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www.ildialogo.org Hotspot. Stendiamo una tenda pietosa,di Osvaldo Costantini

Lo sguardo di Scicli
Hotspot. Stendiamo una tenda pietosa

di Osvaldo Costantini

Scicli, Ragusa (NEV), 28 ottobre 2015 – Che cosa sono gli Hotspot? Questo ci si chiedeva alla fine di settembre, quando il nuovo modello di ricezione, in linea con le direttive europee, istituiva questi nuovi centri in cui raccogliere le persone migranti provenienti dal mare. A onor del vero, non si trattava di nuove strutture, ma di una semplice ridefinizione giuridica dei vecchi CPSA stile Pozzallo e Lampedusa. A pochi giorni dall'avvio di questa nuova tipologia, la giornalista Iside Gjergji segnalava con timore che si trattasse di qualcosa di incerto, potenzialmente tendente al caos, poichè il decreto che istituiva (creava) gli hotspot non li definiva. La giornalista non considerava evidentemente che la non definizione può lasciare lo spazio, più che al caos, all'arbitrio tipico delle situazioni di vuoto di potere e di chiarezza giuridica.

Procediamo però per ordine: in teoria, gli hotspot, avrebbero dovuto favorire le nuove politiche di relocation europee, distinguendo anzitutto i richiedenti asilo legittimi dai migranti economici. I primi sarebbero dovuti essere spostati in hub "aperti" in attesa della commissione territoriale e di tutto l'iter burocratico per la valutazione della domanda di asilo. I secondi sarebbero invece inviati verso hub "chiusi" in attesa del rimpatrio. Teoria. La pratica viene segnalata da associazioni del territorio: secondo Borderline Sicilia, la polizia di frontiera a Pozzallo chiede alle persone appena arrivate i motivi del viaggio offrendo loro una gamma di risposte: "lavoro", "ricongiungimento familiare", "altro". A risposta errata segue un provvedimento di respingimento: allo sfortunato viene  consegnato un foglio che lo obbligherebbe a lasciare il paese entro sette giorni e accompagnati all'uscita. Dopo sette giorni, alla scadenza del foglio, chi non è tornato al proprio paese sarà considerato un clandestino.
Nella seconda settimana di ottobre, una quarantina di persone colpite da tale provvedimento completamente illeggittimo, vagavano per le strade di Pozzallo. Dopo un giorno all'addiaccio, il sindaco dispone una tenda per ospitarli nei pressi della sede della protezione civile. Un luogo nascosto dietro un vecchio capannone, tra i calcinacci e i resti di sanitari abbandonati (si veda l'immagine introduttiva). Passano li alcuni giorni, finchè una colletta di privati cittadini non ha comprato loro dei biglietti per Catania. Erano provenienti dal Ghana, dalla Nigeria, dal Mali, dal Gambia.
Che cosa faranno a Catania? Chi gli spiegherà che tale procedura è completamente irregolare? È questo il prezzo da pagare per le poche decine di eritrei e siriani ricollocati in Svezia. Dopo qualche giorno arriva la risposta: alcuni di loro, grazie ad avvocati di associazioni catanesi, presentano ricorso e vengono reintegrati a Pozzallo per il trasferimento altrove, con regolare richiesta di protezione internazionale. Un grande spreco di tempo, di risorse ed un arbitrio nelle procedure che niente ha a che fare con la certezza del diritto occidentale. Inoltre: gli altri?
Nella migliore delle ipotesi, chi ha la possibilità economica, proverà ad attraversare la frontiera verso la Francia o verso i paesi del nord, quali Germania, Svezia, Norvegia, Inghilterra. I più sfortunati andranno a lavorare nei campi, senza nessun diritto e possibilità di ribellarsi, essendo senza alcun riconoscimento giuridico. Oltre agli sfortunati e ai fortunati, ci potrebbero essere dei pazzi che, dopo aver rischiato la vita in viaggio, si presenteranno in un aeroporto italiano mostrando il foglio di rimpatrio. Cosa succederà a quel punto?
E che cosa diremo tra qualche anno, quando chissà quale tribunale europeo, internazionale o extraterrestre, condannerà l'Italia perché nessun poliziotto di frontiera può sostituirsi ad una commissione per la valutazione di una richiesta di asilo? Succederà che qualcuno dirà con boria di averlo denunciato per primo, qualcun altro si pentirà, ci sarannno delle scuse. Il filosofo di turno ci spiegherà come nello spazio di eccezione giuridica è dato al singolo funzionario un potere enorme; ci saranno lunghi dibattiti televisivi. Poi ci sarà una interruzione pubblicitaria e tutti penseremo a quanto sono buoni i pomodori raccolti a Pachino, a Rosarno o a Villa Literno. I raccoglitori saranno magari gli stessi espulsi che lavoreranno a pochi spiccioli al giorno. Ancora una volta, ci sfuggirà il nesso e ci distrarremo disquisendo sull'integrazione.
NEV - Notizie Evangeliche, Servizio stampa della Federazione delle chiese evangeliche in Italia - via Firenze 38, 00184 Roma, Italia tel. 064825120/06483768, fax 064828728, e-mail: nev@fcei.it, sito web: http://www.fcei.it .


Sabato 31 Ottobre,2015 Ore: 17:34
 
 
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