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www.ildialogo.org Il gay pride a Napoli,di Giovanni Carbone

L'opinione
Il gay pride a Napoli

di Giovanni Carbone

Riceviamo questa riflessione che volentieri pubblichiamo pur non essendo essa rappresentativa del pensiero della nostra redazione
Napoli, 26 giugno – C’erano 150mila persone a Napoli per il variopinto e coreografico corteo del Gay Pride, partito da piazza Cavour e giunto a piazza del Plebiscito. L'orgoglio omosessuale è sfilato nel cuore di una città che ha accolto senza pregiudizi il messaggio lanciato dagli organizzatori: “Basta omofobia”. Il ministro per le Pari Opportunità, Mara Carfagna, si è detta “contenta per l'evento, svoltosi all'insegna del rispetto e della pacificazione”. Tra i partecipanti anche i gay cattolici. (ANSA).
Se da religiosi seguissimo il comandamento Ama il prossimo tuo come te stesso non ci sarebbe bisogno dei carrozzoni antiomofobia. Se, da laici, fossimo educati al rispetto per l’altro, indipendentemente da chissà quale dettato religioso, soprattutto per un bene comune, potremmo fare a meno di queste insulse volgari ed indecenti manifestazioni: accalcati sui numerosi Tir allestiti per l’occasione in fila indiana lungo il Rettifilo diretti in Piazza del Plebiscito, giovani più nudi che vestiti o sguaiatamente agghindati, piercing conficcati nei capezzoli, sui lobi delle orecchie, sui nasi, sui sopraccigli, orribili tatuaggi in ogni dove, balli falsamente seducenti, atteggiamenti spavaldi e di sfida, musica ad un volume oltre i 150 decibel…
Il tutto sotto lo sguardo di allibiti anziani, di sorpresi bambini, extracomunitari scandalizzati da un gratuito sperpero di energie, amareggiati a pensare di dover essere trattati come gli ultimi della scala rispetto a queste teste di legno reclamanti, spesso, falsi diritti. L’omosessualità è tutt’altra cosa e la modalità per chiedere il riconoscimento dei relativi diritti è lontana dai canoni della buona creanza. Insomma si chiede il rispetto per il proprio modus vivendi, dimenticando di dover rispettare il modo di vivere degli altri! Tanto può succedere solo in società malata, inquinata, condotta da una politica corrotta, collusa, sciatta, amorale… Si dirà che chi scrive è omofobo! Che grossa fandonia!
La scienza afferma: La sessualità, in ambito umano, è un aspetto fondamentale e complesso del comportamento che riguarda da un lato gli atti finalizzati alla riproduzione ed alla ricerca del piacere, e da un altro anche gli aspetti sociali che si sono evoluti in relazione alle caratteristiche diverse del genere maschile e femminile. L'ambito sessuale investe la biologia, la psicologia, la cultura, riguarda la crescita dell'individuo e coinvolge tutta la sua vita relazionale, oggetto di studio anche dell'etologia umana. Il termine "sessualità" quindi è riferito più specificatamente agli aspetti psicologici, sociali e culturali del comportamento sessuale umano, mentre col termine "attività sessuale" ci si riferisce più specificatamente alle pratiche sessuali vere e proprie.
Preso atto che ogni individuo ha una propria struttura biologica e psicologica, ciascuna persona ha ovvio la facoltà di porsi in società come meglio crede tenendo presente il rispetto per il proprio ruolo e il rispetto per il ruolo degli altri, il rispetto dei contesti, della cultura dominante…
Cosa deve intendersi per ruolo: il comportamento che un individuo mette in atto nella società secondo le regole che questa gli impone onde consentire un’armoniosa convivenza. La regola viene fuori quando occorre evitare la guerra tra le diversità.
Ogni individuo è tenuto a calarsi in un ruolo e ad adeguarsi al contesto utilizzato per la circostanza. Un conto è che mi vesto per andare in locale notturno, un conto è che mi vesto per andare in Chiesa, nella Moschea, nella Pagoda, a teatro o in discoteca. Sono contesti diversi. Rispettare i contesti significa evitare a chi li controlla di dover imporre regole spesso ritenute ostili. Un datore di lavoro deve tenere coeso il gruppo degli addetti, frenando l’individualismo, selezionando regole calzanti a tutti.
