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www.ildialogo.org Morire a vent'anni  ,di Gianni Geraci

Notizie dal Guado - Gruppo di confronto su Fede e omosessualità
Morire a vent'anni  

Lettera aperta a Simone che si è tolto la vita


di Gianni Geraci

Carissimi, la morte di Simone è un evento che dovrebbe spingerci a fare qualcosa per creare, in Italia, un clima più sereno per i tanti giovani omosessuali che vivono ancora con angoscia la loro omosessualità. Ho pensato di dare un mio personale contributo con una lettera aperta che potete trovare sul nostro blog:
gruppodelguado.blogspot.it
e che comunque vi copio alla fine di questa email.

Vi segnalo, poi, i prossimi appuntamenti del Guado che vi elenco di seguito.

Nella speranza di incontrarvi presto vi saluto di cuore.

Gianni Geraci
Sabato 2 Novembre – Ore 17.00
omosessuali moderniCon la partecipazione del sociologo Luigi La Fauci
COME STANNO CAMBIANDO GLI OMOSESSUALI ITALIANI?
Sede di Via Soperga 36 – Milano
Novembre 2001: viene pubblicata la prima grande ricerca sociologica dedicata agli omosessuali italiani e molti luoghi comuni vengono rimessi in discussione dai risultati che emergono dalle risposte che migliaia di persone hanno dato ai questionari messi a punto da Marzio Barbagli e da Asher Colombo. Con Luigi La Fauci, che sta curando una nuova ricerca simile, abbiamo deciso di riprendere in mano il libro «Omosessuali moderni» e di vedere quali sono le ipotesi di cambiamento che potranno essere verificate a quindici anni di distanza. Dopo l’incontro ci sarà la cena: per prenotarsi telefonare al 338 6522028, oppure scrivere a gruppodelguado@gmail.com.
Domenica 3 Novembre – Ore 16.00
GUADOLe domeniche del Guado
CI VEDIAMO IN SEDE
Sede di Via Soperga 36 – Milano
Continuano gli appuntamenti informali al Guado. Ancora una volta si potrà arrivare a qualunqu ora, tra le 16.00 e le 19.00, ancora una volta lo stile di questi appuntamenti sarà quello della più assoluta informalità. Naturalmente, se qualcuno ha qualche idea da suggerire per questo appuntamento, che vuole essere un momento in cui dare sfogo alla creatività e alla fantasia di chi frequenta il gruppo, può parlarne con le persone che hanno dato la loro disponibilità per dare continuità all’apertura domenicale.
Venerdì 8 Novembre – Ore 21.00
chi io siaLectio divina
SCANDALO, FUOCO, SALE E PACE
Sede di Via Soperga 36 – Milano
Gli ultimi versetti del capitolo nove del Vangelo di Marco hanno la struttura tipica della raccolta di detti che sono stati, in una prima fase, oggetto di una trasmissione orale. Si tratta quindi di testi molto antichi il cui inserimento nell’annuncio evangelico risale agli anni immediatgamente successivi alla morte di Gesù. E in questi versetti Gesù ci ricorda alcune cose molto importanti: il valore dei gesti semplici compiuti nel suo nome; l’importanza di cercare il bene nella nostra vita; il dovere di fuggire da ogn forma di pigrizia e di accidia. E ancora una volta, leggendoli insieme, cercheremo di capire cosa hanno da dire questi versetti a noi che siamo omosessuali.

