quella sua mitezza profonda, quel suo meraviglioso inchinarsi sugli altri … Ma quel suo abnorme prodigarsi fino ad essere insieme “ponte e cartilagine” nei conflitti, anche i più dolorosi, lo ha spezzato. A distanza di un mese da quel suo disperato abbandonare la vita, sollecitata dall’amica Letizia Battaglia , ho curato il piccolo libro: "Alex Langer: non siate tristi continuate”...un “opuscolo” quasi, pur di trattenerne la memoria nei giorni in cui la sua morte scavava un silenzio opprimente..
In quei giorni , rivisitare la sua opera , fu per me come comporre le spoglie di un amico caro : si  generò una sorta di simbiosi dolorosissima, che mi toccò in profondità ..e che mi costrinse a raccogliere il senso profondo del suo agire come si intuisce dalla mia prefazione , I ponti di Alex,  
Alex “  Vive la prassi dell’uomo che ha individuato nella relazione la struttura esistenziale fondamentale, irrinunciabile nesso per interpretare le lacerazioni e le contraddizioni che generano i processi autodistruttivi dell’uomo che rompe l’unità con se stesso, con i suoi vincoli affettivi, con le sue radici storiche, con il prossimo praticato, con i suoi mezzi di sostentamento, con lo spazio vitale, con le istituzioni.
Delinea un ecosistema pacifico, non protocollabile, ma frutto della volontà degli uomini consapevoli di condividere l’avventura umana, capaci di misurarsi con i propri limiti, pronti a morire quando giunge la propria ora.
Alex è soprattutto un uomo di scienza, di una scienza nuova, ardua, necessaria, costosa perché impraticabile se non a partire da se stessi: "l’ingegneria delle risorse umane", l’ultima speranza e l’ultimo baluardo contro l’ingegneria dell’alienazione "virtuale" che divide, dissipandolo, il cuore dell’uomo. Ed è dalla sua storia – se possiamo intuire la fatica del vivere separati nella casa comune – da quel suo essere una sorta di laboratorio armonico di organi propedeutici la formazione dei cittadini del mondo, che si innalza la sua creatura: il ponte, la più ardita e la più fragile delle costruzioni relazionali. Il ponte per il superamento delle diversità, degli ostacoli naturali, delle fratture anche le più violente. Ovunque le storie degli uomini sono divise e cieche di fronte al loro indivisibile destino, Alex lavora, studia, analizza, progetta, propone.”
Inoltre sono cullata dall’amicizia di alcune donne, splendide pacifiste : Letizia Battaglia, Giuliana Martirani, Jane Toby. Sono sempre presenti nel mio intimo e mi rallegrano la vita..

3. Quali libri consiglierebbe di leggere a un giovane che si accostasse oggi alla nonviolenza?
Non consiglio libri ma consiglio loro di interrogarsi sui valori relazionali da coltivare , ogni giorno e ogni ora, per bonificare innanzitutto il loro cuore , naturalmente orientato all’amore e all’amicizia, al piacere della condivisione e del “fare insieme”, per non consentire alle radici sommerse della violenza quali indifferenza, egocentrismo, ipocrisia, pregiudizio … di insinuarsi nel giardino splendente della loro vita e distruggere l’ecosistema armonioso delle relazioni più vitali fra sé e gli altri , fra sé e il mondo che ci ospita.
4. E quali libri sarebbe opportuno che a tal fine fossero presenti in ogni biblioteca pubblica e scolastica?
I Maestri della nonviolenza  passati alla storia  sono tanti. Alcuni fra quelli a me più cari, perché “parola incarnata” e quindi straordinariamente esemplari sono : Gandhi, Danilo Dolci, Paulo Freire, Raimon Panikkar , Madre Teresa di Calcutta ,  e il “nonno” Antonino Caponnetto
E, comunque, tutti i libri che testimoniano nonviolenza agita e non predicata .
I giovani si nutrono di esempi e di testimonianze affidabili…non di teorie…non di parole.
.

