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Nuova crociata del Vaticano contro i preti Gay

Ma cosė rischia di chiudere


Rassegna stampa


Riportiamo di seguito una rassegna stampa dei principali articoli apparsi sulla stampa italiana a seguito dell'apertura da parte del Vaticano dell'ennesima crociata contro i gay dopo che è stato reso noto un servizio del settimanale Panorama sulla vita poco casta di alcuni preti omosessuali. Invece di affrontare la questione in modo serio il Vaticano ha deciso per l'ennesima caccia alle streghe. Ma, come al solito, anche questa volta dopo tanto abbaiare nulla cambierà anche perchè le cose rese note da Panorama sono notissime alla gerarchia vaticana e non da oggi. Inoltre se proprio questa campagna dovesse andare fino in fondo, cosa di cui seriamente dubitiamo, c'è il rischio che il Vaticano chiuda definitivamente i battenti per mancanza di personale, tanti sono i gay fra i preti ad ogni livello.

Il messaggero

I sacerdoti gay lascino la tonaca, duro monito del vicariato di Roma
Il cardinale Valinni: «Non hanno capito cos'è il sacerdozio, vengano allo sooperto»
di FRANCA GIANSOLDATI CITTA' DEL VATICANO

La misura era colma da un pezzo. Prima le rivelazioni di Chinedu Thomas Ehier, il corista del coro di San Pietro che procacciava seminaristi gay per Balducci, poi gli scherzi degli hacker che hanno associato al sito del Papa la parola pedofilo, e adesso l'inchiesta di Panorama sulle notti brave di un paio di sacerdoti evidentemente ben poco casti, come del resto è risultato dai filmati del giornalista del settimanale che ha ripreso con una microcamera l'incontro, hanno fatto montare su tutte le furie il Papa, il Vicario di Roma, cardinale Vallini e il cardinale Bertone. Tutti decisi ad andare fino in fondo a questa brutta vicenda. E mentre al di là del Tevere si sta procedendo a fare luce sui sacerdoti che sono finiti nella trappola di Panorama, il cardinale Vallini è intervenuto tuonando contro coloro che non rispettano il celibato. Fatevi da parte, ha chiesto ai preti gay, «venite allo scoperto». E' un comunicato durissimo quello diramato dal Palazzo del Laterano ieri mattina verso mezzogiorno. «Chi conosce la Chiesa di Roma - dove vivono anche molte centinaia di altri preti provenienti da tutto il mondo per studiare nelle università - non si ritrova minimamente nel comportamento di costoro dalla "doppia vita", che non hanno capito che cosa è il "sacerdozio cattolico" e che non dovevano diventare preti». Il cardinale mette paletti e incalza: «Sappiano che nessuno li costringe a rimanere preti, sfruttandone solo i benefici. Coerenza vorrebbe che venissero allo scoperto. Non vogliamo loro del male ma non possiamo accettare che a causa dei loro comportamenti sia infangata la onorabilità di tutti gli altri». Questo è il punto, difendere la credibilità complessiva della stragrande maggioranza dei parroci e dei missionari che lavorano nelle periferie e nelle strutture caritative della città. Da qualche tempo in qua, ha raccontato un parroco al Messaggero, il clima generale è talmente avvelenato che «mi è capitato di camminare per strada con l'abito sacerdotale, come faccio abitualmente, e sentirmi urlare frasi odiose. E a me è andata ancora bene, perché la scorsa settimana, a un mio confratello, è arrivato uno sputo. Siamo al limite». Il Vicariato di Roma fa presente che da tempo sta mettendo in pratica tutte le direttive del pontificato per liberarsi dalle mele marce, perseguendo con rigore, secondo le norme della Chiesa, «ogni comportamento indegno della vita sacerdotale». Secondo il Vicariato l'inchiesta di Panorama è servita evidentemente a creare scandalo diffamando «tutti i preti» senza eccezione alcuna. Ma il direttore di Panorama, Giorgio Mule, ha voluto precisare che l'inchiesta del suo giornale è molto ben documentata: «Anonime fonti vaticane parlano di una notizia "priva di prove concrete"», dice, aggiungendo: «Desidero rassicurare le anonime fonti vaticane invitandole a recarsi in edicola per leggere l'inchiesta. Ove non fosse sufficiente sarò lieto, se dovessero decidere di rendersi palesi con la direzione di Panorama, di fornire loro nomi, cognomi e indirizzi dei sacerdoti che hanno compiuto atti sessuali, peraltro documentati da riprese video incontrovertibili». L'inchiesta di Panorama è piaciuta tantissimo ai Radicali. «Finalmente un'inchiesta giornalistica documenta quello che tutti i frequentatori di locali gay sanno: ci sono tantissimi preti che frequentano questi locali e praticano sesso senza nemmeno preoccuparsi della differenza tra ciò che predicano di giorno e ciò che fanno di notte» ha detto Sergio Rovasio, segretario dell'associazione "Certi Diritti". RIPRODUZIONE RISERVATA


