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A roma la Giunta Alemanno impegnata nella caccia ai rom

La protesta della Comunità di S. Egidio. I rom sgombrati occupano la Basilica di S. Paolo


E' in atto l'ennesino sgombro di campi Rom  che in questi giorni si susseguono con ritmo incalzante. Questa volta tocca al campo di via dei Cluniacensi in zona Casal Bruciato. Chi può vi accorra perché la presenza di cittadini serve per testimoniare quanto sta accadendo e può indurre le forze dell'ordine a comportamenti meno duri.
Sono ormai centinaia i Rom rimasti negli ultimi giorni senza alcun ricovero,  e costretti a dormire all'aperto, continuamente scacciati dalle forze dell'ordine.
Alemanno alla Comunità di S. Egidio che ha protestato con un proprio comunicato ha risposto: "siete fuori dalla realtà" . Se la realtà è questo meglio starne fuori, davvero!
Gli sgombrati del campo di via Cluniacensi si stanno dirigendo verso la basilica di s. Paolo per congiungersi con gli sgombrati dell'ex Miralanza che stanno dormendo all'aperto da alcuni giorni. C'è bisogno di solidarietà.
I Rom "sgombrati"  sono entrati garbatamente nella Basilica di S.Paolo dicendo: "Questa è la casa di Dio, la casa di tutti, quindi anche nostra" e l'hanno occupata. Ogni tanto qualcuno si raccogglie in preghiera fidando nell'aiuto di Dio. Sappiamo tutti/e che Dio non opera direttamente, ma si serve degli uomini e delle donne per aiutare chi è nel bisogno. Perciò diamoci da fare. C'è bisogno di andarci per recare loro una parola di conforto e di amicizia e "monitorare" quel che succederà.
Di seguito un articolo del Corriere della sera sulla posizione della Comunità di S. Egidio.

E ALLA STAZIONE TERMINI vivono CENTO TUNISINI IN ATTESA DI PARTIRE PER VENTIMIGLIA

Scontro S.Egidio-Alemanno:
"Su rom sbagli". "Siete fuori da realtà"

Il «disappunto» della Comunità per le scelte del Campidoglio: «Nomadi via senza alternativa, in 600 dispersi per la città». La replica: andiamo avanti

ROMA - Dopo la partenza dei profughi tunisini fermi da giorni alla stazione Termini in attesa di trovare i soldi per partire verso il Nord Italia, il Campidoglio continua a procedere con lo sgombero e la chiusura di campi nomadi, ormai una settantina gli interventi dall'inizio di aprile. E Sant'Egidio accusa: politiche sbagliate, gli sgomberi sono una follia e hanno messo per strada - senza un rifugio - almeno 600 nomadi tra cui molti bambini.
 

«SPETTACOLO INDEGNO» - Polemiche tra il presidente dell' XI Municipio Andrea Catarci e il Campidoglio: «Una quarantina di senza fissa dimora, compresi una quindicina di minori, hanno cercato rifugio martedì nell’area di Lungotevere Dante - accusa Catarci -. Si tratta di una parte di quelle persone che nei giorni scorsi erano state allontanate dalla Giunta Alemanno da Lungotevere San Paolo, dall’ex Mira Lanza e da altri luoghi limitrofi, con i soliti inutili, costosi e disumani sgomberi di insediamenti di fortuna, buoni solo a gettare fumo negli occhi della cittadinanza. E’ uno spettacolo indegno».

DISAPPUNTO PER LE SCELTE DEL COMUNE - Interviene sul tema dell'immigrazione, duramente, anche la Comunità di Sant'Egidio: «Nel cuore della Settimana Santa che precede la Pasqua, alla vigilia della beatificazione di Giovanni Paolo II, la Comunità di Sant’Egidio esprime stupore, preoccupazione e disappunto per le recenti scelte dell’Amministrazione di Roma Capitale nei confronti dei Rom e dei profughi giunti in questi giorni dal Nord Africa», si legge in una nota.

