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www.ildialogo.org IL FANTASMA DEL GENDER TRA POLEMICHE E DISINFOMAZONE,DI RITA TORTI, DA COMBONI FEM.ITA

IL FANTASMA DEL GENDER TRA POLEMICHE E DISINFOMAZONE

DI RITA TORTI, DA COMBONI FEM.ITA

Uno spettro si aggira per il mondo cattolico: la “teoria del gender”. Fantasma dalle mille e confuse facce che, in una sommaria e strumentale generalizzazione, mobilita parrocchie, famiglie, organismi ecclesiali e scolastici contro tutto ciò che è stato culturalmente conquistato nel corso degli anni per decostruire stereotipi, per approdare ad un linguaggio inclusivo, per educare grandi e piccoli all'affettività e alla prevenzione della violenza.
CHI È RITA TORTI?
Esperta di studi di genere e autrice del libro MAMMA, PERCHÈ DIO È MASCHIO? EDUCAZIONE E DIFFERENZA DI GENERE (EFFATÀ, 2013) recensito da CHIARA SALETTI, per Combonifem.it (cfr,Luglio-Agosto 2014).
Da più di un anno, ormai, in Italia parrocchie, gruppi, associazioni e organismi ecclesiali conoscono una mobilitazione da codice rosso: innumerevoli conferenze, articoli, rivise, riunioni, volantini, siti internet, catene su Whatsapp, pagine Facebook e hashtag su Twitter denunciano una minaccia in grado di sconvolgere l'antropologia e le basi stesse della nostra civiltà, oltre che la famiglia e la purezza dei bambini. E' un periodo che sembra catalizzare energie e risorse cattoliche, come nessun altro fenomeno è riuscito a fare: non le guerre e il mercato delle armi, non le violenze sessuali, non la distruzione del creato, o la fame del mondo, non la Tratta umana, le mafie e la corruzione.
E' il “gender” o l'”ideologia gender”. A esso, ci viene detto, bisogna opporsi con tutti i mezzi, stare svegli, controllare la scuola, il diario, il Pof(Piano di offerta formativa), andare ai consigli di classe ed eventualmente ritirare i propri figli; minacciare referendum abrogativi e togliere il voto a politici che cedano a compromessi, non farsi mettere i piedi in testa, non farsi colonizzare, non accettare la dittatura del pensiero omologante.
Sempre, secondo i suoi avversari, l'ideologia gender è onnipresente: è infatti chiamata in causa quando si parla di decostruzione degli stereotipi su uomini e donne, proposte di unioni civili tra persone dello stesso sesso, cambiamento dei ruoli maschili e femminili in famiglia e nella società, proposte di contrasto (anche giuridico), all'omofobia e transfobia, contraccezione, aborto, uso di un linguaggio inclusivo, educazione all'affettività, prevenzione della violenza sulle donne. Si tratta di realtà e processi con storie, tempi e ragioni autonome, che però la mobilitazione a cui stiamo assistendo mette insieme, (a prezzo anche di ardite semplificazioni e distorsioni, creando l'immagine di un unico essere proteiforme. La forza persuasiva dell'accorpamento è indubbia, ma non altrettanto si può dire riguardo alla fondatezza del messaggio e alla correttezza della comunicazione.
BASTEREBBE CONTROLLARE.
Più volte sono state diffuse informazioni non vere, riprese e divulgate tali e quali, esponenzialmente da molte persone, che non si sono preoccupate di controllare. Così è successo, ad esempio, ma non sono gli unici casi, con il “Gioco del rispetto” a Trieste e con gli “Standard per l'educazione sessuale in Europa” organizzati dall'Organizzazione mondiale della Sanità (Oms): si è denunciato che nel Gioco del rispetto bambine e bambini vengono invitati a scuola, ad esplorarsi reciprocamente nella zona genitale, e che gli Standard Oms impongono di insegnare la masturbazione nelle sezioni di scuola dell'infanzia e la pornografia agli adolescenti.
In realtà basta leggere i documenti per constatare che le cose non stanno affatto in questi termini. Ma è stato fatto credere a migliaia di persone, e l'allarme creato su un'informazione non vera ha avuto la meglio sugli inviti a verificare le fonti. Una dinamica preoccupante, che non ha ricevuto alcuno stop da autorità ecclesiastiche o da voci ufficialmente rappresentative del laicato cattolico.
Non solo: la parola “gender” sembra avere assunto forza e consistenza autonome, al punto che non appena essa viene associata a un'iniziativa (per strategia polemica, o semplicemente perchè nel programma compare il termine “genere”), la contamina irrimediabilmente, condannandola al vituperio. Cosicchè oggi accade che per “difendere i propri figli dall'ideologia gender”, i genitori si attivino con grande zelo e ansie contro iniziative già sperimentate positivamente da vari anni e nate da un intento condiviso di promozione umana e sociale.
