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www.ildialogo.org Intervista a Giovanni Sarubbi,

LA NONVIOLENZA OGGI IN ITALIA
Intervista a Giovanni Sarubbi

Paolo Arena e Marco Graziotti INTERVISTANO Giovanni Sarubbi [Ringraziamo Paolo Arena (per contatti: paoloarena@fastwebnet.it) e Marco Graziotti (per contatti: graziottimarco@gmail.com) per averci messo a disposizione questa intervista a Giovanni Sarubbi. Per un breve profilo di Giovanni Sarubbi si veda la risposta all'ultima domanda di questa intervista]
- Paolo Arena e Marco Graziotti: Come e' avvenuto il suo accostamento alla nonviolenza?
- Giovanni Sarubbi: Io come tanti altri non sono nato nonviolento. Credo anzi che sul tema della nonviolenza non si smetta mai di imparare e di migliorare. Forse piu' che definirsi tout court nonviolenti, bisognerebbe dire di essere “tentativamente nonviolenti”, nel senso di essere persone che tentano di essere nonviolente senza sapere se ci riescono oppure no. Ho cominciato a masticare di nonviolenza sostanzialmente in ambito religioso. Ho cominciato leggendo negli anni Sessanta qualche libro di Primo Mazzolari e di don Milani come “Tu non uccidere”, “L’obbedienza non e' piu' una virtu'” o “Lettera a una professoressa”. Il tema della pace e della lotta all’ingiustizia sociale e' stato quello che ha segnato la mia formazione giovanile. Oltre all’esperienza religiosa ho fatto anche l’esperienza comunista nei gruppi di quella che una volta si chiamava sinistra extraparlamentare che negli anni '70 non era una esperienza di tipo nonviolento. Pur avendo vissuto in un periodo molto caldo per i giovani quali sono stati gli anni Sessanta e Settanta del secolo scorso, non mi sono mai trovato a dover praticare alcun tipo di violenza nei confronti di alcuno. Sotto questo aspetto devo dire di essere stato fortunato. Ho potuto conoscere a fondo le idee dei padri del comunismo, attraverso lo studio dei loro scritti, e li ho potuti confrontare con quelli del cristianesimo che avevo praticato nella mia giovinezza. Gli scritti di Gandhi o di altri nonviolenti come Capitini, sono stati una acquisizione della mia eta' matura. Oggi sono ancora in ricerca e credo che non smettero' mai.
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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali personalita' della nonviolenza hanno contato di piu' per lei, e perche'?
- Giovanni Sarubbi: Le personalita' nonviolente a cui sono legato profondamente sono per me fondamentalmente don Primo Mazzolari e don Lorenzo Milani di cui ancora oggi leggo continuamente gli scritti. Scritti che mi hanno segnato il cuore e di cui non riesco a fare a meno. Man mano che invecchio poi, ma credo che questa sia una cosa comune a molti, tendo a selezionare e a ridurre all’osso le cose da leggere e da tenere sempre con me. E i loro scritti, forse perche' sono quelli che mi hanno aperto il cuore da ragazzo, continuano ad essere presenti nel mio spirito e sul mio comodino.
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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali libri consiglierebbe di leggere a un giovane che si accostasse oggi alla nonviolenza? E quali libri sarebbe opportuno che a tal fine fossero presenti in ogni biblioteca pubblica e scolastica?
- Giovanni Sarubbi: Sicuramente il “Tu non uccidere” di Mazzolari e “L’obbedienza non e' piu' una virtu'” di don Lorenzo Milani, e poi sul piano religioso sicuramente i Vangeli ed il libro dell’Apocalisse che e' in gran parte sconosciuto e bistrattato ma che ha, se opportunamente interpretato, una grande valenza nonviolenta. Ma poi, sembrera' strano, anche il Manifesto del partito comunista di Marx ed Engels che sembra scritto oggi tanto e' attuale.
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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali iniziative nonviolente in corso oggi nel mondo e in Italia le sembrano particolarmente significative e degne di essere sostenute con piu' impegno?
- Giovanni Sarubbi: Oggi la nonviolenza sta passando una fase di “riflusso”. I grandi movimenti come quelli diretti da Gandhi per l’indipendenza dell’India o da Martin Luther King per l’emancipazione dei neri d’America sembrano lontani anni luce. Si e' tutti un po’ rinchiusi nel privato o in piccoli gruppi che sperimentano nuove vie come le “transition town”. Sinceramente non so dire a quali di queste iniziative darei sostegno. Mi sembrano tutte buone iniziative ma nessuna mi sembra decisiva ed in grado di dare una indicazione di massa alla svolta epocale che stiamo vivendo.
