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www.ildialogo.org VESCOVO DI RAGUSA: «LA CHIESA APRA LE PORTE A TUTTI. ANCHE AI CONVIVENTI E AI GAY»,di Adista Notizie n. 3 del 21/01/2012

VESCOVO DI RAGUSA: «LA CHIESA APRA LE PORTE A TUTTI. ANCHE AI CONVIVENTI E AI GAY»

di Adista Notizie n. 3 del 21/01/2012

36491. RAGUSA-ADISTA. La Chiesa dovrebbe essere «una casa dalle porte aperte per tutti. Per gli immigrati, che sbarcano sulle coste di Pozzallo, per le donne in fuga da mariti violenti, per chi è omosessuale e si sente escluso». È quanto afferma mons. Paolo Urso, vescovo di Ragusa, in un’intervista rilasciata a Giovanni Panettiere e pubblicata l’11 gennaio sul Quotidiano.net 11 portale del Quotidiano nazionale (Il Giorno, La Nazione, Il Resto del Carlino).

Nel corso della lunga “chiacchierata” con il giornalista, mons. Urso affronta temi come la parità di genere nella società e nella Chiesa («Gesù ha valorizzato il ruolo della donna», mentre «nella storia ecclesiale» ci sono state «pagine di arretramento sul versante dell’eguaglianza»); la normativa sul reato di clandestinità, che giudica un «errore intellettuale, culturale e giuridico»; l’accoglienza dei migranti («alla logica dei respingimenti bisogna lasciare spazio ai valori dell’accoglienza e del rispetto»); lo spinoso referendum del 2005 sulla procreazione assistita, in cui il vescovo, «educato alla laicità dello Stato», lasciò libertà di coscienza, e quindi di voto, ai suoi fedeli; infine, la battaglia pacifista contro la base missilistica di Comiso e la convinzione di Urso, che negli anni Ottanta non era ancora vescovo, nella possibilità di «trasformare strumenti e luoghi di morte in strumenti e luoghi di pace e crescita civile».

Ma a destare maggiore stupore – nei giorni in cui alla Regione infiamma il dibattito sul ddl Apprendi-Aricò sulle unioni civili e a Palermo ancora risuonano i moniti di capodanno dell’arcivescovo card. Paolo Romeo in sostegno della famiglia tradizionale (v. notizia precedente) – sono le dichiarazioni di Urso su convivenze, coppie di fatto e omosessuali.

Il matrimonio cattolico ha perso attrattiva e spaventa i giovani che hanno paura di assumersi un impegno? La Chiesa, dice Urso, dovrebbe «sottolineare la bellezza e l’importanza delle nozze» e «spingere i giovani ad avere coraggio». Ma questa dinamica, in uno Stato laico, non può tradursi nel disinteresse istituzionale verso le nuove forme di convivenza: anche se non si tratta di matrimonio vero e proprio, chiarisce, «quando due persone decidono, anche se sono dello stesso sesso, di vivere insieme, è importante che lo Stato riconosca questo stato di fatto». Questo è il dovere delle istituzioni. Poi, conclude, «la valutazione morale spetterà ad altri». Il giornalista, però, incalza il vescovo, ricordandogli che il Catechismo della Chiesa Cattolica riconosce l’omosessualità come condizione «oggettivamente disordinata», ma Urso risponde, ancora una volta con un segnale di apertura, lasciando intuire qualche mal di pancia nei confronti della definizione dottrinale: «La Chiesa fa le sue valutazioni – afferma – ma ciò non toglie che deve sempre essere una casa dalle porte aperte, anche per i gay e le lesbiche. Non va confuso il peccato con il peccatore». (giampaolo petrucci)

Articolo tratto da
ADISTA
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Marted́ 17 Gennaio,2012 Ore: 17:38
 
 
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