5. In quali campi ritiene piu' necessario ed urgente un impegno nonviolento?
Nella formazione, a partire dalle scuole dell’infanzia fino ai master..
A partire dalla custodia dell’anima dei bambini  fino alla cura di una dignitosa e orientata maturità…come ho sintetizzato nel progetto “ Il Laboratorio Maieutico di Danilo Dolci” : “In un mondo sempre più conflittuale dove "altri" diversi da noi, si riversano sempre più numerosi nel nostro orizzonte geografico e culturale destabilizzando le certezze delle nostre abitudini e tradizioni culturali, occorre rivisitare i concetti di : ecumene, relazione, convivenza, comunicazione, legalità, pace , democrazia , nazionalismo, individualismo, intolleranza, pregiudizio, illegalità, violenza, razzismo, al cospetto di "testimonianze luminose"

6. Come definirebbe la nonviolenza, e quali sono le sue caratteristiche fondamentali?
La nonviolenza?.... Un tratto dell’anima.
Un arco di luce teso verso chi mi si fa prossimo.
Un ponte di sguardi… e un sorriso, come fanno i bambini quando cercano la relazione.
Il ponte è una metafora appropriata per rappresentare una modalità relazionale paritaria di intenso valore e non solo : la metafora del ponte è anche un valido sussidio per agire la pace. Eccola:
IL PONTE indica la relazione quale struttura esistenziale fondamentale
IL PONTE si attraversa nei due sensi : è simbolo di reciprocità.
IL PONTE è necessario per superare i solchi, le fratture che separano i popoli e i luoghi prossimi
IL PONTE indica il superamento degli ostacoli naturali , il suo attraversamento apre alla novità dell’altro.
IL PONTE mette in comunicazione due realtà , agevola il superamento della diffidenza o delle lacerazioni pregiudiziali , assegna alle realtà messe in dialogo pari dignità.”
La nonviolenza è un ponte fatto di tessuti di anime e corpi..
7. Quali rapporti vede tra nonviolenza e femminismo? Di quale femminismo stiamo parlando?

8. Quali rapporti vede tra nonviolenza ed ecologia? Altissimi e inalienabili…
9. Cosa apporta la nonviolenza alla riflessione delle e sulle religioni? Niente competizioni: nessuno è figlio di un dio minore ..L’ecumenismo  ci può salvare..

10. Cosa apporta la nonviolenza alla riflessione sull'educazione?
La maieutica  dolciana sostituisce al rapporto violento e unidirezionale il valore del dialogo o dellamaieutica reciproca . Ma la voce dei Maestri è rimasta inascoltata.
Per questo chiedo, infine,  ospitalità per una citazione che mi è cara molto più delle mie parole:

"Comunicare, legge della vita" di Danilo Dolci

“INVITIAMO CIASCUNO, DOVUNQUE POSSIBILE, A
 
-promuovere, soprattutto con i giovani, iniziative in cui ognuno possa esprimersi (tra loro e con chi li può aiutare a trovarsi, identificarsi) per riconoscere i propri bisogni concreti;  emancipanti  iniziative che rendano possibili valutazioni comparative: ai fini della crescita personale e di gruppo è necessario potersi concretamente esprimere? poter comunicare?

-organizzare seminari e corsi affinché si formino, in ogni ambito e a ogni livello, esperti di come possiamo crescere in gruppi che favoriscano la creatività personale e collettiva sostituendo all'autorità unidirezionale strutture di strutture creaturali dall'intimo, sapendo che crescere in - con -  una struttura comunitaria nelle sue infinite variazioni è necessario, anche se non facile: esperti di maieutiche strutture non occorrono solo a metamorfosi scolastiche ma dall'urbanistica alla medicina, dalla scienza all'industria alla politica ad ogni ambito;

-trovare i modi per sperimentare, in ogni ambiente e a ogni livello, quali metodologie possano risultare più efficaci affinché ognuno si interroghi: fino qual punto siamo impediti a costruire civiche strutture comunicanti, e fino quale punto, presi da miopi bisticci, non siamo capaci di concepirle e realizzarle? Il parassitismo non attecchisce più facilmente ove le creature non sanno crescere in sana autonomia?