Il Fatto Quotidiano

OMOFOBIA
II VATICANO: "QUEI GAY, PRETI SOLO PER CONVENIENZA"
di Chiara Paolin II cardinale Agostino Valimi del Vicariato di Roma non ha gradito il servizio di Panorama che racconta la vita sessuale di alcuni sacerdoti romani: "Chi conosce la Chiesa di Roma non si ritrova minimamente nel comportamento di costoro dalla doppia vita, che non hanno capito che cosa è il sacerdozio cattolico e non dovevano diventare preti - dice in una nota ufficiale il porporato -. Sappiano che nessuno li costringe a rimanere preti, sfruttandone solo i benefici.
Coerenza vorrebbe che venissero allo scoperto. Non vogliamo loro del male ma non possiamo accettare che a causa dei loro comportamenti sia infangata l'onorabilità di tutti gli altri".
Ovvero, perla Chiesa l'omosessualità resta un peccato e non c'è la minima possibilità di accogliere nelle fila sacerdotali i gay. "Ma notate quel passaggio sui 'benefici' del mestiere: è lì la chiave-sottolinea Franco Grillini-, Conosco personalmente un uomo, omosessuale da sempre, che ha scelto la professione ecclesiale proprio come un lavoro. Stipendio, casa, sicurezze non scontate di questi tempi, specie per lui che vive al Sud.
E poi la sera esce, ha le sue storie, tutti lo sanno. Casi simili si registrano ovunque in Italia, in Liguria se n'è parlato molto e chiaramente i vertici del Vaticano sono pienamente consapevoli del fenomeno. Almeno la metà dei preti ha una vita sessuale, ma l'importante è tacere". Nelle alte sfere pontifìcie il caso dei sacerdoti filmati mentre frequentano locali dichiaratamente omo e hanno rapporti sessuali ha determinato l'ennesimo richiamo ai comportamenti necessariamente casti del sacerdozio: "Dinanzi a simili fatti - dice ancora la nota del Vicariato - aderiamo con convinzione a ciò che il Santo Padre Benedetto XVI ha ripetuto più volte negli ultimi mesi: 'I peccati dei sacerdoti' ci richiamano tutti alla conversione del cuore e della vita e ad essere vigilanti a non ' inquinare la fede e la vita cristiana, intaccando l'integrità della Chiesa, indebolendo la sua capacità di profezia e di testimonianza, appannando la bellezza del suo volto'. Questo Vicariato è impegnato a perseguire con rigore, secondo le norme della Chiesa, ogni comportamento indegno della vita sacerdotale".
I commenti sui blog omosex ondeggiano tra l'insoddisfazione per "la rigidità dimostrata dalla Chiesa" e "la voglia di prurito della testata". Spiega Irene su Gay.it: "Soltanto l'immagine di copertina, rappresentata da un rosario stretto da mani con unghie smaltate, dovrebbe suggerirvi il tono di tutta l'inchiesta, orientata a far emergere l'esistenza di preti omosessuali ma non certo con il fine di condannare l'ostracismo della Chiesa cattolica nei confronti dei non eterosessuali ma, piuttosto, per aumentare i pregiudizi (forse più per una latente e inconscia omofobia che come un intento razionale) che accostano pedofilia a omosessualità". Intanto il sito venerabilis.tk, fantomatica confraternita di preti cattolici - attiva su dominio turco - che farebbe da luogo d'incontro ai sacerdoti gay, offre già una prima risposta concreta: "1500 preti gay di Venerabilis dicono no alla proposta del Vicariato di uscire allo scoperto".
E così sia.