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- Paolo Arena e Marco Graziotti: In quali campi ritiene piu' necessario ed urgente un impegno nonviolento?
- Giovanni Sarubbi: Nel XIX secolo a fronte della crisi di un sistema sociale maturo ed in crescente sviluppo come quello capitalistico sorse una organizzazione internazionale, quella guidata da Marx ed Engels, che si sforzo' di dare indicazioni, di elaborare analisi della situazione economica e politica della societa' elaborando una filosofia di supporto alla vita concreta. Fu una esperienza credo importantissima e che ebbe una influenza profondissima in tutte le nazioni del mondo. Ecco, oggi a fronte di una crisi devastante dello stesso sistema sociale di un secolo e mezzo fa ci sentiamo come impreparati ed incapaci di indicare quale via seguire e cosa fare in concreto. Perdiamo tempo a leccarci le ferite dei vari gruppi politici in cui siamo passati e non riusciamo a proporre qualcosa che riesca ad unificare il variegato e maggioritario mondo degli oppressi e ad emarginare gli oppressori. Non riusciamo a fare neppure del serio e sano antimilitarismo di cui ci sarebbe tremendamente bisogno oggi che siamo in piena guerra in tutto il mondo. Ricordo che Engels aveva previsto lo scoppio delle guerre mondiali come una conseguenza del sistema sociale capitalistico. Ritengo cosi' il tema della guerra e di tutto quello che ad esso e' connesso (militarismo, industrie di guerra, ideologia di guerra ecc.) fondamentale. Su questo tema si puo' costruire quella unita' degli oppressi che e' oggi la chiave di volta per indicare una via di uscita dalla tremenda situazione nella quale ci troviamo. E quando dico tremenda situazione mi riferisco innanzitutto alla gravissima questione ambientale per la quale siamo molto oltre il punto di non ritorno, come l’incidente petrolifero del Golfo del Messico dimostra, e poi alla miseria enorme che attanaglia alcuni miliardi di esseri umani depredati di tutto. Ecco, l’impegno dei nonviolenti su tali temi puo' essere fondamentale anche perche' se i nonviolenti non si occupano di questioni concrete non sono nulla, chiacchieroni come tanti che ci sono stati in passato e che ci saranno in futuro.
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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali centri, organizzazioni, campagne segnalerebbe a un giovane che volesse entrare in contatto con la nonviolenza organizzata oggi in Italia?
- Giovanni Sarubbi: Il vostro centro di Viterbo e' senz’altro da segnalare, ma penso anche al “Sereno Regis” di Torino, o ai centri antimafia della Sicilia. Ma io credo che ai giovani piu' che indicare organizzazioni o campagne bisognerebbe oggi innanzitutto chiedere di impegnarsi in prima persona per affrontare le questioni della nostra societa'. La stragrande maggioranza dei giovani di oggi e' passiva, e' deprivata di spirito critico, considera l’impegno politico e sociale come una cosa negativa, ha il modello del “Grande fratello” e del “solo uno su mille ce la fa” come riferimento, del farsi avanti a spintoni a danno degli altri.
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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Come definirebbe la nonviolenza, e quali sono le sue caratteristiche fondamentali?
- Giovanni Sarubbi: La nonviolenza dal mio punto di vista e' lo spirito che anima la lotta degli oppressi per la propria liberazione e per la costruzione di una societa' dove tutti abbiano gli stessi diritti e gli stessi doveri, dove tutti siano rispettati in quanto persone umane, tutti bisognosi di accoglienza, amore e misericordia, come ci insegnano fra l’altro profeti come Isaia o il libro dell’Apocalisse. Chi e' oppresso non vuole violenza perche' la subisce tutti i giorni. Chi e' oppresso non vuole liberarsi dalla propria oppressione usando violenza ma vuole dire un basta deciso a qualsiasi forma di violenza. Significativa a tale proposito la prima bozza dell’Atto di fede comunista del giugno 1847 dove al punto 14 si afferma che “noi siamo convinti non solo della inutilita', ma perfino del danno di ogni tipo di congiura” accusando di azioni violente proprio la classe capitalista oppressiva a danno del proletariato (Il pensiero socialista 1741-1848, Editori Riuniti, p.1203). Chi e' sfruttato non ha bisogno di violenza per far valere le proprie ragioni che sono