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ISSN 2420-997X

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www.ildialogo.org Un appello per i neonati senza volto,a cura di Augusta De Piero

Un appello per i neonati senza volto

a cura di Augusta De Piero

Caro direttore
nella mia inettitudine informatica non so fare di meglio che trasferirti in  forma impropria la lettera pubblicata il 6 agosto su La Vita Cattolica, il settimanale diocesano della diocesi di Udine. La ritengo importante perché formalmente firmata dal parroco e dai rappresentati del consiglio pastorale di due parrocchie unificate.
E’ un appello al Convegno Ecclesiale Nazionale, che si riunirà a Firenze in novembre,  per chiedere che, “fra le forme di solidarietà che si esprimeranno nel ‘nuovo umanesimo’ – tema del Quinto Convegno Ecclesiale Nazionale del prossimo novembre – si faccia riferimento anche a quei nuovi nati che la legge italiana condanna e non esistere”.
Per tua comodità di lettura trascrivo il testo della lettera, come presente nel mio archivio, anche in una forma meno problematica di quella derivante dalla scansione.

Grazie e un, necessariamente caloroso, saluto
augusta

Neonati, senza volto, senza nome, senza identità: neonati inesistenti per legge. E’ possibile ! Dove ? Ma come dove, qui da noi, in Italia !
Incredibile, ma vero; e tutto sotto i nostri occhi, nella disinformazione generale.
Vediamo il perché.
Come noto, l’ingresso degli stranieri in Italia, è ammesso nei casi previsti dalla legge (ad esempio, per motivi economico/lavorativi o di studio).
Agli stranieri che entrano regolarmente nel nostro Paese, viene rilasciato un permesso di soggiorno.
Chi entra in Italia al di fuori dei casi e secondo le modalità previste dalla legge, viene considerato un irregolare ed è privo di permesso di soggiorno.
Mentre, peraltro, talune prestazioni (quali quelle sanitarie, o quelle relative alle prestazioni scolastiche obbligatorie - art. 6 D.Lgs 286/98 e successive modifiche) prescindono dall’esibizione del permesso di soggiorno, gli atti dello stato civile (tra i quali il certificato di nascita) no.
Infatti, nel 2009, la norma che escludeva la necessità di esibire il permesso di soggiorno per gli atti di stato civile è stata abrogata.
E così, stando alla lettera della legge, i genitori stranieri privi di permesso di soggiorno, non potrebbero dichiarare all’anagrafe la nascita di un bimbo, o la presenza di un minore, trovandosi nel dilemma se svelare la propria clandestinità dinnanzi a un pubblico ufficiale (con relativo obbligo di segnalazione), o chiedere riconoscimento per il neonato.
La situazione è descritta nell’annuale rapporto del Gruppo Convention on the Rights of the Child dove 80 associazioni, fra cui la Caritas nazionale, segnalano che “l’introduzione del reato di ingresso e soggiorno illegale nel territorio dello Stato, obbliga alla denuncia i pubblici ufficiali o incaricati di pubblico servizio che vengano a conoscenza della situazione di irregolarità di un migrante. Tale obbligo rappresenta un deterrente per quei genitori che, trovandosi in situazione irregolare, non si presentano agli uffici anagrafici per la registrazione del figlio, per paura di essere identificati ed eventualmente espulsi”.
La paradossale situazione è stata affrontata non a livello legislativo (così da ridare certezza giuridica ai genitori stranieri irregolari), ma a livello amministrativo, mediante una circolare indirizzata agli Uffici Anagrafe sul territorio (al cui contenuto non è stato peraltro dato significativo risalto mediatico), in base alla quale il certificato di nascita dovrebbe essere garantito a prescindere dal possesso del permesso di soggiorno. Ma si sa, la forza di una circolare cede rispetto al contenuto della legge, e allora, nel silenzio normativo, e in ragione del generale obbligo di denuncia, la circolare potrebbe essere disapplicata.
La Chiesa si appresta a celebrare due importanti appuntamenti: il Sinodo ordinario (4-25 ottobre 2015) e il Quinto Convegno Ecclesiale Nazionale (Firenze 9 -13 novembre 2015).
In nome della solidarietà e della vicinanza che emerge dalla lettura di tutti i documenti preparatori agli appuntamenti suindicati (….a tutti costoro va annunciato che Dio non abbandona mai nessuno…), mentre ricordiamo che le norme internazionali e le leggi del nostro Stato riconoscono il diritto del bambino alla famiglia (“il pilastro fondamentale e irrinunciabile del vivere sociale”), non possiamo tacere che altra norma presente nell’ordinamento italiano dal 2009 nega ai figli dei migranti privi di permesso di soggiorno il certificato di nascita che è più di un semplice diritto perché riguarda il modo in cui la società riconosce l’identità e l’esistenza di un bambino ed è fondamentale per garantire che i bambini non vengano dimenticati, che non vedano negati i propri diritti o che siano esclusi dall’avere una famiglia.
Perciò chiediamo che fra le forme di solidarietà che si esprimeranno nel ‘nuovo umanesimo’ – tema del Quinto Convegno Ecclesiale Nazionale del prossimo novembre – si faccia riferimento anche a quei nuovi nati che la legge italiana condanna e non esistere.
Speriamo quindi che la Chiesa che si riunirà in Firenze voglia esprimersi con chiarezza in merito alla necessità di assicurare che il certificato di nascita sia garantito per legge a tutti i nuovi nati in Italia, come chiede anche la Caritas italiana insieme ai firmatari dell’ottavo rapporto del Gruppo di Lavoro per la Convenzione sui Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza.
don Claudio Como, parroco delle parrocchie del SS. Redentore e di S. Quirino
I referenti per il Consiglio Pastorale Unificato:
Paolo Agosti per la parrocchia di San Quirino
Franco Zoratti per la parrocchia del SS. Redentore



Venerdì 07 Agosto,2015 Ore: 17:30
 
 
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