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ISSN 2420-997X

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Visita del Consiglio Comunale al CIE di Torino
Meglio il carcere

Comunicato stampa
CIE. Meglio il carcere. 
Nella visita di questa mattina al CIE di corso Brunelleschi abbiamo verificato che le condizioni di trattenimento degli immigrati in attesa di identificazione e/o di espulsione sono peggiori di quelle del carcere anche solo per l'assenza evidente della professionalità dei tanti operatori pubblici e privati che nella casa circondariale Lorusso e Cotugno operano da anni.
Desideriamo segnalare in particolare che il modello di gestione affidato alla Croce Rossa Militare, vincitrice di gara anche per il raddoppio del Centro (da 90 a 180 posti) che sarà operativo da settembre (tre milioni di euro in tre anni), appare quella tipica della "multiutility SPA", che gestisce tutti i servizi, dalla accoglienza e refezione, alla assistenza legale, sanitaria, psicologica. In altri termini non è autorizzata la presenza nel Centro di alcun altro soggetto che abbia titolarità per occuparsi di aspetti specifici.
Come consiglieri comunali riteniamo che l’assistenza e la tutela legale dovrebbero essere potenziate con l’ausilio di associazioni competenti, come accade a Bologna, e siamo sempre più convinti della nostra richiesta al Prefetto perché la Garante per i diritti dei detenuti (figura nominata dal Consiglio comunale che opera nel carcere) abbia la possibilità di entrare e operare nel CIE.
Visto l’enorme dispendio di risorse (13 milioni di euro) per la costruzione dei tre nuovi moduli con strutture a un piano per ospitare altre 90 persone (ogni modulo, circondato da rete metallica di circa 20 metri, comprende una struttura con le camere e una struttura per la refezione), ci chiediamo quanto è costato ai contribuenti ogni metro quadro di questa colata di cemento e ferro dove i segni umani (scarpe, abiti stesi) appaiono miseri e squallidi frammenti di nuda vita in gabbia.
Riteniamo che queste risorse, invece di essere spese per contenere un centinaio di persone, avrebbero dovuto essere usate per progetti di accoglienza e integrazione e consideriamo del tutto inadeguato questo sistema di detenzione ai fini dell’identificazione.
Maria Teresa Silvestrini, Gruppo Comunale Prc Torino
Marco Grimaldi, Gruppo Comunale Sinistra Democratica Torino
 

CittAgorà
Periodico del Consiglio Comunale di Torino
Un posto al sole. Il caldo condiziona la vita al Cie
29-06-2010
Nel Cie di corso Brunelleschi afa e cemento condizionano la vita
consiglieri con ospiti della struttura
Il caldo e il cibo. Sono questi i principali fattori di disagio che ospiti del Centro di identificazione ed espulsione (Cie) di corso Brunelleschi hanno lamentato ai consiglieri comunali, divisi da alte grate metalliche, in visita nei giorni scorsi alla struttura. Sono per di più extracomunitari, nel 2009 in prevalenza originari del Marocco, ma anche Nigeriani, Senegalesi e Albanesi.
una via interna

Al momento vi sono 55 uomini (39 con reati penali) e 20 donne (7 con reati). Gli altri sono ex carcerati e prostitute. Qualcuno ha commesso il reato di immigrazione clandestina (per il quale non è previsto il carcere) ma, fra questi, nessuno è giunto al Centro dalla Questura di Torino.
un ospitePer tutti è prevista una presenza massima di 180 giorni per l’identificazione e la successiva espulsione: il 50% viene accompagnato alla frontiera, mentre per chi non è identificato, scatta l’espulsione con il foglio di via del questore.
Ad accogliere la delegazione dei consiglieri, guidata dal presidente del Consiglio comunale Beppe Castronovo e dal vice presidente Ferdinando Ventriglia, la vice prefetto Marita Bevilacqua e il direttore del Centro, il colonnello della Croce Rossa Antonio Baldacci, con i responsabili dell’ufficio immigrazione, che hanno illustrato il funzionamento del Cie.
Al momento, il centro di corso Brunelleschi può ospitare fino a 90 persone. Da settembre la sua capienza sarà raddoppiata. La gestione (3 milioni di euro in tre anni) sarà ancora a carico della Croce Rossa, vincitrice della gara d’appalto che gestirà tutti i servizi: dalla fornitura dei pasti, alla lavanderia, dalla manutenzione alla sostituzione di arredi, fino alla consulenza legale per i detenuti e alle cure sanitarie.
Agli ospiti del Centro viene consegnato, al momento dell’ingresso, un regolamento, tradotto in 11 lingue, relativo alla permanenza, con i diritti garantiti e i doveri previsti.
A questo proposito, la garante dei detenuti, Maria Pia Brunato, presente con la delegazione, ha sottolineato la necessità di poter avere presto accesso a colloqui con le persone presenti nel Cie, come avviene nelle carceri e in altre città.

Nelle foto: In alto: I consiglieri comunali ascoltano i disagi degli ospiti della struttura. Al centro: Una via interna, tra barriere metalliche. In basso: Stanchezza e tensione di un ospite del centro
F.D'A.


Mercoledì 30 Giugno,2010 Ore: 16:07
 
 
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