Morire a vent'anni
Lettera aperta a Simone che si è tolto la vita
Caro Simone,
quando questa sera ho letto la notizia del tuo suicidio mi si è gelato il cuore: già la morte di una persona ha qualche cosa di drammatico, se poi è la morte di un ragazzo di vent’anni al dramma si aggiunge il senso di assurdità che accompagna una giovane vita spezzata. Ma quando capita che la causa di quella morte è un suicidio, al dramma e al senso dell’assurdo si aggiunge il gelo che dovrebbe prendere tutti noi quando ci accorgiamo di avere sulle nostre spalle la responsabilità di un gesto così contrario alla nostra natura.
Nella lettera che hai lasciato hai scritto che ti sei suicidato perché sei gay e hai aggiunto che «in Italia c’è omofobia e che chi ha questi atteggiamenti deve fare i conti con la propria coscienza». Questo mi ha fatto pensare a tutti quelli che sostengono che dire che l’omosessualità è contro natura non è altro che una delle tante forme di espressione della libertà di opinione senza preoccuparsi di come si può sentire un giovane come te, quando sente dire in televisione o sui giornali che la sua omosessualità è “contro natura”.
In realtà queste persone dovrebbero chiedersi cosa sia davvero “contro natura”: la tua omosessualità o il clima di disperazione che ti ha spinto a cercare la morte?
Io non ho dubbi: “contro natura” sono le parole che spingono un ragazzo di vent’anni a togliersi la vita; “contro natura” sono le frasi di chi cerca in tutti i modi di impedire a un giovane omosessuale di accettarsi così com’è; “contro natura” sono gli insulti con cui si etichettano gli omosessuali; “contro natura” è il clima di omertà che ti ha costretto a vivere la tua omosessualità nella vergogna e nella paura; “contro natura” sono la nostra ignavia e la nostra pigrizia che non hanno saputo reagire nel modo giusto alla violenza che ti ha spinto verso la disperazione; “contro natura” è l’ipocrisia di chi mette da parte il dramma che vivono tanti ragazzi come te quando sentono parole di disprezzo e di condanna e, per la carriera, per il successo, per la difesa di principi astratti, si rifiuta di riconoscere il fatto che il primo compito che ciascuno di noi ha, quando ha a che fare con una persona omosessuale, è quello di metterla a suo agio, di farla sentire accolta, di ricordarle sempre il rispetto e la dignità che le vanno riconosciute sempre.
Alcune settimane fa, caro Simone, il papa, nel corso della prima intervista che ha concesso a un mensile dei gesuiti, ha detto: « Una volta una persona, in maniera provocatoria, mi chiese se approvavo l’omosessualità. Io allora le risposi con un’altra domanda: “Dimmi: Dio, quando guarda a una persona omosessuale, ne approva l’esistenza con affetto o la respinge condannandola?”». Dicendo questo ci ha fatto capire che lo stesso Dio che ci ha creato non può che approvare la nostra esistenza e non può che volere che anche noi, nel nostro piccolo, si faccia la nostra parte, accettandoci così come siamo.
Purtroppo tu non hai avuto la possibilità di assaporare queste parole e hai invece ascoltato gli insulti, le accuse, gli ipocriti distinguo e le urla scomposte che si vedono in televisione quando si parla di omosessualità e di omofobia. Tu hai dovuto fare i conti contro il modo innaturale con cui tante persone si rapportano con l’omosessualità. Tu hai pagato le timidezze e le ipocrisie di chi non ha fatto tutto il possibile per farti sentire accolto e amato così come sei e quindi anche con la tua omosessualità.
Caro Simone, spero davvero che adesso tu possa capire quanto è stato sbagliato il gesto che hai fatto, ma spero soprattutto che tu adesso possa sperimentare quello che ci ha ricordato il papa: che Dio approva la tua esistenza così com’è e che ti aveva chiamato alla vita perché la vivessi pienamente in tutti i suoi aspetti, compresa la tua omosessualità.
Tanti anni fa, Fabrizio De André, di fronte a un gesto disperato come il tuo, ha scritto: «Signori benpensanti, spero non vi dispiaccia se in cielo, in mezzo ai Santi, Dio, fra le sue braccia, soffocherà il singhiozzo di quelle labbra smorte che all’odio e all’ignoranza preferirono la morte».
Ecco! Io credo che adesso Dio ti stia abbracciando dicendoti che in Paradiso, l’omofobia, non c’è e che, vicino a lui, non hai più niente da temere.
Gianni Geraci



Mercoledì 30 Ottobre,2013 Ore: 12:44
 
 
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Cristianesimo ed omosessualita'

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