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www.ildialogo.org L'abbraccio di tre madri che ha riscaldato la mia fede,di Emanuele Macca

Cristianesimo ed omosessualità
L'abbraccio di tre madri che ha riscaldato la mia fede

di Emanuele Macca

Una riflessione sulla testimonianza di tre madri di ragazzi omosessuali famose negli Stati Uniti e in Italia (Mary Griffith, Judy Shepard e Ursula Barzaghi). Partendo dalla storia di Mary Griffith (tratta dal film "Prayers for Bobby" - www.prayersforbobby.com) e facendo una lettura spirituale di quella storia, si passa poi a riflettere sul senso e sulla forza che queste testimonianze hanno per rafforzare la fede interiore al di là della rabbia che pụ provocare l'approccio ufficiale della Chiesa.


 E' da molto tempo che rifletto sulla tragicità della storia di Mary Griffith e di suo figlio Bobby. Mary per motivi religiosi non accetta assolutamente l'omosessualità di suo figlio perché teme il giudizio di Dio per quello che nella Bibbia è indicato varie volte come un grave peccato e da molta teologia cristiana è considerato un “atto contro natura”. Mary ama a dismisura la sua famiglia e non riesce minimamente a immaginare che ciò che con tanta fatica ed amore ha costruito su questa terra, possa nell'aldilà non ritrovarsi unito a causa del peccare di uno dei suoi componenti. Questo amore di Mary però porta al suicidio di Bobby. Ma la madre, sconvolta, non si arrende; sa quanto Bobby in fondo fosse buono, discreto e sensibile. Chiede a due pastori di una Chiesa conservatrice e ad un pastore di una Chiesa nel cui seno è accolta una folta comunità gay se Bobby, omosessuale e suicida (i peccati gravi diventano due) non meriti comunque il Paradiso. In fondo Bobby era un ragazzo incapace di fare del male a chiunque e nell'atto del suicidio era sconvolto dal dolore, quindi incapace di intendere. Consigliata dal pastore della Chiesa gay-friendly Mary sente i racconti di altri genitori di omosessuali e qui accade il “primo miracolo”. Mary capisce di non essere la sola ad aver vissuto questa situazione; riconosce a se stessa di aver sempre saputo che suo figlio era diverso, “era diverso dal concepimento”. Dai suoi occhi cade un velo, un evento così tragico le apre un orizzonte nuovo e si addossa tutta la responsabilità del suicidio del figlio. Capisce di aver dato un senso distorto alla parola “amore”.
 Ma a questo punto nella trama del film vediamo risorgere una donna. Mary diventa una madre che racconta davanti all'assemblea cittadina la storia di suo figlio, diventa una madre che avverte tutti i pastori delle comunità cristiane che “ci sono ragazzi, come Bobby, che siedono nelle vostre congregazioni, a voi sconosciuti. Vi ascoltano quando fate risuonare il vostro Amen. E ciò zittirà le loro preghiere, le loro preghiere a Dio per ottenere comprensione, accettazione e il vostro amore. Ma il vostro odio, la vostra paura e l'ignoranza della parola gay zittirà quelle preghiere. Perciò, prima di far risuonare il vostro amen in casa e in Chiesa, riflettete! Riflettete e ricordatevi che un figlio sta ascoltando.”(1)
 L'apice di questa conversione si manifesta nella scena in cui partecipa al Gay Pride di San Francisco con tutta la famiglia e insieme agli altri genitori della PFLAG (Parents, Families and Friends of Lesbians and Gays). Durante il percorso fa una dedica di amore filiale a tutti i ragazzi e le ragazze omosessuali dicendo loro : “A tutti i Bobby e le Jane del mondo, vi dico queste parole come se foste uno dei miei figli. Vi prego di non abbandonare la speranza nella vita o in voi stessi. Siete tutti molto speciali per me. Lavoro sodo per rendere questo mondo migliore e più sicuro per voi. Promettetemi che non vi arrenderete. Bobby non ha più creduto nell'amore. Spero che voi non lo facciate. Vi porto sempre dentro il mio cuore.”(1) Risponde un messaggio che Bobby aveva lasciato scritto sul suo diario : “Mi chiamo Bobby Griffith. Scrivo queste parole nella speranza che un giorno, tra molti anni, io possa volgermi indietro e ricordare com'era la mia vita, quando ero giovane e confuso, nel disperato tentativo di capirmi nel mondo in cui vivevo. L'altro motivo per cui scrivo è che, molto dopo che sarò morto, altri possano avere la possibilità di conoscermi e vedere com'era la mia vita da giovane!”(1)
 Mentre si disnoda questa frase Mary si avvicina verso un ragazzo nel cui volto vede lo sguardo di suo figlio. E qui si manifesta quello che secondo me è il grande miracolo della storia dei Griffith. In questo gesto risuonano due episodi delle Sacre Scritture che cito qui di seguito :
 