MANCANZA DI UMANITA' - La Comunità attacca Alemanno e il Campidoglio: «Non si intravede una “politica” e di certo una “politica di accoglienza e umanità” all’altezza del ruolo di Roma e delle sue responsabilità nazionali e internazionali». E ricorda come molti Rom siano stati «sgomberati nelle ultime settimane e in questi giorni senza alternative (se non la proposta di dividere le famiglie) e sugli immigrati ci si è affrettati in più occasioni, non solo a mezzo stampa, ma nelle riunioni operative, a puntualizzare che “a Roma non devono venire”».

CRISTIANI PER UNA ROMA DIVERSA - «Come cristiani e come cittadini crediamo che questo non possa essere il volto di Roma - insiste Sant'Egidio () - . E’ un segnale grave, di assenza di idee, di incapacità di visione, di errato messaggio inviato alla cittadinanza, che incoraggia chiusura e durezza immotivate. Mentre ad inizio aprile la Commissione Europea varava un documento per l’inclusione dei Rom, in concomitanza con la Giornata Internazionale dei Rom, sono iniziati a Roma sgomberi quotidiani e ripetuti di famiglie Rom che vivevano in “insediamenti spontanei”».

 

INFORMARE L'OPINIONE PUBBLICA - Secondo la Comunità di Trastevere, «si è iniziato da piccoli insediamenti, ma negli ultimi giorni vi è stata un’escalation, sconosciuta all’opinione pubblica, ma non ai rom e alla Comunità di Sant’Egidio, che ha riguardato insediamenti più grandi: da Lungotevere S. Paolo a Via Severini, all’ex Mira Lanza. Mercoledì 20, è stato sgomberato un campo con 270 persone a via del Flauto».

MANCANO I NUOVI CAMPI - E Sant'Egidio non manca di sottolineare come «all’indomani della morte dei 4 bambini bruciati sull’Appia, l’amministrazione Alemanno avesse «annunciato che si sarebbero chiusi i “campi abusivi fatti di baracche”, ma trasferendo contestualmente gli abitanti in luoghi di accoglienza idonei e degni: si è parlato prima di tendopoli e caserme, poi del Centro Assistenza Rifugiati, il CARA di Castelnuovo di Porto. Non certo soluzioni definitive, ma un modo di garantire sicurezza almeno nel breve periodo».
Invece, «contrariamente a quanto annunciato, alle famiglie sgomberate non è stato proposto il trasferimento in una struttura, ma soltanto la possibilità di dividersi: donne e bambini al CARA, uomini in strada. E’ una proposta già fatta in passato e di cui già si conosce l’esito: nessuna famiglia vuole dividersi (si ricorda che le famiglie Rom sono formate da persone, madri, padri, bambini, e che a nessun cittadino non-Rom, verrebbe mai proposta la divisione dei nuclei familiari come politica della sicurezza e dell’integrazione)».

NON DIVIDERE LE FAMIGLIE - «Come è ovvio, ma non ai programmatori e responsabili delle politiche sociali nella nostra città – e purtroppo anche in altre parti d’Italia - nessuno accetta soluzioni che disperdono i nuclei familiari. Il rifiuto ha per conseguenza la dispersione - ribadisce Sant'Egidio - degli interi nuclei familiari sul territorio cittadino, in condizioni ancora più precarie e insicure. E con l’interruzione del percorso di integrazione sociale e scolastica. Il risultato è che oggi più di 600 persone vagano già per la città senza un luogo dove dormire: tra loro molti bambini».

FERMARE GLI SGOMBERI - La Comunità di Sant’Egidio chiede «di interrompere gli sgomberi di Rom dai campi informali se non si è in grado di offrire un’alternativa dignitosa e vivibile all’intero nucleo familiare; di interrompere qualunque intervento sociale o di “inclusione sociale” che ritiene normale dividere i nuclei familiari, con pregiudizio dei processi educativi, formativi e di ordine pubblico». E impegna il Comune di Roma a «gestire l’attuale situazione degli immigrati nordafricani tenendo conto del contesto nazionale ed internazionale, ricordando che si tratta di profughi con regolare permesso di soggiorno».