La strada, la piazza sono contesti delicatissimi, dove non è vero che tutto è possibile. Qui gli uomini inevitabilmente si confrontano e previo il rispetto reciproco mantengono a ragion veduta l’equilibrio. Lì dove si pretende di fare apertamente i propri bisogni non importa quali, nascono segni d’intolleranza, tensioni che possono sfociare in tafferugli… Insomma ad una provocazione corrisponde una reazione. Se io lascio lo sportello della macchina aperto facilmente ci sarà chi la saccheggia, chi me la ruba, specialmente in alcuni contesti, in alcuni luoghi… Allora più che di omofobia, una smodata ed illogica paura, si potrebbe parlare di intolleranza di un fenomeno esageratamente ostentato in contesti poco raccomandati.
Il messaggio “Basta omofobia” per le strade delle città sembra piuttosto una provocazione. Vedete chi siamo? Tutti lo possiamo essere, possiamo ciascuno essere quello che vogliamo con trasparenza e non dobbiamo dar conto a nessuno. Vogliamo anche il riconoscimento dei nostri diritti! Grazie a San Gennaro a Napoli, come sempre tappezzata di rifiuti sotto gli occhi di sgomenti turisti, la manifestazione è stata pacifica. In un’epoca di degrado non mi meraviglia! Si proponga lo stesso raduno in un contesto diverso, per esempio in un luogo islamico! Non che lì sono tutti omofobi e nessuno è omosessuale. Forse siamo all’opposto. Sotto le coperte tutti possono fare quello che meglio credono. Ci mancherebbe altro! Noi diremmo: son tutti ipocriti!
Considerato opportuno il riconoscimento dei diritti che nascono tra le unioni di individui di egual sesso, e che l’ottenimento può arrivare non dallo sprovveduto e già martoriato popolo, ma dai vertici di Stato e Chiesa, troppo presi per il momento dai loro ambigui interessi, dobbiamo convenire: sarebbe stato più conveniente concentrare i manifestanti e i partecipanti per esempio nel capiente stadio San Paolo dove liberamente esprimersi senza provocare contrasti, turbamenti, fobie tra i dissidenti loro malgrado. Sarebbe stata meglio apprezzata una formale e ben articolata richiesta indirizzata agli organi politici, competenti a dare risposte convincenti.
Ancora qualche considerazione. Perché dire ai bambini che Babbo Natale è un personaggio delle favole? Perché far scegliere al bambino i giocattoli per l’Epifania? Una delle fasi dell’età evolutiva e quella relativa alla magia. Perché negargli il valore delle favole, dei sogni, delle emozioni? Perché svelargli le nostre pure spesso false verità? Perché, per analogia, mostrare gratuitamente ad un giovane in erba attraverso il variopinto e coreografico corteo del Gay Pride un aspetto della sfera sessuale senza una sua specifica richiesta, in un momento della sua delicata sfera sessuale? Perché annientare, con le nostre perversioni, l’importanza del corteggiamento, della spontanea attrazione per non importa chi? Perché costringere poi chi si appropria a fatica di una propria scelta a lottare per confermarla, perché scorrettamente non condivisa? Mettiamo: giochiamo a nascondino ma i posti dove nascondersi sono visibili. Che gioco è? Non c’è gusto a giocare. La vita in alcune sue tappe è anche magia, gioco, fasi utili a sviluppare una criticità che prepara l’uomo a saper scegliere. Lasciare a tempo debito l’individuo a vagare nel mistero, nell’innocente malizia, a trasgredire nei limiti, a scoprire da solo cosa si nasconde dietro l’angolo significa fargli conquistare gli spazi riconosciuti idonei alla sua esistenza.
È proprio necessario arrivare al traguardo cumulando ferite più importanti dello stesso risultato? Il mio suggerimento? Meno cortei e più leggi adeguate.
27 giugno 2010
Giovanni Carbone


Luned́ 28 Giugno,2010 Ore: 14:57
 
 
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