Giovanni 19,26 – 27
            Gesù viene crocifisso* - Gesù vide sua madre e accanto a lei il discepolo preferito. Allora disse a sua madre : “Donna, ecco tuo figlio”. Poi disse al discepolo : “Ecco tua madre”. Da quel momento il discepolo la prese in casa.
 
Matteo 14,14 - 20
            Moltiplicazione dei pani e dei pesci* - Poi, facendosi sera, i suoi discepoli gli si accostarono, e gli dissero: «Questo luogo è deserto, ed è già tardi; licenzia dunque le folle affinché vadano per i villaggi a comprarsi da mangiare». Ma Gesù disse loro: «Non è necessario che se ne vadano; date voi a loro da mangiare». Ed essi gli dissero: «Noi non abbiamo qui altro che cinque pani e due pesci». Ed egli disse: «Portatemeli qua». Comandò quindi che le folle si sedessero sull'erba; poi prese i cinque pani e i due pesci e, alzati gli occhi al cielo, li benedisse; spezzò i pani e li diede ai discepoli e i discepoli, alle folle. E tutti mangiarono e furono saziati; poi i discepoli raccolsero i pezzi avanzati in dodici ceste piene.
 
 Mary abbracciando quel ragazzo dai cui occhi cadono lacrime di commozione abbraccia il mondo ed abbraccia il cuore di Bobby. Mary esce dall'uscio delle sue convinzioni e della sua famiglia e agisce seguendo l'esempio della Madonna che obbedendo alla parole di Gesù aveva accolto Giovanni come suo figlio.
 Poi continua il cammino e continua a guardare i volti dei ragazzi che partecipano al Gay Pride e ad ognuno di loro parla come se fossero suoi figli. Si sono moltiplicate le persone da amare. Non sono più solo i cinque pani e i due pesci che dovevano andare tutti insieme in Paradiso (mi riferisco al suo nucleo familiare), ma sono tutti i ragazzi e le ragazze omosessuali e transessuali che vogliono essere amati ed accettati per quello che sono, oltre ogni definizione di famiglia, di peccato e di “natura”.
 
 Infine, per correttezza storica, voglio ricordare che questa storia non appartiene solo a Mary, ma a tante altre famiglie, alcune sconosciute ma – ne sono convinto – ben presenti nell'animo di Dio, ed altre famose come Judy Shepard ed Ursula Barzaghi.
 
 Judy Shepard ha visto suo figlio Matt barbaramente assassinato per la sua omosessualità e abbandonato su un recinto. Nella sua autobiografia così Judy racconta : “L’agente di polizia mi ha raccontato com’era stato trovato Matt la prima volta e da qui ho supposto la presenza di un potere soprannaturale, è ciò mi fa credere che fosse destino che Matt dovesse morire, ma non in quella maniera. Appena avvistato, Matt legato alla recinzione, non era solo ma affianco a lui, sdraiato per terra, c’era un cervo, che era rimasto lì tutta la notte per tenergli compagnia. Appena il cervo si è accorto dell’arrivo dei soccorsi è scomparso nel bosco. Matthew che aveva passato lì tutta la notte aveva perso i sensi. Secondo me quel cervo era Dio ed è stato al suo fianco fino alla fine”. (2)
 Come Mary, anche Judy dopo l'assassinio del figlio ha scoperto un mondo di altri uomini e donne uccisi a motivo del loro orientamento sessuale. Judy si è fatta carico della loro storia perché anche loro sono diventati suoi figli e in uno spot promozionale per la campagna atta ad inserire nei reati d'odio anche quelli omofobi e transfobici ha raccontato le storie di tutti questi ragazzi dando visibilità al loro sguardo e alle loro vite spezzate.
 
