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Documentazione
L’Italia sono anch’io

Campagna per i diritti di cittadinanza e il diritto di voto per le persone di origine straniera


Depositati in Cassazione i testi delle due leggi di iniziativa popolare. In allegato il testo della proposta di legge e la sua spiegazione


Inizia la raccolta delle firme

Col deposito in Cassazione dei testi delle due leggi di iniziativa popolare sottoscritti dagli esponenti delle organizzazioni che hanno promosso la campagna l’Italia sono anch’io, prende il via la raccolta delle firme necessarie per la consegna delle leggi in Parlamento. Ci sono sei mesi di tempo per raggiungere l’obiettivo richiesto delle 50.000 firme in calce a ciascuna delle due proposte di legge, e i promotori stanno pianificando iniziative in tutta Italia.

A Roma, nei prossimi giorni, verrà allestito un banchetto dove già hanno annunciato la loro presenza esponenti del mondo della cultura, dello spettacolo e della politica che condividono i contenuti della campagna.

Ricordiamo che L’Italia sono anch’io è promossa, nel 150° anniversario dell’unità d’Italia, da 19 organizzazioni della società civile (Acli, Arci, Asgi-Associazione studi giuridici sull’immigrazione, Caritas Italiana, Centro Astalli, Cgil, Cnca-Coordinamento nazionale delle comunità d’accoglienza, Comitato 1° Marzo, Coordinamento nazionale degli enti locali per la pace e i diritti umani, Emmaus Italia, Fcei – Federazione Chiese Evangeliche In Italia, Fondazione Migrantes, Libera, Lunaria, Il Razzismo Brutta Storia, Rete G2 - Seconde Generazioni, Sei Ugl, Tavola della Pace, Terra del Fuoco) e dall’editore Carlo Feltrinelli. Presidente del Comitato promotore è il Sindaco di Reggio Emilia, Graziano Delrio.

Scopo della campagna è riportare all’attenzione dell’opinione pubblica e del dibattito politico il tema dei diritti di cittadinanza e la possibilità per chiunque nasca o viva in Italia di partecipare alle scelte della comunità di cui fa parte.

Oggi nel nostro Paese vivono oltre 5 milioni di persone di origine straniera. Molti di loro sono bambini e ragazzi nati o cresciuti qui, che tuttavia solo al compimento del 18° anno di età si vedono riconosciuta la possibilità di ottenere la cittadinanza, iniziando nella maggior parte dei casi un lungo percorso burocratico. Questo genera disuguaglianze e ingiustizie, limita la possibilità di una piena integrazione, disattende il dettato costituzionale che stabilisce l’uguaglianza tra le persone e impegna lo Stato a rimuovere gli ostacoli che ne impediscono il pieno raggiungimento.

I promotori della campagna si propongono di contribuire a rimuovere questi ostacoli, attraverso un’azione di sensibilizzazione e la modifica dell’attuale legislazione che codifica le disuguaglianze. Per questo, la presentazione di due leggi di iniziativa popolare, una di riforma dell’attuale normativa sulla cittadinanza, l’altra sul diritto di voto alle elezioni amministrative.

In allegato una scheda che mette a confronto la legislazione attuale in materia e le modifiche che subirebbe se venissero approvate le due leggi.

Sul sito della campagna (www.litaliasonoanchio.it) sono pubblicati i testi integrali delle due proposte di legge di iniziativa popolare, altri materiali di approfondimento e gli aggiornamenti sulle iniziative .

Roma, 2 settembre 2011



COSA CAMBIA CON LE PROPOSTE DI LEGGE DELLA CAMPAGNA SULLA CITTADINANZA

la cittadinanza come diritto soggettivo e l’introduzione dello jus soli

la partecipazione alla vita della comunità e il diritto di voto

L’articolo 3 della nostra Costituzione stabilisce il principio dell’uguaglianza tra le persone, impegnando la Repubblica a rimuovere gli ostacoli che ne impediscano il pieno raggiungimento. Nei confronti di milioni di persone di origine straniera questo principio è disatteso.

Infatti in base alle leggi in vigore, nonostante le Convenzioni europee si esprimano diversamente, non sono cittadini italiani i nati in Italia da genitori di origine straniera, così come non lo sono i ragazzi e le ragazze che vi crescono da italiani pur se i genitori non hanno la cittadinanza italiana. Inoltre, i lavoratori stranieri regolarmente presenti in Italia da anni, nonostante contribuiscano alla fiscalità generale e allo sviluppo della comunità nella quale hanno scelto di vivere, non hanno la possibilità di partecipare alle elezioni delle amministrazioni che governano quelle comunità. Così in molte città italiane percentuali importanti di cittadini e cittadine sono escluse dal voto amministrativo e regionale rendendo la nostra democrazia “incompleta”.