Il Giornale

Il Vaticano non vuole preti gay

«È ora che usciate allo scoperto»
«Panorama» svela i festini omo dei sacerdoti. Il Vicariato di Roma: «Nessuno deve vestire l'abito talare solo per sfruttarne i privilegi»
Emanuela Fontana Roma
I preti gay abbiano il coraggio di lasciare l'abito talare. Dichiarino la verità. Escano dalla Chiesa. Ci si aspettava imbarazzo o silenzio, smentite o dubbi: dal Vaticano e dal mondo cattolico. Ieri mattina in tutte le edicole è arrivata l'inchiesta «scandalo» del settimanale Panorama sui preti omosessuali nella Capitale. Foto di copertina: due mani di uomo dalle unghie smaltate, un rosario tra le dita. Titolo: «Le notti brave dei preti gay». All'interno, immagini di incontri tra uomini, dimesse celebrate dopo i festini. Un'indagine approfondita, un viaggio tra locali notturni al quartiere Testaccio e insospettabili parrocchie. Era'stata in parte anticipata il giorno prima. Chi doveva leggere aveva già letto. Ma ieri il Vicariato di Roma ha reagito con un comunicato netto, non soltanto (e non tanto) contro i giornalisti, ma contro i sacerdoti omosessuali. Criticandone non la loro scelta, ma l'incoerenza di continuare a predicare il Vangelo vivendo, nei fatti, distanti dai principi cattolici: «Non vogliamo loro del male, ma non possiamo accettare che a causa dei loro comportamenti sia infangata la onorabilità di tutti gli altri. Nessuno li costringe a rimanere preti, sfruttandone solo i benefici. Coerenza vorrebbe che venissero allo scoperto». Per usare una parola più profana: facciano outing. La nota porta la firma del cardinale Agostino Vallini, Vicario del Pontefice per la Diocesi di Roma. L'inchiesta ha fatto tremare la Curia della Capitale, ma la prima risposta calibra rigore e presad'atto. Nella dichiarazione si accusa il settimanale diretto da Giorgio Mule di voler «creare lo scandalo, diffamare tutti sacerdoti sulla base della dichiarazione di uno degli intervistati secondo il quale il 98 per cento dei sacerdoti che conosce è omosessuale». Ci si riferisce, in questo passaggio, a uno dei preti contattati dal cronista di Panorama e dal suo complice gay. L'obbiettivo è stato quindi quello di «screditare la Chiesa - prosegue la nota del Vicariato - fare pressione contro quella parte da loro definita intransigente, che si sforza di non guardare la realtà dei preti omosessuali». I sacerdoti promiscui, «dalla doppia vita» però ci sono, l'evidenza non è negata. Ci sono le foto, le testimonianze, i filmati, perché parte del lavoro giornalistico di Panorama è stato documentato da una telecamera nascosta. Questi fatti «non possono non suscitare dolore e sconcerto nella comunità ecclesiale di Roma», recita la lunga nota del cardinale Vallini. Perché nella comunità ci sono tanti sacerdoti «non dalla doppia vita, ma con una vita sola, felice e gioiosa, coerente alla vocazione, donata a Dio e a servizio della gente». I preti omosessuali «non hanno capito che cos'è il sacerdozio cattolico e non dovevano diventare preti». E le autorità ecclesiastiche saranno e sono impegnate a «perseguire con rigore, secondo le norme della Chiesa, ogni comportamento indegno della vita sacerdotale». Perché «chi conosce la Chiesa di Roma - si legge ancora nella dichiarazione ufficiale - dove vivono anche molte centinaia di altri preti provenienti da tutto il mondo per studiare nelle università, ma che non sono del clero romano ne impegnati nella pastorale, non si trova minimamente nel comportamento di costoro dalla doppia vita». Si sottolinea- quindi l'adesióne piena «a ciò che il Santo Padre Benedetto XVI ha ripetuto più volte negli ultimi mesi e ciò che i peccati dei sacerdoti ci richiamano tutti alla conversione del cuore». La comunità gay critica sia la Chiesa che Panorama: con l'inchiesta «si è solo scoperta l'acqua calda», fa ironia Franco Grillini, ex deputato e presidente di Gaynet: «Osiamo un timido consiglio: si abolisca il celibato e lascino sposare i preti compresi quelli omosessuali».


