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www.ildialogo.org C'È EMERITO ED EMERITO. MONS. CASALE APRE AI GAY ED ALLE NUOVE FORME DI UNIONE,da Adista Notizie n. 21 del 13/03/2010

C'È EMERITO ED EMERITO. MONS. CASALE APRE AI GAY ED ALLE NUOVE FORME DI UNIONE

da Adista Notizie n. 21 del 13/03/2010

35482. TORINO-ADISTA. Nessun anatema, anzi, l'invito a vivere la vita di relazione nel miglior modo possibile. Suonano quasi come una benedizione le parole pronunciate dal vescovo emerito di Foggia, mons. Giuseppe Casale, in merito alle 'nozze' simboliche tra Antonella D'Annibale e Debora Galbiati Ventrella, celebrate alla presenza del sindaco di Torino Sergio Chiamparino il 27 febbraio scorso. Sull'omosessualità, ha detto mons. Casale, "noi non possiamo interpretare il pensiero di Dio": "Ormai, da un punto di vista generale, la si interpreta come una malattia, una devianza, ma queste persone vanno affidate alla misericordia di Dio senza condanne". "Civilmente e religiosamente le nozze gay non hanno alcun valore e per ora - ha proseguito Casale - teniamoci pure queste disposizioni". Tuttavia, è l'esortazione del vescovo, "bisogna seriamente riflettere, perché questo è un campo aperto, insidioso. Non mettiamo cancelli di chiusura e per l'avvenire teniamo conto dell'evoluzione della sessualità e del modo di interpretarla e viverla. Non si può ignorare l'evoluzione che la società ha avuto. Perciò dico a questa coppia di vivere la propria vita di relazione nel migliore dei modi possibili". Parole, quelle di Casale, che ricordano il recente intervento di mons. Luigi Bettazzi, vescovo emerito di Ivrea, già presidente di Pax Christi, pubblicato sulla nostra agenzia (v. Adista n. 18/10).
I pronunciamenti di Bettazzi e Casale rompono il "fronte" episcopale che nelle ultime settimane si era espresso con toni molto duri e critici nei confronti delle unioni gay e del mondo omosessuale in generale. Come l'arcivescovo di Bologna, card. Carlo Caffarra, ad esempio, che in un documento diffuso il 14 febbraio scorso aveva bocciato "l'equiparazione in qualsiasi forma o grado della unione omosessuale al matrimonio". "Ovviamente, la cosa non è in questione - aveva proseguito il cardinale - i conviventi omosessuali possono sempre ricorrere, come ogni cittadino, al diritto comune per tutelare diritti o interessi nati dalla loro convivenza". L'appello del card. Caffarra è al "credente che ha responsabilità pubbliche": "Oltre al dovere con tutti condiviso di promuovere e difendere il bene comune - aveva scritto l'arcivescovo di Bologna - il credente ha anche il grave dovere di una piena coerenza fra ciò che crede e ciò che pensa e propone a riguardo del bene comune. È impossibile - era la conclusione del cardinale - fare coabitare nella propria coscienza e la fede cattolica e il sostegno alla equiparazione fra unioni omosessuali e matrimonio". Condanna che va ad aggiungersi, a quelle - assai più nette - già espresse da tre vescovi emeriti: mons. Simone Scatizzi (Pistoia), mons. Giacomo Babini (Grosseto) e mons. Francesco Zerrillo (Lucera) che avevano bollato come "aberrante" la condizione omosessuale prospettandone l'allontanamento dalla Chiesa e dai sacramenti.
La coppia di lesbiche torinesi, insieme da nove anni, aveva chiesto al sindaco un gesto simbolico forte e Chiamparino - che si era detto "convinto della necessità che il Parlamento doti la comunità di una legge per le unioni civili da affiancare al matrimonio" -, non si è tirato indietro. Ma la decisione del primo cittadino non ha trovato l'avallo dell'arcivescovo di Torino, card. Severino Poletto, che pure ha recentemente promosso una pubblicazione di don Valter Danna, direttore dell'Ufficio diocesano per la Pastorale della Famiglia, dal titolo Fede e omosessualità. Assistenza pastorale e accompagnamento spirituale (ed. Effatà), scritto dopo una serie di incontri con alcuni membri del gruppo di lavoro "Fede e omosessualità", nato dopo il Torino Pride 2006. Poletto ha criticato la decisione di Chiamparino: "Il sindaco ha detto che la sua partecipazione sarà simbolica per mandare un messaggio al Parlamento, ma ci sono tanti modi per mandare dei segnali. I diritti dei singoli vanno tutelati, ma le unioni di fatto non possono essere equiparate alla famiglia fondata sul matrimonio tra un uomo e una donna, come recita la Costituzione, con l'articolo 29, e non un articolo del Codice canonico". (ingrid colanicchia)
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da Adista Notizie n. 21 del 13/03/2010

Articolo tratto da
ADISTA
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Martedì 09 Marzo,2010 Ore: 14:43
 
 
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Cristianesimo ed omosessualita'

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