Le due proposte di legge di iniziativa popolare che sostiene la campagna L’ITALIA SONO ANCH’IO da un lato assegnano allo jus soli, cioè il diritto di essere cittadini del nostro Paese a partire dal luogo nel quale si nasce e non dalla discendenza di sangue, un ruolo di primario rilievo. La cittadinanza viene inoltre a definirsi come diritto soggettivo e legittima aspirazione delle persone a partecipare a pieno titolo alla vita della comunità e della città, dopo un periodo di soggiorno legale sul territorio, e in tempi ragionevoli. Dall’altro, attraverso il riconoscimento del diritto di voto amministrativo per chi risiede per un periodo congruo (5 anni), si elimina una ingiustizia che rischia di minare sempre più il principio del suffragio universale a livello territoriale, impedendo a milioni di persone di partecipare pienamente alla vita della comunità dove vivono.

LA PROPOSTA DI RIFORMA DELLA LEGGE SULLA CITTADINANZA

Il testo fondamentale per la Cittadinanza Italiana è la legge 5 febbraio 1992, n.91 . Il quadro normativo sulla cittadinanza è completato dai due regolamenti di esecuzione della legge, che stabiliscono le norme attuative dei suoi principi generali, i Decreti del Presidente della Repubblica 12 ottobre 1993, n.572 e 18 aprile 1994, n. 362

La legge italiana 91 prevede tre tipi di cittadinanza per chi è di origine straniera: la cittadinanza per nascita, per naturalizzazione, per matrimonio.

La proposta di legge della campagna L’ITALIA SONO ANCH’IO propone sostanziali differenze sia per chi nasce in Italia da genitori stranieri, che per i minori nati altrove e arrivati al seguito dei genitori. Infine si prevedono importanti novità anche per chi intende diventare italiano da adulto, ossia per chi chiede la cosiddetta naturalizzazione.

Viene proposta la competenza dei sindaci nella procedura di attribuzione della cittadinanza, per promuovere un federalismo che conferisca al territorio la responsabilità di verificare i presupposti per la cittadinanza, avvicinando in tal modo le decisioni alle persone e alle comunità coinvolte.

Infine la proposta di legge cerca di definire un rapporto più trasparente tra cittadini e Stato, riducendo al minimo la discrezionalità sulla decisione definitiva che è basata quasi esclusivamente su presupposti definiti e verificabili.

Legge 91/92: per nascita

E’ cittadino per nascita chi è nato da cittadini italiani. Se i genitori stranieri sono diventati cittadini italiani, anche il figlio diventa cittadino italiano. Per lo stesso principio dello jus sanguinis, se il minore è nato in Italia ma i genitori non sono cittadini italiani, il figlio all’Anagrafe viene iscritto come straniero. Può diventare cittadino italiano solo dopo il compimento del 18° anno, se lo richiede e se risulta ininterrottamente residente su suolo Italiano senza cancellazioni dall’anagrafe dalla residenza di 6 mesi e se, all'atto dell'acquisto, è residente e fa parte del nucleo famigliare di origine.

Se non presenta questa richiesta entro l’anno previsto, può chiedere la naturalizzazione con il requisito di 3 anni di residenza legale e ininterrotta.

La proposta:

chi nasce in Italia da almeno un genitore legalmente presente da un anno è Italiano

La proposta di legge della campagna L’ITALIA SONO ANCH’IO riguardo i nativi introduce lo ius soli: sono cittadini italiani i nati in Italia che abbiano almeno un genitore legalmente soggiornante, il quale ne faccia richiesta. In secondo luogo prevede che siano Italiani i nati da genitori nati in Italia, a prescindere dalla condizione giuridica di quest’ultimi: un principio che va a risolvere situazioni paradossali di bambini che nascono da adulti nati in Italia e non italiani e riproducono una condizione di limbo ingiustificata, una sorta di apolidia familiare che non può essere in alcun modo accettata.