la sua unica forza. E’ lo spirito di queste ragioni che sostanzia il termine nonviolenza. In questo senso la nonviolenza e' parte integrante di tutti quei movimenti che tendono a liberare gli oppressi e la stessa “madre Terra” dalla violenza. La nonviolenza deve essere la musica di fondo che deve accompagnare qualsiasi azione di liberazione dallo sfruttamento dell’uomo sull’uomo, dalla violenza sulle donne, dalla violenza sulla Madre Terra, dalla violenza della criminalita' organizzata, dalla violenza delle armi e di chi le usa, dalla violenza di chi usa le scoperte mediche a fini privati, dalla violenza razziale, dalla violenza di una informazione menzognera, dalla violenza della pubblicita' che ha oggi particolarmente distrutto la coscienza soprattutto delle giovani generazioni, ecc. ecc.
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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Cosa apporta la nonviolenza alla riflessione filosofica e a quella sulle religioni?
- Giovanni Sarubbi: A me personalmente ha insegnato il senso del limite, il relativismo delle proprie argomentazioni, la necessita' di porsi in ascolto di quello che dicono gli altri per distinguere l’egoismo dal bisogno di fraternita'. Sono questioni valide sia sul piano filosofico che religioso.
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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Tra le tecniche deliberative nonviolente ha una grande importanza il metodo del consenso: come lo caratterizzerebbe?
- Giovanni Sarubbi: Credo sia la naturale evoluzione del cosiddetto “centralismo democratico”, che, come tutti gli ossimori che sono stati trasformati in dottrine o addirittura in norme legali quali articoli di uno statuto di partito politico, finiscono per essere sbilanciati a favore della parte piu' forte dell’ossimoro. Nel caso del “centralismo democratico” quello che e' sempre prevalso nella vita delle organizzazioni che lo hanno adottato e' stato il centralismo a scapito della democrazia. Il metodo del consenso, che, vivaddio, non e' un ossimoro e non bisogna fare voli pindarici per spiegarlo, stimola invece le persone a ricercare quella unita' che e' fondamentale se si vuole favorire il bene comune della societa' e non lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo.
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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Tra le tecniche operative della nonviolenza nella gestione e risoluzione dei conflitti quali ritiene piu' importanti, e perche'?
- Giovanni Sarubbi: Per me che vengo dal mondo sindacale lo sciopero rimane la forma di lotta fondamentale.
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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Come caratterizzerebbe la formazione e l'addestramento all'azione nonviolenta?
- Giovanni Sarubbi: La nonviolenza non puo' essere qualcosa di astratto che si apprende esclusivamente sui libri. Separare teoria e pratica e' un grave errore perche' cosi' facendo si rischia di trasformare la nonviolenza in qualcosa che per essere praticata ha bisogno di un corso di studio che comprenda il conseguimento di molte lauree. Cosi' facendo non si fa un buon servizio alla nonviolenza e la si condanna alla marginalita' e all'ininfluenza. Martin Luther King prima che come un nonviolento era riconosciuto come uno che si batteva per i diritti dei neri. Oggi si parla di nonviolenza come di un qualche cosa di fine a se stessa, senza contenuti specifici su cui esercitare la propria azione. Io credo che innanzitutto bisogna partire dalle questioni concrete che si vivono in una collettivita' locale o nazionale che sia. Se c’e' un inquinamento in atto in un territorio bisogna impegnarsi per bloccarlo e bisogna chiamare tutti e tutte a dare il proprio contributo. Nelle azioni concrete che si mettono in atto per realizzare l’obiettivo si applicano i metodi nonviolenti e le forme di lotta nonviolente e si puo' cosi' anche fare formazione, si fa anche studio, si promuovono anche idee ma queste non possono mai essere staccate dalla iniziativa concreta. Martin Luther King o Gandhi credo abbiano fatto cosi'. Oggi in Italia c’e' molta teoria e poca pratica e questo e' un male. Nella mia esperienza vanno sempre unite le iniziative concrete su questioni che riguardano una collettivita' con lo studio del pensiero di chi quelle questioni ha gia' affrontato.