QUATTRO SU DIECI
Per la Chiesa cattolica l'omosessualità resta un problema. E alcune istituzione cattoliche sostengono che ormai quasi il 0% dei candidati a diventare preti ha tendenze omosessuali. Eppure Benedetto XVI ha pubblicatoun documento con il quale si vieta l'ordinazione dei sacerdoti gay, con il risultato che gli omosessuali nei seminar! si nascondono.
E ieri il Vicariato di Roma ha rivolto una dura reprimenda a religiosi frequentatori della «doppia vita» che «non dovevano diventare preti» e, ora, dovrebbero «venire allo scoperto». E il cardinale Agostino Vallini avvisa: «Chi conosce la Chiesa di Roma non si ritrova minimamente nel comportamento di costoro dalla doppia vita, che non hanno capito che cosa è il sacerdozio cattolico e non dovevano diventare preti»


NUOVO SCANDALO NELLA CHIESA
IL VATICANO CACCIA I PRETI GAY
«Panorama» svela i festini sexy di alcuni sacerdoti. La Santa Sede prima parla di scandalismo «da spiaggia». Poi reagisce: gli omosessuali abbiano il coraggio di lasciare l'abito talare
di Andrea Tornielli
I sacerdoti gay con una doppia vita,oggetto dell'inchiesta di «Panorama», «non dovevano diventare preti» e ora, per coerenza, dovrebbero «venire allo scoperto» perché «a causa dei loro comportamenti» viene infangata l'onorabilità di tutti gli altri». Lo ha affermato ieri in una nota il Vicariato di Roma, commentando la pubblicazione di un dossier che il settimanale Mondadori ha dedicato alle pratiche dei sacerdoti gay, filmando frequentazioni e rapporti sessuali grazie a un complice compiacente dotato di telecamera nascosta. Il Vicariato della diocesi del Papa ha stigmatizzato il comportamento e i mezzi usati da «Panorama», ma ha anche ricordato che le autorità ecclesiastiche sono impegnate a «perseguire con rigore, secondo le norme della Chiesa, ogni comportamento indegno della vita sacerdotale». Proprio ieri, peraltro, Benedetto XVI ha dimesso dallo stato clericale un prete americano della diocesi di Youngstown, nell'Ohio, che trent'anni fa aveva abusato di un adolescente. L'immediata risposta della curia della diocesi di Roma, guidata a nome del Pontefice dal cardinale Agostino Vallini, fa comprendere quanto sia accresciuta la sensibilità delle autorità ecclesiastiche di fronte agli scandali: analoghe inchieste negli anni scorsi non avevano provocato reazioni così pronte e categoriche. Quello che colpisce e indigna, visionando il materiale prodotto dal settimanale, non è la scoperta della debolezza umana di questo o di quel prete. Debolezza umana che ogni cristiano sa essere un effetto concreto del peccato originale. Quello che colpisce e indigna è vedere come vi siano sacerdoti capaci di vivere in perenne schizofrenia con se stessi, con ciò che predicano, con ciò in cui dicono di credere. Preti che con tutta naturalezza portano in casa propria il compagno con cui vivere un'ora di sesso e poi in sua presenza indossano le vesti sacerdotali e iniziano davanti a lui la celebrazione della messa quotidiana. Come se niente fosse accaduto, come se il rapporto appena consumato non rappresentasse un problema, ma soltanto uno dei possibili appuntamenti in agenda durante la giornata. Colpisce e indigna vedere preti che di notte svestono la tonaca o il clergyman, e si tuffano nella gaia vita dei locali omosex, per farsi nuovi amici, in tutti i sensi. Scandalizza la rivendicazione di una «normalità», accompagnata da una totale doppiezza di vita. Predicano bene, razzolano malissimo, e apparentemente non sembrano affatto preoccuparsene. C'è da augurarsi che chi di dovere cerchi di arginare questa contro-testi-monianza, perché, come afferma il Vicariato di Roma, il cattivo esempio di pochi rischia di infangare i tanti, tantissimi preti che la notte non vanno a caccia di maschi e passano ore in preghiera davanti al Santissimo o a confortare un moribondo. L'inchiesta di «Panorama» pone infine domande serie sui criteri di ammissione e di selezione dei seminaristi, sulla loro formazione, sull'educazione a una sessualità matura, sulla disciplina del clero, su come i preti vengono seguiti e accompagnati dai vescovi, su quali risposte dare al problema della solitudine e sull' anonimato così facile nelle metropoli. Ma queste sono domande a cui non si risponde con un comunicato.


