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www.ildialogo.org Le frontiere mobili del Mar Mediterraneo,di Agenzia NEV del 12/11/2014

 MEDITERRANEAN HOPE: Lo sguardo di Lampedusa
Le frontiere mobili del Mar Mediterraneo

di Agenzia NEV del 12/11/2014

Lampedusa, Agrigento (NEV), 12 novembre 2014 - Frontiere esterne e frontiere interne, barriere e procedure burocratiche che i migranti si portano addosso, ma non solo questo, anche nuove proposte e metodi di ricerca sul campo per analizzare e comprendere a fondo un fenomeno che cambia continuamente. Questo è il percorso che Fulvio Vassallo sta sviluppando da anni e che ha preso forma nel convegno internazionale dal titolo “Le frontiere mobili del Mediterraneo” tenutosi nei giorni scorsi a Palermo. Vassallo introducendo i lavori ha ricordato come cambiano le frontiere, attraverso procedure, linguaggi, dispositivi giuridici e burocratici che si modificano in continuazione a seconda delle diverse fasi politiche, che investono i paesi del Mediterraneo.
Il professore Alessandro Dal Lago invece si è concentrato sul rapporto tra migrazioni contemporanee e la guerra. “Nel 2005 - ha detto Dal Lago - assistevamo ad un'epoca in cui i conflitti armati erano già diffusi, ma non erano ancora emersi come questione principale. Il tema migratorio veniva collegato ai grandi fenomeni sociali ed economici, non all’aspetto della guerra”. Partendo dalla questione della guerra nella sponda sud del Mediterraneo Anas El Gonati, del Sadeq Institute di Tripoli, ha analizzato le varie rotte dei migranti partendo proprio dalla questione libica, raccontando di come le recenti elezioni stiano determinando una nuova fase molto conflittuale nel paese. “Negli ultimi mesi in Libia - racconta il giovane ricercatore - per la prima volta è caduto il velo che nascondeva la situazione nel paese e oggi ci troviamo di fronte ad una serie di contraddizioni”. El Gonati ha ricostruito in termini storici ed economici la vicenda libica partendo dall'insediamento di Gheddafi fino ai giorni nostri, descrivendo come i processi politici avviati in quel periodo abbiano mutato antropologicamente il paese, il suo apparato statale e comunicativo, contribuendo all'attuale fase di caos ora padroneggiata dalle tribù.
A ricostruire invece i passaggi della catena del traffico umano che contraddistingue oggi la Libia è stata Nancy Porsia. La giovane giornalista, che si trova al confine tra Tunisia e Libia, ha mostrato un quadro generale rispetto all'industria del traffico umano in Libia e di come questa industria si adatti al contesto socio politico e militare in continuo cambiamento nel paese. Molto interessante è stata la spiegazione della giornalista sulle motivazioni per cui nel 2014 la Libia è diventata un veicolo per i trafficanti. “In molti hanno puntato il dito contro Mare Nostrum come elemento attrattivo, esso però non è l'unico fattore. E' vero che con il minimo dello sforzo i trafficanti garantivano il passaggio in Europa preoccupandosi di gestire una breve tratta di mare. Ma l'elemento principale invece è considerare l'anarchia in Libia, che diventa opportunità d'ingresso e di passaggio. La rotta da Sud è più facile, acque più basse e meno pericolose”. Porsia ha raccontato poi di come lo stato di anarchia in Libia stia permettendo a trafficanti non professionisti di improvvisarsi professionisti promettendo viaggi low cost.
Ha concentrato invece il suo intervento sulla questione delle categorie tra il “noi” e il “loro” la professoressa Clelia Bartoli: “normalmente la ridefinizione del confine avviene attraverso le guerre. È possibile - si è chiesta - ripensare queste categorie in modo non belligerante avendo una visione più utile rispetto al chi rientra nel noi?”. Prima di ogni lotta di classe, riprendendo Bourdieu, la Bartoli ha affermato che “c'è una lotta di classificazione. Per questo è necessario costruire una rete transnazionale che comunichi. Questo rende possibile un’autonomia di circolazione che ridefinisce il noi attraverso un processo di libertà. Molto interessanti infine le relazioni della professoressa Sciurba e del professor Santoro che hanno approfondito il tema delle nuove contraddizioni aperte dal diritto soggettivo dei rifugiati e richiedenti asilo e le riflessioni del professor Paolo Cuttitta sulla relazione tra il tema dell'accoglienza e del controllo nelle frontiere mobili nel tempo di Mare Nostrum.
Questi sono alcuni degli interventi interessanti e approfonditi che hanno caratterizzato il convegno tenutosi all'Università di Palermo. Risulta evidente quanto il fenomeno migratorio sia complesso, quanti fattori lo compongano e vi interagiscono, ampliando la prospettiva di analisi e comprensione molto di più di quanto si riesca a fare tramite l’informazione resa dai media nazionali.
(Materiali del Convegno disponibili su: http://mediterraneanhope.wordpress.com/2014/11/12/le-frontiere-mobili-del-mediterraneo/)


Venerdì 14 Novembre,2014 Ore: 18:24
 
 
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