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www.ildialogo.org Linarello: «Sottrarre i migranti al controllo malavitoso»,di Luca Kocci

Linarello: «Sottrarre i migranti al controllo malavitoso»

di Luca Kocci

La Calabria che resiste e che si oppone al dominio mafioso è sotto il tiro dei clan.

Nella notte di Natale era toccato alla comunità Progetto Sud di don Giacomo Panizza a Lamezia Terme (Cz) subire un attentato intimidatorio: una bomba, che fortunatamente ha provocato solo lievi danni al portone di entrata, è stata fatta esplodere davanti all’ingresso di un centro per minori stranieri non accompagnati che ha sede in un edificio confiscato ad una delle famiglie egemoni della ‘ndrangheta lametina (v. Adista n. 1/12).

Il giorno di Capodanno – di nuovo una data simbolica, probabilmente scelta non a caso – ad essere vittima di un attentato è stata una cooperativa del Goel, il consorzio sociale nato per iniziativa dell’ex vescovo di Locri, mons. Giancarlo Bregantini, dieci anni fa e che oggi conta 14 imprese sociali attive nei settori più disparati: accoglienza, servizi socio-sanitari, agricoltura, abbigliamento, turismo responsabile. Un attacco anomalo quello che ha distrutto il locale che avrebbe dovuto ospitare – e che ospiterà comunque, forse solo con qualche settimana di ritardo rispetto alla tabella di marcia, perché la determinazione ad andare avanti è rimasta intatta – un ristorante multietnico a Caulonia (Rc) gestito dai rifugiati politici inseriti in uno dei numerosi progetti di accoglienza del Goel. «All’interno del locale distrutto non sono state trovate tracce di fiamme, quindi le ipotesi sono due: o hanno messo tutto a soqquadro simulando un’esplosione, oppure, ed è l’ipotesi più probabile, è stato utilizzato un ordigno sofisticato che non lascia tracce. E questa seconda eventualità ci preoccupa maggiormente perché significherebbe che ci troviamo di fronte a professionisti e non a ‘ndranghetisti di bassa manovalanza», spiega ad Adista Vincenzo Linarello, presidente del consorzio Goel, che gestisce diversi progetti di accoglienza per i rifugiati politici e per i minori non accompagnati. «Siccome non vogliamo limitarci alle azioni di accoglienza, integrazione, insegnamento della lingua italiana – dice ancora Linarello – ma abbiamo intenzione di dimostrare che gli immigrati possono costituire una risorsa anche dal punto di vista economico, abbiamo pensato di aprire un ristorante multietnico, inizialmente gestito all’interno delle attività degli stessi progetti di accoglienza, poi in grado di camminare da solo e di essere economicamente sostenibile. Nelle nostre intenzioni l’avremmo dovuto inaugurare fra febbraio e marzo, e credo che riusciremo a mantenere questa scadenza, anche perché non vogliamo cedere a nessuna intimidazione».

«Non sono noti i moventi di questo gesto assurdo e vigliacco, ma indipendentemente da quali siano stati gli intenti, il consorzio Goel si sente ancor di più motivato a continuare nel proprio percorso di legalità, giustizia sociale e sviluppo sostenibile», si legge in una nota del Goel, subito dopo l’attentato: «Proseguirà con forza le attività di accoglienza degli immigrati per sottrarli al controllo della malavita e guadagnarli all'integrazione e allo sviluppo, diffonderà nelle regioni settentrionali le iniziative di contrasto all'infiltrazione criminale che da alcuni anni vengono portate avanti, persisterà a ignorare e disprezzare le regole non scritte che la ‘ndrangheta impone a livello sociale ed economico».

Ad essere colpite, a Capodanno come a Natale, sono state strutture che lavorano con gli immigrati. Ma Linarello non crede ad un’unica regia: «La tentazione di collegare i due fatti c’è, ma il “federalismo” della ‘ndrangheta, per cui ogni clan è “padrone a casa propria”, ci porta ad escluderlo, perché ci sarebbe dovuto essere un coordinamento fra gruppi di diversi territori, Lamezia e la Locride, che solitamente non si verifica». Così come, in entrambi i casi, si è trattato di strutture cattoliche, ma non c’è l’intenzione di colpire la Chiesa in quanto tale: «Il fatto è che in questo momento storico diverse personalità ed associazioni ecclesiali sono in prima linea, quindi sono loro ad essere il bersaglio della ‘ndrangheta. Ma non perché si vuole attaccare la Chiesa – aggiunge il presidente del Goel – solo perché sono fra i pochi, nella società civile, a resistere e a contrastare il potere mafioso. Nel nostro caso, i motivi per cui possiamo dare fastidio alla ‘ndrangheta sono numerosi: molti minori stranieri non accompagnati inseriti nei nostri progetti si rifiutano poi di pagare il debito alle organizzazioni criminali che li hanno portati qui; il nostro consorzio Goel Bio paga le arance ai produttori 40 centesimi al kg, un prezzo equo per tentare di rompere l’egemonia mafiosa nelle campagne che si fonda anche sullo sfruttamento dei lavoratori stranieri, come si è visto a Rosarno; lo scorso novembre, a Reggio Emilia, è stato sottoscritto il patto dell’Alleanza reggiana per una società senza mafie, che vede la partecipazione di istituzioni, categorie sociali ed economiche, mondo cooperativo, sindacati, ordini professionali, associazioni di cittadini, realtà giovanili e del mondo cattolico per contrastare le infiltrazioni della ‘ndrangheta anche fuori della Calabria; e la nostra collaborazione con diverse Camere di commercio del nord Italia, che iniziano a non rilasciare più i certificati antimafia alle ditte sospette, sta iniziando a dare risultati. Insomma i motivi per attaccarci potrebbero essere tanti, ma rispetto all’episodio di Caulonia, preferiamo ancora aspettare per vederci chiaro».

Articolo tratto da
ADISTA
La redazione di ADISTA si trova in via Acciaioli n.7 - 00186 Roma Telefono +39 06 686.86.92 +39 06 688.019.24 Fax +39 06 686.58.98 E-mail info@adista.it Sito www.adista.it



Martedì 24 Gennaio,2012 Ore: 19:58
 
 
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