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www.ildialogo.org Il permesso a punti varato dal Governo crea cittadini di serie A e B,di Agenzia NEV del 26/05/2010

Immigrazione
Il permesso a punti varato dal Governo crea cittadini di serie A e B

di Agenzia NEV del 26/05/2010

Forti perplessitą di Franca Di Lecce del Servizio rifugiati e migranti della FCEI


Roma (NEV), 26 maggio 2010 - “Questo 'accordo di integrazione' conferma pienamente la volontà di subordinare l'intera esistenza dei migranti a un permesso di soggiorno che sarà sempre più difficile da ottenere e così facile da perdere: un vero e proprio percorso a ostacoli per i migranti che diventano sorvegliati speciali sempre sull'orlo di essere denunciati o espulsi dal territorio”. E' l'amara constatazione di Franca Di Lecce, direttore del Servizio rifugiati e migranti (SRM) della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI), sul provvedimento varato la scorsa settimana dal Governo che introdurrà il cosiddetto “permesso a punti”. Saranno obbligati a firmare l'accordo di integrazione gli immigrati tra i 16 e i 65 anni che entreranno in Italia e che vorranno un permesso di soggiorno superiore a un anno. In due anni dovranno aver raggiunto 30 crediti, attraverso – tra le altre cose - la conoscenza della lingua italiana e della cultura civica, il conseguimento di titoli di studio, la scelta del medico di base, l'affitto o l'acquisizione di una abitazione, tutti crediti che potranno anche essere decurtati se si commettono reati che comportano la pena dell'arresto di almeno tre mesi o multe superiori a 10mila euro. Chi perde tutti i punti, viene espulso.
L'immigrato deve, inoltre, aderire alla Carta dei valori della cittadinanza e dell'integrazione del 2007. “Come SRM avevamo espresso forti perplessità su quella Carta, perché implica che gli immigrati non siano in grado di comprendere le norme della nostra Costituzione e per questo hanno bisogno di una costituzione in formato ridotto”, afferma Franca Di Lecce interrogandosi sulla necessità di avere una Carta ad hoc per le minoranze etniche, culturali e religiose che vivono in Italia. “Quella Carta – prosegue Di Lecce -, che ora compare nel primo articolo dell'accordo di integrazione, è in realtà un atto di discriminazione e non di integrazione, e rischia, di fatto, di creare cittadini di serie A e altri di serie B. L'integrazione non si costruisce dall'alto stabilendo criteri astratti e giocando sulla paura, essa è un processo armonico che coinvolge l'intera collettività, dove tutti i cittadini hanno accesso ai diritti perché possano dare il loro pieno contributo alla società, nel rispetto della Costituzione della Repubblica che rimane il quadro normativo fondamentale sul quale si basa la coesione sociale”.


Sabato 29 Maggio,2010 Ore: 18:16
 
 
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