 E in Italia come non ricordare la storia di Ursula Barzaghi, la storia di una madre che scopre la sieropositività del figlio Enrico e con lui affronta la paura, la sofferenza e il dolore, ma anche l'isolamento e la vergogna. Madre e figlio insieme riescono, con il loro amore e la loro forza, a vincere l'insicurezza dei familiari, l'ostilità degli altri e l'indifferenza del mondo, trasformando una tragedia in una storia di solidarietà e amore.
 Andando a trovare Enrico in ospedale conosce altri ragazzi afflitti dalla stessa malattia e così scrive: “Da parte mia decisi di consacrarmi al lavoro con i gay, perché mentre per i tossicodipendenti esistevano delle strutture di accoglienza e di aiuto, gli omosessuali potevano contare soltanto sulla solidarietà del loro gruppo. Nonostante molti avessero una famiglia, scoprii che non trovavano quasi mai il coraggio di rivelare che erano sieropositivi per timore che venisse a galla anche la loro omosessualità.” (3)
    Pochi mesi prima di morire Enrico si era battezzato per merito dell'affetto che Suor Celeste (un'infermiera dell'ospedale) aveva saputo dargli. Mi piace ricordare l'evento del battesimo con le parole della nipote di Enrico Francesca che allora frequentava la terza elementare : “Qualche mese prima di morire, Chicco si è fatto battezzare. La gente durante la cerimonia piangeva, soprattutto la mia mamma. (…) Mia sorella ed io abbiamo fatto da damigelle e abbiamo portato un mazzo di fiori all'altare. Davanti all'altare c'erano tre preti. Sulla balconata sopra la porta c'erano gli infermieri che cantavano in coro. In quella chiesa ho avuto la sensazione che tutti volevano bene a mio zio.” (3)
 Il destino di Enrico era segnato da un virus e così sempre Ursula scrive : “Da allora anch'io come tante madri, ho il mio altarino con la fotografia di Enrico che sorride al mazzolino di fiori davanti a lui. Quel figlio meraviglioso sorrideva anche quando aveva una disperata voglia di vivere. Una piccola foto di R. gli tiene compagnia e i fiorellini profumano anche per lui che non c'è più. Due uomini che si amavano, che hanno lottato insieme e hanno perso contro la morte pur continuando ad amarsi.” (3)
 Ursula successivamente ha dedicato molto tempo della sua vita ad altri ragazzi sieropositivi e malati di AIDS e ancora successivamente a formare i ragazzi “sani” andando a trovarli nelle scuole, spiegandogli come ci si contagia e raccontando loro la sua vita di madre e gli anni in cui Enrico ha convissuto con la malattia.
 
 Riflettendo su queste tre storie (prese a modello ma senza svilire tanti altri vissuti simili), mi rendo conto di quanto la mia fede sia una fiamma che non può essere spenta da un soffio di vento. La mia rabbia può soffiare quanto vuole... Una Chiesa tanto amata dai mass media e dalle folle oceaniche può tuonare i valori della famiglia tradizionale, può indicare ciò che è “contro natura” e ciò che è peccato mortale; ma resterà pur sempre una chiesa piccolissima quando medito le storie di queste tre donne a cui devo tanto perché ascoltando e meditando il loro vissuto ho potuto capire cosa significa “amare un'umanità accettata a metà, emarginata dal diritto ad esistere e ad essere riconosciuta per quello che è”. C'è un Vangelo sempre attuale che trascende ogni definizione di famiglia, di peccato e di “natura”!
Note
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(1) "Prayers for Bobby", diretto da Russell Mulcahy, 2009
(2) Judy Shepard, “The meaning of Matthew, My sons’s murder in Laramie and a world transformed“, 2009
(3) Ursula Barzaghi, "Senza vergogna", 1996


Venerd́ 23 Luglio,2010 Ore: 15:44
 
 
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