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www.ildialogo.org STATO DI WASHINGTON: VESCOVI CONTRO IL MATRIMONIO GAY. MA QUALCHE PARROCCHIA NON CI STA,da Adista Notizie n. 17 del 05/05/2012

STATO DI WASHINGTON: VESCOVI CONTRO IL MATRIMONIO GAY. MA QUALCHE PARROCCHIA NON CI STA

da Adista Notizie n. 17 del 05/05/2012

36664. SEATTLE-ADISTA. Raccogliere 120mila firme entro giugno per scongiurare l’entrata in vigore della legge che apre ai matrimoni gay: è questo l’obiettivo cui puntano i vescovi dello Stato di Washington, negli Stati Uniti, dopo l’approvazione, nel febbraio scorso, della legge che porterebbe a sette gli Stati dell’Unione in cui è possibile per due persone dello stesso sesso contrarre matrimonio. Se entro il 6 giugno si raccoglieranno le firme necessarie, la legge sarà sottoposta a referendum durante le elezioni di novembre. In caso contrario fin dal 7 giugno le coppie omosessuali dello Stato di Washington potranno sposarsi.

«Crediamo che la ridefinizione del matrimonio sia una decisione così radicale e di così vasta portata da non poter essere lasciata al voto dei legislatori e alla firma del governatore», scrivono in una lettera ai fedeli della diocesi di Seattle, l’arcivescovo J. Peter Sartain e il vescovo ausiliare Eusebio Elizondo. «Qualcuno ha suggerito che l’opposizione della Chiesa cattolica alla ridefinizione del matrimonio equivalga a una discriminazione»: «Non è così. Trattare in modo differente cose differenti non è ingiusta discriminazione», proseguono i vescovi che hanno invitato le parrocchie della diocesi ad adoperarsi per la raccolta firme. «La parola matrimonio – concludono pur riconoscendo che ogni essere umano ha uguale dignità – non è una semplice etichetta che può essere attaccata a qualsiasi tipo di relazione».

Posizione condivisa dal vescovo di Yakima, mons. Joseph J. Tyson, e da quello di Spokane, mons. Blase J. Cupich, che hanno analogamente istruito i loro parrocchiani (Chicagotribune.com, 14/4). Una convergenza già realizzatasi in gennaio quando i quattro, con l’intento di ostacolare l’approvazione della legge in quel momento in discussione, avevano cofirmato un documento nel quale affermavano che tale ridefinizione non era nell’interesse pubblico, ripetendo il solito mantra del matrimonio come unione di un uomo e di una donna (v. Adista Notizie n. 3/12).

Nella loro corsa contro il tempo per raccogliere le firme necessarie, i vescovi dello Stato di Washington stanno però incontrando qualche ostacolo: non tutte le parrocchie di Seattle hanno aderito all’invito rivolto loro. Sul sito della St. James Cathedral di Seattle il parroco Michael G. Ryan scrive: «Dopo aver discusso la questione con i componenti del gruppo pastorale, ho deciso che la nostra parrocchia non parteciperà alla raccolta firme. Facendolo, correremmo il rischio di ferire e dividere la nostra comunità. So – conclude – che nel dire questo scontenterò qualcuno».

Analoghe considerazioni da parte della coordinatrice della vita pastorale della chiesa di St. Mary, Tricia Wittmann-Todd: «St Mary è “Dimora di Dio, Casa di tutti”», spiega invitando comunque i fedeli a leggere la lettera del vescovo e a riflettere sulle sue parole. «Uno dei nostri valori fondamentali è l’inclusione e l’accoglienza. Temo che la raccolta di queste firme possa ferire e dividere la nostra parrocchia. Sono particolarmente preoccupata per i nostri giovani che possono mettere in discussione la loro identità sessuale e che hanno bisogno del nostro sostegno in questo momento delle loro vite».

E anche il parroco della chiesa di St. Joseph, il gesuita John D. Whitney, ha preso la stessa decisione. In un bollettino parrocchiale particolarmente duro (datato 15 aprile) scrive: «Per alcuni vescovi e cardinali la lezione della crisi non è stata che la Chiesa ha bisogno di maggiore umiltà e apertura, ma che perfino le aperture del Vaticano II devono essere archiviate. Così, sempre più, al Popolo di Dio viene chiesta obbedienza senza dialogo, e gli viene offerta autorità senza base logica. Invece di discernere lo Spirito nel mondo insieme ai laici», a volte «la leadership della Chiesa si confronta con il mondo da nemica dello Spirito, e chiama i laici a mettere da parte la loro esperienza e a fare riferimento a principi astratti». E, annunciando l’invio contestuale in allegato della lettera dei vescovi di Seattle, conclude: «Non intendo, dal pulpito o da qui, dirvi cosa fare o come votare. Non avete bisogno che io lo faccia, ma tutti abbiamo bisogno del dialogo. Di parlarci e ascoltarci a vicenda». (ingrid colanicchia)

Articolo tratto da
ADISTA
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Mercoledì 02 Maggio,2012 Ore: 16:39
 
 
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Cristianesimo ed omosessualita'

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