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www.ildialogo.org SORPRESA: IN ITALIA, L’IMMIGRAZIONE FRENA. PUBBLICATO IL DOSSIER STATISTICO 2013,da Adista Notizie n. 42 del 30/11/2013

SORPRESA: IN ITALIA, L’IMMIGRAZIONE FRENA. PUBBLICATO IL DOSSIER STATISTICO 2013

da Adista Notizie n. 42 del 30/11/2013

37402. ROMA-ADISTA. Presentato a Roma, lo scorso 13 novembre, il Dossier Statistico Immigrazione 2013 dal titolo Dalle discriminazioni ai diritti. Questa volta, a mettere il cappello sull’annuale lavoro della cooperativa Centro Studi e Ricerche Idos non è più un organismo della Chiesa cattolica (Caritas italiana e Fondazione Migrantes), ma l’Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali (Unar).
Secondo i dati raccolti per il 2012 in Italia, la presenza straniera regolarmente registrata sembra attestarsi su cifre che superano i 5 milioni di immigrati, considerando anche i ricongiungimenti familiari e i figli nati in Italia. Il rapporto parla di un aumento costante dei flussi migratori verso l’Italia – l’immigrazione è ormai considerata un dato strutturale e irreversibile della società italiana – che però registra una leggera flessione dovuta principalmente alla crisi economica, che ha ridotto notevolmente la quota di cittadini non comunitari che arrivano in Italia per motivi di lavoro. Ulteriore indicatore della crisi occupazionale, l’aumento dei cosiddetti flussi di ritorno, di quei permessi di soggiorno, cioè, scaduti e non più rinnovati a causa della perdita del lavoro (180mila nel 2012).
Anche per quest’anno i flussi coinvolgono principalmente cittadini comunitari – oltre la metà sul totale e, tra questi, un milione di rumeni, prima comunità straniera presente sul territorio nazionale – seguiti a distanza da quelli africani (22,2%) e asiatici (19,4). Come destinazione, i migranti prediligono ancora il Nord del Paese (61,8%) e le grandi città (il 16,9% solo a Roma, Milano e relative province).
La crisi morde anche i cittadini stranieri: aumentano i disoccupati e poi, tra gli occupati, prevalgono ancora attività di basso profilo professionale e retributivo. Tra di loro, inoltre, sono molte le famiglie monoreddito. In apparente controtendenza con questi dati, quello relativo al “mondo delle imprese”: nonostante gli ostacoli che incontrano gli imprenditori quando intendono avviare una propria attività (soprattutto relativamente all’erogazione dei prestiti bancari e agli aumenti dei tassi di interesse), le imprese straniere aumentano del 5,4% annuo e «producono un valore aggiunto stimato in 7 miliardi di euro».
Cruciale poi il dato relativo ai costi/benefici per le casse pubbliche. Il rapporto, ancora una volta, smonta quelle teorie per le quali gli immigrati costerebbero troppo allo Stato: nel rapporto tra emolumenti versati e quantitativo di spesa pubblica loro dedicata, gli immigrati lascerebbero alle casse dello Stato quasi 1 miliardo e mezzo di euro. A guardare oltre i pregiudizi, è invece vero «che l’Italia sostiene spese di rilevante portata, più che per le politiche di integrazione, per interventi di contrasto all’irregolarità o di gestione dei flussi, in un’ottica emergenziale» (tra questi, è eclatante il caso del miliardo di euro spesi tra il 2005 e il 2011 per i Cie).

Una vita complicata. Immeritata
Tra le novità di questo 2013, appunto, «il cambio di committente», presentato dallo stesso Franco Pittau (storico coordinatore del Centro Studi e Ricerche Idos) come il conseguimento delle indicazioni di don Luigi Di Liegro, che avrebbe profetizzato una maggiore presenza pubblica su questi temi.
Quarant’anni di flussi migratori, afferma Pittau, «non si sono rivelati sufficienti per creare una mentalità condivisa e pervenire a quel minimo comune denominatore, che in altri Paesi costituisce la base ispiratrice delle decisioni a livello legislativo, politico, culturale e sociale nei confronti degli immigrati». «Il motto “Dalle discriminazioni ai diritti” – ha spiegato Pittau – sottolinea la direzione da seguire, non perché costretti dal diritto comunitario e dalle sentenze dei giudici, ma perché spinti dalla consapevolezza che ciò risponde all’interesse di un Paese coeso, che non può lasciare ai margini una quota di popolazione così importante».
Si legge tra l’altro nel Dossier che «i migranti sono portatori di differenze che non raramente suscitano resistenze o aperta opposizione». E il rapporto, dati alla mano, conferma come per loro la vita sia ben più complicata rispetto agli italiani: la difficoltà ad ottenere un mutuo o un affitto; l’aumentata probabilità di essere assunti in nero e di essere inquadrati ai livelli più bassi, con maggiore esposizione a schiavitù e incidenti sul lavoro; le complicazioni burocratiche per iscrivere i figli a scuola, i tagli per l’inserimento linguistico dei bambini, la maggiore dispersione scolastica; l’atteggiamento discriminatorio di molte istituzioni con l’esclusione degli stranieri da tutta una serie di benefici del welfare (come il bonus bebè, i contributi per l’affitto, l’assegno per le famiglie numerose, l’accesso al servizio civile). In particolare, il Dossier punta il dito su alcuni aspetti che mantengono alto il livello di discriminazione nel nostro Paese: un linguaggio stigmatizzante, le difficoltà per l’ottenimento della cittadinanza, il calo delle risorse messe a disposizione per l’integrazione a fronte dell’aumento per il contenimento e la repressione del fenomeno migratorio.
«La cultura dell’accoglienza e la capacità di adattamento hanno dovuto, per lungo tempo, supplire la mancanza di politiche pubbliche organiche sull’immigrazione e l’integrazione», ha scritto anche la ministra per l’Integrazione Cécile Kyenge nella prefazione al volume. «La carenza di una governance del fenomeno migratorio ha prodotto, da una parte, marginalità e sofferenza di una larga fetta della popolazione di origine straniera, dall’altra, lo spaesamento degli autoctoni davanti alle sempre più evidenti trasformazioni demografiche». Come primo passo, la ministra propone la riforma della normativa sulla cittadinanza per i nati in Italia: «Questi ragazzi si sentono “uguali” ai loro coetanei “italiani”. Come loro sono nati sul posto, condividono esperienze e conoscenze, studiano ed escono insieme». (giampaolo petrucci)
Articolo tratto da
ADISTA
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Martedì 26 Novembre,2013 Ore: 21:25
 
 
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