«TUNNEL DELL'EMERGENZA PERENNE» - Roma va dotata, scrivono i rappresentanti della Comunità che nella capitale assiste poveri, diseredati e senzatetto, «di Centri transitori di accoglienza con un’azione di orientamento e mediazione che permetterà poi di inviare i profughi in altre località in modo appropriato e in maniera mirata, nei tempi necessari a costruire percorsi intelligenti e non casuali». Questo perchè la Capitale «ha risorse umane, economiche, spirituali e culturali per rispondere a una fase – anche promettente – di cambiamento del mondo, senza rifugiarsi nel tunnel dell’emergenza perenne e nella logica spaventata della “città chiusa” o di chi dice che “la barca è piena”».
Conclude Sant'Egidio: «Auspichiamo con urgenza un ripensamento e un cambio di direzione perché Roma sia all’altezza della propria storia, del proprio nome e della tradizione di accoglienza e universalità per cui è nota ed amata nel mondo».

LA REPLICA DI ALEMANNO - «Mi dispiace, ma noi dobbiamo andare avanti. Comprendo le motivazioni umane e la sensibilità della Comunità di Sant'Egidio, ma ritengo lontane dalla realtà le loro valutazioni sulla nostra azione nei confronti degli immigrati e dei nomadi presenti a Roma». Così con un lungo comunicato, il sindaco di Roma Gianni Alemanno risponde alle critiche di Sant'Egidio. Spiega che «la nostra azione è ispirata a un percorso realistico sostenibile e di buon senso per realizzare solidarietà e integrazione nel rispetto della legalità. Questa è l'unica politica in grado di evitare il completo collasso del sistema di assistenza sociale a Roma e il nuovo diffondersi di sentimenti di intolleranza e di discriminazione nei confronti di nomadi e immigrati. Siamo disponibili a confrontarci su queste scelte con la Comunità di Sant'Egidio e con chiunque altro non le condivida».

I NUMERI DELL'EMERGENZA - Alemanno sottolinea che «i richiedenti asilo e i rifugiati politici a Roma, già prima dell'emergenza nord africana, erano più di 8.000 a fronte di una capacità di accoglienza massima di 1.600 posti. Il numero di nomadi, oltre ai 3.400 abitanti all'interno dei campi autorizzati, assomma anche 1.600 abitanti in campi tollerati e 2.500 (insieme con immigrati comunitari) in campi abusivi. Il sindaco parla anche del Piano Nomadi che «prevede un allargamento dell'accoglienza a 6.000 persone in campi autorizzati. Per il sindaco, «in questo contesto è impensabile adottare il principio secondo cui 'chiunque arriva con qualsiasi mezzo nella nostra città ha comunque diritto ad avere non solo assistenza ma anche alloggio'. Questo non solo per i numeri già presenti in città, ma soprattutto in conseguenza dei forti flussi migratori indotti dalla crisi economica nell'est europeo e dalla crisi politica nel nord africa. Per quanto riguarda gli immigrati nord africani, la nostra Amministrazione non si vuole sottrarre al proprio compito in quest'opera umanitaria ma chiede con fermezza che il peso dell'accoglienza sia ripartito equamente tra tutte quelle regioni, in particolare del nord Italia, che fino ad ora non hanno accolto quasi nessuno». Alemanno segnala che «i campi abusivi e le baraccopoli a Roma rappresentano un'emergenza che non può più essere ignorata. I quattro bambini morti nella capanna costruita con materiale altamente infiammabile a Tor Fiscale, rappresentano la prova di quanto possano essere pericolosi questi accampamenti. Dopo vari tentativi l'unica proposta accettabile è stata offerta dall'utilizzo del Cara di Castelnuovo di Porto. Scelta che ha generato proteste da parte dei sindaci e delle popolazioni della zona, che hanno indotto il Prefetto a limitare l'uso del Centro a donne, bambini e soggetti fragili». Infine, per quanto riguarda i nuclei familiari divisi, «voglio ricordare - conclude Alemanno - che anche negli Ostelli e nei centri accoglienza della Caritas avviene lo stesso per motivi logistico-organizzativi e non certo ideologici».

 



Sabato 23 Aprile,2011 Ore: 18:56
 
 
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