Ad esempio i progetti scolastici sulle differenze e la prevenzione della violenza di genere, che sono stati e sono importanti e necessari, perchè bambini e bambine, ragazzi e ragazze, sono bombardati da messaggi che limitano le potenzialità sia dei maschi che delle femmine, inducono relazioni distorte tra i sessi e sono terreno di coltura della violenza di genere.
EDUCARE TRA FAMIGLIA E SCUOLA.
Davvero tutto questo è da buttare via? Davveroo le famiglie non hanno bisogno di una scuola che sia loro alleata nell'educare i bambini a non ritenere poco maschili la capacità di cura e intimità e a elaborare una sessualità umanizzante e non predatoria, e le bambine ad essere assertive e a saper resistere a chiunque – persona, istituzione o pratica sociale – le induca alla sottomissione, alla passività e all'accettare di essere degli oggetti? Davvero preferiamo una scuola che si disinteressi della parità dei sessi, degli stereotipi penalizzanti, della costruzione di relazioni positive tra maschi e femmine?
A questa domanda i fautori della lotta a tutto campo al “gender” rispondono in alcuni casi che questi argomenti sono affari di famiglia: ma dimenticano gli articoli 3 e 51della Costituzione e anche il fatto che se anche nelle loro case ogni giorno si lavorasse, con l'esempio e la parola, in questa direzione, ce ne sono infinite altre in cui invece questo non avviene e i risultati sono sotto gli occhi di tutti.
Altri sono convinti che alcuni obiettivi condivisibili, come la lotta alle discriminazioni, non siano che cavalli di Troia per introdurre nelle aule e nelle coscienze quello che sarebbe il vero male dell'”ideologia gender”, definita come la “grande menzogna” sostentuta da potenti lobbies omosessuali: negare la differenza biologica trai sessi, affermare la libertà di scegliere il proprio genere, indipendentemente come si è nati e di cambiarlo a capriccio anche più volte nella vita, ritenere che il maschile e il femminile siano pure invenzioni culturali.
PROBLEMA DI CULTURA, NON DI NATURA.
Ancora una volta, ci troviamo di fronte ad una sintesi fuorviante: nessuno, infatti, nega che maschi e femmine siano biologicamente diversi; e, come ormai tutti dovrebbero sapere, non si possono usare come sinonimi sesso, genere e orientamento sessuale: ignorarne la distinzione e le complesse interrelazioni significa sottrarsi all'onestà intellettuale richiesta da qualunque dibattito etico e culturale.
Perchè, dunque, questo mescolare arbitrariamente le carte? Certamente, ci sono, nemmeno troppo velati, la paura e il disagio rispetto all'omosessualità, a volte espressi con aperto disprezzo, altre volte segnalati dall'idea di un contagio da cui la società può proteggersi solo ristabilendo confini chiari e netti tra maschi e femmine. Sia l'individuazione del “male” che la relazione con “cura” prospettata suscitano più di una perplessità, che qui non è possibile esaminare.
Ma bisognerà almeno interrogarsi sull'insistenza con cui, soprattutto in ambito cattolico, si ribadisce la necessità di distinguere con chiarezza “cose da uomini” e “cose da donnne”, e la frequenza con cui vengono riproposte narrazioni sul maschile e il femminile solo apparentemente nuove, distanti dalla pluralità e dal mutamento della soggettività delle donne e degli uomini del mondo di oggi.
Proprio coloro che più insistono sulla naturalità e oggettività della differenza sessuale, sembrano i più preoccupati di puntellarla, come se non si fidassero della sua consistenza. Proprio coloro che vivono alla sequela di un Maestro che nella sua vita terrena (per liberare uomini e donne del suo tempo da ciò che ne limitava la piena dignità e umanità), ha ampiamente trasgredito le norme scritte sul maschile e il femminile, sono quelli che più si sentono minacciati da ogni discorso e ogni pratica sociale fondati sulla consapevolezza del carattere culturale di ruoli, funzioni, e descrizione dei sessi.
Sembrano dimenticare quanto la libertà e i diritti di cui godiamo, spesso almeno teoricamente riconosciuti come più vicini al messaggio evangelico, debbano proprio a questa “culturalità”; e quanto, invece, il richiamo alla “natura” abbia già mostrato di essere un potente strumento nelle mani di chi ha interesse a lasciare inalterato lo status quo del rapporto tra uomini e donne, anche negli aspetti più segnati dalla disparità e dall'iniquità. (RITA TORTI, a cura di Carlo Castellini).



Martedì 29 Settembre,2015 Ore: 18:10
 
 
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Cristianesimo ed omosessualita'

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