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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali mezzi d'informazione e quali esperienze editoriali le sembra che piu' adeguatamente contribuiscano a far conoscere o a promuovere la nonviolenza?
- Giovanni Sarubbi: Credo che in Italia l’opera del Centro di ricerca per la pace di Viterbo con il suo bollettino telematico quotidiano sia fondamentale.
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- Paolo Arena e Marco Graziotti: I movimenti nonviolenti dovrebbero dotarsi di migliori forme di coordinamento? E se si', come?
- Giovanni Sarubbi: Parlare di “movimenti nonviolenti” in modo generico credo sia un errore. In questo momento in Italia non esistono “movimenti nonviolenti” generalizzati su nessuno dei problemi fondamentali che attanagliano la societa' italiana o il mondo intero nel suo complesso. Ci sono varie iniziative in corso, come ad esempio l’iniziativa contro la privatizzazione dell’acqua o varie associazioni che di tanto in tanto promuovono iniziative come fa ad esempio Libera contro la mafia, ma nessuna di queste iniziative ha sfondato a livello di opinione pubblica nazionale come fu con la lotta dei neri d’America per i loro diritti o degli indiani per la loro indipendenza. C’e' un po’ di fumo ma senza arrosto. Anzi in Italia c’e' la meta' della popolazione circa che ha deciso o di non andare piu' a votare o di annullare il proprio voto rinunciando al proprio diritto a fare politica, cioe' a contare nella vita collettiva. La forma nonviolenta di una azione non credo possa essere mai separata dai contenuti concreti e dagli obiettivi che quell’azione si prefigge. Abbiamo avuto a livello mondiale iniziative spacciate per nonviolente, come le cosiddette “rivoluzioni colorate”, che alla fine sono state peggiori del male perche' erano finalizzate a sostituire una oppressione con un'altra. Prima del coordinamento bisogna decidere i contenuti che si vogliono realizzare e dove si vuole andare altrimenti e' pura dissertazione teorica che non serve a nulla. Stesso discorso vale per gli strumenti di comunicazione che sono strettamente legati ai contenuti che si intendono realizzare.
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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quale le sembra che sia la percezione diffusa della nonviolenza oggi in Italia?
- Giovanni Sarubbi: Come su altre questioni anche la nonviolenza sta subendo la fase della strumentalizzazione che accennavo in relazione alle cosiddette “rivoluzioni colorate”. La nonviolenza in Italia credo sia percepita come una bella utopia impossibile da realizzare e per l’insipienza di chi si dice nonviolento una dottrina per pochi eletti difficile da praticare.
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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Quali iniziative intraprendere perche' vi sia da parte dell'opinione pubblica una percezione corretta e una conoscenza adeguata della nonviolenza?
- Giovanni Sarubbi: Occorre mettere al centro i contenuti concreti su cui esercitare i metodi nonviolenti. Senza contenuti non c’e' nulla.
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- Paolo Arena e Marco Graziotti: Potrebbe presentare la sua stessa persona (dati biografici, esperienze significative, opere e scritti...) a un lettore che non la conoscesse affatto?
- Giovanni Sarubbi: Sono direttore del sito www.ildialogo.org, ho 59 anni, sono lucano di nascita e napoletano di adozione, ho un diploma in Teologia presso la Facolta' Valdese di Teologia di Roma. Ho partecipato a vari libri con piu' autori e ho scritto per molte riviste nazionali sui temi della pace e del dialogo interreligioso. Curo la giornata del dialogo cristiano-islamico, giunta alla sua nona edizione del prossimo 27 ottobre 2010. Per la Emi ho scritto il libro Spirito per la collana Le parole delle fedi.

Articolo tratto da:
TELEGRAMMI DELLA NONVIOLENZA IN CAMMINO
Numero 307 dell'8 settembre 2010

Telegrammi della nonviolenza in cammino proposti dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac@tin.it



Mercoledì 08 Settembre,2010 Ore: 16:31
 
 
Commenti

Gli ultimi messaggi sono posti alla fine

Autore Città Giorno Ora
filippo angileri trapani 09/9/2010 12.23
Titolo:Intervista a Giovanni Sarubbi.
Caro Giovanni,
grazie, penso che hai bisogno di "scoprire" il messaggio salvifico e risanatore del Santissimo Bahà'ù'llàh.Ti invito a farlo.
Carissimi e fraterni saluti
filippo

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