La Repubblica

Sacerdoti gay, una questione che parte da lontano
La campagna moralizzatrice del Vicariato di Roma riapre una questione che ha origini lontane. Numerosi anche in passato i richiami del Papa su questo tema
di ORAZIO LA ROCCA

CITTA' DEL VATICANO - Ma non nasce solo da ieri il via alla campagna moralizzatrice del Vicariato di Roma per i preti che svolgono la loro missione pastorale nella diocesi del Papa. Al nuovo altolà lanciato in seguito all'inchiesta choc del settimanale Panorama, il cardinale vicario Agostino Vallini arriva dopo una lunga serie di tappe-richiamo che hanno avuto in Benedetto XVI il padre ispiratore, prima nelle vesti di cardinale prefetto dell'ex Sant'Uffizio, quando nel commento alla Passione del Venerdì Santo del marzo 2005 Joseph Ratzinger sollevò il dramma della pulizia morale nel clero parlando di "sporcizia nella Chiesa".
In seguito, nelle vesti di Pontefice romano, in incontri pubblici e privati e durante pubbliche udienze, Benedetto XVI si è fatto sempre carico della necessità di rinnovare la vita ecclesiale a partire dal comportamento di religiosi e sacerdoti - ma anche di vescovi e cardinali - sia sul piano morale che spirituale. Un tema ripetuto in decine e decine di interventi (omelie, catechesi, discorsi pubblici) e in scomodi documenti redatti negli ultimi mesi in particolare sulla spinta degli scandali dei preti pedofili, ma anche per i comportamenti non proprio limpidi di ecclesiastici e monsignori coinvolti in inchieste giudiziarie per motivi assai poco pastorali. Un interventismo moralizzatore, quello del papa tedesco, che non ha lasciato indifferente nessuno, sia i fautori di una necessaria nuova pulizia nella Chiesa, che i contrari ai richiami papali, giudicati eccessivamente colpevolizzanti per l'intera comunità cattolica. Senza tuttavia dimenticare che non sono pochi quanti, dentro e fuori la Chiesa, accusano i vertici pontifici di essersi mossi in ritardo.
Polemiche a parte, papa Ratzinger - come si sa - la scorsa settimana ha pubblicato le nuove norme per contrastare le pedofilia nella Chiesa universale. A livello di diocesi di Roma, nell'ultimo anno - oltre a recepire gli aggiornamenti normativi concepiti dal Papa - si è provveduto a fare una sorte screening sulla vita dei preti in attività nella Capitale, una rispettabile comunità composta da 1935 stranieri e 1320 italiani. L'operazione in Vicariato è stata denominata Ricognizione ed è stata fatta, hanno spiegato i collaboratori del cardinale Vallini, per verificare in particolare il rispetto delle norme canoniche dei 1935 sacerdoti stranieri, provenienti da quasi tutti i continenti, con particolare presenze di clero africano e sudamericano. L'inchiesta, resa nota la scorsa settimana, ha messo a punto diritti e doveri dei sacerdoti stranieri presenti a Roma, con particolare attenzione sui loro comportamenti morali. In passato, è stato fatto notare in Vicariato, non pochi sacerdoti stranieri sono stati allontanati e ridotti allo stato laicale proprio a causa dei loro comportamenti immorali. Alcuni di essi, pur non essendo più preti, hanno illecitamente continuato a celebrare Messe e a raccogliere offerte per presunte attività caritative.
Ieri, la stretta sui preti omosessuali sulla scia della pubblicazione dell'inchiesta di Panorama su tre sacerdoti - sembra in attività nei dicasteri vaticani - che di notte intrattenevano rapporti gay con partner fissi e occasionali, e di giorno vestiti con i sacri paramenti celebravamo Messe in case private e in chiesa. Da qui il nuovo richiamo del Vicariato che ha invitato i sacerdoti omosessuali "ad uscire allo scoperto e per coerenza ad abbandonare l'abito talare". Un invito fermo edinequivocabile accompagnato dalla promessa che le autorità diocesane non "tollereranno" altri casi simili. Ma, nella diocesi romana - oltre alla delusione e allo sbigottimento per quanto emerso dall'inchiesta anonima di Panorama- la sensazione che circola con più insistenza tra gli alti prelati - senza escludere i più stretti collaboratori di papa Ratzinger - è che la strada per eliminare "la sporcizia" nella Chiesa sarà ancora lunga, difficile ed impervia.


