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www.ildialogo.org Sventolando lo ius soli come una minaccia,di Augusta De Piero

Sventolando lo ius soli come una minaccia

di Augusta De Piero

Sventolando lo ius soli come una minaccia
Ogni volta che scrivo delle Disposizioni in materia di cittadinanza (senato ddl 2092) aggiungo “cd ius soli” rovesciando la vulgata corrente che con questa semplificazione linguistica diffonde una informazione falsa.
Infatti lo ius soli – il diritto ad avere automaticamente la cittadinanza del paese in cui si nasce – esiste solo negli USA e in Brasile.
Da noi il principio che informa la legge sulla cittadinanza in vigore (n.91/1992) è lo ius sanguinis che – sia pur temperato e arricchito dello ius culturae – informerebbe anche la norma già approvata dalla camera e che si giace al senato dal mese di ottobre 2015.
Dopo la gazzarra abilmente organizzata a Palazzo Madama e fuori il 15 giugno scorso, il dibattito sulle “Disposizioni in materia di cittadinanza” è scivolato fino ad essere previsto dopo la pausa estiva (eufemismo per sine die?).
Sostenuta anche da esibizioni di boxe non professionale l’ignoranza ha trionfato.
Ce lo ricorda anche Ilham Mounssif. Ne riprendo le parole da la Repubblica del 18 luglio;
«Da quando la legge è approdata in Senato è scoppiato il caos più totale: articoli, post su Facebook, foto del profilo pro o contro. Sui social festeggiano solo le destre e il M5S, ho letto tweet disgustosi. Sembra l’Italia di quaranta anni fa alle prese con la legge sul divorzio. Il linguaggio mediatico ha deciso per noi: “ius soli” non è il giusto modo di chiamare questa riforma. Sarebbe più appropriato parlare di ius soli temperato, ius culturae o semplicemente riforma della cittadinanza, che non prevede alcuno diritto di nascita automatico ma una sua forma temperata da rigidi criteri, proprio come avviene nel resto d’Europa. Un compromesso al ribasso, ma che salverebbe me e tanti come me.
Ilham non è italiana(!?)
Ne ho raccontato la storia anche nel mio blog del 19 marzo scorso.
Ilham è una ragazza venuta in Italia da Marrakesh quando aveva due anni. Da allora risiede con la sua famiglia, da Bari Sardo, provincia di Nuoro, e lì ha fatto tutte le scuole, fino a laurearsi con 110 e lode in Relazioni Internazionali .Lo scorso mese di marzo è stata scelta per rappresentarci al Rome Mun 2017 (Rome Model United Nations), un’iniziativa delle Nazioni Unite che simula una sessione dell’Onu mettendo insieme studenti di tutto il mondo. Nell’occasione è stata anche premiata. Dopo la cerimonia desiderava visitare Montecitorio Però non è italiana. I suoi genitori sono marocchini e, come vuole la legge è marocchina anche Ilham. Così all’ingresso è stata respinta: con il passaporto di un paese non europeo non si entra nell’aula del Parlamento italiano
Fra sangue e territorio, pregiudizio e paura trionfa l’ignoranza
A questo punto l’uso costante della espressione ius sanguinis per indicare ciò che ius sanguinis non è, e contemporaneamente diffondendo e lasciando diffondere il pregiudizio che equipara gli stranieri a una totale indiscriminata minaccia, affossa le Disposizioni in materia di cittadinanza (norma sintetizzata nel mio blog il 28 giugno).
Come fare per diffondere la consapevolezza del concetto di ius culturae?
Aiuterebbe i cittadini italiani ad essere coscienti di ciò che significherà l’affossamento delle ‘Disposizioni’.
E non dimentichiamo che quando ciò capiterà sarà ribadita la condanna dei figli dei sans papier che dal 2009, se nascono in Italia, non hanno diritto ad esistere giuridicamente.
Se ne ricordino anche i vescovi italiani improvvisamente loquaci in merito alla cittadinanza ma incapaci di dire una parola di dovuta solidarietà per questi piccoli cui è negata la famiglia che le loro eccellenze dicono di doversi sostenere. Appunto non possono avere famiglia sono solo persone senza possibilità di parola. Perché farsene carico?



Giovedì 20 Luglio,2017 Ore: 19:20
 
 
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