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www.ildialogo.org Replica su Il gay Pride a Napoli,di Giovanni Carbone

Il dibattito
Replica su Il gay Pride a Napoli

di Giovanni Carbone

Questo articolo fa riferimento all'articolo dello stesso autore sul Gay Pride di Napoli che si può leggere al seguente link.
Caro Giovanni, scusami, ma questa volta non sono d'accordo con te, almeno non su tutto quello che hai scritto. Hai ragione sul fatto che l'eccessivo esibizionismo a volte non serve a scardinare i vecchi pregiudizi... ma questo è un paese dove manifestano tutti, quelli di Forza Italia, i naziskin, i leghisti con quelle loro orribili buffonate e l'elmetto in testa con le corna... questi a me scandalizzano e disgustano molto di più dei gay, dei trans o di altre categorie che per attirare l'attenzione della gente comune si (tra)vestono in modo eccentrico, forse a volte anche un po’ ridicolo! Sinceramente, tra i tanti vecchietti e maschilisti che osservavano divertiti i preparativi credo ci siano stati una marea di clienti di quei trans (e lo abbiamo visto con un caso illustre), che pubblicamente, poi, si mettono a deridere nelle occasioni come queste. Questo è ancora un paese cattolico e bigotto, dove vale bene la regola "vizi privati e pubbliche virtù", in cui la Chiesa ci ha messo decenni per ammettere i casi di pedofilia da parte dei Sacerdoti, che a decine hanno distrutto vite di bambini e adolescenti, (e sappiamo che le alte gerarchie sapevano e coprivano tutto), salvo poi condannare ripetutamente in pubblico gli omosessuali. Francamente sono contenta che anche a Napoli ci sia stato il gay pride, da decenni in altri paesi europei queste manifestazioni si tengono senza creare scandalo ed imbarazzo a nessuno, è ora che anche nel meridione d'Italia diventiamo un po’ più moderni e cittadini del mondo! Forse anche grazie a queste manifestazioni qualcuno troverà il coraggio di dichiararsi omosessuale almeno alla propria famiglia, visto che in qualsiasi posto di lavoro ritengo sia ancora impossibile, qui nel nostro Paese! Un Bacio e a risentirci! A. D. P. 01 luglio ’10
 
