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www.ildialogo.org Riflessioni…,di Giuseppe P. Fazio

Riflessioni…

di Giuseppe P. Fazio

Anche quest’anno, come ogni anno del resto, dopo il periodo pasquale, mi assale una strana malinconia che, e mi ripeto, come ogni anno, provo a scacciare auto-inducendomi a riflettere sul significato che questa festività ha o dovrebbe avere. Come ogni anno, continuo a ripetermi, mi investe la sensazione di uno strano disequilibrio nella mia esistenza, una sfasatura in quello che dovrei essere e quello che in realtà sono. Qualcuno parlerebbe di senso di colpa, ma per cosa poi? Non è semplice riflettere su qualcosa che è difficile afferrare, certe impressioni sfuggono ad esami troppo approfonditi, quasi come se si nascondessero per paura di rivelare troppo, per il timore di svelare verità difficili da comprendere o da tollerare.

Ma, anche se difficile, provo comunque a darmi una spiegazione e, inesorabilmente affiora quello che non voglio vedere, l’estrema contraddizione tra l’apparire e l’essere, tra quello che sono e quello che mostro di essere, tra l’illusione sociale e la verità individuale. Chi sono in realtà? E’ difficile rispondere a se stessi, cosa assai più semplice occuparsi degli altri: predicare è facile ma estremamente complesso è porre in essere quello che si sostiene. A volte le credenze pesano come macigni nella nostra coscienza!

Ovviamente, la cosa mi preme chiarirla, l’avere una coscienza è un problema nel mondo di oggi, è difficile far comprendere come non spingersi oltre ciò che si considera giusto per qualcuno è uno stile di vita. Apparire fuori dal tempo è la logica conseguenza a queste condotte messe in atto. E’ indubbio, chiaramente, che comportamenti simili ricevono immediatamente la disapprovazione di talune categorie di individui meno inclini, diciamo così, alla valutazione di se stessi e del loro comportamento.

Stranamente però, la cosa non mi ha mai preoccupato oltremodo, al contrario, dovendo dirla tutta, spesso mi sono divertito ad entrare in contraddizione con l’opinione pubblica: come in un gioco dei contrari essere dall’altro lato della barricata mi ha reso fiero come un moderno Don Chisciotte, eterno sognatore, in lotta contro recenti mulini a vento...

Una cosa però non l’ho mai capita, come deve considerarsi chi pur non accettando di entrare nell’ordine costituito in realtà è parte di esso? Come posso io, parte di un complesso orologio, continuare ad essere ingranaggio e non errore del sistema?

Il vero problema però non è la mia inquietudine ma il fatto che questa inquietudine sopraggiunga solo in taluni periodi, il problema delle crisi di coscienza, come al solito, è che quando vengono, se vengono, durano il tempo di pochi pensieri e, quando passano, spesso non lasciano alcuna traccia. Mi piacerebbe continuare a pensare che, come scrisse Kahlil Gibran, “il vero giusto è colui che si sente sempre a metà colpevole dei misfatti di tutti” ma, purtroppo, e troppo spesso, il rumore è assai assordante per sentire i sussurri della nostra anima…



08 aprile 2010
 
 
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