Legge 91: la naturalizzazione non distingue minori non nativi e adulti

La attuale legge 91 non fa differenza tra i minori non nati in Italia, anche se vi trascorrono la loro infanzia e la loro formazione, e gli adulti. I minori non nati in Italia sono stranieri a tutti gli effetti, sono sul suolo Italiano con permesso di soggiorno e a 18 anni per diventare cittadini italiani debbono dimostrare 10 anni di residenza legale ininterrotta, con lavoro o studio regolari, come tutti gli altri stranieri. Sono i casi più ricorrenti, compresi molti nati in Italia che non hanno potuto per varie ragioni conservare il vantaggio della nascita e che si vedono equiparati ai tanti migranti stranieri regolari. In compenso la legge prevede la cittadinanza per chi, nato all’estero, può dimostrare la discendenza da cittadini italiani.

Decide il Viminale

La cittadinanza viene acquistata con domanda al prefetto, proposta dal Ministero dell’Interno e con decreto del Presidente della Repubblica.

La proposta:

jus soli per minori non nativi e che vanno a scuola

La proposta di legge della campagna L’ITALIA SONO ANCH’IO riconosce un diritto per i tantissimi minori che crescono e vivono in Italia da italiani: i bambini e le bambine che, nati in Italia da genitori privi di titolo di soggiorno, o entrati in Italia entro il 10° anno di età, vi abbiano soggiornato legalmente, possono diventare italiani con la maggiore età se ne fanno richiesta entro due anni. Un percorso che dà una certezza ai bambini e alle bambine di poter diventare cittadini una volta maggiorenni. Inoltre, su richiesta dei genitori, diventano cittadini italiani i minori che hanno frequentato un corso di istruzione.

Adulti: per la cittadinanza 5 anni e su proposta del Sindaco

La proposta di legge della campagna L’ITALIA SONO ANCH’IO propone di impegnare i Sindaci, come vertici delle istituzioni più vicine ai cittadini e in un principio di territorialità, nel ruolo di presentazione al Presidente della repubblica della istanza di cittadinanza. La domanda inoltre può venire presentata da uno straniero legalmente soggiornante da 5 anni (e non da 10 anni).

 

LA PROPOSTA DI LEGGE PER IL DIRITTO DI VOTO ALLE AMMINISTRATIVE

La Campagna L’ITALIA SONO ANCH’IO presenterà come proposta di legge di iniziativa popolare il progetto di legge per la partecipazione politica e amministrativa e per il diritto di elettorato senza discriminazioni di cittadinanza a di nazionalità che l’Anci ha elaborato nel 2005. L’Associazione dei Comuni ha confermato al Comitato il proprio sostegno a questa proposta che di fatto mette in atto un principio contenuto nella Convenzione di Strasburgo del 1992 sulla partecipazione degli stranieri alla vita pubblica a livello locale che il nostro Paese non ha ratificato alla lettera C, che riguarda proprio il diritto di voto.

Il coinvolgimento diretto degli stranieri che vivono e lavorano stabilmente in Italia nella vita politica, anche mediante conferimento dell’elettorato attivo e passivo, è urgente non solo perché si pone nei confronti di queste persone il problema dell’applicazione del principio che è alla base della democrazia in Europa, ossia il principio per cui non può negarsi la partecipazione alle decisioni pubbliche di chi continuativamente contribuisce al loro finanziamento mediante il prelievo fiscale, ma anche perché il voto degli immigrati diventa oggi una garanzia di buon governo, anzitutto per le Regioni e le Amministrazioni locali.

La proposta:

diritto di voto in città, province e regioni per stranieri in possesso di titolo di soggiorno da 5 anni per il suffragio universale nelle comunità locali

La proposta Anci, che la Campagna assume, afferma che “la partecipazione alla vita politica ed alle attività di pubblica amministrazione, comprensiva del diritto di accesso e della partecipazione al procedimento amministrativo, è assicurata a tutti, senza discriminazioni in base a cittadinanza o nazionalità”: Il diritto di elettorato attivo e passivo nelle elezioni comunali, provinciali,, concernenti le città metropolitane e le Regioni è garantito anche a chi non sia cittadino italiano, quando abbia maturato cinque anni di regolare soggiorno in Italia.

Gli statuti ed i regolamenti degli enti locali disciplinano altre forme di partecipazione degli stranieri alla vita politica ed amministrativa.


Scarica sul tuo PC il documento
Proposta di legge di iniziativa popolare “Modifiche alla L. 5 Febbraio 1992, N.91 “Nuove Norme Sulla Cittadinanza”.



www.litaliasonoanchio.it



Giovedì 01 Dicembre,2011 Ore: 14:29
 
 
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