Cara A., ti ringrazio molto per l’attenzione che hai benevolmente voluto regalarmi nel leggere la mia esternazione sul Gay Pride a Napoli. Sei affatto tenuta ad essere d’accordo. Ci vogliamo bene e ci stimiamo per cui sappiamo bene rispettarci, sappiamo regolare il nostro rapporto amichevole. Ma concedimi la replica. Forse potremmo intenderci meglio, dal momento che me ne dai l’occasione. L’origine della parola ‘rispetto’ proviene dal latino ‘respectus’ che significa riguardo, considerazione. Possiamo definire il rispetto sotto due aspetti:
·        a livello personale, il rispetto di sé stesso: nel senso che una persona ha valore nella misura in cui si occupa di sé e degl’altri.
·        a livello collettivo, il rispetto é la base della stima dell'altro. Il rispetto, é convalidare il fatto che gli esseri umani si arricchiscono reciprocamente, pur accettando le differenze di ciascuno. La coesione umana e la sinergia con gli altri permettono di crescere insieme.
Il rispetto, insomma, è un valore, un impegno individuale e collettivo, che é promosso dall'esempio. Non si decreta con la moralizzazione, né dando lezioni. Ognuno deve mostrare il cammino, assumendo atteggiamenti e comportamenti rispettosi. Il rispetto è semplice e praticabile ovunque: in strada, al lavoro, a scuola, su un terreno sportivo, nella natura. È applicabile in tutte le situazioni della vita.
Tu dici che questo è un paese dove manifestano tutti. Evviva! Purché si scelga il modo migliore per manifestare con intelligenza, decenza e con i piedi ben puntati in terra, quando si vuole raggiungere l’obiettivo. Caso contrario si dà il ganzo all’avversario di farsene una ragione, di scendere in guerra, di ritardare il raggiungimento dei fini proposti, di offrirgli l’opportunità di velare i propri interessi…
A., hai e abbiamo ragione a rimanere sconcertatati di fronte ai cortei dove si esibiscono corna e quant’altro. I manifestanti perdono di credibilità perché peccano di correttezza, offendono la dignità, denunciano un degrado culturale… Ma a tirare il conto, dobbiamo convenire che lì dove c’è approvazione, dove non c’è scandalo in presenza di volgari spettacolari contestazioni vuol dire che l’uomo sta vivendo tempi di piena decadenza morale e civile.  
Ogni eccesso o difetto desta scandalo! Anche quando si vuole apparire smodatamente perbenisti. Per esempio i cortei, le processioni più pagane che no della Chiesa funzionaria, la Chiesa aperta solamente in alcune ore del giorno, la Chiesa della Messa celebrata secondo un esclusivo copione teatrale, la Chiesa che pratica l’accattonaggio, quella a cui devi dare 100 perché dia ai destinatari 10, a me scandalizzano. Le processioni accompagnate da inutili fin troppo costose deflagrazioni di fuochi d’artificio, irriverenti e dannose per malati, animali… con sfilata di carri allestiti e trasporti a spalla da chi crede, come gli si fa credere, di riscattare i propri peccati, sono esempio di che?
Non è il prete pedofilo al limite che m’inorridisce. La pedofilia radica dappertutto, soprattutto nelle famiglie spesso giudicate normali, come qualunque altra piaga appartenente all’essere umano. È l’esoso spocchioso sistema incancrenito e il contesto dei misfatti che mi preoccupano. Dov’è la Chiesa pastorale? La Chiesa dell’esempio, del grembiule?
Non è l’omosessuale che mi fa specie, è il messaggio perverso destinato a far cultura che mi inquieta: “Essere omosessuali è possibile, più ne siamo meglio è”, peraltro enunciato in modo particolarmente volgare e indecente.
L’omosessualità è un rispettabilissimo orientamento soggettivo, insindacabile perciò privato. Sacrosanto che le coppie costituite da individui di egual sesso reclamino il riconoscimento dei propri diritti. Ci mancherebbe altro! Non importa il numero dei richiedenti, la quantità! Anche un’eventuale minoranza deve avere la facoltà di esercitare i propri diritti. Una politica laica, per convenienza sorda e cieca, che non legifera in tal senso, è ovviamente fortemente compromessa da meschini interessi.
Forse anche grazie a queste manifestazioni qualcuno troverà il coraggio di dichiararsi omosessuale almeno alla propria famiglia… No, dobbiamo essere contrari all’etichetta!
Tutti hanno la peculiarità di voler essere non importa cosa, col presupposto di eventualmente cambiare nel tempo chissà per quale chance della vita. Tutti devono essere rispettati. Nessuno deve dichiararsi, neanche in famiglia! Ognuno deve poter scegliere se mettersi in discussione, con garanzia di risposte rispettose, di gestirsi la propria condizione secondo la propria logica, la propria cultura, i propri mezzi. Tra i mali si sceglie il minore.
Presente al gay Pride, ho provocato una giovane signora a me vicina:
·        Un buon segno a Napoli questo corteo!
·        Si però, che volete, ho un figlio di tredici anni, l’ho cresciuto come non meglio, non sia mai. Prego giorno e notte. Che la Madonna gli faccia incontrare una brava ragazza…
Allora, piuttosto che sbandierare il proprio privato, bisogna diffondere la cultura della considerazione, del rispetto. Quello che manca in questa epoca moderna. La Chiesa predica da millenni, ma ancora il comandamento Ama il prossimo tuo come te stesso resta nei libri di catechismo, perché ancora non siamo educati ad amare noi stessi prima che gli altri.
Concludendo. Se non siamo capaci di amare noi stessi, di amare gli altri, di essere dignitosi sempre, in ogni tempo e luogo, allora preferisco essere considerato antiquato. Ti abbraccio. Giovanni Carbone 1 luglio ’10


Venerd́ 02 Luglio,2010 Ore: 12:38
 
 
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Cristianesimo ed omosessualita'

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