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www.ildialogo.org Registrazione anagrafica per i figli di immigrati senza permesso di soggiorno,di Augusta De Piero

Registrazione anagrafica per i figli di immigrati senza permesso di soggiorno

Lettera al Presidente della Repubblica


di Augusta De Piero

Augusta De Piero
UDINE
15 febbraio 2015
 
Egregio Presidente,
 Chi le scrive è una anziana cittadina italiana che si rivolge a Lei per porre alla Sua attenzione un fatto di cui non si parla mai e che le è causa di grave turbamento.
Dal 2009 ai figli degli immigrati privi di permesso di soggiorno che nascono in Italia è negato per legge il certificato di nascita con tutto quello che questo comporta.
L’obliqua misura discriminatoria è prevista dal comma 2 dell’art. 6 D.lgs 25 luglio 1998, n. 286 come modificato dalla lettera g, comma 22, art. 1 della legge 94/2009, il cd ‘pacchetto sicurezza’.

Eppure la registrazione alla nascita, diritto del bambino come persona, riguarda il modo in cui la società ne riconosce l’identità e l’esistenza. La registrazione alla nascita è fondamentale per garantire che i bambini non vengano dimenticati, che non vedano negati i loro diritti e che i loro genitori siano riconosciuti tali e possano esercitare sui loro piccoli la protezione di cui quelle creature necessitano.
Per evitare penalizzazioni internazionali il governo italiano nel 2009, appena approvata la legge 94, fece immediato ricorso a una circolare che, affermando il contrario della legge, dovrebbe farsi garanzia della regolare concessione del certificato di nascita.
Ma il diritto di un minore deve essere assicurato a norma di legge e non affidato alla labilità di una circolare.
Oggi la paura dei migranti di esporsi a un espulsione dimostrandosi privi del permesso di soggiorno (quale che sia la causa di tale mancanza) ha determinato la situazione di cui fanno cenno i rapporti del gruppo CRC (Convention on the Rights of the Child): «… Il timore […] di essere identificati come irregolari può spingere i nuclei familiari ove siano presenti donne in gravidanza sprovviste di permesso di soggiorno a non rivolgersi a strutture pubbliche per il parto, con la conseguente mancata iscrizione al registro anagrafico comunale del neonato, in violazione del diritto all’identità […], nonché […] contro gli allontanamenti arbitrari dei figli dai propri genitori».

Di recente un gruppo di senatori ha presentato una proposta di legge (n. 1562) che se approvata (senza che ciò comporti conseguenze di spesa) rimedierebbe alla specifica situazione. Già nel 2013 un gruppo di deputati aveva presentato una proposta di legge (n. 740) – cui la proposta senatoriale è perfettamente conforme – ed entrambe sono assegnate alle rispettive commissioni Affari Costituzionali.
Nulla viene fatto però perché siano dibattute e approvate.

Di tanto si era occupato anche l’on Leoluca Orlando quando era deputato. Presentò una proposta di legge che decadde con la fine della legislatura, il cui testo venne poi ripreso nella pdl 740 (ancora all’attenzione della Camera dei deputati)..
In precedenza lo stesso Orlando aveva presentato una interrogazione cui rispose l’allora sottosegretario Davico affermando che la legge 94, pur riguardando anche i nuovi nati, era «volta a consentire la verifica della regolarità del soggiorno dello straniero che intende sposarsi e ad arginare il noto fenomeno dei matrimoni "fittizi" o di "comodo"».
Per quell’ironia con cui a volte la realtà ci mette di fronte alle nostre contraddizioni, a seguito della precisa istanza di una coppia cui era stata negata la possibilità di contrarre matrimonio, essendo lo sposo privo di permesso di soggiorno, la Corte Costituzionale (con sentenza n. 245/2011) sanò la situazione non solo nel caso specifico ma in termini generali, rimodificando il codice civile già modificato due anni prima a seguito della approvazione della legge 94.
Nulla di efficace si è fatto invece per i neonati.
 
Personalmente non Le chiedo nulla ma desidero che Lei sappia che lo stato di cui è Presidente condanna (a causa della situazione burocratica dei genitori) alcuni bambini a non avere la possibilità di una vita di relazione giuridicamente riconosciuta e ad essere apolidi.
Finora ho fatto quello che ritengo un dovere di cittadinanza cercando di sollecitare interventi istituzionali e diffondendo informazione nel mondo associativo, ma senza risultato alcuno.

La ringrazio per l’attenzione e Le auguro buon lavoro.
Con rispetto e stima

Augusta De Piero

 


La Risposta della Presidenza della Repubblica

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Martedì 24 Febbraio,2015 Ore: 11:10
 
 
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