- occorre identificare le aree ove già si sperimentano strutture comunicative, studiarle, e inventare opportune strategie per ampliare confronti e iniziative;
- cooperare a distinguere nei vari contesti il potere dal dominio, il fecondante dall'inquinante; distinguere la mano che aiuta da quella che induce a dipendere: soprattutto quando appartengono alla stessa persona o alla stessa istituzione;

- favorire la scoperta dei propri autentici interessi, anche per suscitare forze atte al necessario cambiare abbandonando anacronistici ordinamenti e comportamenti inerziali ( con quali leve? per quali soluzioni? Come possono i giovani ad animare la fonda trasformazione necessaria alla falsa, all' immatura "realtà"?): mentre l'incoerente fatica disfa le creature, il vero lavoro ne potenzia l'intima natura;

- avviare, con popolazioni che oggi si trovano ai margini delle zone ove più immediato è l'urto morbidamente vorticoso dell'industrialismo, processi di autoanalisi attenti a scoprire e valorizzare la propria natura genuina ( pur denunziandone limiti  difetti), evitando di riguardare le proprie condizioni nell'ottica del complesso di inferiorità verso modelli estranei, deformanti:per potere poi confrontare i propri valori (apparenti svantaggi possono risultare inestimabili risorse) agli autentici valori altrui;

- analizzare con appositi gruppi, anche di esperti, come possono essere guarite, attraverso specifici interventi, le piaghe della disoccupazione;

- provocare analisi, confronti e verifiche su certi eventi emblematici (l'ammassarsi di centinaia di migliaia di fans, ad esempio, negli stadi; la vacuità di vari "successi" ecc.), costruendo al contempo esperienze - ed operando in modi - che educhino ognuno ad organizzarsi, valutare, scegliere, controllare, e all'operante sperare;

- contro la moda che inflaziona svuotando il termine "creatività", suscitare iniziative specifiche, processi di ricerca-azione-riflessione per identificare quali siano le condizioni per uno sviluppo di strutture che favoriscano il concretamento dell'intelligenza, la creatività personale e di gruppo, compresa la capacità di scegliere, decidere, annunciare, agire: ove è possibile avvalersi di iniziative esistenti (scolastiche, culturali, pacifiste, ecologiche, religiose, sindacali, cooperative, autenticamente politiche)?; dove occorre inventare le strutture del rispetto reciproco?;

- suscitare autoanalisi coi giovani: come vivono, con quali prospettive, soprattutto negli inurbamenti più fittamente ingabbianti? Quali le cause dei mali? Come disinnescare le diverse forme del dominio? I giovani non vengono forse intossicati da forzature strumentalizzanti ed emarginazioni, prima che dalle droghe? Mentre chi vuole imporsi tende ad aggregare, come può la gente via via apprendere, comunicando, a disinfestarsi da ogni genere di parassitosi? Quando e dove certe labilità costituzionali, o predisposizioni negative, possono trovare più facile occasione di manifestarsi?

- ovunque la gente senza speranza rischia fuggire dai suoi problemi e dalla sua terra per ammassarsi, sradicata, in ovili antieconomici in ogni senso, cercare di promuovere iniziative, anche internazionali e intercontinentali, escludenti  rapporti di dominio (lavorare insieme tra diversi è occasione di conoscersi e arricchirsi reciprocamente) per individuare dalla base come valorizzarsi valorizzando al contempo il territorio indigeno e le metodologie più avanzate di ricerca e pianificazione organica, formando via via con gli adeguati organismi i necessari esperti: i governi che socchiudono le frontiere alla gente in fuga dai paesi più poveri, generalmente lo fanno per mantenere basso il salario minimo, a vantaggio dei più ricchi, e per acquistare chi è più disponibile alle prestazioni più ripugnanti - mentre tentano arroccare nei paesi più poveri le industrie transnazionali inquinanti che altrove i più avvertiti rifiutano;

- come più e più le distanze terrestri si raccorciano, chiarire in ogni ambito come la necessità che l'Onu possa apprendere  a risolvere i problemi internazionali più gravi divenga, anche con  autentici esperti, organismo concreto: in modo che le Nazioni Unite possano effettivamente reggere il comunicante governo del mondo verso la pace. “


 Curriculum


Marted́ 26 Ottobre,2010 Ore: 12:01
 
 
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Educazione alla pace

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