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www.ildialogo.org Ancora dentro il filo spinato,di Agenzia NEV del 28/01/2015

MEDITERRANEAN HOPE: Lo sguardo di Lampedusa
Ancora dentro il filo spinato

di Agenzia NEV del 28/01/2015

Cosa succede alla frontiera europea dopo gli attentati di Parigi? E’ questa una domanda la cui risposta non va ricercata semplicemente nei grandi titoli dei giornali o nelle dichiarazioni dei rappresentanti dei governi, ma nelle tante piccole procedure che spesso passano nel silenzio generale, nelle circolari e nelle direttive dei ministri, o negli atti delle polizie di frontiera che spesso violano i principi che regolano gli ordinamenti giuridici. Atti e procedure che poi si trasformano in una prassi del sistema, alimentando - e alimentandosi - in un clima scioccato dall'azione terroristica. Il terrorismo esiste, e non bisogna avere la presunzione di banalizzare questo rischio che, nel quadro dei processi della globalizzazione, si estende a tutte alle frontiere. Il terrorismo nasce però anche dentro la Fortezza Europa e da qui emigra. Certo è che in nome di questa lotta al terrorismo, a rimetterci saranno prima di tutto i diritti e le libertà, come si può già vedere dagli ultimi episodi che riguardano la frontiera europea.
Se ne parla anche in Germania, e ai più alti livelli del governo: “Per quanto riguarda i profughi dalla Siria e di altri focolai di crisi – ha scritto sulla Süddeutsche Zeitung il ministro dell’interno Thomas de Maizière - si tratta di persone che sono fuggite dal terrore crudele di ISIS e di altri gruppi di barbari per cercare rifugio in Germania. Non dobbiamo sospettare delle vittime del terrorismo e, quindi, fare il gioco dei piromani populisti… La cancelliera Merkel vuole che la Germania appaia come un paese cosmopolita, liberale, aperto ai rifugiati. …Vogliamo fornire ai rifugiati di paesi in guerra civile come quelli da Siria e Iraq una protezione autentica e veloce, così che sia abbastanza chiaro che essi hanno una prospettiva di rimanere”.
E’ quasi un paradosso che mentre da Berlino arrivano queste aperture, altri paesi europei che accolgono numeri di rifugiati assai inferiori della Germania inaspriscono le loro politiche per l’asilo.
In Bulgaria, ad esempio, in vista dell'inasprimento del conflitto siriano e del terrore dell'ISIS, sono stati “richiesti ulteriori perfezionamenti alla rete di sicurezza nazionale e ai centri di accoglienza e detenzione nel paese. Si considera necessaria l'estensione del transennamento, lungo già 32 km, che separa dal territorio turco” (http:). Tutti segnali che fanno intravedere quali potrebbero essere le politiche messe in campo nei prossimi anni. A pensarci bene, anche le dichiarazioni del Ministro degli Esteri Gentiloni sull'allarme “immigrazione-terrorismo” rientrano in questo possibile schema.
Ripensando alla Giornata della Memoria appena celebrata, vengono in mente le incisive parole pronunciate un anno fa da Moni Ovadia: “il 27 gennaio - ha detto - sta diventando il giorno della falsa coscienza, della retorica. Il limite principale, e il grande equivoco, è di non aver capito, prima di tutto, che questa giornata non è stata istituita solo per gli ebrei. […] Parliamo della Germania ma magari ci dimentichiamo dei genocidi commessi dai fascisti italiani in Africa o della pulizia etnica nei paesi dell'ex Jugoslavia. La memoria ebraica non serve agli ebrei che lo sanno già, ma dovrebbe essere un paradigma, un immenso edificio della memoria che possa servire anche agli altri. […]”.
Memorie quindi ma anche denuncia del presente, dove la banalità del male rischia di riprodursi nell'indifferenza di quello che sta avvenendo nella nostra frontiera. Nelle carni lacerate sul filo spinato di chi prova ad entrare, nelle vite disperse nel Mediterraneo, nei profughi eritrei che vagano nel Sinai, nei bambini siriani morti di freddo nei campi profughi in Libano. Non possiamo limitarci a raccontare il male del mondo e di cullarci in una dimensione semplicemente etica; si tratta di vivere una tensione quotidiana che ci permette di affrontare il presente con coraggio. Oggi alcuni giornali rilanciano il pericolo di un’infiltrazione da parte dei terroristi dell'ISIS, penetrati in Libia nel caos generato dalla guerra, che sfrutterebbero il canale dell'immigrazione per raggiungere e attaccare il nostro paese. Non sappiamo da dove arrivino queste notizie, da quali fonti e quanto autorevoli; quel che sappiamo però, è che lanciare allarmi generici e ingiustificati, nel clima generale rischia di avere serie ripercussioni sul piano simbolico. Finito l'allarme dell'immigrazione che porta l'Ebola, arriva l'allarme dell'immigrazione che porta il terrorismo. Le persone migranti saranno così nuovamente trasformate e incasellate come pericolose, potenziali minacce per un’Europa che giustificherà azioni illegittime di respingimenti e violazione dei diritti.
NEV - Notizie Evangeliche, Servizio stampa della Federazione delle chiese evangeliche in Italia - via Firenze 38, 00184 Roma, Italia tel. 064825120/06483768, fax 064828728, e-mail: nev@fcei.it, sito web: http://www.fcei.it .


Sabato 31 Gennaio,2015 Ore: 22:43
 
 
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