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www.ildialogo.org Tu chiamale, se vuoi, ossessioni,di ALESSANDRO ESPOSITO

Tu chiamale, se vuoi, ossessioni

di ALESSANDRO ESPOSITO

Su segnalazione dell'autore riprendiamo questo articolo dal blog di Micromega
aespositoChe la sessualità costituisca da sempre l’ossessione monomaniacale del cattolicesimo tradizionale è risaputo. Oggi come oggi il tarlo si concentra sulla specifica realtà dell’omosessualità, trattata, nonostante tutti gli sforzi profusi al fine di camuffare un’atavica discriminazione, alla stregua di un virus in tutto e per tutto simile all’ebola, specie per ciò che concerne presunte caratteristiche di contagio.
La prova, qualora dovesse essere esibita, ce la fornisce la diocesi ambrosiana, la quale, in perfetto stile Gestapo, ha sguinzagliato via etere una curiosa richiesta delatoria a quei docenti di religione da essa stessa assunti senza onere alcuno: che, cortesemente, fornissero alla curia l’elenco delle scuole milanesi che trattano con eccessiva disinvoltura e libertà lo spinoso tema summenzionato.
Ma la delazione, si sa, è un mezzo che può ritorcersi contro chi lo caldeggia, sebbene sia abituato a maneggiarlo: per cui qualche docente si è ribellato alla vile richiesta inoltrando, indignato, il testo della vergognosa missiva (immediatamente scomparsa dal portale del sito della curia) alla redazione del quotidiano La Repubblica.
È l’inveterato costume invalso nelle miopi previsioni effettuate dai totalitarismi: si illudono che l’obbedienza ai diktat sia indefettibile. Ma sottovalutano la coscienza, quest’arma indomita e, in fin dei conti, incontrollabile, questo aspetto dell’animo umano a loro sconosciuto.
Qualcuno non ci sta e denuncia quanti gli chiedevano di denunciare: e il meccanismo di sorveglianza, considerato infallibile perché irrefutabile, s’inceppa.
L’omoaffettività, termine ignoto al tradizionalismo cattolico, è una realtà: affannarsi a volerla presentare come una devianza è uno sforzo vano, oltre che insulso. Il problema, umano prima che psicologico, riguarda questi inflessibili guardiani della morale bigotta, non chi, con lucidità e sentimento, ne manda in frantumi le granitiche certezze, fondate sul pregiudizio e sull’ipocrisia.
L’omoaffettività è uno dei diritti fondamentali dell’uomo, poiché rappresenta il diritto inalienabile della persona ad esprimere e a vivere in libertà l’amore, nelle sue distinte eppure indistricabili componenti: reprimerlo è sintomo di profonda ignoranza umana, prima ancora che evangelica. È questione di tempo: sono persuaso che persino oltretevere, sia pure in ritardo e a malincuore, arriveranno a comprenderlo.
Alessandro Esposito, pastore valdese in Argentina
(14 novembre 2014)



Sabato 15 Novembre,2014 Ore: 12:57
 
 
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Cristianesimo ed omosessualita'

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