il tempo
O casti o fuori
La Curia dopo l'inchiesta sui preti gay di Panorama. Nei Seminari tutto si studia tranne la sessualità. Non solo peccatori, i sacerdoti omosessuali, sono deviati sul piano dell'ortodossia.
È raro da parte di un cattolico laico fino al midollo come chi scrive e che, di conseguenza, non ama il clericalismo né la logica curiale in ogni suo aspetto, darle ragione, ma stavolta la Curia di Roma ha colto nel segno: l’articolo dall’eloquente titolo Le notti brave dei preti gay uscito su Panorama a qualcuno può non piacere e far dire che è puro scandalismo, ma per noi contra factum non valet argumentum, e infatti la stessa Curia ha esplicitato il giudizio di merito in maniera altrettanto impeccabile: «I preti gay vengano allo scoperto». E qui occorre fare qualche breve commento. Primo: gli alfieri del politicamente corretto di ogni razza e genìa non si scaldino, trattasi di dottrina e buon senso, non di discriminazione. Già, perché qui non si mette in questione il prete omosessuale come tale, cioè chi, divenuto prete e già in seminario, ha preferenze sessuali omosessuali. Questo non ha mai fatto problema nella Chiesa, contrariamente a quanto i bigotti laicisti e radicali da mezzo secolo vanno urlando. Il punto è un altro: chi è prete e omosessuale è pregato di fare come gli altri preti eterosessuali, astenersi da ogni rapporto sessuale. Praticare rigorosamente la castità, segno di unione mistica e carismatica, nel caso del sacerdozio, con Cristo. Punto e a capo. Lo segnala anche il Codice di Diritto Canonico, ma prima ancora un esercito di santi, Padri della Chiesa, Vescovi, grandi preti testimoni della fede.
La coerenza non è un atteggiamento etico da Salvemini con la tonaca, una specie di etica rafforzata e imbustata nel clergyman. No, la coerenza cristiana è affermare la verità di ciò che si è incontrato e attenersi alla forma vocazionale scelta, dopo aver seguito una chiamata divina. Si tratta di Cristo e non di moralismo. Ma c’è un altro punto da richiamare: la sessualità. Il grande magistero di Giovanni Paolo II sul corpo e la sessualità è stato in larga misura dimenticato e ciò è un male. In quelle fatiche magisteriali c’è un punto che non è di piccolo momento: la sessualità è una cosa, la genitalità è un’altra. La sessualità definisce e determina chi sono e come mi pongo nel mondo in quanto essere, persona singola appartenente a un genere ben preciso, quello maschile. È un fatto ontologico, per dirla con la teologia. La genitalità è l’esercizio delle funzioni legate al mio genere sessuale, alla sessualità, e comporta sempre la zona d’ombra del peccato, se sganciato dalla vocazione specifica e dalla grazia di Dio.
Ecco, questa dottrina, limpida e rigorosa, è assente da molti seminari e da molte scuole di formazione cattoliche. Si parla di altro: di sociale, politica, welfare, terzo settore, ma non di uomo e donna, rapporto io-tu, sessualità ordinata e morale sessuale. Rimane ancora la "sindrome Humanae vitae" in qualche misura e questi sono i risultati. I preti omosessuali non solo sono peccatori, ma prima ancora sono deviati sul piano dell’ortodossia e della scienza della fede. Di conseguenza, come ha sempre ammonito Benedetto XVI, la loro prassi è peccaminosa. Perché dall’ortodossia – il retto pensiero – deriva l’ortoprassi – la retta azione. Come diceva Pascal: «Pensare bene, per agire bene». Io rettificherei così: «Pensare bene, per agire… meglio». E meglio di così, non è difficile, mi pare. Dunque, dobbiamo mettere la scure alla radice. A costo di apparire petulanti: quello che sta facendo Benedetto XVI. E la Curia.



Lunedė 26 Luglio,2010 Ore: 16:16
 
 
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Cristianesimo ed omosessualita'

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